Duramadre - Lato B
La strada dell’avvolgimento conosce peripezie e disgrazie, frutti di sorrisi improvvisi e allodole fuori tempo che resistono. Nell’epoca delle estinzioni in massa c’è una meteora sempre in orbita terreste ed è la Grazia Artistica, quella che arriva e pacifica i terremoti e le zone solitarie di anime perse.
In questa vi è anche il percorso di cinque persone piene di polvere di vita mentre con la loro musica indossano un mantello di verità, a cui non ci si può opporre: parole e musica come pugni pieni di seta, dove si stabiliscono contatti necessari.
Tornano per completare l’identità del loro sentire: dopo il Lato A, con le sue pulsioni piene di sabbia, arriva il Lato B, quello che rivela ciò che normalmente si tiene nascosto, per un risultato di un fiume pieno di autenticità e coraggio. La band è cresciuta moltissimo, si è indurita nella forma musicale arrivando dove avevo immaginato: nel luogo dove i fulmini temono il loro sguardo.
È così: quattro canzoni dove il rock non chiede sincerità bensì la offre, nelle quali non è l’originalità a essere inseguita ma si dona autenticità, e in tutto questo i difetti si assentano, per ammirazione.
Coraggiosi, spavaldi, arcigni, consapevoli: la loro identità si completa con il loro lato migliore, in cui tutto si stabilisce dentro la spiaggia del tempo che conserverà la memoria di questo percorso di crescita indiscutibile. Guidati dalla voce da Dio Greco di Evangelos Voutos, i binari musicali presentano canzoni come treni veloci e capaci di arrivare in tempo, se non in anticipo, con la bellezza e il godimento. Costituiscono anche una tavola di colori dove la tristezza e la preoccupazione risiedono dentro storie e immagini che semplificano un sentire profondo. La parte elettronica guidata dal camaleontico Alberto Sempreboni conferisce freschezza e la continuità di quello che avevamo sentito in Lato A. E quando suona il basso sa far tremare il sole.
La chitarra di Stefano Savarese è semplicemente perfetta: ritmiche e assoli potenti, intuitivi, riusciti e travolgenti trasportano la band di Roma direttamente sul palco della grande qualità.
Piero Motta, con la sua tastiera, ha dita delicate e magnetiche, contribuendo a conferire un senso di compattezza ed elasticità all’interno di un suono e un atteggiamento sempre più rovente: il suo strumento stabilisce la coesione e la coerenza di una band che osa.
Di Francesco Cassano posso dire che il suo cuore allarga le sue capacità tecniche: le sue bacchette scrivono poesie ritmate con grande gusto e e propensione magnetica.
Evangelos: bello e vero come il cielo, notturno, diurno, sempre sveglio per poterci far sentire amati. Le sue parole sono cresciute in modo che ora sono donne adulte dal fascino irresistibile, volenterose di creare smottamenti e grande dipendenza attraverso uno stile che agguanta il passato e lo seduce nel presente. Tecnicamente in grado di riconoscere doverose e necessarie migliorie, l’uomo di Pomezia è ora un vigile della verità, regalando parole come pallottole alle quali affezionarsi, senza aver paura: direi che come miracolo sia davvero enorme.
La band ha messo nel suo ventre una disciplina e volontà di fare del loro tempo qualcosa di generoso: donare se stessi in questo modo è certificare il rispetto di intuizioni, progetti e verità che rendono il tutto spaventosamente concreto. A loro non piace fingere, scrivere canzoni come calamite per nascondere mancanze e falsità.
Quattro esempi di come la storia del mondo possa essere rappresentata, dove il genere musicale non è la propria identità ma dove sono le canzoni a esserlo come loro testimoni di luce.
Lo scriba decide che può solo invitarvi all’ascolto che, ne è certo, diverrà assimilazione e una vorace propensione a nutrirsi di questi pugni che, nella prima e ultima traccia, vedono due voci femminili donare con stili diversi il tocco dell’incanto. Non era facile integrarsi e sviluppare eventuali apporti personali, ma sia Marilina Vanni sul brano “Misericordia e fango”, sia Thalatta Alternaif su “Regina della fine” hanno dato segnali di luce baciati da classe immensa.
Si respirano profumi epici con “Misericordia e fango”, uno specchio che cerca di formare l’identità con una valanga di fango pieno di voli, dentro una attitudine rock capace di contaminarsi nella nebbia elettronica.
“Distante”: quando melodia e potenza salgono sul cavallo che trotta con la bava alla bocca si assiste a uno spettacolo che sa essere amaro, un sentirsi fuori posto con la sola consolazione di un dialogo. Una frustata dove le distanze si parlano, cadendo, in totale sincerità.
Tutto il mondo nevrotico degli anni 80, rimbalzati nel rock di “Lei non c’è” dove il canto di Evangelos sorprende, stupisce per la sua modalità che nel ritornello rivela la capacità di uscire dagli schemi. E la sezione ritmica schizza nel cielo sino a un meraviglioso assolo psichedelico.
Siamo alla fine della corsa, con l’aurora candida di “Regina della fine”, l’ultima meraviglia, a donare lacrime e sangue, con la sua struggente propensione al martirio, alla condanna consapevole. Giochi di cambi ritmo, di strumenti che si alternano nel ruolo di scrivere una canzone potente, dinamitarda, che quando rallenta si mostra ancora più scorticante.
Cosa aggiungere? Sono ossessionato dalla loro schiettezza, dal fragore suscitato nel mio petto, da una manifesta capacità di andare coerentemente nel non luogo, perché non ho dubbi che non troveranno il riscontro che meritano dal momento che il Paese della Cultura sa come offendere e dimenticare se stesso, uccidendo di solitudine una band così talentuosa come i Duramadre.
Ma confido nell’intelligenza di chi non si stanca di cercare qualità: Lato B ne è uno splendido esempio…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
6 Novembre 2022
https://duramadreband.bandcamp.com/album/lato-b