The Secret French Postcards - Life Got Claws
Due paesi si stringono la mano, per un connubio artistico che semina frammenti urbani e costantemente votato alla danza cupa e radioattiva.
Gli svedesi TSFP e la label tedesca Cold Transmission Music stringono un patto per rendere veritiero e credibile il percorso terreno, un resocontare gli spasmi quotidiani con eleganza nei suoni, colmi di stilettate Darkwave e contemplando il supporto di quella Coldwave che sa divenire calorosa come un bacio di Lucifero.
Quello che si va ad ascoltare è qualcosa di potente, trasversale e obliquo, rappresentativo di necessità e propensioni che stanno da decenni cercando di nutrire consensi, come portavoce di manifeste adesioni a fascinazioni musicali nate tra il Belgio e l’Inghilterra, approdate poi nei paesi slavi e dell’Europa dell’Est. Musica che genera introspezioni e abbandoni, sogni ammantati di essenziali atteggiamenti propedeutici. Il portoghese Pedro Code, sacerdote indiscusso dei prodigiosi IAMTHESHADOW, qui sale in cabina di regia come produttore e responsabile del mixaggio, conferendo agli svedesi un valore aggiunto, meritevole e necessario.
Si nutre ammirazione profonda per questo lavoro che condensa messaggi e qualità, in una distesa di rimbombi e fragranze che stordiscono, un unicum che viene ritenuto tale solo se si ha intenzione di studiare approfonditamente quello che la massiccia produzione musicale propone. Qui ci troviamo davanti a dei fuoriclasse, mastini e cavalli purosangue che mordono e corrono nei territori della tristezza con capacità in estensione…
Qualcosa di essenzialmente necessario esce dagli amplificatori di queste anime apparentemente glaciali, per contornare e conturbare i nostri palazzi mentali: gli svedesi giocano seriamente con i pennelli riducendo la tavolozza a disposizione, ma tratteggiando perfettamente le zone alle quali sono interessati per un insieme di brani che sanno essere anche la cornice ideale da guardare nei giorni in cui il pensiero fatica a precisarsi. Ma le canzoni sono indagini sonore ed emotive, dei conduttori di danze pensanti, sedute analitiche che rivelano la verità che spesso vorremmo negare.
Dai Cure agli Ultravox, agli Eco & The Bunnymen, passando per Sheffield e Belgrado, tutto si ammassa e rende visibile la provenienza di magie che non si sciolgono. Ma poi questi incantatori decidono che occorre seminare la propria impronta e allora tutte le composizioni arrivano a dilatarsi, a convincerli ad avere una forte personalità senza troppi debiti col passato.
I sentimenti appaiono come una lunga lista, come numerose sono le fascinazioni stilistiche, perfettamente compattate, quasi nascoste ma riconoscibili con un ascolto attento. Ed è via libera per una gioia grigia, consapevole e costruttiva. È musica dalle multiple capacità, identità assortite e assorbite in uno slancio che conduce a passi di danza che mostrano la realtà.
La voce non viene mai messa in risalto, quasi tenuta nascosta, eppure è in grado di suscitare commozione, aspetti che si uniscono al suono, un viadotto plumbeo ma efficace nel farci compagnia, nel rivelarsi una di noi, nell’abbraccio tra chi crea e chi ospita. Passiamo a baciare queste canzoni, per un matrimonio che vi auguro possiate celebrare dentro di voi…
Song by Song
1 - The Way You Move
Entriamo nella stanza delle mosse, della vita, delle strategie, delle necessità della vita, dell’osservazione con la voce di Olli Ohlander a mettersi sullo stesso livello della musica: il volume, il mixaggio rende tutto compatto, per questa chitarra che si muove con traiettorie nero-grigie. Il basso iniziale sarà la base di una appartenenza Post-punk che troverà durante il brano il gioco delle alternanze a renderlo perfetto per iniziare l’album.
2 - Parasite
Si danza ancora, sempre più curvi dentro i primi anni ’80, con la chitarra e il synth come una antica coppia che conosce bene se stessa e produce fasci di tristezza oliati e funzionanti. Echi Coldwave, nella decadente direzione di una malata e deliziosa seduzione verso un linguaggio musicale che definisce validità e spessore.
3 Sad Like You
Una nuova One Hundred Years, ma solo nei primissimi secondi e alleggerita, trova subito modo di spostarsi dallo scomodo paragone per trovare una sua anima con uno strepitoso cantato. Al synth arriva il mago degli IAMTHESHADOW per dare al pezzo una efficace nube piena di corvi e graffi sulla pelle. Struggente, notevole, produce piacevole dolore.
4 - Strain
Torna l’ipotesi dei Cure ad accarezzare suggestioni che sembrano dirigersi nei pressi del 1981, Inghilterra del sud. Ma poi Strain è un meteorite, glaciale, delicato e torbido.
5 - Don’t Fear Me
Siamo alla punta di diamante, all’eclissi, a un cambio di modalità e di prospettiva stilistica, al punto di contatto con il loro passato che contempla però un balzo in avanti: il futuro della band parte da questa gemma, dalla tenebra che viene attraversata con un cantato-recitato, di incantevole bellezza. E la musica è una camminata tra ansie e tensioni, con il piano melodico tenuto insieme da uno stile che non abbisogna affatto di comparazioni: tutta farina del loro ricco sacco.
6 - Dreaming At Last
Dopo il diamante, il capolavoro di questo disco: tutta la ricchezza di una compressione onirica trova sistemazione nel gioco dei richiami di dinamiche che sono perfette. La Darkwave morde i denti, la Coldwave si difende, dando come risultato lo splendore dell’unica vittoria umana: i sogni. E nessun sogno migliore di uno musicale può viaggiare tra la notte e l’alba.
7 - Sides
Sides è la canzone con il maggior peso melodico di questo album: una cavalcata dentro le strade di generi musicali che si abbracciano e poi la voce di Olli che è un brivido malinconico che scava la pelle con leggerezza, ma arrivando alla fine al centro dei nostri cuori. Quasi nei pressi di un pop Gotico, la canzone ha tutte le caratteristiche per illuminare le dance floor.
8 - Complete Confusion
Difficile credere che i TSFP possano essere feroci e drammatici e invece qui siamo davanti a uno specchio dai molteplici pezzi di vetro che rendono tutto chiaro, a discapito del titolo: brano che produce dipendenza e chiarezza, perché nel senso ovattato degli strumenti emerge una potenza radioattiva, perfetta e necessaria. E il ritornello è delirio essenziale.
9 - Go Away
Ossessiva, come gramigna famelica, come una roccia che si arrampica verso il cielo, Go Away è il lampo che il vecchio scriba consiglia a tutti di ascoltare: quarant’anni di attitudini splendide riassunte in 93 secondi. È tripudio e ce ne andiamo tutti via soddisfatti da questi suoni e dal circolo di luce ovattato.
10 - A Searching Kiss
Arriviamo alla conclusione con una canzone che rallenta i ritmi, ma che è in grado di regalare tonnellate di suggestioni grazie a una chitarra rotante e a una drum machine che ispessisce l’anima Coldwave di una favola che bacia i desideri e mostra il lato romantico, sebbene in tutto l’album gli svedesi non abbiano risparmiato se stessi, mostrando anche petali d’amore. Ma se era evidente il bisogno di farci aprire gli occhi davanti alla realtà ostile, qui si bacia e si sogna …
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
8 Gennaio 2023
https://thesecretfrenchpostcards.bandcamp.com/album/life-got-claws