La mia Recensione:
Youth & Gaudi - Stratosphere
La vita come strati, un insieme di pellicole confinanti che continuano il loro percorso nell’atmosfera terrestre. E da una di quelle arriva musica celestiale a renderci involucri in movimento, coscientemente connessi con l’arte della seduzione e della partecipazione emotiva e fisica grazie al nuovo album di Martin Glover (alias Youth), menestrello senza tempo che attraversa le decadi con maestria e innumerevoli qualità, bassista e fondatore dei Killing Joke e produttore dell’ultimo album dei Pink Floyd, e Gaudi, il talento della gioia umana che sa contagiare e rendere più dolce l’esistenza.
I due, amici che si stimano per davvero, hanno nuovamente aperto l’autostrada della bellezza per un disco che generosamente dimostra e qualifica i loro incroci musicali, per un insieme di momenti di pura estasi, deliri che rotolano in danze che a partire dall’epidermide giungono agli arti per una connessione piacevolmente devastante.
I territori emozionali mostrano viso e respiri, la stratosfera del titolo viene perfettamente resa visibile, un insieme in volo che porta il pianeta Terra in una discoteca colma di fascinazioni, sperimentazioni sensoriali e fuochi fatui in corpi sudati, esplosivi, sicuramente sorridenti e pure pensanti: un tale lavoro veicola energie e stati dell’umore connessi a una partecipazione totale. Come un viaggio silente, dove le voci possono assentarsi, ecco che i due partono dagli anni 90 per sondare e scandagliare quella parte dell’elettronica che si era trovata nella necessità di legittimare se stessa, di fronte al mondo delle chitarre che mostrava un pericoloso invecchiamento.
Ecco allora che i Transglobal Underground, Orb (entrambi sono stati stretti collaboratori di quel magico progetto), Orbital, The Klf, The Future Sound Of London e molti altri diedero alla musica dance la possibilità di mostrare tutta la sua intelligenza, inserendosi in generi come l’acid house, drum and bass, dub, la techno, breakbeat e via dicendo, includendo anche influenze gotiche.
Di quella storia Youth & Gaudi prendono le cellule migliori, sviluppandole, per creare legami che esplorano possibilità che hanno saputo rendere infinite e toccanti. Note come luci stroboscopiche, connessioni e dinamiche verso dilatazioni e approfondimenti: il risultato mostrato offre la gioia di constatarne un ottimo stato di salute.
Nove stelle imbevute di grazia assoluta sfrecciano per l’universo impiegando poco più di cinquantadue minuti, sufficienti per mostrarci l’intensità del silenzio che sanno dipingere con musiche che non lo offendono, anzi, sono in grado di descriverlo perfettamente proprio in un modo che parrebbe una contraddizione e una negazione.
Geni.
Maestri assoluti.
Incantatori del mistero e arbitri del tempo, in un saliscendi vorticoso dove il respiro si addentra e addensa per poter tenere il passo di questa danza che ci rende sognatori e menti riflessive, in un binomio dai frutti delicati e sontuosi.
Ascoltando questo viaggio si cammina nella certezza che la musica è un veicolo saccente, abile nel creare fruscii mentali e sospensioni che flirtano per poter fare della nostra vita ancora un qualcosa di sensato e solido.
Il duo lavora sapientemente sulle frequenze sonore con strutture complesse che arrivano alla semplicità in modo incredibile, perché ci fanno nuotare nella loro alchimia, per vivere e vedere le loro note, non solo per sentirle. E qui sta la differenza sostanziale rispetto a lavori di altri artisti.
Una missione contagiosa, effervescente, che si precisa in un approfondimento di tutte le potenzialità di generi musicali che si concentrano per spogliarsi della loro forma egoistica al fine di divenire altruisti, in generosa abbondanza.
Sanno fare il giro del mondo, con numerosi viaggi tra la Giamaica e Londra, Manchester, passando per Berlino, gli USA più tenebrosi, proiettando verso le galassie la volontà di dare ai singoli beats la capacità di tenerli legati come una colla potente ma gentile, nulla deve cedere. Il ritmo è il signore dell’album, capace di dare alle intuizioni melodiche l’abito perfetto di un matrimonio sicuramente efficace.
È un’esperienza, questo ascolto, che fa capire la volontà dei due di spiazzare il monolitismo di quella parte musicale che subisce spesso maltrattamenti per via di alcuni presunti limiti: Stratosphere spazza via i dubbi con la sua forma espressiva che esce dall’ordinarietà e ci trasporta tutti in mondi nuovi che non rinnegano il passato, ma che necessitano di poter proiettare anche semi nuovi nel cyber spazio.
L’attitudine è narcotica e al contempo piena di spruzzi di vivacità che rendono il risultato estremamente positivo e colmo di energie: non musica per curare, ma per fare dell’esperienza della vita qualcosa di esattamente costruttivo. In piena salute.
È un linguaggio nuovo, che ammalia e stupisce, che ci porta a nuovi orizzonti, in ascese veloci che poi rallentano, per aspettarci. Composizioni che fanno da impalcatura per un futuro che odora già di presente, per liberare voli infiniti e che sublimano l’esistenza.
La duttilità creativa dei due ci spinge al miglioramento, per fare dell’ascolto motivo di espressione personale, nostra, perché queste cellule sonore sono insegnanti, pennellate sulla nebbia quotidiana per renderla colorata ed efficiente.
Vi sono momenti nei quali il sogno viene benedetto da synth clamorosi, con effetti che ci inghiottono, catapultati dentro i fumi della coda delle meteore.
Tutto è fluido e organico, ciò che è insolito riesce ad attecchire e coinvolgere e il nuovo che avanza diventa la cerniera per un passato che sa riconoscere che la potenzialità è divenuta un dato di fatto di un presente che Youth e Gaudi disegnano per consegnarlo all’eternità.
Una delle magie che viene mostrata è la capacità di far sentire una stanza come luogo di rilassamento all’interno di danze e frenesie, dove l’assenza del pensiero non viene contemplata bensì stimolato l’esatto opposto: i due hanno creato la chiave per un luogo immaginario dove è possibile passare velocemente attraverso percezioni, riflessioni e specifiche propensioni a fare del corpo un oggetto volante. Ed è pura psichedelia sotto micro e macro chip elettronici che collegano la mente al corpo, come un web interiore, personale.
Saper spaziare nei generi e farlo con questa classe è un regalo proprio della stratosfera che ha lasciato scendere sul nostro malato pianeta due angeli elettronici in grado di ridarci una umanità possibile fatta di bellezza e ricchezza ed è proprio questa la magia più grande di questo enorme album: che la danza sia in noi.
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
11 Settembre 2022
YOUTH
https://en.wikipedia.org/wiki/Youth_(musician)
GAUDI https://en.wikipedia.org/wiki/Gaudi_(musician).
album smartlink: https://youthgaudi.lnk.to/stratosphere .