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venerdì 31 marzo 2023

La mia Recensione: Art Block - Stones and Fire

 Art Block - Stones and Fire


Un volo sulla città che sta a sud di questo sogno, un cammino nelle scarpe di un bisogno svelto, una carezza da parte di un ragazzo al suo esordio discografico, una storia in mezzo all’acqua corrente di fragilità in disuso continuo, nella Londra sconfitta da giovani vite senza più ambizioni.

Art, bella creatura dalla voce con il vetro appiccicato, ci porta sulle rive di un fiume intossicato da cadaveri, da anime perse nel circondario del pensiero di una lotta continua. Ha scelto il chitarrista di Amy Winehouse, l’ha messo dietro il banco della saggezza e l’ha lasciato libero di ascoltare con le orecchie piene di sogni.

Perché questo fa il giovane Londinese: canta dentro la fascia onirica, semina sospiri e arpeggi infiniti, sussurra e lascia andare il suo dolore, senza sosta. Frammenti vari della sua infanzia, piccoli vascelli di viaggi, entrano come formiche, abitano la frenesia che riesce a educare, per far divenire il tutto un suono, una canzone, un respiro sonoro che, seducendo lui per primo, gli consente di estraniare l’infinito senso di smarrimento.

Come una terapia, come una gita dei sensi, queste composizioni sostengono la responsabilità di un passatempo con le mani sui fianchi. Struggente, ammaliante, con il sudore continuo sui brividi, tutto in queste dieci farfalle color nostalgia, dal profumo di inchino: si celebra l’esistenza e il suo dannato finire…

Sceglie l’art folk come guida, l’istinto di un uomo che matura con le ballate, la lentezza, l’identità di un Paese che ha inventato questo genere per non dimenticare i cantastorie. Cosa fa Art se non essere una mano su una piuma, intinta nell’inchiostro?

Lacrime calde, salgono su al nord, nel nostro cuore, poi più su, sino al nostro cervello, per definire il contatto che ammalia e abbatte al contempo: se esiste  una via di fuga, se mai vorreste scappare da questo album, darete ragione al suo istinto, alla sua amarezza, in quanto certi silenzi sono figli di note con la calamita. 

Trovare un luogo, un senso, dirigersi verso il futuro per Art non è una scommessa o tantomeno un bisogno: è un precipitare senza freni, perché il cielo lo spinge verso quella conoscenza che gli consente di afferrare il respiro di ogni granello di tristezza che gli abita il cuore.

Accostarsi.

Accogliersi.

Raggomitolare ogni paura.

Questo fa Art e non c’è lacrima più bella di una autenticità che  non rinuncia a se stessa.

Il momento della visita è giunto, saremo con ognuna di queste scintille, a luce spenta, con la voglia, accesa, di essere un sogno dentro l’ascolto…


Song by Song


1 The Basement


Dita che pizzicano, la voce che stimola il pianto, il fuoco dell’ignoranza che accende ogni banalità: Art parte per il suo viaggio, con frammenti Trip Hop, l’atmosfera di un synth accordato alla tenerezza e un arpeggio assassino di chitarra che ci porta nei confini di Tom McRae. Si perde un pezzo di sé sul terreno, e si riceve, gratuitamente, la prima poesia. Il brano ha una chiosa psichedelica, un sussurrare mentre la sua anima combatte…


2 Infinity


Ali di un sorriso planano su un piano e ci riportano alla città del blues morbido, Houston, in quanto si è all’interno del nero di una America fratricida, e la chitarra sembra accompagnare quei tasti verso un pomeriggio di lacrime. Il ritmo si piega, si ferma, Art chiede un abbandono, la casa diventa la tragedia che può rasserenare, e il coraggio di quegli archi fa sì che la melodia muti la pelle, come il protagonista…


3 Saviour


Arriva l’inverno del cuore, la pioggia entra nei fiocchi di neve, e la vita diviene un albero coi rami rotti, senza opposizione. La voce, qui un esercito graffiato dal tritolo, prende la chitarra acustica e va a scambiare due chiacchiere con un artista che è stato il suo Everest…

La depressione può avere un sorriso, e ogni fallimento, se raccontato da Art, può divenire una sequenza di abbracci. 


4 Brother


Un brano come rabdomante, in cerca di angeli notturni che spengano la luce della paura: c’era una volta il New Acoustic Movement, e un sacco di confusione. Il Londinese no, non si perde, e guarda molto indietro nel tempo per questa sberla con gli archi: è la Parigi dei primi anni Cinquanta quella che prende in affitto, per capirlo basta sentire l’arrangiamento degli archi e il gioco di prestigio continuo della chitarra e del piano. Se esiste un fremito, esce di sicuro da questi minuti per morire sulle vostre spalle…


5 Seagulls


Per la prima e unica volta, Art racconta la storia d’amore di due anime alla ricerca di un piano visivo, da cui ammirare i gabbiani e gli animali del mare cercare un sorriso. Bacharach sarebbe orgoglioso delle soluzioni adottate, il ritmo che con la slide guitar si concede del romanticismo è un capolavoro, l’intimità che diventa uno stormo lento.


6 White Horses (Alt version)


Metti una sera a cena con Joseph Arthur, una scena che si prospetta intrigante. E via, parole che abbandonano la tavola e cavalcano una musica che proviene dal palco di un concerto degli Stones dei primi anni Settanta. Ma in queste note esiste una quota di consapevolezza, un vivere l’ambiguità del tempo che Jagger e soci non hanno mai sperimentato. Ed è l’arcobaleno che prende la voce di Art, lo spinge al registro più alto, convincendolo a depositare ogni contrarietà dentro una melodia barocca nelle intenzioni e pop nella realtà.


7 Pilgrim


Dio aiutaci: se c'è un vuoto che abbiamo creato, di sicuro lo capiremo in queste parole e in queste note, non si può sfuggire alla verità. La voce lavora come se avesse paura di disturbare il quartetto d’archi, forse scesi improvvisamente da un film muto degli anni Venti del secolo scorso. Quando essa si assenta, la musica pare avere l’intenzione di aprire le tende del cielo ed è pura commozione, una lezione continua di come certe dinamiche Art le conosca molto bene, riuscendo a colorare il suo respiro. Vortice, vertice, questa canzone è complice della magnificenza…


8 The Sea


C’era una volta Jeff Buckley. Bastano i primi secondi e non vi sono dubbi: la mente accenderà l’amore per quel fiore americano non ancora pronto ad appassire. Ci pensa il Londinese a tenere la sua luce accesa, sul comodino parole piene di sogni e di oscurità, dita veloci pizzicano la melodia e tutto si fa luce, mentre Jeff sorride dal suo fiume…


9 Hollow


Cambia lo scenario, le prime note ci avvisano che il talento di questo ragazzo può condurlo a sperimentare un Art Folk che si fa un tuffo nell’Alternative americano, per essere una danza senza tempo. Rumori registrati per strada e poi campionati fanno sì che l’arte e la realtà vivano un compromesso, sino a far scomparire la voce in un cammino fatto di foglie in volo. 


10 Stones and Fire


Questo magnifico viaggio non poteva non concludersi con un racconto, sistemando le cose con una storia che raccogliesse gli amici caduti in disuso, le stelle dei giorni che hanno perso brillantezza, perché Art non scherza. Tutto parte come un soffio a tre, voce, piano e violino, poi il dramma di parole consapevoli gonfiano il brano e il tutto si distende.

Il piano racconta la voce, la voce stende il violino, il violino accoglie parole che andrebbero uccise, mentre questo album ci concede la magia di un sospiro, e la certezza che abbiamo conosciuto un talento che siederà a lungo sulla schiena del vento…


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
31 Marzo 2023






My Review: Art Block - Stones and Fire

 Art Block - Stones and Fire


A flight over the city that lies to the south of this dream, a walk in the shoes of an unhurried need, a caress from a young man on his recording debut, a story in the midst of the running water of fragility in constant disuse, in London defeated by young lives with no more ambition.

Art, a beautiful creature with a sticky glass voice, takes us to the banks of a river intoxicated by corpses, by souls lost in the surrounds of the thought of an ongoing struggle. He chose Amy Winehouse's guitarist, put him behind the bench of wisdom and left him free to listen with ears full of dreams.

Because that's what the young Londoner does: he sings within the dreamy band, sows sighs and endless arpeggios, whispers and lets go of his pain, relentlessly. Various fragments of his childhood, small vessels of travel, enter like ants, inhabit the frenzy that he manages to educate, to make it all become a sound, a song, a sonorous breath that, by seducing him first, allows him to extricate the infinite sense of bewilderment.

Like a therapy, like an outing of the senses, these compositions bear the responsibility of a pastime with hands on hips. Poignant, bewitching, with continuous sweat on the chills, all in these ten nostalgia-coloured, bow-tie-scented butterflies: they celebrate existence and its damnable ending...

He chooses art folk as his guide, the instinct of a man who matures with ballads, slowness, the identity of a country that invented this genre so as not to forget the storytellers. What does Art do but be a hand on a feather, dipped in ink?

Hot tears, they rise up north, in our hearts, then higher, up to our brains, to define the contact that bewitches and frightens at the same time: if there is an escape route, if you ever want to run away from this album, you will agree with its instinct, its bitterness, as certain silences are the children of notes with a magnet. 

Finding a place, a meaning, heading towards the future for Art is not a gamble or even a need: it is a precipitate without brakes, because the sky pushes him towards that knowledge that allows him to grasp the breath of every grain of sadness that inhabits his heart.

To approach.

Embracing.

Curling up every fear.

This makes Art and there is no more beautiful tear than an authenticity that does not renounce itself.

The moment of the visit has come, we will be with each of these sparks, with the light off, with the desire, lit, to be a dream within the listening...


Song by Song


1 The Basement


Fingers that pinch, the voice that stimulates weeping, the fire of ignorance that ignites every triviality: Art sets off on his journey, with Trip Hop fragments, the atmosphere of a synth tuned to tenderness and a killer guitar arpeggio that takes us to the confines of Tom McRae. One loses a piece of oneself on the ground, and receives, gratuitously, the first poem. The track has a psychedelic coda, a whisper as his soul struggles....


2 Infinity


Wings of a smile glide over a piano that take us back to the city of soft blues, Houston, as one is inside the blackness of a fratricidal America, and the guitar seems to accompany those keys towards an afternoon of tears. The rhythm bends, stops, Art asks for an abandonment, the house becomes the tragedy that can soothe, and the courage of those strings makes the melody mutate the skin, like the protagonist...


3 Saviour


The winter of the heart arrives, the rain enters the snowflakes, and life becomes a tree with broken branches, unopposed. The voice, here an army scratched by TNT, picks up the acoustic guitar and goes to chat with an artist who has been his Everest...

Depression can have a smile, and every failure, when told by Art, can become a sequence of hugs. 


4 Brother


A track as a diviner, looking for night angels to extinguish the light of fear: once upon a time there was the New Acoustic Movement, and a lot of confusion. The Londoner doesn't, he doesn't get lost, and he looks far back in time for this slapstick with strings: it's early 1950s Paris he's renting, you only have to hear the string arrangement and the continuous sleight of hand of the guitar and piano to understand that. If there is a quiver, it certainly comes out of these minutes to die on your shoulders...


5 Seagulls


For the first and only time, Art tells the love story of two souls in search of a visual plane from which to admire the seagulls and sea animals looking for a smile. Bacharach would be proud of the solutions adopted, the rhythmic slide guitar indulging in romance is a masterpiece, the intimacy becoming a slow flock.


6 White Horses (Alt version)


Put on an evening dinner with Joseph Arthur, a scene that looks intriguing. And away they go, words leaving the table and riding on music that comes from the stage of an early 1970s Stones concert. But in these notes there is a share of awareness, an experiencing of the ambiguity of time that Jagger and co. have never experienced. And it is the rainbow that takes Art's voice, pushes it to the highest register, convincing him to deposit all contrariety within a melody that is baroque in intention and pop in reality.


7 Pilgrim


God help us: if there is an emptiness we have created, we will surely understand it in these words and notes, there is no escaping the truth. The voice works as if afraid to disturb the string quartet, perhaps suddenly descended from a 1920s silent film. When it is absent, the music seems to have the intention of opening the curtains of heaven and it is pure emotion, a continuous lesson in how well Art knows certain dynamics, managing to colour his breathing. Vortex, apex, this song is complicit with magnificence...


8 The Sea


Once upon a time there was Jeff Buckley. Just the first few seconds and there is no doubt about it: the mind will ignite love for that American flower not yet ready to wither. The Londoner keeps his light on, on the bedside table words full of dreams and darkness, quick fingers pluck the melody and everything becomes light, while Jeff smiles from his river...


9 Hollow


A change of scenery, the first notes warn us that this guy's talent may lead him to experiment with an Art Folk that takes a dip into American Alternative, to be a timeless dance. Noises recorded on the street and then sampled make art and reality experience a compromise, until the voice disappears into a path made of flying leaves. 


10 Stones and Fire


This magnificent journey could not but end with a tale, setting things right with a story that would collect the friends who have fallen into disuse, the stars of days that have lost their brilliance, because Art is no joke. It all starts as a three-way breath, voice, piano and violin, then the drama of conscious words swell the song and the whole thing stretches out.

The piano recounts the voice, the voice stretches the violin, the violin takes in words that should be killed, while this album grants us the magic of a sigh, and the certainty that we have met a talent that will sit long on the wind's back...


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
31st March 2023




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