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mercoledì 23 febbraio 2022

La mia Recensione: Stella Diana - Nothing to Expect

 La mia Recensione


Stella Diana - Nothing to Expect


“Nocturnal point of view”

New Hope - Stella Diana


Per raccontare un’onda di infinita bellezza, cupa e leggera, potremmo partire proprio da queste parole, come lo sparo di una corsa che dura all’incirca 36 minuti.

È un brivido notturno, un respiro trattenuto, questo quarto album, proprio come una doverosa apnea che garantisce la sopravvivenza.

Questo e altro accade nel nuovo lavoro del trio Napoletano, che, imbevuto di sostanziali novità, ci offre il modo di conoscere un’emozione continua, il tremore che libera dalla noia e dal prevedibile per scaturire moti inarrestabili di gemme impreviste che acclamano giustamente attenzione.

Una propensione ad arricchire le dinamiche e le strutture di musiche sempre più sparse dentro i luoghi sui quali  lo sguardo dei tre pone attenzione.

Tutto confluisce nella ricchezza che non è il terminale di una stazione ferroviaria bensì una passeggiata tra rovi, spine, fango e asperità varie. Il tutto ricoperto da quella dolcezza atipica di cui sono stati sempre pregni.

È la maturità che si toglie il velo, un mostrare canzoni come si mostrano le ferite ad un amico: con decisione ferma e senza balbettamenti.

Ed è cinema d’autore, ed è un dipinto divino, ed è anche arte visiva che distribuisce i suoi fotogrammi alle note in un sodalizio vistoso ed efficace.

Quest’album arriva e riesce a cambiare i segni particolari della carta d’identità dei tre: si aggiungono la cura del dettaglio verso colori che sorridono alle comete, una spiccata propensione a riverberi ed echi gestiti diversamente e in modo più efficace, la volontà di fregarsene della strofa e del ritornello banale per dare solidarietà alle strutture del post-rock, senza esserlo totalmente, finendo per risultare perfettamente connessi con la maestosità e la ricchezza.

Liberati dalla definizione di essere una band Shoegaze-Dreampop, tutto il loro grande talento ha 

preso strade diverse, arricchendosi e arricchendoci, seminando nei loro dipinti sonori nuove ambizioni perfettamente raggiunte. Ecco che semi di Psichedelia, spruzzate di Darkwave e di Postpunk si aggiungono al loro repertorio a cui ho accennato. Non sono più solo ragazzi in grado di emozionare, bensì adulti che crescendo stanno dimostrando che si può qualificare maggiormente il tutto con un progetto artistico. E loro ci sono decisamente riusciti.

Prendo ora questo fascio luminoso per navigarci dentro, in ognuno dei suoi raggi, perché la bellezza non deve mai rimanere chiusa sulla pelle del proprio battito…


Canzone per canzone


Matthew


Tutto inizia con una fiaba che sembra raccontata in parte dagli Svizzeri Leech, una band Post-Rock, e da una attitudine quasi Prog dall’altra, ma poi Dario, Giacomo e Giulio riescono a creare un impercettibile cambiamento nel quale la voce di Vanessa Billi vola tra le nostre pupille. Inizio strategico, imprevedibile, spettacolare.

La quiete prima di una intossicazione da bellezza acuta…


Sleepless Girl


Ho già scritto di questa canzone che ha preceduto l’uscita dell’album. Però acquisisce maggior valore venendo subito dopo Matthew: il suo incedere così grigio spezza la fiaba stabilendo la distanza dai  sentimenti spettinando ogni illusione.


DZM


La linea della continuità per gli Stella Diana è importante, lo sappiamo, ed in questo brano lo constatiamo ancora, ma la linea del basso di Giacomo scavalca il gioco della memoria e delle certezze veicolandoci stupore.  E Dario, con il suo cantato, non è da meno. La batteria sembra coperta di ruggine opaca ed è un nuovo incanto. Ed ecco che fissando i ricordi i tre compiono un poderoso scatto in avanti esercitando su se stessi l’esercizio della diversificazione. Sembrano quasi salutare il loro passato e gettare semi di crateri gioiosi sui solchi della nostra confusione.

Fresca e contagiosa.


A New Hope


Come se all’inizio del brano The Chameleons fossero messi sotto una campana di vetro, Stella Diana esce allo scoperto con un getto psichedelico camuffato da semenze di Dreampop, in un esercizio di quasi allegria che plana sulla luna per mantenere salvi i respiri di chi non vorrebbe un cambiamento netto nel loro stile. Ma questo avviene ed è poesia ritmica, dove la loro libertà artistica trova ali che profumano di serenità.

Deliziosa.


In Abeyance


Eccoli, ingordi nei loro flussi amniotici, partorire un gioiello di seduzione e piacevole imbarazzo: tutta la loro crescita si evidenzia qui, tra la danza semi-morbida del basso, un drumming strategico, archi a tagliare la tensione e a sorprenderci, la voce che si appoggia come un’amica sul nostro dolore e la chitarra che si eleva nel cielo per divenire angelica e tracciare una nuova linea di confine tra le vecchie movenze sonore  di Vini Reilly e quelle del sognante Jeff Buckley.

Un guizzo lento che ipnotizza, finendo per galvanizzare la nostra sete di stupore.


Beleth 


La scossa dei sensi parte dalla ruvidezza e dal ritmo incalzante iniziale di Beleth, la Dea del groppo in gola. Giulio comanda le bacchette per un drumming che va dall’Indie anni 90 alle rullate psichedeliche della scena di Canterbury (Soft Machine in primis), e poi Dario e Giacomo si sintonizzano sul canale della complicità donando rivoli di sabbia destinazione Nuvole.

Assolutamente in grado di rassodare l’amore più devoto.


Distance


Il brano con il maggior numero di parole sa concedere spazio alla musica, sottile e bagnata dallo stato di grazia, per avere l’intenzione di adoperare bugie finendo per dimostrare la sincerità di una crescita che permette ad ognuno dei tre Napoletani spazi dove potersi esprimere, continuando al contempo a rendere compatta la band. E sia allora la chitarra tremante di Dario a dare il via a pianti vibranti, mentre al basso di Giulio viene dato il ruolo di finire questo viaggio con le nostre ginocchia che si piegano davanti alle sue dita decise come uno schiaffo dolce.

Quando la psichedelia si mette il cerone per non farsi riconoscere, sublime.


Regulus 


Robert Smith, quello malinconico, esiste ancora. Lasciata la sua Inghilterra, ha raggiunto il talento di Dario dandogli la sua benedizione. E un po’ l’avrà anche invidiato.

Poi il cantato di Dario sospende ogni possibile connessione con i The Cure e si affittano nuove suggestioni, senza paragoni, e finalmente Stella Diana, scevra da quello che avrebbe potuto condannarla, sorride e se ne va via felice e capace di essere unica.

Abbiamo bisogno di nutrirci di questo magnificare. 


Marianne


Scorretti sino all’inverosimile, i tre, dopo otto tracce prelibate e intense, esagerano, cattivi e disonesti, terribili, perché sono sicuramente colpevoli di donarci come ultimo brano dell’album la loro canzone più bella di sempre. Non si fa così, proprio no!

Ma che succede quindi? Un delirio fatto di grida assenti, di lacerazioni sonore assenti, di grida assenti.

Cosa c’è allora al suo interno?

La luce della vita che smuore, la schiena si curva verso la terra e tutto si fa lacrima in volo, partendo dal basso assassino, cupo, ai rullanti con fare agrodolce e la chitarra allucinata che si vuole staccare dal fare umano per divenire divina.

L’apoteosi necessita di cinque minuti e cinquantadue secondi.

Poteva prendersi anche due ore: avremmo continuato ad adorarla. Senza resistenze.

Tutto sembra crollare dal Vesuvio: note come lava rimbalzante, il silenzio che ammette la sua debacle davanti a questo incedere nebuloso e articolato, dove la semplicità della maestosità non si può fermare.

E per il riascolto dell’album si parte dalla sua fine e ci si rimane, per un sempre che probabilmente finirà solo con un nuovo gioiello del loro prossimo album…


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

23 Febbraio 2022


https://stelladiana.bandcamp.com/album/nothing-to-expect-2












My Review: Stella Diana - Nothing to Expect

 My Review


Stella Diana - Nothing to Expect


"Nocturnal point of view

New Hope - Stella Diana


To describe a wave of infinite beauty, dark and light, we could start from these very words, like the shot of a race that lasts about 36 minutes.

This fourth album is a nocturnal thrill, a held breath, just like a necessary apnea that guarantees survival.

This and more happens in the new work of the Neapolitan trio, which, imbued with substantial novelties, offers us the way to know a continuous emotion, the trepidation which frees from boredom and the predictable to bring forth unstoppable motions of unexpected gems that rightly acclaim attention.

A propensity to enrich the dynamics and structures of music that is increasingly scattered within the places to which the three of them pay attention.

Everything flows into the richness that is not the terminal of a railway station but a walk through brambles, thorns, mud and various roughness. All covered with that atypical sweetness with which they have always been imbued.

It is maturity removing the veil, a showing of songs as one can show wounds to a friend: with firm decision and without stammering.

And it is arthouse cinema, and it is a divine painting, and it is also visual art which distributes its frames to the notes in a striking and effective partnership.

This album arrives and succeeds in changing the particular signs of the identity card of the three guys: they add the attention to detail towards colours that smile at comets, a marked propensity for reverberations and echoes managed differently and more effectively, the will to shrug off the verse and the banal refrain to give solidarity to the structures of post-rock, without being totally so, ending up being perfectly connected to majesty and richness.

Freed from the definition of being a Shoegaze-Dreampop band, all their great talent has 

took different paths, enriching themselves and us, spreading in their sound paintings new ambitions perfectly achieved. Here are the seeds of Psychedelia, sprinklings of Darkwave and Postpunk added to their repertoire that I mentioned. They are no longer just kids who are able to excite, but adults who, growing up, are proving that you can qualify everything even more with an artistic project. And they have definitely succeeded.

I now take this beam of light to navigate in it, in each of its rays, since beauty must never remain closed on the skin of its own beat...


Song by song


Matthew


It all begins with a fairy tale that seems to be told partly by the Swiss band Leech, a Post-Rock band, and almost Prog on the other, but then Dario, Giacomo and Giulio manage to create an imperceptible change in which Vanessa Billi's voice flies through our pupils. Strategic, unpredictable, spectacular start.

The quiet before an acute beauty intoxication...


Sleepless Girl


I have already written about this song which preceded the release of the album. But it acquires more value coming immediately after Matthew: its pace, which is so grey, breaks the fairy tale, establishing the distance from feelings, messing up every illusion.


DZM


The line of continuity for Stella Diana is important, we know, and in this track we see it again, but Giacomo's bass line overrides the game of memory and certainties, conveying amazement.  And Dario, with his vocals, is no less important. The drums seem covered in opaque rust and it is a new enchantment. And here, staring at memories, the three of them make a mighty leap forward, exercising diversification on themselves. They almost seem to salute their past and sow seeds of joyful craters in the furrows of our confusion.

Fresh and contagious.


A New Hope


As if at the beginning of the song The Chameleons had been put under a bell jar, Stella Diana comes out with a psychedelic jet disguised as Dreampop seeds, in an exercise of almost cheerfulness that soars over the moon to save the breaths of those who would not like a clear change in their style. But this happens and it is rhythmic poetry, where their artistic freedom finds wings that smell of serenity.

Delicious.


In Abeyance


Here they are, greedy in their amniotic flows, creating a jewel of seduction and pleasant embarrassment: all their growth is shown here, between the semi-soft dance of the bass, a strategic drumming, strings to cut the tension and surprise us, the voice that leans like a friend on our pain and the guitar that rises in the sky to become angelic and draw a new line between the old sound movements of Vini Reilly and those of the dreamy Jeff Buckley.

A slow flicker which hypnotises and galvanises our thirst for wonder.


Beleth 


The shock to the senses starts with the roughness and pressing rhythm of Beleth, the Goddess of the lump in the throat. Giulio commands the sticks for a drumming that goes from 90s Indie to the psychedelic rolls of the Canterbury scene (Soft Machine above all), and then Dario and Giacomo tune into the channel of complicity, giving rivulets of sand with destination Clouds.

Absolutely capable of reinforcing the most devoted love.


Distance


The song which contains the largest number of words knows how to give space to the music, subtle and wet with the state of grace, to have the intention of using lies ending up demonstrating the sincerity of a growth that allows each of the three Neapolitans spaces where they can express themselves, while continuing to make the band compact. And so it is Dario's trembling guitar that gives way to vibrant cries, while Giulio's bass assumes the role of ending this journey with our knees bending in front of his firm fingers like a sweet slap.

When psychedelia puts on greasepaint to avoid being recognised, sublime.


Regulus 


Robert Smith, the melancholic one, still exists. Having left England, he reached out to Dario's talent and gave it his blessing. And he must have envied him a little.

Then Dario's vocals suspend any possible connection with The Cure and new suggestions are rented, without comparison, and finally Stella Diana, free of what could have condemned them, smile and go away happy and able to be unique.

We need to feed on this magnificence. 


Marianne


Unfair beyond belief, the three guys, after eight delicious and intense tracks, exaggerate, bad and dishonest, terrible, because they are certainly guilty of giving us as the last track of the album their most beautiful song ever. You just don't do that, you just don't!

But what happens then? A frenzy made of absent cries, of absent sound tears, of absent shouts.

What is there, then, inside it?

The light of life which comes to be dull, the back bends towards the earth and everything becomes a tear in flight, starting from the murderous, gloomy bass, to the snare drums with a bittersweet feel and the hallucinated guitar that wants to detach itself from human actions to become divine.

The apotheosis takes five minutes and fifty-two seconds.

It could have taken two hours: we would have continued to adore it. Without resistance.

Everything seems to be collapsing from Vesuvius: notes like bouncing lava, the silence that admits its debacle before this nebulous and articulated procession, where the simplicity of majesty cannot be stopped.

And when you listen to the album again, you start from its end and you stay there, for a forever which will probably end only with a new gem of their next album...


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford 

February 23 2022


https://stelladiana.bandcamp.com/album/nothing-to-expect-2





lunedì 14 febbraio 2022

La mia recensione: Stella Diana - Sleepless Girl (Nuovo Singolo)

 La mia recensione


Stella Diana - Sleepless Girl


Nell’attesa si potrebbe avvertire l’ostacolo della passività, della speranza e della fiducia: non ostacoli enormi ma difficoltà da saper gestire con attenzione e capacità.

Ma poi, meno male, tutto svanisce e ciò che si attendeva arriva.

È così per il trio Stella Diana che, dopo quasi quattro anni dall’uscita del loro ultimo album 57, anticipano il prossimo Nothing to Expect con il singolo Sleepless Girl, che conferma la loro attitudine a melodie che si fissano nella mente e stupiscono per la capacità di creare un finale di brano che sposta l’immaginazione e la destinazione che i minuti precedenti avevano creato.

Echi dei Cure del periodo Faith fanno sobbalzare il cuore, ma ciò che ci rende davvero contenti è la personalità e lo stile dei tre che con una chitarra ricca di personalità, un basso estremamente efficace ed un drumming semplice ma con un suono spettacolare ci avvolgono come una nebbia dalla pelle malinconica. 

Dario Ardias Thorre con il suo cantato ipnotizza e al contempo ci rassicura donandoci una linea melodica efficace per pilotare i nostri sogni.

La tastiera appare con brevi tocchi e sublima la strofa.

Nel ritornello la musica accende l’antico Dna Shoegaze ed è una esplosione improvvisa e salutare.

E quella esplosione di chitarre come la cera colante rimane nella successiva strofa.

Poi un breve solo di chitarra mette sottobraccio il Dreampop e lo Shoegaze per brevi, intensissimi secondi.

Il finale consta degli ultimi 73 secondi ed è un rituale sonoro, un atto di testimonianza della nebbia che ha concluso il suo percorso, i suoni si fanno dilatati ed il basso alza la voce, la chitarra diventa un ventaglio per farci concludere l’ascolto in piena estasi.

Con un presupposto del genere il nuovo album avrà tutte le carte per ribadire il nostro amore per loro e per stordirci di bellezza necessaria.


Disponibile da domani, Mercoledì 16 Febbraio 2022


Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford

15 Febbraio 2022




My Review: Stella Diana - Sleepless Girl (new single)

 My review


Stella Diana - Sleepless Girl


While waiting, one might feel the obstacle of passivity, hope and trust: not enormous obstacles, but difficulties to be managed with care and skill.

And then, thankfully, everything vanishes and what was expected arrives.

This is the case for the trio Stella Diana who, almost four years after their last album 57, anticipate the release of the next Nothing to Expect with the single Sleepless Girl, which confirms their attitude to melodies that are attached in the mind and amaze with their ability to create a song ending which shifts the imagination and destination that the previous minutes had created.

Echoes of the Cure from the Faith period make our heart skip beats, but what really makes us happy is the personality and style of the three who, with a guitar full of personality, an extremely effective bass and a simple but spectacular-sounding drumming envelop us like a fog with melancholic skin. 

Dario Ardias Thorre with his vocals hypnotises and at the same time reassures us by giving us an effective melodic line to pilot our dreams.

The keyboards appear with brief touches and sublimate the verse.

In the chorus the music turns on the ancient Shoegaze DNA and it is a sudden and healthy explosion.

And that explosion of guitars like dripping wax remains in the next verse.

Then a short guitar solo puts Dreampop and Shoegaze under its arm for short, intense seconds.

The end consists of the last 73 seconds and is a sound ritual, an act of witnessing the fog that has concluded its journey, the sounds become dilated and the bass raises its voice, the guitar becomes a fan to make us end the listening in full ecstasy.

With such a premise, the new album has all it takes to reaffirm our love for them and to stun us with necessary beauty.


Out tomorrow, 16th February 2022


Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford

February 15 2022




La mia Recensione: Midas Fall - Cold Waves Divide Us

  Midas Fall - Cold Waves Divide Us La corsia dell’eleganza ha nei sogni uno spazio ragguardevole, un pullulare di frammenti integri che app...