sabato 4 novembre 2023

La mia Recensione: Black Swan Lane - Dead Souls Collide

 Black Swan Lane - Dead Souls Collide

ALBUM DELL'ANNO 2023


Il cielo si riempie di acqua, un diluvio al contrario è stato avvistato dagli occhi sempre svegli di un uomo perennemente appiccicato alla sua dualità, non conflittuale, volta a vivere gli aspetti opposti della vita, dove il bene e il male imperversano senza sosta. Un artista che scrive della contemporaneità come pochi altri, conservando il supporto di un passato che ha insegnato, mostrato i pugni e le carezze. Da Atlanta, Usa, assistiamo a un evento che partendo dalla volta celeste scende nei nostri pensieri disarmando le difese, ottenendo un applauso che odora di adorazione senza possibilità di mutare intenzione.

Dead Souls Collide è l’undicesimo album a nome Black Swan Lane, per via della scelta di Jack Richard Sobel di non rinunciare a ciò che aveva creato, anche se in realtà è rimasto l’unico vero musicista. Tutto ciò dona all’autore americano fiumi di libertà e catene in diffusione continua, per poter celebrare i suoi raggi di azione con autenticità. 

Si assiste a una evidente maturità compositiva, l’uso di esperienza e creatività al supporto di un fascio sonoro ancora robusto e sensuale, ma aggiungendo una zona misteriosa nata da un sapiente intreccio tra la musica e le parole. Ci stupisce, conferma che il suo mondo visionario è davvero al di sopra di ogni aspettativa, dipingendo il suono sì con il solito muro di chitarre ma riuscendo a miscelare i messaggi, le propensioni umorali e morali verso le espressioni intense e grigie di un pentagramma gravido di dolore e al contempo di fiducia, un abbraccio seducente e che sa stordire e nutrire i vicoli poco illuminati dei nostri pensieri.

 La formula Rock rimane la preferita, sempre accompagnata da un pulsare Post-Punk, gravitando con eleganza in onde nelle quali il luccichio e la passione per lo Shoegaze, l’Alternative e il Sad Pop rimangono ben in vista, nella complessità progettuale che da sempre testimonia le qualità di questo funambolico artista. Canzoni che sconvolgono, scivolano sotto il battito, dietro i canali del labirinto mentale per prendere residenza. Undici respiri illuminati dall’obesità del mondo, da una volontà critica che è maggiorata, precisandosi nella complessità comportamentale che, partendo dalle relazioni personali, di coppia, sa giungere alla collettività, per un attacco rispettoso nei confronti della mediocrità.

Non mancano le sorprese, sia nello stile, nell’approccio mentale, che nei nuovi rituali che fanno pensare, come spesso accade con Jack, a un concept album, per dare continuità e profondità a questo nuotare nel tempo della degradazione. Rimane intatta la sua capacità di togliere le maschere, di depositare l’inevitabile dentro chitarre che sono piene di sale, sciogliendo il nostro ascolto in un bagno di solitudine immersa in un’acqua colma di scie.

La solitudine viene descritta sia come una opportunità che come una condanna che non può essere negata, delegando ai sogni occasioni sicuramente migliori ma non credibili. Sobel apre il giornale della vita pregno di parole che sanno rompere i cristalli della sicurezza e dell’inganno. Per fare ciò la sua voce è mutata, virando nella drammaticità più rovente e spettrale, adagiando le sue tonsille sui sentimenti più curvi e mistici, disintegrando e confortando, togliendo il fiato, riempiendo le nostre orecchie di connessioni intime davvero imponenti. 

Se i precedenti Hide in View (2021) e Blind (2022) avevano mostrato un piglio più rock, rumoroso, con il ritmo al centro di ogni intenzione, con Dead Souls Collide ci troviamo a fare i conti con una ponderazione davvero imponente, con le canzoni messe una dopo l’altra con intelligenza, per donare all’ascoltatore la continuità, l’eleganza e il senso di un cammino che, attraverso passi mai confusi, sa come costruire un oceano dentro le nostre lacrime. I Black Swan Lane attaccano, rendono visibile un muro di note che graffiano il nero per lasciare nel cielo la possibilità di un bianco che sappia almeno sorridere ogni tanto.

C’è chi perde tempo a cercare le radici della band, le somiglianze, facendo paragoni: il cattivo giornalismo non muore mai. Piuttosto: si dia a questa molecola ancora non conosciuta la possibilità di essere valutata in sé, di scorgere originalità che non mancano, di intravedere un qualcosa di unico che non è difficile da scorgere. L’ascolto rivela un’anima che pianta la bandiera nel luogo dell’intimità, una concessione che non serve a divenire amico dell’artista bensì la modalità attraverso la quale si può compiere un giro malinconico, ma vivace, nei pressi dei propri passi ormai stanchi. Il lavoro è dinamico, in questo senso, in quanto apre le braccia degli arcobaleni, e poco conta se la sensazione di pessimismo sembra vincere, perché non è così.

La bellezza di questo lavoro consta di una innumerevole serie di novità, per far sembrare tutto uno sprint, regalando gli affanni e i sospiri, i turbamenti e i sogni dentro melodie che sembrano essere state trovate sotto la pelle di un’autostrada: che il ritmo sia lento o veloce poco importa poiché  tutto fuoriesce con precisione, abbinando il fragore delle chitarre con una sapiente dose elettronica, utilizzando al meglio i software e le modalità concesse dalla modernità. 

Il drumming è come sempre secco, espressivo, potente e fantasioso, nell’abbraccio cacofonico con il basso, nuovamente protagonista, ma in questa opera musicale maggiormente a servizio delle numerose chitarre che, sanguinanti, mortali, dinamiche, corrosive, sensuali, riescono a essere le protagoniste di canzoni con la bava alla bocca. Le tastiere, il piano, i campionamenti sono l’ulteriore forma di residenza di Jack, fatto in sé iniziato già da almeno due album, per conferire a questo abito un portamento spettacolare e ineccepibile.

Il caos evidenziato è una coccola nella culla del fremito, con canzoni che fanno danzare, riflettere, scuotere gli animi, per un chiaro omicidio del superfluo. Un duro lavoro, meticoloso, concentrato e bisognoso di sbattere in faccia un portamento aggressivo ma rispettoso. Frecce scagliate, lampadari rotti in faccia, urla, ali piene di sabbia e il respiro che si ingrossa, allucinato ma consapevole: l’ulteriore dimostrazione di una completezza che non concede repliche. Jack ha scritto il suo momento più intenso: non rimane che fare la doccia in cotanta bellezza e decidere se seguirlo o meno…

Armatevi di curiosità: undici schegge stanno per rivelare se stesse…


Song by Song


1  Covenant


La canzone che apre l’album ha un testo ipnotico e misterioso, con una chitarra solista sorniona che si inserisce perfettamente in quelle graffianti, con una tastiera che incolla, quasi segretamente, questo involucro alla nostra attenzione. Sullo stile degli ultimi due lavori, mostra segnali interessanti per la capacità di trasportare una natura rock verso la nuvola shoegaze, senza esagerare. Preziosa.



2 The Sacrifice


Primo sobbalzo, all’interno di un testo che sa coniugare critica e amarezza, in un piano relazionale che affronta anche l’aspetto religioso, con un impianto sonoro che alterna un basso Post-Punk con chitarre elettriche e semiacustiche per giungere a un ritornello Sad Pop che si conficca nella mente. La melodia è minuscola ma in grado di ipnotizzare, come un mantello di sabbia in un giorno di pioggia. Acida e potente.



3 Crushed


Nella potente soluzione finale di una quantità considerevole di pillole come una anestesia necessaria nei confronti di una fatica relazionale, il pezzo è un potente battito animale, con il drumming che picchia, all'interno del gioco di chitarre elettriche ritmiche e arpeggi con quelle semiacustiche. La voce è un mantra perfettamente sincronizzato con una struttura significativa, in quanto mostra (soprattutto con il basso) un profondo legame con le canzoni dei loro primi album. Pregna di acidi, come uno schiaffo delicato, questo brano sottolinea l'abilità dei BSL di prendere bene la mira e centrare il bersaglio. Possente.



4 Push Me Under


I demoni della mente espongono nel testo i loro traffici attitudinali, uno squilibrio, una solitudine, una caduta sostenuta da una melodia corposa e dolce, su un buon ritmo, per una canzone che conferma la volontà di tenere per mano il bisogno di ballare in modo sincopato con una struttura sognante. Chicca da coccolare. 



5 Thorns


Come coniugare perfettamente il pessimismo e lo slancio positivo: un testo geniale per un brano colossale, con una impronta horror perfettamente confermata dalla voce (con il suo cantato) e gli strumenti, in grado di creare fremiti. Cupa e abile nel rendere palpabile l’avvicinamento della morte mentale, trova modo nel ritornello e nelle successive cascate sonore delle chitarre di appiccicarsi alla mente. Straordinaria.



6 Forever Lost


Con la presenza di Robyn Elizabeth Abrams alla voce, per pochissimi ma significativi secondi (emozionata, emozionante, un inserimento eccellente), questa chicca sonora possiede enormi meriti: conduce la memoria a ritrovare bagliori Post-Punk in un nucleo melodico che conforta, visto che il testo non concede tanto spazio al sorriso. La chitarra ruota intorno al bisogno di coniugare ritmo e arpeggio riuscendo a stordire perfettamente: intensa.



7 Alone As Me


Il momento più spettacolare di questo undicesimo lavoro, il brano con il maggior minutaggio, come un lungo dramma esposto con una duplice modalità: una prima parte decadente e lenta, una seconda vibrante, per poi ripetersi, per un insieme che conduce direttamente al pianto. Tutto il disagio del vivere sembra crollare all’interno di questo palco che consente anche momenti di tenerezza. Sepolcrale e stordente.



8 Under My Wings


Senza ombra di dubbio il capolavoro dell’album: tutto funziona in modo perfetto, mostrando, tra le tante cose, come Jack sappia domare la sua voce e portarla, all’interno di un registro più alto e potente, in uno spazio visivo allucinato e pieno di forza, conferendo alle parole un atto recitativo molto convincente. Potente e chirurgica sia nella musica che nel testo, sa come spiazzare, condurre l’ascoltatore in una fascina bagnata da lacrime incantevoli e disperate. Perfetta e chirurgica.



9 A Place Where The Light Dies


Qui ci troviamo di fronte alla tenerezza di una struttura musicale apparentemente votata alla dolcezza che viene frantumata in fretta da un caos meraviglioso, a un cantato pieno di tenebra e dolore, con chitarre sanguinanti e riflessive al contempo. Una summa perfetta del Jack rimasto come unico artefice del tutto, libero di attraversare la possibilità di compattare lati estremi e di farli convivere con agio e scioltezza. Potente, sognante, piena di ardore e gramigna all’interno di un pianeta sognante. Un altro prodigio.



10 Ghosts (instrumental)


Coda perfetta della canzone precedente e anticipatrice di quella successiva, ci troviamo nel magnetico campo di un giorno in cui l’autunno è una coperta leggera che si avvicina al cielo, con la tentazione di strappare le lacrime al loro silenzio. Dolce, amara, perfetta. 



11 Inhibitions 


Jack conosce il modo di dare all'intimità il suono perfetto, circondandola di mistero, di rallentare la frenesia e collocare il tutto, perfettamente, come ultimo brano, con una chitarra che flette la tristezza verso il desiderio di luce. Con parole che sembrano una dichiarazione d’amore senza negare la difficoltà del vivere, ripresenta Elizabeth per un mantra perfetto che rallenta ogni impeto per un finale che come una colla perfetta mette in contatto l’intenzione e le possibilità effettive, per un risultato magnetico e significativo. Sognante e necessaria.


Il miglior lavoro di Jack come solista. L'intensità espressa dona a tutti la possibilità di una immersione profonda nell’acqua torbida dei nostri respiri. Con successiva e impegnativa esigenza di strutturare il pensiero verso nuove rive.

Album dell’anno per il Vecchio Scriba: si dia spazio alla necessità di trovare nella musica un soffio di vento che ci conduca lontano da ogni fragilità…


L'album uscirà il 12 Dicembre 2023


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

5 Novembre 2023




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