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martedì 25 giugno 2024

La mia Recensione : Other Lives - Tamer Animals (album uscito il 10 Maggio del 2011)


 

Other Lives - Tamer Animals


A bocca aperta.

Si rimane così, per quaranta minuti, mentre si guarda il cielo con disincanto, poesia, rassegnazione, gioia tirata con il freno a mano ma pur sempre tale, e una densa propensione alla riflessione.

Artefice di tutto ciò è una band che fugge dai cliché, mandriani di una folla di bisonti in attesa di poter trovare cibo in queste deliziose composizioni, dove l’Ottocento e il Novecento sembrano essere lo spazio temporale di racconti, storie e favole che ruotano attorno al rapporto con la natura. Una maturità conferita da un lungo lavoro di scrittura, dal lasciarsi l’album di esordio alle spalle e di togliere chili per snellire il pensiero unico e posizionarlo con agio all’interno di afflati musicali che circondano la poesia e la coccolano, in una giornata tempestosa, in cui il gruppo di Stillwater (Oklahoma, Usa) cammina negli spazi aperti abbattendo case, palazzi e oscenità simili. Con queste canzoni torniamo a pensare a noi stessi abbandonando l'oggettistica e preoccupandoci di porci domande, dando al tempo il modo di procurarci le risposte. 

È folk, lavorato, elaborato, contemplato, messo nella condizione di cercarsi degli alleati, di dare al Chamber Pop una nuova identità, di rendersi amici il Progressive e la Psichedelia più misteriosa e poco percettibile, in un gioco di saliscendi inesorabili e attraenti. Le armonie sono rarefatte, calde, sempre rispettose, talvolta con fascinazioni evidenti per un uso cinematografico della musica (anni Sessanta), altre volte l’enfasi viene posta sulle singole note, in modo secco, preciso, ma pur sempre con delicatezza, prestando attenzione ai cori e a usare anche strumenti non consueti in questi contesti, come ad esempio le nacchere, i fagotti, i violini, il corno, con il risultato di archiviare uno spirito sinfonico che rende evidenti molti aspetti nella loro attitudine visionaria. La rarefazione, la delicatezza, la morbidezza rivelano come il disco sia una rispettosa azione nei confronti degli spazi aperti, un timore che mostra il doveroso approccio quasi silente nei confronti di questa infinità naturale.

Le derive malinconiche sono abili nel verniciare le pareti del cielo, attraverso una dinamicità sensoriale accattivante, dove l’allegria e la tristezza giocano a sfiorarsi le dita, per proseguire in incantevoli rincorse ritmiche, senza mai assomigliare alle tipiche espressioni pop e/o rock. Insomma, ci sono tanti aspetti che giocano a favore di una semplice e veritiera affermazione: un lavoro che è un gioiello, capace di insinuarsi nella mente per ripetuti ascolti, come se il film da loro prodotto avesse modo di essere una lunghissima prima visione. Evidente è la struttura tipica della musica classica, cioè quella di portare l'immaginazione dentro le cose, tra i pensieri, un unicum portentoso, che qui non ha bisogno di esplosioni proprie perché in grado di far saltare in aria il nostro apparato di ascolto…

Nessuna velleità ma una sostanziale capacità di dare alle canzoni il vestito di una giornata intensa e di farla vivere come fosse un sogno elegante, arioso, vivace, ma mai stucchevole. Ecco allora l’approdo, l’attracco che ha un nerbo estasiante, poco praticato nella musica, che è quello che si precisa nel coinvolgimento di storie con adeguate cinture di sicurezza, un viaggio breve ma pieno di orizzonti.

Ossessioni, oscillazioni cognitive e una lunga visita dentro la grotta di ogni paura vengono allineate in una camera visiva che concede fremiti e sorrisi, in cui la melodia sembra divenire con lo scorrere dei minuti una strega amica, nipote di un druido, cugina di una tempesta che illumina la bellezza di questa rapida visita nei microcosmi percettivi. 

Concludendo: se le dilatazioni conservano il nucleo, allora nulla si può obiettare poiché Tamer Animals è una chicca senza tempo in attesa di essere baciata da ascolti generosi…



Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

25 Giugno 2024


https://open.spotify.com/album/49Q3cWuak1XlkKANPfAadt?si=5IqonCbQTOm1QZ7ayKnaaw




My Review: Other Lives - Tamer Animals (date release 10th May 2011)


 Other Lives - Tamer Animals


Open-mouthed.

One remains like this, for forty minutes, while gazing at the sky with disenchantment, poetry, resignation, joy pulled with the handbrake on but still, and a dense propensity for reflection.

The creator of all this is a band that escapes clichés, herdsmen in a crowd of bison waiting to find food in these delightful compositions, where the nineteenth and twentieth centuries seem to be the temporal space of tales, stories and fables revolving around the relationship with nature. A maturity conferred by a long writing process, by leaving the debut album behind and shedding kilos to streamline the single thought and place it with ease within musical afflatuses that surround the poetry and cuddle it, on a stormy day when the group from Stillwater (Oklahoma, USA) walks in the open spaces knocking down houses, buildings and similar obscenities. With these songs we return to thinking about ourselves by abandoning the objectification and worrying about asking ourselves questions, giving time a way to provide us with answers.  It is folk, processed, contemplated, put in the position of seeking allies, of giving Chamber Pop a new identity, of making friends with Progressive and the most mysterious and barely perceptible Psychedelia, in a game of relentless and attractive ups and downs.


 The harmonies are rarefied, warm, always respectful, sometimes with obvious fascinations for a cinematographic use of music (the Sixties), at other times the emphasis is placed on individual notes, dryly, precisely, but always with delicacy, paying attention to the choruses and also using instruments not usual in these contexts, such as castanets, bassoons, violins, horn, with the result of filing a symphonic spirit that makes many aspects in their visionary attitude evident. The rarefaction, the delicacy, the softness reveal how the record is a respectful action towards open spaces, an awe that shows the almost silent approach towards this natural infinity.  The melancholic drifts are skilful in painting the walls of the sky, through a captivating sensorial dynamism, where joy and sadness play at brushing fingers, to continue in enchanting rhythmic chases, without ever resembling typical pop and/or rock expressions. In short, there are many aspects that play in favour of a simple and truthful statement: a work that is a jewel, capable of insinuating itself in the mind for repeated listening, as if the film they produced had a way of being a very long first viewing. Evident is the typical structure of classical music, namely that of bringing the imagination inside things, between thoughts, a portentous unicum, which here does not need its own explosions because it is capable of blowing up our listening apparatus...


No wishful thinking but a substantial capacity to give the songs the dress of an intense day and make them live like an elegant, airy, lively but never cloying dream. Here, then, is the landing, the docking that has an ecstatic nerve, little practised in music, which is that which is specified in the involvement of stories with adequate safety belts, a short journey but full of horizons.  Obsessions, cognitive oscillations and a long visit inside the cave of all fears are lined up in a visual chamber that grants quivers and smiles, in which the melody seems to become with the passing minutes a friendly witch, a druid's niece, a cousin of a storm that illuminates the beauty of this rapid visit into perceptive microcosms. 

In conclusion: if the dilations preserve the core, then nothing can be objected as Tamer Animals is a timeless gem waiting to be kissed by generous listening...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

25th June 2024


https://open.spotify.com/album/49Q3cWuak1XlkKANPfAadt?si=5IqonCbQTOm1QZ7ayKnaaw



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