Other Lives - Tamer Animals
A bocca aperta.
Si rimane così, per quaranta minuti, mentre si guarda il cielo con disincanto, poesia, rassegnazione, gioia tirata con il freno a mano ma pur sempre tale, e una densa propensione alla riflessione.
Artefice di tutto ciò è una band che fugge dai cliché, mandriani di una folla di bisonti in attesa di poter trovare cibo in queste deliziose composizioni, dove l’Ottocento e il Novecento sembrano essere lo spazio temporale di racconti, storie e favole che ruotano attorno al rapporto con la natura. Una maturità conferita da un lungo lavoro di scrittura, dal lasciarsi l’album di esordio alle spalle e di togliere chili per snellire il pensiero unico e posizionarlo con agio all’interno di afflati musicali che circondano la poesia e la coccolano, in una giornata tempestosa, in cui il gruppo di Stillwater (Oklahoma, Usa) cammina negli spazi aperti abbattendo case, palazzi e oscenità simili. Con queste canzoni torniamo a pensare a noi stessi abbandonando l'oggettistica e preoccupandoci di porci domande, dando al tempo il modo di procurarci le risposte.
È folk, lavorato, elaborato, contemplato, messo nella condizione di cercarsi degli alleati, di dare al Chamber Pop una nuova identità, di rendersi amici il Progressive e la Psichedelia più misteriosa e poco percettibile, in un gioco di saliscendi inesorabili e attraenti. Le armonie sono rarefatte, calde, sempre rispettose, talvolta con fascinazioni evidenti per un uso cinematografico della musica (anni Sessanta), altre volte l’enfasi viene posta sulle singole note, in modo secco, preciso, ma pur sempre con delicatezza, prestando attenzione ai cori e a usare anche strumenti non consueti in questi contesti, come ad esempio le nacchere, i fagotti, i violini, il corno, con il risultato di archiviare uno spirito sinfonico che rende evidenti molti aspetti nella loro attitudine visionaria. La rarefazione, la delicatezza, la morbidezza rivelano come il disco sia una rispettosa azione nei confronti degli spazi aperti, un timore che mostra il doveroso approccio quasi silente nei confronti di questa infinità naturale.
Le derive malinconiche sono abili nel verniciare le pareti del cielo, attraverso una dinamicità sensoriale accattivante, dove l’allegria e la tristezza giocano a sfiorarsi le dita, per proseguire in incantevoli rincorse ritmiche, senza mai assomigliare alle tipiche espressioni pop e/o rock. Insomma, ci sono tanti aspetti che giocano a favore di una semplice e veritiera affermazione: un lavoro che è un gioiello, capace di insinuarsi nella mente per ripetuti ascolti, come se il film da loro prodotto avesse modo di essere una lunghissima prima visione. Evidente è la struttura tipica della musica classica, cioè quella di portare l'immaginazione dentro le cose, tra i pensieri, un unicum portentoso, che qui non ha bisogno di esplosioni proprie perché in grado di far saltare in aria il nostro apparato di ascolto…
Nessuna velleità ma una sostanziale capacità di dare alle canzoni il vestito di una giornata intensa e di farla vivere come fosse un sogno elegante, arioso, vivace, ma mai stucchevole. Ecco allora l’approdo, l’attracco che ha un nerbo estasiante, poco praticato nella musica, che è quello che si precisa nel coinvolgimento di storie con adeguate cinture di sicurezza, un viaggio breve ma pieno di orizzonti.
Ossessioni, oscillazioni cognitive e una lunga visita dentro la grotta di ogni paura vengono allineate in una camera visiva che concede fremiti e sorrisi, in cui la melodia sembra divenire con lo scorrere dei minuti una strega amica, nipote di un druido, cugina di una tempesta che illumina la bellezza di questa rapida visita nei microcosmi percettivi.
Concludendo: se le dilatazioni conservano il nucleo, allora nulla si può obiettare poiché Tamer Animals è una chicca senza tempo in attesa di essere baciata da ascolti generosi…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
25 Giugno 2024
https://open.spotify.com/album/49Q3cWuak1XlkKANPfAadt?si=5IqonCbQTOm1QZ7ayKnaaw