La mia Recensione:
Tricor - Last Christmas
Scendere nel passato, salire nel futuro: ecco un’immagine esplicativa di una modalità che riguarda molti, dalla quale non potersi discostare.
Poi esistono altri sistemi: basterebbe, nella densa foresta musicale, incontrare per un whiskey i cavalieri teutonici Tricor e una nuova magia allargherebbe le chance di attitudini diverse.
Siamo nei pressi di un ibrido che si rende fattibile e oscillante, tra consensi e forse anche perplessità ipotizzate da chi non ha la mente aperta.
Esce però un singolo illuminante, devastante per ciò che riesce a dimostrare, e che rischia l’emarginazione, perché chi è avanti alla fine rimane da solo, dal momento che chi è coraggioso spesso incontra l’esclusione…
Il problema è lo status della versione originale, in quanto una nuvola di persone contrarie potrebbero gridare lo sconcerto più convinto e il rifiuto più profondo.
Una canzone che è entrata nella storia della musica pop, ben lontana dalle mie corde, è stata ripresa e mostrata sotto una luce diversa, quella perfetta per lo scriba che, riconoscente, apprezza e propone, per rendere le menti capaci di fare lo stesso percorso della band tedesca: trovare un abito perfetto per la propria pelle.
Ed è decadenza leggera, non invasiva, quasi consolante e del tutto accettabile, per rimanere perfettamente liberi di stare a metà tra qualcosa che si apprezzava nascostamente e la sensazione perfetta che questa versione sia molto più accessibile.
Confortante e consolante vedere la Darkwave rendersi leggera per consentire allo Shoegaze di fare lo stesso, in un gioco delle parti eccitante e catatonico, deviante e programmato per generare nuove forme di seguaci sotto l’albero di Natale. L’approccio del combo germanico è rispettoso proprio perché non c’è festa senza tristezza, anche nascostamente, ma reale.
Il cantato è sciamanico nel tempo della modernità, con suoni lontani da quelli delle tribù ma in grado di generare la stessa obbedienza.
Le chitarre e il basso sono volenterosi nel gioco di ruoli diversi ma obbligati a generare un senso di complicità che alla fine risulta essere perfetto. Il ritmo, lontano parente di quello dei Wham!, è la calamita danzante che potrebbe rivelarsi, alla fine, la chiave di un innamoramento, perché questa versione consente l’incontro che forse, sotto sotto, avremmo sempre voluto poter vivere con il brano.
Le parole del testo qui trovano più credibilità ed efficacia e questo aspetto genera una grande gioia, perché finalmente si può ascoltarle con un atteggiamento migliore.
Ed è abbandono epocale, il ribaltamento del senso originale con questo, dove si può rendere possibile un abbraccio a questa fenomenale cover…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
24 Dicembre 2022
https://tricor.bandcamp.com/track/last-christmas
https://www.youtube.com/watch?v=dKoP2-K8UU0