La mia Recensione:
The Mission - Butterfly On A Wheel
Non ci resta che perdere la testa del tutto e credere ad angeli che si erigono a controllori della nostra esistenza, in un gioco fatto con il fuoco dove la complicità è l’unica consolazione.
Non è possibile rilevare dove inizi la tristezza ma spesso in una canzone riusciamo a vederne la forma, dove vive, a volte addirittura quando si spegne. E non è detto che si sia sempre spettatori.
Tutto ciò accade per questa traccia dei Mission che hanno rivelato finalmente la capacità di non essere solo e specificatamente una band di genere. Saputa conservare la loro tipica decadenza, hanno finalmente scritto una piuma sonora che si eleva e ci eleva su un piano riflessivo e suggestivo, con una storia seducente ed una musica capace di connettere anche elementi di cui loro, precedentemente, erano privi. Rimane un episodio unico ma bellissimo in una carriera che non ha mai entusiasmato lo scriba. Questa eccelle, invece, per diversi motivi.
Non esiste reticenza, resistenza, piano strategico, motivazione che possa condurci nella scatola trasparente dell’indifferenza ascoltandola: come un aspirapolvere ci si ritrova nella trappola, immersi dentro un magico labirinto incosciente, dove la nostra mano preme sul pube. Tutto convoglia nella zona regina del sentire.
Brano che placa, avanza, scava l’elenco infinito di connessioni romantiche/decadenti per dare all’ascolto un abbraccio che profuma di rassegnazione, con gocce di fantasie senza catene, in un circolo piacevolmente vizioso.
Il drumming che col passare dei minuti si ispessisce, come il basso, consente di dare alla tastiera piangente una posizione specifica, libera di straziare insieme al cantato di Wayne che, dopo aver scritto un testo magnetico, lancia la sua voce tra le braccia di una farfalla soddisfatta.
L’atmosfera è piacevolmente soffocante, una cantilena che mette in contatto il desiderio di una melodia ridotta nei centimetri ma perfettamente connessa ad un trasporto coinvolgente dove ritrovarsi sudati, scossi, imbambolati è cosa buona e giusta.
È una trappola, un volo di cui si conosce in anticipo lo schianto: solo nell’aria si apprezza il cielo delle emozioni, e dove esiste una data di scadenza tutto vive in una forzata coalizione. Si avverte l’unicità, l’appuntamento con la deliziosa propensione ad un incanto che travestendosi da strega ci costringe ad un canto che imprigiona il mondo in una storia dai sogni spezzati.
Si scopre la perfezione di una euritmia che circonda questo delirante ascolto, nel quale la storia raccontata attraversa l’inverno per inchiodarlo nel volo sterile di una testimone che è al contempo la vera protagonista di un rimbalzo emotivo, trasportato in una storia per trovare l’infinito.
È un abbandono totale verso il cerchio magico e simbolico di elementi che sono strutturati per creare la dipendenza che fa escludere il resto: l’ascolto ripetuto è garantito per la vistosa gamma di semi caduti nella perfezione di un pozzo dove la farfalla ci invita, sorniona e cattiva, per farci ammirare le stelle di un cratere emotivo.
Alla sezione ritmica viene ordinato lo stretto necessario, i frammenti di arrangiamenti volutamente limitati liberano la mente verso la concentrazione che nel ritornello si ritrova messa al tappeto da una intensità di difficile comprensione ma dalla resa efficace, intensa, perfetta, trascinandoci verso la constatazione che si possa urlare un amore dalle ali insanguinate.
Segreti nella voracità di un freddo autunnale, non ancora severo ma che già limita il volo, sono gli arcieri magnetici di parole che aprono il consenso di dolori dalla faccia pulita. Non si può che essere anime devastate nello spettacolo di un vento che schiaccia le ali di un insetto che, con grazia infinita, ci muore tra le braccia.
E siamo tifosi di una resurrezione primaverile per ridare alla farfalla un battito, un impulso di vita, per restituirle la bellezza del volo. Il tutto tra le nostre lacrime scomposte.
Wayne dà all’amore il ruolo di guaritore, con parole generose di intensità atte ad essere generatrici di speranza: nel testo la morte non deve essere concepita, perché nella farfalla si contempla la bellezza e la perfezione.
Un sibilo feroce apre la canzone per paralizzarci sin da subito, delineando la zona musicale che viene sostenuta dal ritmo che avvolgendoci protegge le immagini, per renderle capaci di vivere nella nostra commozione vera, audace, devastante.
Butterfly On A Wheel è un tuono delicato, con piani sonori complici, quasi nascosti, posizionati perfettamente in una forma canzone che equilibra l’intensità della strofa con quella del ritornello, in un insieme dove la straziante infelicità unisce entrambe.
Nell’ascolto si prova la felice sensazione di non dover vivere e subire interruzioni ellittiche o invenzioni di sorta che banalizzino questo accadimento dallo stupore immenso. Tutto è progettato nella zona terrestre che si riempie di gocce celesti per accoglienza, per tributare all’amore la sua fedeltà nel desiderare l’esistenza della farfalla che vola magneticamente tra le corsie di note musicali pregne di credibilità, come un amplesso che ne determina consistenza e valore, oltre che integrità.
Esiste un microcosmo sociale, su un tappeto metaforico evidente, che conquista e spaventa per quanto il soggetto della storia sia il valore dell’amore, che in questo brano ha il sorriso di una sconfitta preventivabile.
La voce di Wayne è un’ala dalla traiettoria consapevole della sua caducità, costruita per essere robusta e romantica seppure nella sua ugola siano evidenti segni di una morte che felicemente attende la fine del suo canto magnetico.
Se le canzoni possono essere viaggi questa si rivela essere un qualcosa di più: scavalca l’attualità di un inizio ed una fine per renderlo eterno…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
30 Maggio 2022
https://open.spotify.com/track/2d1vGDzaGWbCkupDsPniA7?si=B7SGsnfmTAmnXLiNSb4C3Q