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giovedì 17 marzo 2022

My Review: The Boxer Rebellion - Ghost Alive

 My Review 


The Boxer Rebellion - Ghost Alive


Time travellers.

Visitors to places.

Residences that change like thoughts.

Once upon a time there was an American, an Australian and two Englishmen who became souls on the move, as if they were living the disease of nomadic beauty. 

After four years in which their amalgam became solid, these boys released their first album: after that beginning, their flight continued under the banner of constant sonic migrations, with no clichés or genres to declare themselves faithful to. Always travelling, mentally and physically.

In 2018, the sixth album arrives and everything becomes clear: grief can create an emotional and acoustic beauty, like a breath that breaks tragedies but does not forget them, giving the awareness that we must work on memory.

And so the death of the leader Nathan Nicholson's father has given rise to the need for a conspicuous intimacy that was poured out with fine feathers in songs that also contemplate the sweetness and subtle intelligence of a soul that has decided not to sink into grief.

An album which contains the need to take folk music and augment it with sonic fascinations to enhance its visionary aspect and at the same time its intimacy, because pain can also be whispered, delicately showing its ramifications.

So the eleven songs are not shots of that pain but the presentation of skills that have revolutionised it, breaking it up before and giving it light in the chest later.

If the voice, as always, is a flock flying in the company of rainbows, the instruments have tuned themselves to make intimacy sound and to do so they have given themselves the ability to breathe the wind between guitars, bass, drums and strings.

One finds oneself with shivers constantly on the skin: like a drunken orchestra that forgets its own habit and approach to the construction of music, the painters of sound decide to travel inside intimacy, dilating spaces of artistic expression, to give everything the dress of light that caresses the darkness, seducing it with compositions that often refer to classical music.

But it is not a concept album: that would be reductive. Starting from a difficulty, they took the opportunity to create an impulse with the light bulb of tenderness turned on, to take away the sense of suffocation that could have done damage.

The result shows that smiles take root over cracks, flying from song to song with that contagious force that gives the listener dreams and depth.

You fantasise with arpeggiated energy (River), indie rock shows its face with delicacy and rhythm (Don't Look Back) and you lose yourself in tenderness (Fear).

Like peaceful nomads you walk with your suitcase with a sure trajectory inside the guitar that reminds you of Nick Drake and Tom McRae (Rain), then continuing on the keys of a minimalist but thunderous piano (Under Control), until the almost psychedelic need to climb into the sky (Don't Ever Stop), finally returning to planet Earth with the tender power of a track that seems to remind us of the splendour of the new acoustic movement of the early 2000s (Lost Cause).

And you can be infinitely sweet even if you have failure in your mind (What The Fuck), and then move on to sit with wounded hands in folk stuffed with clouds (Here I am) and later to walk through the atmospheres of a sea ready to surrender but capable of redemption (Love Yourself), and eventually to go and throw your bones into the bed with a dialogue where bitterness emerges with doubts and questions (Goodnight) and to try to sleep, even if only for exhaustion.


The album has the ability to enhance the acoustic atmospheres: the sense of measure gives it the spectacular ability to be a light avalanche that overwhelms us but with elegance, taking the beats off the threshold. 

This brings us back to the sixties, when the lyrics seemed to get the better of the music, but, if you listen carefully, you will notice how much artisan work has been done to enhance every single note as well as every single word.

Simply monumental!


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

March 17th, 2022


https://music.apple.com/gb/album/ghost-alive/1567013227


https://open.spotify.com/album/5qhDOlEZCyFaNluxgfJsV2?si=QHdP_ZNwS7-aPVI2Bygz0A




La mia Recensione: The Boxer Rebellion - Ghost Alive

 La mia Recensione 


The Boxer Rebellion - Ghost Alive


Viaggiatori del tempo.

Visitatori dei luoghi.

Residenze che mutano come i pensieri.

C’era una volta un americano, un australiano e due inglesi che divennero anime in perenne spostamento, come se vivessero il morbo della bellezza nomade. 

Dopo quattro anni nei quali la loro amalgama si è fatta solido ecco che i ragazzi diedero alla luce il loro primo album: dopo quell’inizio il loro volo è proseguito all’insegna di costanti migrazioni sonore, nessun cliché e genere a cui dichiararsi fedeli. Sempre in viaggio, mentale e fisico.

Nel 2018 arriva il sesto album e tutto si fa limpido: i lutti possono creare bellezza emotiva e acustica, come un fiato che rompe le tragedie ma non le dimentica, donando la consapevolezza che sulla memoria si deve lavorare.

Ed ecco che la morte del padre del leader Nathan Nicholson ha saputo far nascere la necessità di una vistosa intimità che si è gettata con piume sottili in canzoni che contemplano anche la dolcezza e la sottile intelligenza di un’anima che ha deciso di non sprofondare nel dolore.

Un album che contiene la necessità di prendere la folk music e maggiorarla con fascinazioni sonore per esaltarne l’aspetto visionario e al contempo l’intimità perché il dolore può anche essere sussurrato, mostrandone delicatamente le sue diramazioni.

Ecco che le undici canzoni non sono scatti di quel dolore ma la presentazione di abilità che lo hanno rivoluzionato, scomponendolo prima, dandogli luce nel petto dopo.

Se la voce, come sempre, è uno stormo che vola in compagnia di arcobaleni, gli strumenti si sono accordati per rendere sonora l’intimità, e per farlo hanno dato a se stessi l’abilità di respirare il vento tra chitarre, basso, batteria, archi.

Ci si ritrova con i brividi disegnati costantemente sulla pelle: come una orchestra ubriaca che dimentica la propria abitudine e approccio alla costruzione della musica, i pittori del suono decidono di viaggiare dentro l’intimità dilatando spazi di espressione artistica, per conferire al tutto l’abito della luce che accarezzando il buio lo seduce con composizioni che spesso rimandano alla musica classica.

Ma non è un concept album: sarebbe stato riduttivo. Partiti da una difficoltà hanno colto l’occasione per creare uno slancio con la lampadina della tenerezza accesa, per togliere strada al senso di soffocamento che avrebbe potuto fare danni.

Il risultato dimostra che i sorrisi mettono radici sulle crepe, volando di canzone in canzone con quella forza contagiosa che regala all’ascolto sogni e profondità.

Si sogna con energia arpeggiata (River), l’indie rock mostra il suo volto con delicatezza e ritmo (Don’t Look Back) e ci si perde dentro la tenerezza  (Fear).

Come nomadi pacifici si cammina con la valigia con traiettoria sicura dentro la chitarra che riporta alla memoria Nick Drake e Tom McRae (Rain), per proseguire sui tasti di un piano minimalista ma fragoroso (Under Control), sino alla quasi psichedelica esigenza di salire nel cielo (Don’t Ever Stop), per tornare sul pianeta Terra con la potenza tenera di un brano che sembra ricordarci lo splendore del new acoustic movement dei primi anni 2000 (Lost Cause).

E si può essere infinitamente dolci anche se hai il fallimento nella tua mente (What The Fuck), per sedersi poi con le mani ferite dentro il folk imbottito di nuvole (Here I am) e camminare poi tra le atmosfere di un mare pronto alla resa ma capace di un riscatto (Love Yourself), per andare a buttare le proprie ossa dentro il letto con un dialogo dove emerge l’amarezza con dubbi e domande (Goodnight) e provare a dormire, fosse anche solo per spossatezza acquisita.


L’album ha la capacità di esaltare le atmosfere acustiche: il senso della misura gli dona la spettacolare abilità di essere una valanga leggera che travolge ma lo fa con eleganza, portando i battiti fuori soglia. 

Si ritorna quindi verso quegli anni sessanta nei quali il testo sembrava avere la meglio sulla musica ma un ascolto attento conduce a notare quanto un lavoro artigianale sia stato fatto per esaltare ogni singola nota così come ogni singola parola.

Semplicemente Monumentale!


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

17 Marzo 2022





https://music.apple.com/gb/album/ghost-alive/1567013227


https://open.spotify.com/album/5qhDOlEZCyFaNluxgfJsV2?si=QHdP_ZNwS7-aPVI2Bygz0A






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