Visualizzazione post con etichetta Atmos Bloom. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Atmos Bloom. Mostra tutti i post

domenica 28 agosto 2022

La mia Recensione: Atmos Bloom - Flora



Londra, la capitale di effervescenze e fluorescenze, mette al mondo creature per poi vederle spesso prendere la via del trasferimento: non sempre può trattenere anime desiderose di curiosità verso situazioni diverse e così, come una trama che sa di fuga per la vittoria, alcune di loro migrano per trovare se stesse, sprigionando nei nuovi luoghi il talento e la serenità.

È accaduto anche a Tilda Gratton e a Curtis Paterson, coppia nella vita quotidiana e in quella artistica, che si sono trasferiti nella città musicale inglese per eccellenza: Manchester.

E di questo luogo magico hanno assorbito molte cose: dall’entusiasmo, allo studio, all’approccio tecnico preciso, alla libertà di sperimentazione, per concludere nella gioia di canzoni che concedono l’espressione del proprio talento conscio che la consapevolezza di poter crescere ancora supera la qualità di un già ottimo risultato. Un album di esordio notevole che, nell’intenzione del duo, non voleva impegnare troppo l’ascoltatore sotto l’aspetto del minutaggio: sette inchini sonori per poco più di ventisette minuti, ma la qualità dei brani scritti non sminuisce quello che per molti potrebbe essere considerato un mini Lp.

Attivi da due anni, sono riusciti a trasformare la difficoltà del lockdown in una possibile ondata creativa: dove c’è costrizione possono esistere elementi di bellezza, senso e validità che permettono attraverso la delicatezza del loro approccio di generare petali morbidi e intense atmosfere oniriche che stimolano sorrisi, danze e gioie intense. 

Nel loro mondo le fate e gli gnomi abitano il tempo dentro melodie colme di sensualità e attività ludiche come volo di canzoni che miscelano coscienza e abilità, donando all’ascolto l’intima convinzione che i due ragazzi sappiano scrivere gioielli di luce.

Chitarre e tastiere che odorano di poesia e freschezza, unite al cantato che cattura deliziosamente, sono i principali elementi che danno a Flora (magnifico titolo che ben spiega cosa si muove all’interno di questo album), tutta la libertà per poter incantare l’ascolto. Che velocemente ci consegna disegni come schizzi di azzurro nel cielo dei nostri respiri, portandoci con generosa capacità, nel circuito della memoria, dentro le trame che furono un tempo approcciate dai Mazzy Star, dai The Durutti Column, sniffando lentamente alcuni edifici sonori dei Cocteau Twins, e buttandoci, con incanto, a osservare alcune delle magie dei DIIV. Ma non troverete plagi bensì ispirazioni, furti legalizzati che conducono alla conoscenza di se stessi. Partiti da lì, i due hanno costruito la loro identità per poter inserire elementi propri che alla fine sono quelli che ci fanno affermare di aver trovato qualcosa di nuovo e di estremamente valido.

La delicatezza e la giovinezza sembrano dimostrare che esiste ancora la possibilità di sentirsi contaminati, di creare fasci di ammirazione notevoli e di trovare nell’ascolto amici con cui vivere il tempo liberandosi pienamente dalle molte negatività dell’esistenza: Flora è un regalo prezioso, un fiume pulito, un volo nell’aria pura, una coccola diurna per arrivare alla notte leggeri e pieni di entusiasmo.

Dal punto di vista dei generi musicali ci troviamo di fronte al dosaggio perfettamente equilibrato tra dreampop e Shoegaze, il tweet pop e minimi accenni a un inconscio e minimalista post-punk. Si respira la convinzione che il lavoro di creazione sia perfettamente equilibrato e che ognuno dei due abbia luoghi di competenza che ispirano l’altro per far crescere e perfezionare le tracce musicali, portandole a fissarsi per sempre dentro la bellezza che incide così tanto per farle divenire capaci di resistere nel tempo: ameremo questo debutto anche tra molto tempo.

Con convinzione estrema affermo che finalmente si ascolta un album che disinfetta, pulisce e lascia brillante il macrocosmo delle nostre esistenze, restituendo a noi il diritto di vedere il presente e il futuro come luogo di accesso alla serenità.

E ci si sente amati, rispettati, liberati da musiche che troppe volte sono colme di dolore e tremore: Tilda e Curtis sono angeli che come chirurghi sanno estromettere la negatività per condurci a sentirci leggeri e votati all’ottimismo, come missionari che sanno cos’è il vero amore, per dare agli altri la possibilità di vedere l’esistenza come un camminamento equilibrato e seducente.

Che sia allora benvenuto il momento nel quale si entra in questi sette petali per poter annusare meglio flagranze intense e morbide…



Song by Song 



When We Met


L’album inizia con il desiderio di un ritorno al passato, alla magica dimostrazione del valore di un incontro. Tutto questo viene rappresentato con un’atmosfera delicata e lucente, tra chitarre e tastiere che si alternano e trovano modo di creare un grande gemellaggio. Ed è un desiderio che entra nella eterea dimensione di un sogno che danza dentro le pennellate sonore di Curtis e la voce da fata dell’800 di Tilda, per stabilire sin da subito l’effervescente propensione verso tappeti sonori ricoperti di petali. Vini Really e Robert Smith stringono la mano, compiaciuti, a quelli che potrebbero essere nipoti baciati da un generoso talento.



Daisy


C’erano volta i The Sundays, macchina da guerra di sogni fluenti e accattivanti. In Daisy il duo Mancuniano prende il lato positivo del Pop, iniettando alcune di quelle cellule della band di Bristol dentro il proprio scrigno fatto di trame vocali piene di ossigeno e chitarre che fluttuano dalla grigia Manchester all’azzurro cielo degli incanti più belli. Trascinante, gioiosa, la canzone mostra come si possa architettare la bellezza e depositarla dentro le note.



Something Other Than You


Già il titolo incuriosisce e dice molto: è una partenza che fa ben sperare. Infatti: qui troviamo la poesia degli Slowdive unita alla capacità dei due ragazzi di oscillare tra gli anni 90 e i giorni nostri, per permettere alle melodie di trovare il baricentro dove depositare incanto e poesia. Ed è il lato morbido dello Shoegaze che crea fragori delicati, petali di rose e batuffoli di cotone che si abbracciano stupendamente. Tutta la loro potenzialità trova modo di essere reale nel brano più suggestivo dell'album, qualcosa di speciale che è meglio non definire, perché sarebbe come mettere le catene ai sogni…



Picnic In The Rain


Curtis e Tilda costruiscono un castello colorato nel cielo, tra i palazzi vittoriani di Manchester e i suoi edifici moderni, con la capacità di fissare con precisione vortici di sinuosa bellezza dando modo al ritmo di trascinarci in una danza dove siamo bendati ma liberi di sognare. Ci ritroviamo dentro i percorsi di chitarre votate all’incanto e al dreampop che diventa il Maestro di sorrisi come diamanti destinati all’eternità. Il basso, con matrice post-punk, dà lo slancio a chitarre luminescenti e la voce sembra tratteggiare nelle nuvole disegni di una bimba che trova la propria fuga nel cielo.



Time


Il ritmo qui rallenta, la chitarra crea un loop sensazionale, il basso è il suo custode per un groove magico e sensuale e la voce una Dèa che cammina nel tempo per mostrare la sua indiscutibile inclinazione a rendere eterna la dolcezza. 

Come una stella che vagabonda galleggia nel blu così fa questa piuma: i due sono maghi che conferiscono alle note il ruolo di essere incanti inevitabili.



Almost Natural


Tutta la stratosfera scende su Manchester per sussurrare ai due di respirarne l’intensità: accade che la voce tenuta saggiamente più lontana si possa allineare perfettamente con le note che sembrano arrivare dai delicati polpastrelli di Vini Reilly, e si notano accenni alla valanga di suggestioni della Sarah Records, su tutti i Blueboy. Della band di Reading si ascolta la loro propensione ad allineare al basso corpulento chitarre attorcigliate ma leggere. I due tuttavia trovano modo di essere originali ed è affidata allo splendido cantato di Tilda il ruolo e la capacità di mostrare che la band non è affatto soggiogata dal potere del passato di quelle sue realtà. Si sogna per fermare gli incubi con questa splendida creatura.



Morning Sun


Ed è in clamorosa attitudine allo stupore che la band Mancuniana decide di terminare l’album di esordio: Morning Sun compatta il basso e la chitarra dentro un suono saldo e leggero al contempo, con il cantato che sembra sussurrare la necessità di un controcanto che si rivela magico ed essenziale. Le chitarre sembrano un rapimento continuo e si ha la netta sensazione che questo sia stato un brano studiato, ma che ha trovato il suo spazio gravitazionale per essere un abbraccio, un congedo temporaneo, perché non ho dubbi che sentiremo altre gemme da questa coppia artistica baciata da abilità e sedicenti propensioni nel fissare sulle note tutta la loro dolcezza…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

28 Agosto 2022


https://open.spotify.com/album/5MOsdLQs3Rx5ed7cnrH5Ku?si=G3kKk4oOR0CYQu4EUlY_qw


https://atmosbloom.bandcamp.com/album/flora







My Review: Atmos Bloom - Flora



London, the capital of effervescence and fluorescence, gives birth to creatures only to see them often take the path of relocation: it cannot always hold souls eager for curiosity towards different situations and so, like a structure that smacks of escape to victory, some of them migrate to rediscover themselves, releasing their talent and serenity in new places.

This also happened to Tilda Gratton and Curtis Paterson, a couple in their daily and artistic lives, who moved to the English music city par excellence: Manchester.

And of this magical place they have absorbed many things: from enthusiasm, to study, to a precise technical approach, to the freedom of experimentation, concluding the whole lot in the joy of songs that allow the expression of their talent in the knowledge that the awareness of being able to grow further surpasses the quality of an already excellent result. A remarkable debut album that, in the duo's intentions, did not want to commit the listener too much in terms of length: seven sonic bows for little more than twenty-seven minutes, but the quality of the tracks written does not diminish what for many could be considered a mini LP.

Active for two years, they have managed to turn the difficulty of lockdown into a possible creative wave: where there is constraint, there can be elements of beauty, meaning and validity that allow, through the delicacy of their approach, to generate soft petals and intense dreamlike atmospheres that stimulate smiles, dances and intense joy. 

In their world, fairies and gnomes inhabit time within melodies filled with sensuality and playful activities as a flight of songs that mix consciousness and skill, giving the listener the intimate conviction that this couple knows how to write jewels of light.

Guitars and keyboards that smell of poetry and freshness, combined with the delightfully captivating vocals, are the main elements that give Flora (a magnificent title that well explains what moves within this album), all the freedom to enchant our listening. Which quickly conveys us drawings like splashes of blue in the sky of our breaths, taking us with generous capacity, in the circuit of memory, into the structures that were once approached by Mazzy Star, by The Durutti Column, slowly sensing some sound buildings of Cocteau Twins, and throwing us, with enchantment, to observe some of the magic of DIIV. However, you will not find plagiarism but inspiration, legalised thievery leading to self-knowledge. Starting from there, the two have built their identity in order to be able to insert elements of their own, which in the end are what make us claim to have found something new and extremely valid.

Delicacy and youthfulness seem to prove that there is still the possibility of being contaminated, of creating remarkable beams of admiration and of finding in our listening friends with whom to spend time, freeing oneself fully from the many negativities of existence: Flora is a precious gift, a clean river, a flight through the pure air, a daytime cuddle to reach the night feeling light and full of enthusiasm.

In terms of musical genres, we are faced with the perfectly balanced dosage of dreampop and shoegaze, pop tweets and slightest hints of unconscious, minimalist post-punk. One breathes the conviction that the work of creation is perfectly balanced and that each one has places of expertise that inspire the other to make the musical tracks grow and perfect, leading them to become fixed forever within the beauty which  affects them so much that they become capable of enduring: we will love this debut long afterwards too.

With extreme conviction, I say that at last we are listening to an album that disinfects, cleanses and makes the macrocosm of our existences shining, restoring to us the right to see the present and the future as a place of access to serenity.

And we feel loved, respected, freed from music that is too often filled with pain and trembling: Tilda and Curtis are angels who, like surgeons, are able to oust negativity to lead us to feel light and dedicated to optimism, like missionaries who know what true love is, to give others the chance to see existence as a balanced and seductive path.

So welcome the moment when we enter these seven petals to better smell intense and soft flagrances...



Song by Song 


When We Met


The album begins with a longing for a return to the past, to the magical demonstration of the value of an encounter. All this is portrayed with a delicate and lucid atmosphere, between guitars and keyboards that alternate and find a way to create a great twinning. And it is a desire that enters into the ethereal dimension of a dream which dances within Curtis's sonic brushstrokes and Tilda's 19th-century fairy voice, to establish from the outset the effervescent propensity for petal-covered sound carpets. Vini Really and Robert Smith shake hands, smugly, with those who could be grandchildren kissed by generous talent.



Daisy


Once upon a time there was The Sundays, a war machine of flowing, captivating dreams. In Daisy, the Mancunian duo takes the positive side of pop, injecting some of those Bristol band cells into their own treasure chest of oxygen-filled vocal textures and guitars that float from grey Manchester to the blue skies of beautiful enchantments. Dripping, joyful, the song shows how beauty can be architected and deposited within the notes.


Something Other Than You


Already the title intrigues and says a lot: it is a hopeful departure. Here we find the poetry of Slowdive combined with the ability of the couple to oscillate between the 90s and the present day, to allow the melodies to find the centre of gravity where they can deposit enchantment and poetry. And it is the soft side of shoegaze which creates delicate fragrances, rose petals and cotton balls that embrace each other beautifully. All their potential finds a way of being real in the most evocative track on the album, something special that it is better not to define, because that would be like chaining dreams…


Picnic In The Rain


Curtis and Tilda build a colourful castle in the sky, between Manchester's Victorian palaces and its modern buildings, with the ability to precisely fix swirls of sinuous beauty, allowing the rhythm to pull us into a dance where we are blindfolded but free to dream. We find ourselves within the paths of guitars devoted to fascination and dreampop that becomes the Master of smiles like diamonds destined to eternity. The bass, with a post-punk matrix, gives impetus to luminescent guitars and the voice seems to sketch in the clouds drawings of a little girl who finds her escape in the sky.


Time


The rhythm slows down here, the guitar creates a sensational loop, the bass is its guardian for a magical, sensual groove and the voice a goddess walking through time to show its unquestionable inclination to make sweetness eternal. 

As a wandering star which floats in the blue, this feather does the same thing: the two are magicians who give notes the role of being unavoidable enchantments.



Almost Natural


The whole stratosphere descends on Manchester to whisper the two of them to breathe its intensity: it happens that the voice wisely kept further away can be perfectly aligned with the notes that seem to come from the delicate fingertips of Vini Reilly, and hints of the avalanche of suggestions from Sarah Records, above all Blueboy, can be noted. Of the band from Reading one hears its penchant for matching twisted but light guitars with the big bass. The two, however, find a way to be original, and it is Tilda's splendid singing that shows that the band is not at all subjugated by the power of the past. One dreams to stop the nightmares with this splendid creature.



Morning Sun


And it is with a resounding attitude to amaze that the Mancunian band decides to end their debut album: Morning Sun compacts the bass and guitar within a sound that is both solid and light at the same time, with vocals that seem to whisper the need for a counter melody which proves to be magical and essential. The guitars sound like a continuous rapture and one has the distinct feeling that this was a studied track, but that it has found its gravitational space to be an embrace, a temporary farewell, because I have no doubt that we will hear more gems from this artistic couple kissed by skills and self-styled propensities to fix all their sweetness on the notes…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

28th August 2022


https://atmosbloom.bandcamp.com/album/flora


https://open.spotify.com/album/5MOsdLQs3Rx5ed7cnrH5Ku?si=G3kKk4oOR0CYQu4EUlY_qw















La mia Recensione: Midas Fall - Cold Waves Divide Us

  Midas Fall - Cold Waves Divide Us La corsia dell’eleganza ha nei sogni uno spazio ragguardevole, un pullulare di frammenti integri che app...