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domenica 25 settembre 2022

La mia Recensione: SixTurnsNine - Borders

 SixTurnsNine - Borders


Prendiamo un aereo e voliamo a Düsseldorf, nella Germania Occidentale, per respirare tutto il profumo artistico che quella città emana da sempre.

Molto attiva, capace, importante, ha tra le sue braccia anche una spiccata propensione a proporre continuamente band in grado di affascinare, attirare, dando al suo porto la possibilità di smerciare musica veramente interessante.

L’orecchio dello scriba cade nell’ascolto dell’album di esordio del combo tedesco che ritiene il più strutturato nel generare clamore, intensità, ricchezza per la volontà di non rimanere legato solo alla storia del luogo di appartenenza, bensì di avere in dote la capacità di un respiro internazionale che gioca totalmente a suo favore.

Dopo cinque anni spesi a conoscersi, sperimentare e creare proprie canzoni, i tre cavalieri della fascinazione pura hanno deciso di fare il grande passo pubblicando Borders, che, senza perdere tempo, è un gioiello che si attacca ai tessuti della mente, arriva al pericardio e invade le vene, tutte, per coccolarle attraverso melodie e soluzioni tramite un uso sapiente dell’elettronica.

Il tutto potrebbe essere banalizzato da un “È Trip hop”: nulla di più incompleto, parziale e lontano dalla verità.

Innegabili sono l’attitudine e l’abito, ma immergendosi in un vero ascolto si colgono non solo sfumature, bensì anche costruzioni non necessariamente legate a quel genere.

Riusciamo invece a scorgere fiammate Post-Punk, dentro flussi di detriti di musica Industrial tenuta sapientemente come contorno, per  dare spazio a nuvole di Proto-Goth, creando un insieme suggestivo e originale.

Lutz Bauer è il genio, il pilota dei suoni, l’uomo che scolpisce le composizioni fornendo suggestioni spettacolari, fresche, moderne, senza dimenticare decadi che sembrano lontane.

Il bassista si chiama Philip Akoto, il poeta della ricchezza, dal talento sopraffino e con la capacità di avvolgere le architetture di Lutz in modo perfetto.

Poi lei, Anja Valpiani, la voce straordinaria dal canto vellutato, romantico, sensuale, una rugiada dai cristalli nell’ugola. Lei ha il merito di non vedere la sua lingua di origine come un ostacolo: canta perfettamente in inglese e la sua tecnica non è per nulla penalizzata, come pure i testi che paiono scritti da una madrelingua.

Le luci, la penombra, il buio sono territori emotivi che vengono vivisezionati e portati dentro una contemplazione che non lascia nulla al caso. 

Musica come parole che incantano, parole come musica che nutrono l’ascolto e lo gettano verso la leggerezza, malgrado la luce buia della notte, perché i tre ci portano in ogni caso raggi di sole.

Occorre metodo nell’ascolto, per poter individuare la miriade di elementi (non solo influenze) che rendono compatto e intenso questo debutto, occorre cercare, solamente in questo modo si potrà essere travolti dolcemente da una cascata sensoriale che creerà beneficio senza limiti. L’ascolto allora diventa un imbuto che ci condurrà nel canale intuitivo, programmato, sviluppato dai tre alberi tedeschi, sì, proprio così, perché loro sono individualmente capaci di donare forza e una bella visione. Ma la loro unione fa schizzare alle stelle le loro singole qualità: Borders è una tavolozza di odori resi corporei, un miracolo in grado di sortire slanci di intimità con destinazione l’estasi e la catarsi.

C’è una tensione blues che permea tutta l’opera, soprattutto per via di alcuni passaggi vocali di Anja che riesce a variare le sue incredibili interpretazioni  seguendo il flusso della musica, come se fosse ipnotizzata e sedotta da stimoli che arrivano dal corredo delle note, per poter volare liberamente con la sua tensione interiore. 

È fluorescenza articolata che giunge inavvertitamente, come ulteriore conferma di una potenza che da tutte le parti confluisce nel centro dei nostri sensi percettivi.

Si è circondati dalla dolcezza, dalla sensibilità, dalla leggerezza che dalle nuvole scende dentro il nostro sistema nervoso centrale, che è desideroso di sconvolgimenti delicati.

Doveroso è anche rendere merito a testi che spaziano moltissimo, dall’amore che si sente, che cerca protezione, che vuole condivisione, a una romantica e positiva attitudine anche nello scrivere del dolore, della fatica dell’esistenza, il tutto con pennellate di fantasia perfettamente cucita sulla realtà.

Con annessa la descrizione di volontà che mettano nei nostri ascolti e successive interpretazioni emisferi perfettamente ramificati.

L’impatto delle connessioni tra l’esterno e l’interno vengono specificate attraverso liriche potenti e convincenti.

È consolante, carezzevole constatare come le atmosfere e le modalità scelte per esprimere flussi magnetici di magia intensa abbiano nel suo DNA anche un fare che consuma l’esperienza Trip hop per cogliere un succo in un frutto che sembrava ormai spolpato del tutto. Questi impareggiabili tedeschi invece lo ripresentano, ma con la volontà di mostrarne il valore con la purezza di mescolanze che ne aumentano il prestigio.


Moments, Fatigue, Ginger: canzoni nelle quali viviamo tutti una scossa elettrica elegante dentro atmosfere cupe ma piene di grazia.

Flames è la perfetta miscela tra una sensazione che i Cure potevano indirizzarsi verso questo pianeta musicale e il Trip hop.

Love Map offre una voce che si arrotola dentro i battiti, ed è vapore che si scioglie nel crooning e pennellate di incanto.

Ma tutte le composizioni hanno un’immensità da sfiorare con la magia di trucchi che sapranno lasciarvi a bocca aperta…


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
26 Settembre 2022

Data di pubblicazione album: 30 Settembre 2022










My Review: SixTurnsNine - Borders

 SixTurnsNine - Borders


We take a plane and fly to Düsseldorf, West Germany, to breathe in all the artistic perfume that city has always emanated.

Very active, capable, important, it also has in its arms a marked propensity to continually come up with bands that are able to fascinate, attract, giving its harbor a chance to put on the market really interesting music.

The scribe's ear listens to the debut album of the German combo that he feels is the most structured in generating hype, intensity, richness because of its willingness not to remain tied only to the history of its place of belonging, but rather to have in its possession the capacity for an international scope that plays totally in its favor.

After five years spent getting to know each other, experimenting and creating their own songs, the three knights of pure fascination decided to take the plunge by releasing Borders, which, without wasting any time, is a jewel that sticks to the tissues of the mind, reaches the pericardium and invades the veins, all of them, to cuddle them through melodies and solutions with a skillful use of electronic music.

The whole thing could be trivialized by "It's Trip hop": nothing could be more incomplete, partial and far from the truth.

The attitude and the dress are undeniable, but immersing oneself in a careful listening one catches not only nuances, but also constructions not necessarily related to that genre.

Instead, we manage to notice glimpses of Post-Punk flames, within streams of debris from Industrial music held expertly as a contour, to give space to clouds of Proto-Goth, creating an evocative and original whole.

Lutz Bauer is the genius, the driver of sounds, the man who sculpts the compositions providing spectacular, fresh, modern suggestions, without forgetting decades that seem distant.

The bassist is called Philip Akoto, the poet of richness, with an overpowering talent and the ability to wrap Lutz's architectures perfectly.

Then she, Anja Valpiani, the extraordinary voice with velvety, romantic, sensual vocals, a dew with crystals in her uvula. She has the merit of not seeing her native language as a hindrance: she sings perfectly in English and her technique is not at all penalized, as are the lyrics that seem to be written by a native speaker.

Lights, dimness and darkness are emotional territories that are vivisected and brought inside a contemplation that leaves nothing to chance. 

Music as words that enchant, words as music that nourish our listening and throw it toward lightness, despite the dark light of night, for the three bring us rays of sunshine anyway.

One needs method in listening, to be able to identify the myriad elements (not just influences) that make this debut compact and intense, one needs to search, only in this way we can be gently swept away by a sensory cascade that will create limitless benefit. Listening then becomes a funnel that will lead us into the intuitive, programmed channel developed by the three German trees, yes, that's right, because they are individually capable of giving strength and a beautiful vision. But their union makes their personal qualities skyrocket: Borders is a palette of smells which have been given a physical form, a miracle capable of producing spurts of intimacy made to reach ecstasy and catharsis.

There is a blues tension that permeates the entire work, especially because of some vocal passages by Anja, who manages to vary her incredible interpretations by following the flow of the music, as if hypnotized and seduced by incentives coming from the set of notes, in order to fly freely with her inner tension. 

It is articulated fluorescence that arrives inadvertently, as further confirmation of a power that from all sides flows into the centre of our perceptive senses.

One is surrounded by the gentleness, the sensitivity, the lightness that descends from the clouds into our central nervous system, which is eager for a delicate upheaval.

It is also necessary to give credit to lyrics that range widely, from love that is felt, that seeks protection, that wants sharing, to a romantic and positive attitude even in writing about the pain, the toil of existence, all with strokes of imagination perfectly stitched to reality.

With attached description of wills that put perfectly branched hemispheres in our listening and subsequent interpretations.

The impact of the connections between the outside and the inside are specified through powerful and compelling lyrics.

It is comforting and caressing to see how the atmospheres and modes chosen to express magnetic streams of intense magic also have in its DNA a way of doing that consumes the Trip hop experience to extract the juice from a fruit that seemed to have been squeezed entirely. Instead, these peerless Germans re-present it, but with a willingness to show its value with the purity of mixtures that enhance its prestige.


Moments, Fatigue, Ginger: songs in which we all experience an elegant electric shock inside dark but grace-filled atmospheres.

Flames is the perfect blend of a feeling that The Cure could move towards this musical planet and Trip hop.

Love Map offers vocals that roll up inside the beats, and it's steam that melts into crooning and brushstrokes of enchantment.

But all the compositions have an immensity to be touched with the magic of tricks that will leave you speechless....


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
26th September 2022

Date release: 30th September 2022








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