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domenica 6 novembre 2022

La mia recensione: Pale Dian - Feral Birth

 La mia Recensione:


Pale Dian - Feral Birth


Microbi, squame, spore, cellule perdute: un insieme di travagli viaggiano muti facendo parlare molto. Creano un putiferio e un incendio continuo.

Li troviamo anche nella musica fintamente celeste di Pale Dian, la band di Austin capitanata dalla sovrana della penombra Ruth Ellen Smith, capace di creare pathos, tensione, per una radiosa propensione a illuminare ciò deve essere smosso da analisi critiche e che fa delle emozioni una piazza all’aperto, sempre disponibile all’accesso. È musica per anime torbide, affascinate da continui cambiamenti di umore, di stili musicali che cercano spazio e continuità, in abbracci al limite della stratosfera. Magnetica, intrigante, la band ha pubblicato Feral Birth, sunto e prolunga di una chiara capacità di sconquassare la pacifica intenzione di ascoltare un album accomodante.

Ed è per questo che finisce per essere strepitoso. Davvero intenso, come una sonda che scopre la realtà dei nostri atterriti attriti interiori. Scavano, solleticano con canzoni programmate per fare del nostro ventre il teatro dello smottamento.

Si è immersi nelle chitarre che sbarrano la strada alla semplicità, diamanti come figli dell’effetto di allucinazioni sensoriali, con l’intento di ferire, creando lo iato con un cantato che spesso è un cammino sulle nuvole.

Manca il fiato perché ci troviamo continuamente davanti alla vastità degli scenari che si aprono, grazie a una tristezza addomesticata, alla valanga di sogni che cadono dentro le trappole che il loro talento manovra con grande abilità. Questo disco è una distesa di streghe, unite per ridere mostrando i denti nel loro ghigno maligno. Corroborante, vibrante, sudato, questo lavoro decima le forze complicando l’ascolto: la purezza e lo sfiorare continuamente l’originalità fa compiere un’assurda, splendida fatica.

Le loro canzoni sondano questo tempo generoso di fallimenti, con una politica sempre più egoista, portando la nostra attenzione verso il caos che viene messo sotto torchio, finendo per non negarsi. Si sogna spesso per disperazione, frustrazione, solitudine e questo secondo album della band americana è capace di farlo benissimo, aggiungendo anche gocce leggere, nel gas della bellezza che cerca di uscire, riuscendoci.

Con trame Dark-Pop e il Dreampop appesantito da ali pregne di pioggia, i quattro artigiani del mistero utilizzano l’elettronica per fermare la luce in eccesso, finendo per planare decisamente nel Nightmare-Pop, perfettamente calzante nelle loro anime.

Sono capogiri immensi, sensi che entrano smarriti nel luogo del non so, un tentativo di resistere alla loro fascinazione continua, con brani vellutati ma che mostrano come la forza non stia nella ribellione dei watt, nella rudezza che miete consensi solo a chi non conosce e tantomeno apprezza il silenzio. Invece in queste undici composizioni il silenzio riusciamo a sentirlo perché invocato da atmosfere che sembrano respiri continuamente bisognosi, dove il caos è generato solo dalla loro bellezza.

Insistono spesso verso melodie sensuali interrotte da fragori, perché è nel loro DNA, lo fanno benissimo e a buon ragione: hanno la maturità necessaria per una attitudine a rendere evidenti gli squilibri e la loro metamorfosi coniuga il tutto verso una attrazione che si fa sempre più evidente con lo scorrere del tempo. Con creazioni perfettamente annodate da una produzione eccellente che mette tutte le loro doti perfettamente dentro i nostri cuori.

Non vi è bisogno alcuno di cercare nel loro background per capire quanta farina giunga dal loro sacco: ce n’è tantissima ed è croccante, morbida, energica e i loro ascolti del passato, se esistono, sono multipli e equilibratamente nascosti o, se svelati, non tolgono nulla al loro talento espressivo. 

Sembra pazzesco che al giorno d’oggi esista musica di questo tipo: pensavamo di avere tutto nelle mani vuote e lo stupore delle definizioni dei generi e invece ci troviamo immersi in modo splendido in una miscela mista che non può che cedere il passo anche a qualcosa di nuovo che avanza dentro questo bellissimi solchi.

Ed è questo che fa di questo album il più interessante, a livello di originalità, di questo 2022, per la varietà e la vastità di elementi che lo rendono un disco da studiare.

Non si scende mai nella banalità, non si scende mai nei trucchi che vogliono negare un vuoto espressivo: siamo innanzi e dentro un cataclisma che crea disagio e rapimento, portando finalmente il fiato a morire, come merita.

Qui invece ci sono tonnellate di classe e buongusto, un lavoro geniale di menti che sembrano uscite dal laboratorio della follia educata a dare al senso materia di sviluppo.

Vorrei raccomandarlo a tutti, caldamente, ma non posso scherzare: un album così bello lo capirebbero in pochi, meriterebbe riconoscimenti e innamoramenti a ripetizione, in estesa forma continua. Dovrebbe trovare un passaparola costante, per arrivare in ogni dove. Perché nutre e conduce verso zone intense, dove basta ascoltare per sentirsi amati.

Tocca ora mettere gli occhi approfonditamente all’interno di questo cucciolo dalle undici zampe deliziose per perdersi…


Song by Song


1 All Anointed


Una lenta esplosione circolare avvolge l’ascolto, tra chitarre sornione e una drum machine di derivazione Coldwave, per un momento introduttivo di grande suggestione. Il cantato è una discesa nella parte sognante della 4ad ma la canzone resta vicina a qualcosa di più originale, nel mantra catodico di visioni multiple.


2 Truth or Consequence


Ed è estasi, sorpresa, incanto che smuove le ossa, in questa macchina di bellezza che tra elettronica accennata e dreampop mascherato da chitarre che sanno essere ostiche fa sì che tutto si precisi nella contemplazione sonora di un sentire onirico, inframezzato da particelle Noise Pop che rendono l’ascolto intrigante. E l’odore di Oriente nel vocalizzo di Ruth è meraviglia che avanza.


3 Melt


L’avreste mai pensato? Un flusso dub con particelle reggae sembrano la base di un tumulto preciso che può confondere. Invece bastano pochi secondi di attesa e si nuota tra nuvole dello Shoegaze più minimalista, con atomi noise a spruzzare vibrazioni e il basso che spinge su un piano armonico suggestivo. La chitarra spazia libera nelle sue peripezie e la voce è una lunga nota a circondarci, il tutto in una marea ritmica sincopata e nevrotica. 


4 Misanthrope 


L’inizio è nuovamente traumatico: un microcosmo Darkwave sembra tenere il nostro respiro ancorato al buio, con una chitarra che brilla nella gravidanza di una atmosfera notturna. Poi Ruth ci chiude gli occhi e si sale nel silenzio del cielo stellato, con il basso che pulsa e tiene per mano la sua voce. Sono scintillii con ingressi dreampop, ma nulla può essere definitivo: la loro barca celeste ci fa nuotare nel mare di generi, stili, per un brano magnetico…


5 Relapse


Un altro frastuono paralizza, rende la pelle vibrante: Relapse è cura armonica, con chitarre come rugiada che circonda per farci assaporare l’intensità della esistenza. Il binomio basso e voce è estasi di luce, un insieme che ci porta nella zona Dark-Pop, dove gioia e dolore trovano il punto di contatto. La chitarra diventa figlia dei migliori Bauhaus per un risultato che seduce il battito.


6 Ballad of a Girl


Le sorprese non mancano di certo: ecco la nuova candela che intenerisce e ci porta nella metà degli anni 80, con la contaminazione elettronica ed espedienti che danno vigore immenso a questa creatura nottambula, priva di coscienza, che vaga dentro la nostra conclamata gioia. Tutto si posiziona in un brano di passaggio, dove perdersi è il luogo della loro abilità e della nostra nuova identità…


7 Vacant and Naked


Tra Vapor-Wave, precipizi Cocteau Twins e una attitudine del cantato Pop della miglior tradizione, tutto si sviluppa in una scena dove il suono è il protagonista, con la capacità di scrivere un brano che odora di lacrima e abbraccio. Si è sospesi, sembrano avvertirci che i sogni a occhi aperti sono i migliori…


8 True Love


Sia dato spazio alla paura che non fa tremare bensì riflettere: la zona ritmica e quella melodica sono flussi permanenti di respiri che gelano il sangue. Poi ci pensa sempre lei, la sua voce diamantata che passa al registro alto come un volo di aquile libere, capaci di cibarsi di ossigeno. Un sogno, con note diabolicamente perfette.


9 Find Her


Il pezzo più pregiato giunge ed è il pianto dell’anima: si soffre, si gode, si entra nel synth per trovare una mano con una rosa nera bagnata. Come se fosse frutto di musica barocca dipinta da sentori elettronici, qui non si può che diventare tremanti ed esseri pensanti.


10 Emily 


Quando la bellezza diventa lavanda gastrica: qui tutto viene depurato nel clima sognante miscelato al mistero, alle fiaccole della paura che entrano lentamente per defraudarci i respiri. Magnetica, possente e amata dagli dei, la canzone è il volo di ogni battito verso la dispersione con le sue chitarre dreampop.


11 Decline Regrowth Decay


Tra accenni di Cure e Pale Saints, e il cantato che ci porta ai Curve di Toni Halliday privo di effetti sulla sua voce, siamo davanti a un brano con grande nerbo psichedelico attraverso questa chitarra che sprigiona curiosità e fragore. Perfetta esibizione di classe per dare la sensazione che il loro talento non possa essere imbavagliato dai generi e stili musicali. Ecco, questa è la dimostrazione, e il cielo applaude commosso.


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

7 Novembre 2022





https://paledian.bandcamp.com/album/feral-birth


https://open.spotify.com/album/3vPHgsWuXcJnlOelnxVlcT?si=EBl9tUW0SviN_d3oDp6VQQ


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My review: Pale Dian - Feral Birth




 My Review:


Pale Dian - Feral Birth


Microbes, scales, spores, lost cells: a set of anguishes travel mute making people talk a lot. They create a constant mess and fire.

We find them, too, in the faux-celestial music of Pale Dian, the Austin band led by the sovereign of semi-darkness Ruth Ellen Smith, capable of creating pathos, tension, out of a radiant propensity to illuminate that which must be shaken by critical analysis and which makes emotions an open-air plaza, always available for access. It is music for cloudy souls, fascinated by constant changes of mood, of musical styles that seek space and continuity, in embraces at the edge of the stratosphere. Magnetic, intriguing, the band released Feral Birth, a summary and extension of a clear ability to unsettle the peaceful intention of listening to an accommodating album.

And that is why it ends up being amazing. Truly intense, like a probe that uncovers the reality of our inner frictions. They dig in, tickle with songs programmed to make our belly the theatre of the landslide.

One is immersed in guitars that bar the way to simplicity, diamonds as children of the effect of sensory hallucinations, with the intent to wound, creating the hiatus with vocals that are often a walk on the clouds.

We are breathless as we are continually confronted with the vastness of the scenarios that open up, thanks to a tamed sadness, the avalanche of dreams that fall within the traps that their talent maneuvers with great skill. This record is an expanse of witches, united to laugh showing their teeth in their evil grin. Corroborating, vibrant, sweaty, this work decimates the forces making listening difficult: purity and continually touching lightly originality causes an absurd, splendid effort.

Their songs explore this time rich in failures, with an increasingly selfish politics, bringing our attention towards the chaos that is put under pressure, ending in non-denial. One often dreams out of despair, frustration, loneliness, and this second album by the American band is capable of doing it well, even adding light drops, in the gas of beauty trying to get out, succeeding.

With Dark-Pop structures and Dreampop weighed down by rain-soaked wings, the four artisans of mystery use electronic music to stop excess light, ending up gliding decidedly into Nightmare-Pop, perfectly fitting in their souls.

They are immense dizziness, senses that enter lost in the place of not-knowing, an attempt to resist their continuous fascination, with tracks that are velvety but show that the strength does not lie in the rebellion of the wattage, in the roughness that reaps acclaim only from those who do not know and much less appreciate silence. Instead, in these eleven compositions we are able to hear silence because it is invoked by atmospheres that seem like continually needy breaths, where chaos is generated only by their beauty.

They insist often towards sensual melodies interrupted by rumbles, because it is in their DNA, they do it well and with good reason: they have the maturity necessary for an aptitude to make imbalances evident, and their metamorphosis conjugates everything toward an attraction that becomes more and more evident with the passage of time. With creations perfectly knotted by excellent production that puts all their gifts perfectly inside our hearts.

There is no need whatsoever to look into their background to understand how much flour comes from their sack: there is plenty of it and it is crunchy, soft, energetic and their past listenings, if any, are multiple and balancedly hidden or, if revealed, take nothing away from their expressive talent. 

It seems crazy that such music exists nowadays: we thought we had it all in our empty hands and the awe of genre definitions, and instead we find ourselves beautifully immersed in a mixed blend that can only give way also to something new advancing within these beautiful grooves.

And that is what makes this the most interesting album, in terms of originality, of this 2022, because of the variety and breadth of elements that turn it into a record to study.

It never descends into banality, never into tricks that want to deny an expressive void: we are before and within a cataclysm able to create discomfort and rapture, finally bringing the breath to die, as it deserves.

Here, on the other hand, there are tons of class and good taste, a brilliant work of minds that seem to have come out of the laboratory of madness educated to give sense matter for development.

I would like to recommend it to everyone, warmly, but I can't kid myself: such a beautiful album would be understood by a few people, it would deserve recognition and falling in love over and over again, continuously. It should find a constant word of mouth, to reach everywhere. For it nourishes and leads us to intense zones, where just listening is enough to feel loved.

It is now a matter of putting one's eyes deep inside this eleven-legged delightful puppy to get lost…


Song by Song


1 All Anointed


A slow, circular explosion envelops our listening, amongst sly guitars and a drum machine of Coldwave derivation, for a very suggestive introductory moment. Vocals are a descent into the dreamy side of 4ad but the song remains close to something more original, in the cathode mantra of multiple visions.


2 Truth or Consequence


And it is ecstasy, surprise, enchantment that shakes our bones, in this machine of beauty that between a hinted electronic music and dreampop masked by guitars that know how to be hostile makes everything precise in the sonic contemplation of a dreamlike feeling, interspersed with Noise Pop particles that make listening intriguing. And the scent of the Orient in Ruth's vocals is a marvel that moves forward.


3 Melt


Would you have ever thought it? A dub flow with reggae particles seem the basis of a precise tumult that can be confusing. Instead, all it takes is a few seconds of waiting and we are swimming in clouds of the most minimalist shoegaze, with noise atoms spraying vibrations and the bass pushing on an evocative harmonic plane. The guitar sweeps freely in its wanderings and the voice is one long note which surrounds us, all in a syncopated and neurotic rhythmic tide. 


4 Misanthrope 


The beginning is again traumatic: a Darkwave microcosm seems to keep our breath anchored in darkness, with a guitar shimmering in the pregnancy of a nocturnal atmosphere. Then Ruth closes our eyes and we rise into the silence of the starry sky, with a pulsing bass holding hands with her voice. They are sparkles with dreampop inputs, but nothing can be definitive: their celestial boat makes us swim in the sea of genres, styles, for a magnetic track…


5 Relapse


Another paralyzing din, making the skin vibrate: Relapse is a harmonic care, with guitars like dew surrounding to make us savor the intensity of existence. The combination of bass and voice is ecstasy of light, an ensemble that takes us into the Dark-Pop zone, where joy and pain find the point of contact. The guitar becomes a child of the best Bauhaus for a result that seduces the pulse.


6 Ballad of a Girl


There is no shortage of surprises: here is the new candle that touches and takes us to the mid-80s, with electronic contamination and expedients that give immense vigor to this nocturnal creature, devoid of consciousness, wandering inside our proclaimed joy. Everything is placed in a passage track, where getting lost is the place of their skill and our new identity...


7 Vacant and Naked


Between Vapor-Wave, Cocteau Twins precipices and an attitude of Pop vocals in the best tradition, everything unfolds in a scene where sound is the protagonist, with the ability to write a song that smells of tears and embrace. One is suspended, they seem to warn us that daydreams are the best....


8 True Love


Let there be room for fear that does not make one tremble but think: the rhythmic and melodic zones are permanent streams of blood-chilling breaths. Then there's always her diamond-like voice switching to the high register like a flight of free eagles, capable of feeding on oxygen. A dream, with devilishly perfect notes.


9 Find Her


The most precious piece arrives and it is the weeping of the soul: you suffer, you enjoy, you enter the synth to find a hand with a wet black rose. As if it were the result of baroque music painted by electronic hints, here one cannot help but become trembling and thinking beings.


10 Emily 


When beauty becomes a gastric lavage: here everything is purified in the dreamy mood mixed with mystery, the torches of fear slowly entering to defraud our breaths. Magnetic, mighty and beloved of the gods, the song is the flight of every beat to dispersion with its dreampop guitars.


11 Decline Regrowth Decay


Between hints of The Cure and Pale Saints, and vocals that take us to Toni Halliday's Curves devoid of effects on her voice, we are faced with a song with a great psychedelic core through this guitar that releases curiosity and din. Perfect classy performance to give the feeling that their talent cannot be gagged by musical genres and styles. Here, this is the demonstration, and heaven applauds moved.


Alex Dematteis
Musicshockworld 
Salford
7th November 202









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