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giovedì 10 marzo 2022

La mia Recensione: Radiohead - Street Spirit ( Fade out)

 La mia Recensione 


Radiohead - Street Spirit (Fade Out)


“Nessuno accetta il caso come causa del proprio successo, ma del proprio fallimento”

(Nassim Nicholas Taleb)



Non assumere un approccio casuale alla vita. La casualità porta alla fatalità.
(Jim Rohn)


C’è una forma di controllo sulla volontà che spesso cede sotto le ali del caso e del fato: non si riesce a capire come certe cose siano nate, forse nemmeno il perché.

E ti ritrovi con in mano sensazioni che accarezzi perché malgrado ti procurino dolore senti essere preziose.

Persa la radice, l’antica provenienza, continui a vivere di misteri che solo apparentemente svelano l’accaduto, come se una matrioska fosse stata chiusa con un lucchetto: niente potrà rivelarne il contenuto.

Questo è successo ad una canzone, quella dei Radiohead che chiudeva il loro tormentato secondo album The Bends.

È arrivata come una compattezza impersonale e impetuosa, come esaltazione ciclica in stato di trans, come il rumore del sangue che parla una lingua ignota.

Street Spirit è la bellezza che trafigge perché come canto sudato e macchiato di dolore ci mette alla gogna: non puoi opporti alla tristezza nella sua totale espansione e come birillo cadi nel vuoto sacro di duecentocinquantaquattro secondi infiniti.

Costretto a rimanere nella complessità di un giro armonico ripetuto e catalizzatore di ogni pensiero. Non puoi fuggire da quei crescendo, dalle chitarre che aumentando ti ammanettano il respiro, allo stesso modo di quella voce che, come un angelo dal pensiero pesante, ti sfibra e ti toglie le forze.

È il mistero che persevera e obbliga il pensiero a nutrirsi di dispersioni e di un arrancare instancabile con la capacità di nutrire un bisogno irrazionale di masochismo.


Come un mantra che seduce per perfezione diventa una frazione senza limiti, ti ritrovi a comunicare al tuo inconscio che non capire fa più male che capire, in questa rigida struttura sonora che ci fa addolorare e assaporare la morte in anticipo, con la sua malinconia come un guanto in lattice che si è appiccicato al respiro.

E allora si diventa allucinazione zigzagante: ogni nota è un pilastro contro il quale si sbatte la testa, un labirinto di bellezza che morde il fiato e lo cementa per l’eternità.

I Radiohead creano un tubo, stretto, dove cadere, e la direzione non può che essere la zona arida della gioia, che sconfitta, lascia sulla terra la bandiera con la scritta “Street Spirit”: da lì non ci si può spostare e niente potrà sfumare, nulla potrà trovare la sua disintegrazione.

È un brano che regala spine agli occhi, alle orecchie, agli arti superiori e inferiori, un coma vigile, conscio, ma senza la possibilità di proferire una sola parola.

La si ascolta per morirci.



Quando una canzone è un non luogo, non profuma e ha la pelle grigia, diventa, per definizione, insostenibile ma essenziale, come una droga che non hai scelto di iniettarti ma di cui in qualche modo godi degli effetti.

Non è però un viaggio quello che si fa ascoltandola, non esistono begli abiti, ed esperimenti l’assenza totale di privilegi e benefici.

È una tortura pop che invade, assorbe e secca i battiti mentali come quelli del cuore, per diventare l’incubatrice eterna che ti preserverà dall’invecchiamento fisico ma lascerà le tue cellule già consumate, eroiche, stremate.


Ho letto il romanzo “The Famished Road" di Ben Okri, da cui Thom Yorke disse di aver tratto ispirazione. Una lettura poderosa, piena di artigli e spine, dove una decadente forza originale trova il nascondiglio per riposarsi. Ed è quello che accade in questa canzone che alla fine diventa un riposo, non sereno, un ristoro mancante che al risveglio misura tutta la nostra stanchezza.

Perché non si può affermare diversamente: certi ascolti stancano così tanto che non hai nemmeno la forza per sgridarli.


Suonata in La minore, l’arpeggio iniziale trova dei seguaci che la rendono inattaccabile, indiscutibile e le parole di Thom, confuse e allucinate, completano il mistero che non solo aleggia ma addirittura urla la propria esistenza.

E quando il violino mostra il suo abito elegante e la batteria entra come un pugno dolce e bisbetico, ecco che tutto si compatta per l’eternità e anche oltre: sai che il tuo ascolto non morirà mai.

Le melodie vocali diventano abissi con la freccia che indica il cielo, come un’unica direzione possibile.



Dopo l’album di esordio i Radiohead fuggono dai cliché del tempo e creano la loro caverna dove Street Spirit  è il punto più profondo e inaccessibile: non vi è motivo di capirne il senso, dobbiamo solo farci  assoggettare senza commento alcuno.

C’è una forma nichilista, greve, piena di polvere e ruggine in questa canzone ed è forse in tutto questo che rimane il punto più insostenibile del loro percorso artistico, quello che non solo chiuse il loro secondo lavoro ma le loro vene, per sempre.

Ed è stato obbligatorio per loro, come per noi, morirne per resuscitare con altre identità, l’unico modo possibile per sfuggire al suo diabolico incanto.


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

10 Marzo 2022


https://music.apple.com/gb/album/street-spirit-fade-out/1097862703?i=1097863295


https://open.spotify.com/track/2QwObYJWyJTiozvs0RI7CF?si=fxcCzCnrTRay-HK7mQ6b4w



My Review: Radiohead - Street Spirit (Fade out)

 My Review 


Radiohead - Street Spirit (Fade Out)


"No one accepts chance as the cause of their success, only their failure."

NASSIM NICHOLAS TALEB


Don't take a casual approach to life. Randomness leads to fatality.

(Jim Rohn)


There is a form of control over the will that often gives way under the wings of chance and fate: you cannot understand how certain things have occurred, perhaps not even why.

And you end up with sensations that you caress because, although they cause you pain, you feel they are precious.

Having lost the root, the ancient origin, you continue to live with mysteries that only apparently reveal what happened, as if a Matryoshka doll had been closed with a padlock: nothing can reveal its contents.

This occurred to a song, the one by Radiohead that closed their troubled second album The Bends.

It came as an impersonal and impetuous compactness, as cyclic exaltation in a state of trance, as the sound of blood speaking an unknown language.

Street Spirit is the beauty able to pierce because, as a sweaty song stained with pain, it pillories us: you cannot oppose sadness in its total expansion and, like a skittle, you fall into the sacred void of two hundred and fifty-four infinite seconds.

Forced to remain in the complexity of a repeated harmonic turn and catalyst of every thought. You cannot escape  from those crescendos, those guitars that, by increasing, handcuff your breath, in the same way as that voice which, like an angel with a heavy thought, exhausts you and takes away your strength.

It is the mystery that perseveres and forces the thought to feed on dispersions and a tireless trudging with the capacity to nourish an irrational need for masochism.


Like a mantra which seduces by perfection, it becomes a fraction without limits, you find yourself communicating to your unconscious that not understanding hurts more than understanding, in this rigid sound structure which makes us grieve and savour death in advance, with its melancholy like a latex glove that has stuck to the breath.


And then you become a zigzagging hallucination: each note is a pillar against which you bang your head, a labyrinth of beauty that bites your breath and cements it for eternity.

Radiohead create a narrow tube in which to fall and the direction can only be the arid zone of joy, which, defeated, leaves the flag with the inscription "Street Spirit" on the ground: from there you cannot move and nothing can fade, nothing can find its disintegration.

It is a song that gives thorns to the eyes, the ears, the upper and lower limbs, a watchful coma, conscious but without the possibility of uttering a single word.

You listen to it to die from it.



When a song is a non-place, unscented and grey-skinned, it becomes, by definition, unbearable but essential, like a drug that you have not chosen to inject yourself with, but whose effects you somehow enjoy.

However, it is not a journey that you take when you listen to it, there are no nice clothes and you experience a total absence of privileges and benefits.

It is a pop torture that invades, absorbs and dries your mental beats like those of your heart, to become the eternal incubator which will preserve you from physical ageing but leave your cells already worn out, heroic, exhausted.


I read Ben Okri's novel 'The Famished Road', from which Thom Yorke said he drew inspiration. A mighty read, full of claws and thorns, where a decadent original force finds a hiding place to rest. And this is what happens in this song, which in the end becomes a rest, not a serene one, a missing refreshment that when we wake up measures all our tiredness.

Because it can't be said otherwise: some listenings tire you out so much that you don't even have the strength to scold them.


Played in A minor, the opening arpeggio finds supporters that make it unassailable, unquestionable, and Thom's words, confused and hallucinated, complete the mystery that not only hovers but actually screams its existence.

And when the violin shows its elegant dress and the drums enter like a sweet, curmudgeonly fist, here everything comes together for eternity and beyond: you know your listening will never die.

The vocal melodies become abysses with the arrow pointing to the sky, like the only possible direction.



After their debut album, Radiohead escaped from the clichés of time and created their own cavern where Street Spirit is the deepest and most inaccessible point: there is no reason to understand its meaning, we just have to submit to it without any comment.

There is a nihilistic, heavy form, full of dust and rust in this track and it is perhaps in all of this that the most unbearable point of their artistic journey remains, the one that not only closed their second work but their veins, forever.

And it was obligatory for them, as for us, to die from it in order to resurrect with other identities, the only possible way to escape its diabolical enchantment.


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

10th March 2022





https://music.apple.com/gb/album/street-spirit-fade-out/1097862703?i=1097863295


https://open.spotify.com/track/2QwObYJWyJTiozvs0RI7CF?si=Nwtt6m5QSb6-4JrfHs4xFg




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