Reitelaitis - Pavargom
Un clamore esce dalla misteriosa terra Lituana, facendo sobbalzare la curiosità oltre le stelle: il progetto di un unico uomo che il vecchio scriba vorrebbe toccasse i cuori di moltitudini, in veloce progressione di quella abnegazione di fedeltà che contamina di gioia paludosa la volta celeste.
Straordinario insieme di sette brani, ruggiti gelidi e maligni, sostanzialmente in grado di far stralunare i pianeti: ci si ritrova innanzi a un miracolo pagano nel quale pulsa il battito di un cuore che atrofizza la bruttezza, per far suonare le campane al fine di festeggiare la nascita di un lavoro che può solamente veicolare lo scoppio del vuoto e condurre i pezzi dentro un'ampolla piena di classe e liquido elettrico, sbavante di morbida inquietudine. L’ipnosi calzante di questa elettronica coniugata alla Coldwave e al Post-Punk è l’ascesa di pensieri tristi che fanno vibrare, per poter annettere il vagabondaggio delle anime verso la prigione di una dipendenza che è prescritta dalla Dea della tristezza, quella che fa riflettere e non soffocare il respiro. Si balla con una artrosi mentale che fa schizzare il piacere verso le nuvole sotto i piedi: Pavargom miete vittime, conturba e sposta l’asse del piacere verso il pianto lento ma inesorabile, come una tragedia annunciata che tarda ad arrivare, ma poi è schianto dove si muore respirando ancora, anche dopo…
Come un robot pare non avere cuore, così è per la musica di Reitelaitis, ma tranquillizzatevi: dura pochi secondi, perché poi i fili, i transistor, le parti metalliche, gelide e aride, prendono la temperatura diventando sentimenti roventi.
Andiamo subito a sbattere la testa su questi pezzi di ghiaccio dal cuore caldo…
Song by Song
1 Laikui sustojus
Si parte con un quasi Dark-Electro, una lenta espansione di synth che si sovrappongono come lamiere su un ghiacciaio sperduto, con il silenzio rotto dalla processione di questa meccanica marcia funerea.
2 Nori nenori
Scariche elettriche, il basso in zona Post-Punk, deciso e ribelle e grasso di terra profuga in grido sbilenco, la chitarra che fluttua sospetta, e la danza si fa obbligatoria, con la voce che semina mistero, rendendoci assorti, volando senza allegria mentre tutto si fa opprimente con melodica predisposizione.
3 Sunkus rytas
Probabilmente qui si esce dall’universo: la tristezza diventa un rito messianico, lento ma atroce, perché la canzone si scalda solo quando deve morire…
La linea vocale, piume di vetro in discesa libera, viene fermata dalla chitarra che rende il suono un burrone lento. Le strofe avanzano, come le lacrime, e la Darkwave e la Coldwave si stringono desolate, quindi felici e piene di se stesse, in questa meraviglia che il vocabolario non può definire: mancano le parole. Ed è mantra melanconico, la deflagrazione che ci rende piangenti, con la parte finale del brano che è un paio di mani che si stringono ai nostri fiati.
Lo shock permane, ma vede questa canzone avanzare e schiaffeggiarci con i suoi synth che paiono uscire da una sinfonia elettrica con l’intenzione di dare lustro agli ’80 senza ferire, supplicando la chitarra e il basso di circondare il Post-Punk con una festa a base di pillole melodiche e sintetiche.
5 Saturnas
L’anima Industrial si presenta con la voglia di una elettronica feroce a tratti, con le sue scariche singole e poi, una volta che il basso prende spazio, è delirio ipnotico in rotazione, con sciami Synthwave a fare da supporto.
La parte strumentale procede, copre tre decadi ed entra nella dance hall sino a quando la voce, come sgomento prezioso in turbolenza, marcia in modo robotico, colpendo il nostro delirio. Poi la danza si fa sfrenata e la lucidità si perde, nella gioiosa danza con le nuvole grigie.
6 Atlieka
Fottiamoci tutti: perdiamo la ragione, inutile volerla mantenere, qui siamo davvero inguaiati in quanto è un lento crocifiggere il bene, si diventa cattivi e feroci, con questa base granitica, una elettronica che arriva alla foce della Coldwave quasi furibonda, a due passi dall’Ebm. Non ha bisogno del cantato: ha tutte le grida assiderate nei suoi gelati transistor.
7 Išeitis
L’LP si conclude con un lento passo di Darkwave, con rimembranze Cure di Faith, ma il brano è più teatrale, più incline a far aprire i raggi di sole. Addirittura sembra una canzone che congeda la tristezza e pure noi e lancia scintille di Synth quasi come un sorriso per darci appuntamento per un futuro che vorremmo più prossimo possibile…
Un album semplicemente clamoroso: parola di un inebetito Vecchio Scriba…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
14 Marzo 2023
https://reitelaitis.bandcamp.com/album/pavargom