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giovedì 4 maggio 2023

La mia Recensione: Grey Gallows - Strangers

 Grey Gallows - Strangers


C’è sempre qualcosa che non ci appartiene, che sembra estraneo a noi stessi: i luoghi, le persone, il tempo. Una sensazione che spesso genera malessere e che viene resa limpida da due creature greche direttamente collegate alla verità, alla concretezza, alla capacità di donarci consapevolezze. Giunti al quarto album, Konstantin e Dionisis spingono sull’acceleratore e ci immergono in un liquido che avvolge i pensieri, li lubrifica e li rende stagnanti per poter meglio comprendere questo sentirci fuori posto, nel campo della dispersione. Compongono un disco denso, dove i confini delle loro qualità emergono e stabiliscono un contatto, un legame e un patto che si configura in una fiducia abile nel dare forza. La stessa che si evince essere assolutamente generosa in queste undici composizioni che definiscono la loro maturità: un lavoro realmente capace di scartavetrare ogni dubbio e di rendere visibile l’ombra del malessere che si è insinuato sul suolo delle nostre esistenze. Due cavalieri che agitano pensieri ma mai consigli: sarà per via della loro terra, sempre in grado di esimersi dall’essere superflua. O sarà, forse, per il talento di rilevare, di essere una base di coscienza che vuole stimolare nuove propensioni. Il suono si è fatto più ruvido, l’elettronica stabilisce il desiderio di una modernità non fine a se stessa, bensì la necessità di uno strumento informativo capibile da molte più persone. Aleggiano nei versi moti di fatica, di aggressione alla stupidità, la volontà di fare della loro arte un trampolino di lancio verso il palazzo mentale nel quale non sentirsi affatto stranieri. Vengono prese di mira le bugie, le oscurità passive, oliate catene mentali e fisiche, viene proposto il desiderio di una vita eterna che tenga conto dei limiti, viene affrontata la gabbia che lubrifica l’inevitabile resa e scoperta una terra sorda, incapace di ascoltare e di collegarsi ai veri bisogni di amalgama. Un viaggio estremo, che evidenzia come i generi musicali (come sempre vicini al sorriso martoriato di quei generosi anni Ottanta) abbiano stavolta provato il desiderio di compiere un balzo in avanti: recuperare la gloriosa storia melodica greca per posizionarla in suoni attuali, per rendere possibile un bilanciamento e una propensione futura, dove tutto si fa ignoto e cupo. Non scherzano i due: i synth e le chitarre sono giudizi che tappano le bocche, sentenze che scuotono, facendo vibrare i sensi verso quel dolore che si pensa sempre di poter evitare. Il cantato di Konstantin è il morso di uno squalo all’interno di frequenze che lasciano scosse elettriche, nella zona baritonale che rende l’addome una cassa che non trasmette, bensì riceve le sue sacerdotali espressioni evocative. Dionisis è un illustratore di scarabocchi mentali in grado di rendere tutto materia, toccabile, per connettersi al suo partner musicale nel gioco, tetro, di saper realizzare un campo visivo che sgomenta e consola al contempo.

Hanno deciso di farsi raggiungere da due voci strepitose, due interpreti che mettono della seta su ogni avamposto di dolore.

Kriistal Ann è una dea tenebrosa, membro dei Paradox Obscur, che sa convertire con la sua voce l'approssimazione umana in una celebrazione immensa di qualità. 

Ειρήνη Τηνιακού (più nota come Irini Tiniakou), la voce e la mano su incantevoli synth della band Incirrina, dona il suo vespaio vocale pieno di fasci lunari per rendere ancora più greve l’onda piena di magneti plumbei, per un risultato che rende l’ascolto un sussulto inevitabile.

La scelta dei Grey Gallows di portarle a bordo si rivela vincente, entusiasmante per la continuità del complesso percorso che Strangers offre: chiuso il cerchio, si tratta solo di trovare i respiri per rimanere in vita…

Pazzesca l’intensità, la voracità, la precisione di ogni singolo episodio di questo anfiteatro che sa accogliere il nostro desiderio di essere spettatori di una danza millenaria in caduta libera: il loro palco diventa il nostro strazio, bellissimo e doveroso. Hanno scritto il loro lavoro più completo, meritevole della più profonda e convinta adorazione, perché quando la Darkwave, la Coldwave, il Post-Punk, l’Elettronica si trovano a essere protagonisti, voluti e saggiamente messi in grado di esprimersi, allora il circuito artistico dei due greci va oltre l’elenco sopracitato per divenire una farfalla di vetro con le ali nere: non ci resta che seguire la scia dei loro undici voli…


Song by Song


1 - Strangers


Una tastiera piena di balsamo per i pensieri allarga le braccia: è l’inizio dell’album, dopo cinquantanove secondi il ritmo della drum machine ci porta in dono ciò che lo aveva preceduto e questa certezza, unita alla modalità del cantato, che è un elenco di oscillazioni, ci rende immediatamente consci di vistosi miglioramenti. Una granata, uno sparo, una scheggia uscita da un basso Post-Punk e da un universo elettronico condensato dalle branchie di una Coldwave, famelica di esercitare il ruolo di straniera nel mondo fatto di assenza emotiva, lancia subito il vecchio scriba dentro la consapevolezza che i due artisti greci abbiano abbassato il cielo…


2 - The Cage


Questa plumbea freccia sonora è un palcoscenico dove vengono mostrate le loro nuove inclinazioni, il frutto di un lavoro encomiabile alla ricerca di una modalità che esprima tutta la densità di un sentire l’arte come una ricerca assoluta, dove ciò che si impara non lo si tiene nascosto. Generosa e credibile, la band esplora una fiumana di generi musicali non estrapolando ciò che le potrebbe essere utile, bensì portando il tutto verso una stratosferica manipolazione, miglioria, producendo nell’ascolto la sensazione di una casa che cammina nella nebbia, attraverso synth affamati, capaci di mettere in gabbia la libertà e di farci scoprire il privilegio di una prigionia sensoriale e motoria davvero utile e necessaria. Si danza preoccupati, attenti, sviluppando circuiti di attenzioni che decretano il successo di questa canzone: sia messo agli atti che questo duo è incapace di scrivere sciocchezze e volgarità, mentre, al contrario, ci fa crescere con consapevolezza…


3 - Spirits (feat. Kriistal Ann)


Un parziale rallentamento di ritmo, il synth glaciale che apre le porte a un’eco e poi è una incandescenza opacizzata che, attraverso la voce di Kriistal, si riempie di evocazioni attraversate da limpide inquietudini, spaziando musicalmente dalla capacità di connettere la Coldwave al Synth Pop più triste. Il risultato è che, quando il ritmo cambia, le voci raddoppiate e le abbondanti dosi di elettronica ci spingono verso il cielo, in una corsa per poter incontrare l’anima…


4 - Dying Light 


Dying Light è la carta d’identità delle paure, esibite lealmente, dentro domande e passi che attraversano l’ego e la forza, con la morte che mostra l’odore, in avvicinamento.

Ma i due di Patras, Grecia occidentale, si servono di magnifiche sostanze nel pozzo infinito della Darkwave per fare inclinare il tutto nel letto di sangue di una Coldwave ieratica, imponente, definitivamente decisa a dare loro un trono di fiamme gelide.

Rompono il muro che nasconde la verità rivelando il loro talento, dando a noi una danza che si fa scevra di condizionamenti, un batuffolo di cupe propensioni alla ricerca intima di misteri e scoscese camminate per toccare il fondo.

Si piange con equilibrio, si abbassa il capo e si lascia andare via il corpo verso il contatto con la bellezza più pura: quella della dipendenza da una canzone che regala la trasparenza del nostro più intimo segreto…


5 - Lies 


Se esiste un contatto con il passato della band greca, forse lo si potrebbe trovare in questo brano, ma poi ci si accorge di come il suono sia più strutturato grazie all’ottimo lavoro di produzione che valorizza la trama musicale e le voci, con i contrappunti dei synth nel ritornello che sono secchi, brevi ma maestosi. Una fluorescenza gotica che concede spazio al Pop che qui si fa cupo, per una vittoria finale di una sintesi clamorosa di qualità. Più che dentro delle bugie ci ritroviamo nella verità della loro classe, nei bagliori psichedelici di una Darkwave sposata per un attimo con la Coldwave…


6 - Deafland


Una canzone come un regalo all’interno del quale assistiamo alla sorpresa di un iniziale approccio “leggero” ma subito bloccato da una slavina di alberi dalla faccia gravata dal dolore, per determinare il valore di un ballo all’insegna di luccichii Darkwave che provengono dall’immersione negli anni Ottanta, soprattutto dati dalla modalità dei Synth che ci riportano ai tempi in cui i Legendary Pink Dots e i primi Clan of Xymox viaggiavano liberi nei nostri ascolti. Poi è tutta la densità del combo di Patras a emergere, riuscendo a fare di questa traccia il manifesto della loro maturazione e mutazione: saprà essere veleno necessario per ogni tipo di sordità…


7 - Bare Inside (feat. Irini Tiniakou)


Si palesa una progressione: sarà lo spoken word parziale di Irini, o qualche mistero che vuole mantenersi tale, fatto sta che i synth e le chitarre qui sono Dèi turbolenti, nervosi, capaci di creare un attrito nei pensieri. La canzone mostra come il viale musicale continui a gonfiare i propri confini: dilatazioni, stili che si abbracciano, nessun attrito, per un fiume nero che mostra il caveau nudo di una creazione davvero intensa. Quando la gioia ha gli anfibi e il cielo pieno di nuvole nere…


8 - The Night in Me


La parte iniziale ci ricorda l’epopea durata pochissima di Valerie Dore, artista molto capace ma troppo presto dimenticata. Quando il cantato di Konstantinos arriva tutto si fa buio, le mani delle visioni entrano nella sua voce che produce una sommossa duodenale: tutta la tristezza vive nella sua tonalità, mentre il drumming inventa piccole diversificazioni che affascinano e un vocalizzo ci riporta ai canti gregoriani. Mentre la chitarra staziona nel grigiore che rende questo brano assolutamente perfetto…


9 - Chains 


“Andare ai Padri”: dal significato, Latino, della città dei due artisti greci, possiamo capire molto di questo pezzo, in quanto emana profumi antichi di appartenenza alla storia dei loro luoghi. Vive uno spirito che sembra morire di stenti, con note consegnate ai synth e alla chitarra per testimoniare un legame, una catena (appunto) con ciò che inevitabilmente appartiene al passato. Perché la musica è un ponte, senza mettere in contatto nessuno se non la bellezza della verità, amara, che Konstantinos e Dionisis sanno, abilmente, rendere fisica. Echi di Ultravox e Klinik sembrano suggerirci il doveroso compito di capire quanto i Grey Gallows siano indispensabili per concepire la chiarezza nei loro confronti. Come una scopa piena di polvere, con piccole tracce Ebm ed elettrodi provenienti dai Kraftwerk, questo terremoto malinconico spazzerà via la finta felicità, mostrandoci la solidità delle catene…


10 - In Eternity


Mancava un brano che fosse accessibile ad alcune presenze inquiete, per quelle anime che ballando cercano i pensieri come ganci nella notte: in questo caso i due lo fanno offrendoci l’eternità. Se prendeste certi momenti dei Camouflage, dei Wire e dei NamNamBulu, in un’assurda insalata musicale, il risultato sarebbe proprio questa canzone, che è il momento storico degli anni Settanta che lasciano il segno per congedarsi abbracciando la decade in arrivo, sino ad arrivare ai Duemila. In una veste che include un romanticismo distorto ma necessario, la poesia sale nella chitarra struggente, che fa piangere anche il più ferreo dei cuori…


11 - Silentium


Ogni finale è connesso al silenzio e il titolo scelto dal gruppo è la perfetta chiosa: una sintesi di ciò che è accaduto con il sapore tetro di una sacralità espressa sin dalle campane iniziali, poi dal synth che spalanca il precipizio, il bisogno di pace che passa attraverso la morte. Come se i Fields of The Nephilim avessero incontrato Cthulhu sulle sponde del Mar Ionio, con i Grey Gallows cerimonieri di una funzione religiosa votata alla consacrazione del trapasso. Lenta e suggestiva, questa lava ipnotica è la definitiva conclamazione di un talento che mai era arrivato a queste profondità. Sparito il movimento danzante, la fluente e ritmica propensione a fare delle loro creazioni anche un compromesso con l'orecchiabilità, quest’ultima traccia è un'esecuzione straordinaria: vengono uccise le anime che si sentono estranee alla decadenza di questo mondo per  conferire direttamente all’infinito. La scelta strategica di posizionarla come ultima regala anche la convinzione che il viaggio attraverso l’immensità del duo avrà una gloriosa continuazione…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Supino

4 Maggio 2023


https://greygallowsgr.bandcamp.com/album/strangers




venerdì 28 aprile 2023

La mia Recensione: Millions Of Dead Tourists - Healthy

 Millions Of Dead Tourists - Healthy


Essenziali sensazioni si mettono in viaggio, nel trambusto, nella paura, nella tensione, piantando la bandiera della vittoria all’interno di quattro straordinarie composizioni: saranno ammassate nell’angolo di vibranti emozioni dalla pelle ruvida, tra impianti di elettronica e di una techno sperimentale seducente e piena di bava, in un'atmosfera da incubo tenuto a bada da questa pazzesca formazione greca. Quasi trentatré minuti di esplorazioni continue, con varianti, in una tribù di pensieri presi a calci da parvenze EBM e mutazioni ideologiche, nello stretto suono dell’incubo che fa flettere i panorami dei nostri bisogni. Il cuore si fa balbettante e si è catapultati in un luogo da cui velocemente saremo scaraventati fuori: perché la gioia di questa musica deve morire in fretta. Non ci rimarrà altra scelta che ripetere l’ascolto per cogliere tutte le sfumature di note e immagini  che ci faranno vivere, per ore, il desiderio di essere microchip coscienti…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Supino

28 Aprile 2023


https://millionsofdeadtourists.bandcamp.com/album/healthy?from=search&search_item_id=315176716&search_item_type=a&search_match_part=%3F&search_page_id=2569163466&search_page_no=0&search_rank=1&logged_in_menubar=true






giovedì 20 aprile 2023

La mia Recensione: Grey Gallows - The Cage

 Grey Gallows - The Cage


Al momento della scrittura tutto il mondo già conosce questo brano, che farà parte dell’atteso nuovo album del combo greco, ma il vecchio scriba non vuole esimersi dalla gioia del rendere merito a questo duo e dalla soddisfazione di certificare che la loro bravura, il loro stato di grazia, la qualità del percorso sia destinato a conoscere sia il cielo che la più profonda zona oscura. Questa plumbea freccia sonora è un palcoscenico dove vengono mostrate le loro nuove inclinazioni, il frutto di un lavoro encomiabile alla ricerca di una modalità che esprima tutta la densità di un sentire l’arte come una ricerca assoluta, dove ciò che si impara non lo si tiene nascosto. Generosa e credibile, la band esplora una fiumana di generi musicali non estrapolando ciò che le potrebbe essere utile, bensì portando il tutto verso una stratosferica manipolazione, miglioria, producendo nell’ascolto la sensazione di una casa che cammina nella nebbia, attraverso synth affamati, capaci di mettere in gabbia la libertà e di farci scoprire il privilegio di una prigionia sensoriale e motoria davvero utile e necessaria. Si danza preoccupati, attenti, sviluppando circuiti di attenzioni che decretano il successo di questa canzone: sia messo agli atti che questo duo è incapace di scrivere sciocchezze e volgarità, mentre, al contrario, ci fa crescere con consapevolezza…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Supino

20 Aprile 2023


https://greygallowsgr.bandcamp.com/track/the-cage




mercoledì 12 aprile 2023

La mia Recensione: The Black Capes - Looks Like Death

 The Black Capes - Looks Like Death


Si torna in Grecia, con un album uscito l'anno scorso, suggestivo e amletico, su cui ora lo scriba ha deciso che è il momento giusto per mettere le mani, in quel cuore indurito, dalle mille vie cupe che lo aveva conquistato all'uscita. Quando il Gothic Rock decide di togliersi l'armatura, di fare due passi alleggerendosi un poco e stabilire che sia arrivata l’occasione di stare in uno spirito medievale appiccicato a una ipotetica antica Darkwave, ecco allora che un miracolo presenta le sue vesti e quel muscolo dentro il petto qui si sbriciola, inclinando il nostro capo per una raccolta di perle immense. Esistono momenti in cui i greci si concedono soluzioni quasi pop (l'attacco di Love is Love), una durezza quasi heavy metal (Apathy), con un organo che scalda la pelle, ma poi stabiliscono che non si possono limitare e proseguono mantenendo sempre un approccio fedele per la necessità di essere cavalieri in fase di discendenza verso il centro della terra. Un lavoro che mostra menti  eclettiche, una progettualità ampia e capace di dare ai generi musicali coinvolti un respiro diverso, ma sempre all'insegna di una grande sicurezza. The Black Capes si meritano un applauso lunghissimo, una devozione, nel momento in cui molte band hanno perso vigore loro corrono benissimo con la loro coperta di teschi e umori figli del plenilunio…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

12 Aprile 2023


https://theblackcapes.bandcamp.com/album/looks-like-death




giovedì 30 marzo 2023

La mia Recensione: Impossible Tymes - Popadelic

 Impossible Tymes - Popadelic


La Grecia sognante e distante dalla povertà, dalla fatica del vivere si alza dal terreno e si tuffa in canzoni miracolose, pulsanti di vita impossibile da sostenere e quindi affascinanti e misteriose. La band dà il titolo a questa compilation riutilizzando quello del loro secondo Ep (introvabile ormai) e inserisce tre cover che lasceranno di stucco molte anime. Sciogliendo diffidenza e perplessità, visto il luogo di provenienza, gli Impossible Tymes affrontano il tutto con la giusta dose di menefreghismo e si gettano nella miscela del Dreampop, della Psichedelia anni Settanta, sino all’Indie pop più sorprendente.

Pubblicata dalla SHELFLIFE Records, sempre attenta a dare risalto alle voci che vogliono dipingere poesia musicale, ecco che queste 12 tracce vi faranno passare qualche minuto di magnetica danza senza fronzoli, sarete avvolti dalla magia e dalla sottile sensazione che negli anni ’90 c’era chi faceva della musica un gioco serio e concreto, per creare un Pop che avesse un significato ancora inesplorato. 


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
30 Marzo 2023




venerdì 24 marzo 2023

La mia Recensione: Data Fragments - Live Sessions

 Data Fragments - Live Sessions


Che strano: un civiltà così antica come quella Greca sta producendo musica che guarda agli anni Ottanta e Novanta come se non ci fosse nulla prima. Poco male, perché nel caso dei magnifici Data Fragments grande è la gioia, la soddisfazione, la massa di entusiasmo che ricopre questo Live Ep che precede l’album in arrivo.

Due brani sono nuovi (i primi due) e ci mostrano un brillio stridulo, accattivante, veloce e orgasmatico, un delitto di grovigli Post-Punk e Darkwave dall’alto contenuto espressivo. Sono in ottima forma e il loro suono si è fatto più maturo, in quanto ciò che permea le canzoni è una facilità nell’inglobare nuove soluzioni.

Addiction è una ferita gentile, drammatica e tormentata, supportata da un synth dai fianchi generosi di sollecitazioni anni ’80.

The Endgame pare una irripetibile possibilità di dare al Post-Punk il riscatto che merita, visto come ultimamente sia privo di freschezza. La band lo prende per la gola e gli dà un pugno per svegliarlo, facendolo con una chitarra che è un delitto pieno di amore, fluttuante e assassina.

Le due perle tratte dall’omonimo primo disco vivono di fragori dati da feedback controllati, per un risultato carico di adrenalina gotica…


https://datafragments.bandcamp.com/album/live-sessions


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

24 Marzo 2023






My Review: Data Fragments - Live Sessions

 Data Fragments - Live Sessions


How strange: a civilisation as old as Greece is producing music that looks back to the eighties and nineties as if there was nothing before. Not a problem, because in the case of the magnificent Data Fragments great is the joy, the satisfaction, the mass of enthusiasm that covers this Live Ep that precedes the forthcoming album.

Two tracks are new (the first two) and they show us a shrill, catchy, fast and orgasmic brilliance, a crime of Post-Punk and Darkwave tangles with a high expressive content. They are in great shape and their sound has become more mature, as what permeates the songs is an ease in incorporating new solutions.

Addiction is a gentle, dramatic and tormented wound, supported by a synth with generous sides of 80s strains.

The Endgame seems an unrepeatable chance to give Post-Punk the redemption it deserves, given how it has lacked freshness lately. The band grabs him by the throat and punches him to wake him up, doing so with a guitar that is a crime full of love, floating and murderous.

The two pearls taken from the eponymous first record live on fragments given by controlled feedback, for a result charged with gothic adrenalin...


https://datafragments.bandcamp.com/album/live-sessions


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

24th March 2023




martedì 7 febbraio 2023

La mia Recensione: Meat Injection - Hang me Love me

 Meat Injection - Hang me Love me


Riuscite a immaginare i Greci vivaci, veloci, in magnifica propensione verso la luce del cielo surfando tra le nuvole con fasci di Dark Electro ed elettronica sensuale? Eccoli, da Atene, con il loro secondo Ep a dare una sferzata alla noia, a conquistare metri di gioia dentro di noi, perché questa band ha tutte le doti che servono per cambiare i confini dei nostri preconcetti e della nostra ignoranza. Sei brani, ventidue minuti e nuovi orizzonti si presentano: si balla, ci si tuffa in musiche che aprono i pori dei pensieri e si guadagna una fetta di salute che, partendo da un fisico che diventa più tonico, ci fa finire a una mente che accoglie scintille di vita pulsante. Nessuna canzone da scegliere: questo è un lavoro compatto, ognuna di loro trascina e conquista, creando una sala da ballo dentro di noi, rendendo la loro scelta musicale anche desiderosa di planare nella Minimal Wave, tra onde elettriche che collegano circuiti temporali che partendo dagli anni ’90 bussano ai giorni nostri rinvigoriti. Sono dischi come questi che danno vitamina al nostro sangue: ancora una volta il cielo di Atene ci ha mostrato che gli Dei ci proteggono…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7 Febbraio 2023

https://meatinjection.bandcamp.com/album/hang-me-love-me





domenica 5 febbraio 2023

La mia Recensione: Grey Gallows - Dying Light

 Grey Gallows - Dying Light 


Magnetica, densa, siderea: la luce che filtra da questo singolo della band greca, che anticipa il nuovo album Strangers, in arrivo nella prossima primavera, è davvero una intensa dimostrazione di sfumature nelle quali tutto diventa solido e foriero di questo evento. I Grey Gallows sono capaci di magie, sono un involucro misterioso e ogni volta lasciano impronte di una classe in movimento continuo perché si concedono evoluzioni, in quanto intelligenti e capaci, con la loro musica che cresce per divulgare il verbo dell’intensità.

Dying Light è la carta d’identità delle paure, esibite lealmente, dentro domande e passi che attraversano l’ego e la forza, con la morte che mostra l’odore, in avvicinamento.

Ma i due di Patras, Grecia occidentale, si servono di magnifiche sostanze nel pozzo infinito della Darkwave per fare inclinare il tutto nel letto di sangue di una Coldwave ieratica, imponente, definitivamente decisa a dare loro un trono di fiamme gelide.

Rompono il muro che nasconde la verità rivelando il loro talento, dando a noi una danza che si fa scevra di condizionamenti, un batuffolo di cupe propensioni alla ricerca intima di misteri e scoscese camminate per toccare il fondo.

Si piange con equilibrio, si abbassa il capo e si lascia andare via il corpo verso il contatto con la bellezza più pura: quella della dipendenza da una canzone che regala la trasparenza del nostro più intimo segreto…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

6 Febbraio 2023

https://greygallowsgr.bandcamp.com/track/dying-light



lunedì 25 aprile 2022

La mia Recensione: Ghostland - Dances on Walls

 La mia Recensione 


Ghostland - Dances on Walls


Le anime perse sono individui che non riescono a vivere con se stessi, in un calvario che non finisce nei libri di Storia. Possono essere legate alla vita per una forma di sopravvivenza dallo sguardo triste, motori senza benzina che lasciano le gambe dell’entusiasmo perennemente ferme.

Se tutto questo accade in un Paese nel quale si aggiunge una evidente povertà allora tutto ciò è un’eccezione che risalta.

Vi sono poi ragazzi che la benzina nel serbatoio dovrebbe averla sempre.

La Grecia è fenomenale: resta a galla con le sue anime spoglie ma capaci di resistere al passaggio del tempo, una culla culturale che non conosce la resa.

E la giovane generazione greca è molto combattiva, nell’arte della musica sono molte le band che cercano benzina e che sanno offrire con i loro dischi viaggi bellissimi.

Prendiamo i Ghostland per esempio.

Makrina: vocals, Nikos: bass, Argyris: guitar, programmed drums & synths.

Tre ragazzi (dal vivo diventano quattro grazie al contributo del loro ingegnere del suono Stavros che suona la tastiera) capaci di scrivere canzoni come ventagli per portare il calore della loro penisola verso le terre nordiche.

Perché nella tristezza, nella desolazione esiste sempre il presupposto di un punto di contatto con il freddo.

La loro attitudine Post-punk non significa che il loro genere musicale sia proprio questo: nuotando dentro le possibilità del contatto con la Darkwave più rarefatta e minime incursioni elettroniche, i tre creano uno scenario delicato senza rinunciare alla potenza, ma è indubbiamente la loro strepitosa capacità di arrivare in punta di piedi che conquista, ammalia, stabilisce il presupposto perfetto per amarli incondizionatamente.

Della loro nazione hanno la capacità di essere misteriosi, non mostrando mai completamente tutti i loro scrigni. Scrivono brani come uno specchio a metà, sufficiente per sconvolgimenti di piaceri assoluti. L’altra metà l’avverti: la loro bravura sta proprio nel non esagerare, un senso dell’equilibrio notevole, l’abilità di far presupporre che ciò che manca non sia un difetto bensì un pregio.

La loro musica è tetra, si muove nello spazio di quelle anime di cui dicevo, e lo fa con il coraggio di chi vede nella notte maggior luce che non durante il giorno. Lo si deduce dall’agio di musiche e parole che viaggiano intrepide, spavalde, a testa in giù, con gli occhi aperti e i sogni lasciati cadere in una delle migliaia di isole di una Grecia sempre più bisognosa di talenti come il loro.

Mentre stanno lavorando al loro secondo album, qui il mio scrivere è rivolto al disco di esordio di quattro anni fa, che ricordo bene mi diede riflessioni profonde, emozioni e la gioia più intensa per un lavoro capace di mostrare il loro coraggio, la propensione alla cura dei dettagli, la ricchezza data da talento e pianificazioni perfette.

Incisivi, aggressivi con dolcezza, sono splendide faine che hanno sulle loro pellicce tutta la morbidezza che consente loro di svettare.

Se si ascoltano questi brani con attenzione non sarà difficile notare la caratterizzante capacità di dilatare le note con vibrazioni e un senso di attesa che crea pathos.

Le chitarre sono timide sirene, il basso un tasso saltellante ed elegante, le tastiere sono onde che entrano nel sottofondo marino e la voce una gazzella che corre anche quando passeggia…

Dances on Walls è la biblioteca umana che continua a scrivere la storia della propria terra: tuffiamoci dentro i nove spilli e scopriremo l’eleganza di una band che mastica la notte con leggerezza…


Song by Song


Dances on Walls


Entra il passato greco nella breve introduzione dell’album: come una distesa di “Draco”, che vuol dire drago, questo brano è proprio un marmo che mostra la sua solidità con note potenti, una tastiera che sembra il vento che porta con sé il volo dei pipistrelli. Dai dell’LSD a Philip Glass e ti ritrovi questa meraviglia nelle orecchie.


Leave Behind (Hollow Moon)


Prendi i Red Lorry Yellow Lorry nella introduzione, una manciata di Anja Huwe nel cantato e goditi questo basso Post-punk e poi la chitarra allucinata a graffiare il buio. Avrai un dipinto sonoro con 40 anni sulle spalle, ma fresco ed efficace.


Wind of Knives 


L’inizio può ricordare un perfetto incrocio tra All My Colours degli Echo & The Bunnymen nel drumming e i The Sound di Geopardy nel basso. Ma basta il cantato di Makrina per avere suggestioni appena uscite dall’acqua. E poi, con il passare dei secondi, ci si ritrova a godere di grappoli di uva dentro note sempre più effervescenti che lasciano la cupezza. Le parole rimangono ricoperte di una tristezza quasi romantica ma efficaci nel farci abbassare il capo.


Don’t Wait


I Devo cambiano la pelle, si accoppiano con i primi Pankow e spingono il ritmo a farsi veloce. Makrina cuce la pelle dei pensieri con una voce che penetra e si insinua come una biscia dentro di noi. Strutturata con una semplicità complessa, la canzone è un ululato melodico che scuote.


Sway


Quanta similitudine vedo tra questa canzone e i 3+Dead. Ma i greci sono nati prima.

La band greca ci delizia con questa atmosfera che, sfiorando il Dreampop, giunge dentro una Darkwave delicata, quasi serena. 

La chitarra si muove nascostamente lasciando per la maggior parte del pezzo la tastiera al centro dell’attenzione.


The Dancing Crowd


Il brano più ossuto, deciso, greve, è una processione filosofica di suoni curati in modo perfetto. Da una grotta umida esce una voce energica a scuotere le piume delle strade notturne e poi il ritornello è un incanto gotico assoluto. Il basso e la chitarra si sfidano e l’arrangiamento della seconda strofa fa scaturire lacrime primaverili. La rappresentazione di tutta la loro turbolenza è classe che incanta.


Ice Song


Gli arcipelaghi greci portano la solitudine al Partenone: Atene si riempie di coralli e laghi e con questa lama tagliente si rifà il trucco. La band di Robert Smith potrebbe essere gelosa: quanta abilità nel non essere troppo tristi ma in una misura nella quale tutto lascia margini di libertà nelle ossa saccheggiate, la forza pare un ricordo.


Lifeblood


Niente da fare: questi ragazzi hanno la magia nei loro polpastrelli, velocemente coniugano il Post-punk tedesco con spari di suoni glaciali, vesti strappate, mani ciondolanti, mentre le gambe corrono senza fiato. Nel finale il registro si voce più alto, nascosto dietro cespugli Darkwave, rabbrividisce, spaventa come un film horror dalla vita breve.


Against The Light


La conclusione è affidata all’atmosfera antica che ci riporta al momento in cui una donna poteva uscire solo con la sua ancella. 

L’inizio è polvere pesante che scende dalle nubi: spettrale, in odore di morte. Poi le frustate di una drum machine e il basso come il ruggito di un leone.

Lenta, sacra, diamante nero da non guardare negli occhi, la canzone sembra celebrare una decadenza millenaria. 

E se l’incanto può avere del nero accettabile, quello esce dai solchi anacronistici di questa splendida canzone finale.


Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford

25 Aprile 2022


https://open.spotify.com/album/6t8NIDTuKDaCuYpoifLqe0?si=qkG6K8oqS76cswrAiDQDDQ


https://ghostland.bandcamp.com/album/dances-on-walls








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