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mercoledì 31 maggio 2023

La mia Recensione: Christabel Dreams - Pigs

 Christabel Dreams - Pigs


Nel tempio della solitudine, brandelli sconvolti di anime agitate, compiono il passo decisivo verso la dichiarazione dei propri debiti. C’è un obbligo: occorre vivere la precisione della falsità, della maschera che tutela gli sgarbi. Inoltre sarebbe bene anche indossare il cappotto che lascia cadere le incomprensioni, seminando quella forza necessaria per accettare il cielo scuro di pensieri corrotti.

Il Vecchio Scriba vi aveva parlato di un trio romano, addetto a dipingere il volto celeste della capitale con spruzzi di malinconia, ordinata e precisa, per farci compiere un balzo verso le catacombe celesti degli atteggiamenti umani. Esce proprio da lì l’ultima canzone, che farà parte dell’atteso album nuovo: speriamo esca il più tardi possibile affinché si possa digerire questa bellezza cupa, con il suo incedere figlio di una notte sbagliata degli anni Ottanta, quella che nessuno aveva osato registrare…

Il brano in questione è capace di mettere in contatto un testo fatto di molecole di tristezza unte di ragionevolezza e la propensione a separare il silenzio dalla follia del delirio umano, mentre la musica precipita nel vuoto, leggera mentre toglie il battito. Sarà per via di connessioni di generi musicali delicati, nel tempio di una Synthwave che disturba il Post-Punk per imporre una melodia incantevole, con la sua dinamite colorata di grigio. Perché tutto ha a che fare con la volgarità di comportamenti che assaggiano l’inganno: quella maschera, di cui parlava il vecchio scriba prima, è solo il diadema infetto di un lugubre sospetto. Niente salva le anime, tantomeno nello spazio gelato di un bisogno contenuto e mantenuto tale da un basso che corrompe per la sua volontà a legarsi al drumming tribale, selvaggiamente osceno, per fare della sezione ritmica un sequestro mentale. Sembra di sentire New Year’s Day degli U2 in quel piano che non si stacca dal synth, il maglione musicale, quello che scalda il petto. Francesco ed Emmanuele alzano lo sguardo, girano le spalle al futuro e perlustrano territori sensuali, dove tutto è risorsa per una melodia che meriterebbe di essere appiccicata alle stelle. Christian aggiunge al dono naturale di una voce dalla timbrica potente e sensuale anche la capacità di un registro alto, quasi urlato nel finale, per incollare i brividi di questo magnete che ruota nella mente. Ma, non dimenticatevi il tema, il percorso del testo, la denuncia, la presa della bastiglia dell’unica verità di questa vita moderna: essere destinati a essere come tutti gli altri, con la stessa maschera, lo stesso fardello, lo stesso precipizio. Che tutto questo sia generato nella città eterna aumenta lo sconforto, le unghie graffiano i sogni e ci si affida al basso per incontrare il battito finito sotto le scarpe. Certamente la tastiera sembrerebbe mettere in castigo le chitarre (e la band pare aver compiuto la scelta corretta): i tre hanno sufficienti risorse per non disperdere ciò che deve essere essenziale. Echi di Psychedelic Furs ci riportano alle lacrime, quelle che sgorgavano fluenti dal loro primo album, quando al sax (oggi usato malissimo dalle band Post-Punk e Darkwave) viene offerto il compito di spiazzare i pensieri aprendo la corsia del sogno. Tutto ciò diventa una perfetta contraddizione che rende la canzone funzionale nel confondere le certezze. Pigs è una latrina, una strada in cui si sciupano le luci e i colori vengono messi a bollire nella decadente formalità di una denuncia. La maturità fa male quanto la verità, e il messaggio, da una bottiglia, passa attraverso i rapporti fatti di luminescenza senza petali di vergogna. Il mondo si sta raggelando, come un fallimento silenzioso che cade in lamenti affidati proprio a quel sax. Cosa rimane? Parole non dette, capaci di trasformarsi in trame musicali con il solvente sulla pelle, per sparire nella magnifica usanza di un ascolto continuo, per fare divenire la canzone un loop, come un amante perfetto, per piangere, per sciogliere la paura data dai confini del mondo senza più lealtà. Brividi che sospendono ogni sogno, e il cantato è un pugno triste senza peso: la voce da sola affonda il respiro dell’ascolto…

Si rimane esterrefatti dalla potenza, mai un attimo di sosta, particolare non da poco, l’ottima scelta di usare il metodo di due voci nelle strofe, come un riverbero e un eco a confermare la validità del testo. Nel ritornello (il pezzo forte della band romana senza alcun dubbio sin dall’esordio) la voce pare non necessitare di un sostegno in quanto il basso, la tastiera e la batteria sono angeli dalle mani potenti, seppur dipinte di nero…

La dichiarazione che sconcerta ma diviene salutare è data da “We are used to falling in silence”: mi spiace contraddire l’affermazione ma con uno brano così immenso, intenso, vero e crudo, nulla di noi potrà fallire perché se esiste una gioia, anche sbilenca, è proprio data da Pigs, definitivamente Singolo dell’anno Italiano per il Vecchio Scriba.

E ora? Non ci resta che silenziare le emozioni e disperderci tra le mine vaganti e pulsanti di questo gioiello romano…


Alessandro Dematteis
Musicshockworld
Salford
31 Maggio 2023

https://open.spotify.com/album/79snihx4ijcQTXxlKE7eX0?si=6nRQvERtT2Ot_miOaTE9gg

https://youtu.be/MBuHrD1i2oA



My Review: Christabel Dreams - Pigs

 Christabel Dreams - Pigs


In the temple of loneliness, distraught shreds of troubled souls take the decisive step towards the declaration of their debts. There is an obligation: it is necessary to live the precision of falsehood, of the mask that guards against discourtesy. It would also be good to wear the coat that drops misunderstandings, sowing the strength needed to accept the dark sky of corrupt thoughts.

The Old Scribe had told you of a Roman trio, employed to paint the celestial face of the capital with splashes of melancholy, tidy and precise, to make us leap towards the celestial catacombs of human attitudes. It is from there that the last song comes out, which will be part of the long-awaited new album: let's hope it comes out as late as possible so that we can digest this gloomy beauty, with its procession, son of a wrong night in the eighties, the one that no one dared to record…


The piece in question is capable of bringing together a text made of molecules of sadness anointed with reasonableness and the propensity

 to separate silence from the madness of human delirium, while the music plummets into the void, light as it takes the pulse away. It may be because of connections of delicate musical genres, in the temple of a Synthwave that disturbs Post-Punk to impose an enchanting melody, with its dynamite coloured grey. Because everything has to do with the vulgarity of behaviours that taste of deception: that mask, of which the old scribe spoke earlier, is only the infected diadem of a grim suspicion. Nothing saves souls, least of all in the frozen space of a need contained and maintained by a bass that corrupts by its will to bind itself to the tribal drumming, wildly obscene, to make the rhythm section a mental seizure. It sounds like  New Year's Day by U2 in that piano that doesn't let go of the synth, the musical jumper, the one that warms the chest. Francesco and Emmanuele look up, turn their backs on the future and patrol sensual territories, where everything is a resource for a melody that deserves to be strung to the stars. Christian adds to the natural gift of a voice with a powerful and sensual timbre also the ability of a high register, almost shouted in the finale, to glue the shivers of this mind-twisting magnet. But, don't forget the theme, the path of the text, the denunciation, the taking of the bastille of the only truth of this modern life: to be destined to be like everyone else, with the same mask, the same burden, the same precipice. That all this is generated in the eternal city increases the discouragement, the nails scratch the dreams and one relies on the bass to meet the finished beat under one's shoes. 


Certainly the keyboard would seem to ground the guitars (and the band seems to have made the correct choice): the three have sufficient resources not to disperse what must be essential. Echoes of Psychedelic Furs bring us back to tears, the ones flowing from their first album, when the saxophone (nowadays badly used by Post-Punk and Darkwave bands) is offered the task of displacing thoughts by opening the dream lane. All this becomes a perfect contradiction that makes the song functional in confusing certainties. Pigs is a latrine, a street where lights are wasted and colours are boiled in the decadent formality of a denunciation. Maturity hurts as much as truth, and the message, from a bottle, passes through relationships made of luminescence without petals of shame. The world is freezing over, like a silent failure falling into laments entrusted to that very sax.  What remains? Unspoken words, capable of transforming into musical textures with solvent on the skin, to disappear in the magnificent custom of continuous listening, to make the song become a loop, like a perfect lover, to weep, to dissolve the fear given by the boundaries of the world with no more loyalty. Shivers that suspend every dream, and the singing is a weightless sad punch: the voice alone sinks the breath of listening...

One is stunned by the power, never a moment's pause, no small detail, the excellent choice of using the method of two voices in the verses, like a reverb and an echo to confirm the validity of the lyrics. In the refrain (the Roman band's highlight without a doubt since their debut), the voice seems to need no support as the bass, keyboard and drums are angels with powerful hands, albeit painted black...

The statement that disconcerts but becomes salutary is given by "We are used to falling in silence": I'm sorry to contradict the statement but with a song so immense, intense, true and raw, none of us can fail because if there is a joy, even a lopsided one, it is given by Pigs, definitively Italian Single of the Year for the Old Scribe.

And now? All that's left is for us to mute our emotions and disperse among the wandering, pulsating landmines of this Roman gem…


Alessandro Dematteis
Musicshockworld
Salford
31st May 2023

https://open.spotify.com/album/79snihx4ijcQTXxlKE7eX0?si=6nRQvERtT2Ot_miOaTE9gg

https://youtu.be/MBuHrD1i2oA



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