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sabato 7 settembre 2024

La mia Recensione: Max Maffia - Frammenti dietro le quinte


 

Max Maffia - Frammenti dietro le quinte


“È tutta colpa del mare” - Max Maffia 


Il mare, questo precipizio di profondità, sia calmo che   mosso, finisce nei polpastrelli di una elegante sonda chiamata Max Maffia, un umile ascoltatore di quei flussi che, in una trance muta, trasforma messaggi in storie piene di armonia e dolcezza, come a volte nemmeno gli sguardi innamorati sanno fare.

L’artista di Salerno mette su disco dieci anni di dipinti, tra sagome medievali, classiche, con il pop che guarda affascinato e dove il blues, il fado ed elementi di musica antica si ritrovano sotto le onde sino a salire su un palcoscenico in cui vengono esposti, uno dopo l’altro, danze e respiri, in uno spettacolo muto che ha l’intenzione di rendere ciechi gli ascoltatori…

Sono trame che spingono i corpi a navigare nei sentieri poetici di antichi atteggiamenti e che l’attualità ha ormai rifiutato di vivere. Proprio per tale motivo questa raccolta pare la perfetta scintilla anacronistica in grado di sorprendere, ammaliare, per chiudere la clessidra del tempo rifiutando incursioni moderne.

Sono brani che hanno fatto parte di spettacoli teatrali, di spot pubblicitari, come una fionda che disegna la storia raccontata da romanzi e racconti, come anche favole, che qui, in questi solchi, sembrano formare un nuovo abito interpretativo. Si accarezza la storia della letteratura italiana e straniera, per entrare, senza remore, nell’Olimpo dove un’arpa accoglie queste note: la dea della musica piange con un fazzoletto di seta tra le mani e bacia l’autore salernitano perché, se esiste la perfezione, sta nel far arrendere l’ascoltatore attraverso viaggi temporali e fisici. 

Quanto sia cresciuto Maffia è evidente: non più solo un eccelso chitarrista bensì un direttore di melodie, struggenti, eleganti, piene di appigli come edera volenterosa di raggiungere l’infinito, per portare, in una modalità maggiormente completa, il suo caleidoscopio emotivo, sensibilizzando se stesso, muovendosi dentro una nuova cifra artistica che fa della composizione un commiato (si spera definitivo) dalla forma canzone. In quanto in questo ensemble abbiamo davvero la sensazione che la sua idea di composizione si sia avvicinata alle espressioni primitive musicali.

Un elenco, ricco e uniforme, di espressioni, di ritmi, di cambi di direzioni, ci portano ad affermare che sia un’orchestra diligentemente attenta a seguire le direttive di un maestro che conosce la cellula del racconto, con la soffice attenzione nei confronti della direzione di ogni movimento. Ed è teatro già tutto questo, uno spettacolo che davvero giunge dal mare per entrare sotto la pelle.

Max crea legami personali con ballerine, fotografe, con l’idea di un’aria che girovaghi verso l’attenzione e l’attesa, per perpetrare un cammino dove gli accenni, i brusii e la lentezza siano i principali punti cardinali del suo viaggio nell’acqua delle note.

Una raccolta intima, un ragionare fitto su come tradurre sentimenti e idee, un catturare la profondità del mare per fargli fare un giro sui tasti, sulle corde, su un vascello di piume per assottigliare il fragore e farsi amico il silenzio in quanto, per davvero, questa è musica uscita dal vuoto per non urlare e per trasformare il pensiero nel fratello gemello del cuore.

Dove inizia l’immaginazione? Che senso ha raccontare gli umori partendo dalle schiume delle onde e dal profumo di quelle particelle indispensabili? La risposta è in queste sedici composizioni: Max cerca ma soprattutto si ritrova ad avere nel suo grembo mentale una sensibilità straordinaria in grado di decodificare i suoni e farli diventare carta assorbente e, così facendo, ci porta agli albori della fantasia, tra le bave dell’osceno rendendolo inutile per consacrare con vivida bellezza il tutto.

Si avvertono segnali evidenti di misticismo, contemplazione e una grande cultura di base: saper soffermarsi sul suono e farlo partecipe di frenesia con le briglia tirate è sinonimo di equilibrio e di idee chiare.

Tutti i brani sono brevi e compatti, incapaci di presentare banalità, abili, invece, nel saldare l’effervescenza con un disegno tentacolare espressivo per non far vagare la bellezza nel buio.

Così facendo Maffia fissa la luce con l’occhio di bue che mostra sul palco della sua intenzione sfumature che richiedono studio. Come se fosse musica classica ma in grado di tribalità, di rintocchi atmosferici vicini alla World, con la capacità di fare dell’ambient un amico prezioso, non rinunciando a particelle di elettronica.

Si finisce per vedere le stagioni della vita negli appartamenti del cuore, vergine, pallido, pronto a essere accoccolato sin dalla splendida copertina di Alessandra Cammarano, che altro non è che lo stimolo a spingere gli occhi a rimpicciolirsi, così come fanno tutte le note sul pentagramma di quest’opera che, passo dopo passo, offre in modo percepibile la fiumana di bolle vogliose di attenzioni…

Quando poi si arriva all’ascolto dei brani che facevano parte di uno spettacolo sul Pinocchio di Collodi, si ha come la percezione che quei personaggi, per essere credibili, avessero proprio bisogno dell’aiuto di queste magie sonore…

Che dire del Pranzo di Babette di Karen Blixen? Sono brividi senza fine, un’enfasi che non trova mai lo stop, per portarci in un tremore dolcissimo.

La bravura principale di questo lavoro non consiste nel creare fotografie bensì nel preparare gli elementi da riprendere, dar loro un ordine, disciplina e tanto affetto: sono i primi battiti di un calore umano che apre lo sguardo ancora prima di essere visto, generando magia e una lunga fila di considerazioni.

Non si ha bisogno di voci né di canti in quanto tutto è preghiera dell’anima e non dell’ugola, per condensare nel luogo dell’attenzione uno smottamento da cui rinascere. Non musica, non canzoni, ma un universo gentile e curioso che si plasma, benedicendo il nostro respiro con turbolenze segrete sebbene mai segregate, mai vittime.

Cosa aggiungere se non che siamo dentro una nuotata in cui lo stare a galla è solo il modo migliore per sprecare questa occasione: ci si tuffi in questi frammenti, nascondendosi tra le quinte, ma senza mancare all’appuntamento con la riconoscenza, perché Max Maffia ha compiuto un miracolo pagano, tuttavia non ho dubbi che da qualche parte nel cielo gli Dei applaudano a tutto ciò…


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
8 Settembre 2024

My Review: Max Maffia - Frammenti dietro le quinte


 Max Maffia - Frammenti dietro le quinte


“It’s all the sea’s fault” - Max Maffia


The sea, this precipice of depth, both calm and rough, ends up in the fingertips of an elegant probe called Max Maffia, a humble listener of those flows who, in a silent trance, transforms messages into stories full of harmony and sweetness, as sometimes not even the gazes of love can do.

The artist from Salerno puts ten years of paintings on record, between medieval and classical silhouettes, with pop that watches fascinated and where the blues, the fado and elements of ancient music meet under the waves until they rise onto a stage where dances and breaths are exposed, one after the other, in a silent show that has the intention of making the listeners blind…  They are plots that push bodies to navigate the poetic paths of ancient attitudes and that current events have now refused to live. Precisely for this reason this collection seems like the perfect anachronistic spark capable of surprising, enchanting, to close the hourglass of time by rejecting modern incursions.

They are pieces that have been part of theatrical performances, commercials, like a slingshot that draws the story told by novels and stories, as well as fables, which here, in these furrows, seem to form a new interpretative dress. The history of Italian and foreign literature is caressed, to enter, without hesitation, into Olympus where a harp welcomes these notes: the goddess of music cries with a silk handkerchief in her hands and kisses the author from Salerno because, if perfection exists, it lies in making the listener surrender through temporal and physical journeys.  How much Maffia has grown is evident: no longer just an excellent guitarist but a director of melodies, poignant, elegant, full of holds like ivy willing to reach the infinite, to bring, in a more complete mode, his emotional kaleidoscope, sensitizing himself, moving within a new artistic figure that makes the composition a farewell (hopefully definitive) from the song form. As in this ensemble we really have the feeling that his idea of ​​composition has come closer to primitive musical expressions. A rich and uniform list of expressions, rhythms, changes of direction, lead us to affirm that it is an orchestra diligently attentive to following the directives of a maestro who knows the cell of the story, with the soft attention towards the direction of each movement.    

And all this is already theatre, a show that truly comes from the sea to get under the skin.


Max creates personal bonds with dancers, photographers, with the idea of ​​an air that wanders towards attention and waiting, to perpetuate a path where the hints, the buzzes and the slowness are the main cardinal points of his journey in the water of notes.

An intimate collection, a dense reasoning on how to translate feelings and ideas, a capturing of the depth of the sea to make it take a turn on the keys, on the strings, on a vessel of feathers to thin the roar and make friends with silence because, truly, this is music that comes out of the void so as not to scream and to transform the thought into the twin brother of the heart.  Where does imagination begin? What is the point of telling the moods starting from the foam of the waves and the scent of those indispensable particles? The answer is in these sixteen compositions: Max searches for and above all finds himself having in his mental womb an extraordinary sensitivity capable of decoding sounds and turning them into absorbent paper and, in doing so, takes us to the dawn of fantasy, among the drools of the obscene, making it useless to consecrate everything with vivid beauty.

There are clear signs of mysticism, contemplation and a great basic culture: knowing how to linger on the sound and make it participate in frenzy with the reins pulled is synonymous with balance and clear ideas.


All the pieces are short and compact, incapable of presenting banality, skilled, instead, in welding the effervescence with an expressive tentacular design so as not to let the beauty wander in the dark.  In doing so, Maffia fixes the light with the spotlight that shows on the stage of his intention nuances that require study. As if it were classical music but capable of tribalism, of atmospheric chimes close to World, with the ability to make ambient a precious friend, without giving up particles of electronics.

You end up seeing the seasons of life in the apartments of the heart, virgin, pale, ready to be snuggled up from the splendid cover by Alessandra Cammarano, which is nothing but the stimulus to push the eyes to shrink, just like all the notes on the pentagram of this work that, step by step, offers in a perceptible way the river of bubbles eager for attention…

When you then get to listening to the songs that were part of a show on Collodi's Pinocchio, you have the perception that those characters, to be credible, really needed the help of these sound magics…

What about Babette's Feast by Karen Blixen? They are endless shivers, an emphasis that never stops, to bring us into a very sweet tremor.  The main skill of this work does not consist in creating photographs but in preparing the elements to be filmed, giving them an order, discipline and a lot of affection: they are the first heartbeats of a human warmth that opens the gaze even before being seen, generating magic and a long line of considerations.


There is no need for voices or songs as everything is a prayer of the soul and not of the throat, to condense in the place of attention a landslide from which to be reborn. Not music, not songs, but a gentle and curious universe that shapes itself, blessing our breath with secret turbulences although never segregated, never victims.

What to add except that we are in a swim in which staying afloat is only the best way to waste this opportunity: we dive into these fragments, hiding in the wings, but without missing the appointment with gratitude, because Max Maffia has performed a pagan miracle, however I have no doubt that somewhere in the sky the Gods applaud all this…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

8th September 2024


https://maxmaffia.bandcamp.com/album/frammenti-dietro-le-quinte

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