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mercoledì 22 marzo 2023

La mia Recensione: Oceans - Dreamers in Dark Cities

 Oceans - Dreamers in Dark Cities 


Quante volte si viaggia nella stessa località? E se si ritorna è perché ci è piaciuta davvero molto.

Ora ripetere un viaggio a Melbourne significa prendere residenza lì,  in quanto ci si vuole inebriare delle strade dove si immagina vivano le presenze sottili e incantevoli che hanno generato l’album di esordio degli Oceans, ambasciatori di un verbo solo: nutrimento all’insegna di una bellezza che ha radici nella consapevolezza esplorativa delle coscienze. Si rimane impressionati, stregati da una maturità che è sparsa in tutte le tracce, con le polveri dei sogni che vengono scodellate una ad una nella nostra intimità.

Quando un sogno trova il suono bussa sicuramente alla porta della nostra coscienza con la leggerezza degli Oceans, in una passeggiata con un saggio uso di modalità che hanno come strumenti il gambo solido dello Shoegaze, il Gineceo e l’Androceo (la parte femminile e maschile del fiore) all’interno del Dreampop, nel gioco incantevole di colori vivaci, tenui, sempre comunque splendenti. Un album coraggioso, vero, che sonda la realtà e annienta la crudeltà con incantevoli voli melodici, facendo di questi due principali generi musicali un viaggio psichedelico, con corpose dosi di alveari pieni di nettare per un ascolto che diventa un pasto completo per la nostra anima. Certo, siamo in presenza di riverberi, di distorsioni e di feedback, ma tutto incredibilmente miscelato per donare prima di tutto la fisicità del sogno e non solo una dimensione musicale. Ci troviamo a vivere il pathos in un ascolto che produce vibrazioni e dipendenze affettive, uno slancio verso il vuoto senza aver paura. Tutto si svolge senza forzature, con rispetto per i timpani ma con la capacità di suscitare dosi di emozioni elevate. Arpeggi e ritmiche si dividono il palco di questo sogno che dura molto più dei suoi trentacinque minuti: gli effetti rimangono intatti per il resto della giornata, perché prendono residenza nel desiderio di non vederlo morire. Che siano in grado di evolvere o meno la musica è una domanda errata: questi australiani vanno oltre la musica, non separano, non uniscono, lo possono fare perché la bacchetta magica si è appoggiata sul nucleo delle loro canzoni rendendole speciali, magnetiche, distanziandole da quelle delle altre band. È un continuo crescendo che pare essere eseguito da un’orchestra di angeli diretti dal Dio della Musica che ha sicuramente benedetto la formazione e consegnato loro il segreto per far sì che questo album avvolga i nostri cuori. Quando le nuvole non sono cariche di pioggia ma di note che conoscono il modo di essere messaggeri di trame, di storie dove i sentimenti negativi vengono coccolati e abbracciati, ecco che si compie il miracolo di un mondo migliore perché è proprio così: Dreamers in Dark City è la manifesta possibilità di sentire musica diversa. E siamo tutti più belli…


Song by Song


1 - Feels Like You


Ci si affida a una apertura che ci mostra la delicatezza di una chitarra che sembra giocare nell’acqua. Poi la canzone presenta una struttura sognante con oscillazioni Shoegaze, in una carezza sulla pelle che restituisce la sua poesia con un cantato sussurrato che affascina. 



2 - Mike Tysong 


Una corsa che lascia impronte Darkwave iniziali e poi è una ondata Alternative che ammalia, il cantato è un sequestro dei sensi, mentre la chitarra fa sentire a poco a poco di più la sua voce. Il basso e la batteria invece sono compagni di merenda, mangiano il ritmo e fanno da contraltare al cantato che sembra uscito da un lavaggio perfetto in quanto la sua anima, prima timida e poi più risoluta, riempie il cuore.

Davanti alla magia che strega, la dipendenza di un ascolto ripetuto più volte è la garanzia per questo gioiello.


3 - Soft


Può un colpo di vento piangere facendo intenerire? Sì, decisamente. Il synth crea la corrente giusta, le voci e il controcanto sono cellule Shoegaze, mentre la musica viaggia tra la miglior attitudine pop degli anni '80, con la chitarra che è una cantilena dentro il Dreampop gioioso. 


4 - Look Into My Eyes


Una lama circolare apre la canzone: è la chitarra solista che esce da quella ritmica ed eleva il suono verso le nuvole, con la voce che fa l'opposto (almeno inizialmente), volando a quote basse, e poi è un impatto che ci avvolge, in una stratificazione Shoegaze misurata e poi aggressiva, quasi Post-Rock. I vari Stop and Go, la chitarra che rimane protagonista, l'impasto finale a scemare la rendono un altro gioiello di questo album.


5 - Breathless


 Si piange, si sogna, tra controllata irruenza e una delicatezza commovente, per un brano che esercita un potere emozionale enorme, finendo per portarci ad occhi chiusi dentro l'impeto della batteria, i tocchi sapienti del basso, le due voci angeliche e le chitarre, dee delle dinamiche, per un Dreampop lento e accogliente. I sogni possono dormire sicuri...


6 - Pure


La prima canzone dell'album ad essere stata rivelata prima dell'uscita, è la prova che la melodia può viaggiare a una buona velocità non perdendo nulla della sua identità. Lo stato di grazia e le capacità della band continuano a disegnare la lora traiettoria. Prendiamo Pure: come resistere alla tentazione di voler abbracciare la vita? Basta seguire il lavoro del basso che è un canto di per sé e le chitarre che costantemente ribadiscono come le radici del Dreampop rimangono valide. Qui si aggiunge un suono fresco e dinamico.


7 - Apart


Anche gli angeli corrono, senza sudare, lasciando il profumo a volte di una malinconia sostenibile. Accade in questo brano, dove tutto è delicato e irruente, in un sodalizio che comporta grande emozioni. Il drumming, di impostazione Indie, alterna le sue dinamiche sostenuto da un basso locomotiva a vapore, con gli accenni di chitarra prima e poi più presenti per fare di questa canzone un cuscino ritmato, al fine di poter riposare su ogni nuvola.


8  - Lost In The Dark


Note delicate escono dai tasti di un piano, la voce trova le parole per trasmettere i suoi pensieri, mentre la chitarra arriva e si prende singoli suoni per poter trasportare i sogni dentro un Alternative magico: si è in zona anni ’90, sponda Inglese, e quando si arriva al ritornello si può sentire un eco di Slowdive che unisce le due band, sorvolando l'oceano.


9 - Exodus


Si è dentro il vento che bacia la montagna, il clima è autunnale, il pianoforte viene avvolto da attitudini Ambient, la chitarra semiacustica pone la sua voce per pochi attimi e in questa breve traccia vi è tutta l'intensità degli Australiani: gioiello purissimo.


10 - Ashes


Si fugge da una situazione dolorosa con questo ultimo brano, la magia si fa lenta, sognante e rauca, quasi piangente, ma poi tutto entra nel rock australiano che invita lo Shoegaze a fare due passi ed è puro delirio dei sensi, in un traffico emotivo che ci fa piangere ed è il modo perfetto per chiudere questo album, con un grazie fragoroso che uscendo dalle chitarre arriva alla nostra voce...


L'album uscirà il 24 Marzo 2023


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

23rd March 2023


https://oceansmusicaus.bandcamp.com/album/dreamers-in-dark-cities









My Review: Oceans - Dreamers in Dark Cities

 Oceans - Dreamers in Dark Cities  


How many times do you travel to the same location? And if you return it is because you really liked it.

Now repeating a trip to Melbourne means taking up residence there, since you want to inebriate yourself with the streets where you imagine the subtle, enchanting presences that generated Oceans' debut album live, ambassadors of a single verb: nourishment in the name of a beauty rooted in the exploratory awareness of consciousness. One is impressed, bewitched by a maturity that is scattered throughout the tracks, with the dust of dreams being served one by one in our intimacy.

When a dream finds sound, it surely knocks at the door of our consciousness with the lightness of Oceans, in a walk with a wise use of modalities that have as instruments the solid stem of Shoegaze, the Gynecium and the Androecium (the feminine and masculine part of the flower) within Dreampop, in the enchanting play of bright, subdued, always shining colours. A brave, true album that explores reality and annihilates cruelty with charming melodic flights, turning these two main musical genres into a psychedelic journey, with full-bodied doses of nectar-filled hives for a listening experience that becomes a full meal for our soul. Of course, we are in the presence of reverberations, distortions and feedback, but all incredibly mixed to give us first of all the physicality of the dream and not only a musical dimension. We find ourselves experiencing pathos in a listening that produces vibrations and affective dependencies, a rush towards the void without fear. Everything unfolds without forcing, with respect for the eardrums but with the capacity to arouse high doses of emotion. Arpeggios and rhythms share the stage in this dream that lasts much longer than its thirty-five minutes: the effects remain intact for the rest of the day, as they take up residence in the desire not to see it die. Whether or not they are able to evolve music is a wrong question: these Australians go beyond music, they do not separate, they do not unite, they can do it because the magic wand has rested on the core of their songs making them special, magnetic, distancing them from those of other bands. It is a continuous crescendo that seems to be performed by an orchestra of angels directed by the God of Music who has surely blessed the group and given them the secret to making this album envelop our hearts. When the clouds are not laden with rain, but with notes that know how to be messengers of textures, of stories where negative feelings are cuddled and embraced, then the miracle of a better world takes place because that's just how it is: Dreamers in Dark City is the manifest possibility of listening to different music. And we are all more beautiful...


Song by Song


1 - Feels Like You


One relies on an opening that shows us the delicacy of a guitar that seems to play in the water. Then the song presents a dreamy structure with Shoegaze oscillations, in a caress on the skin which gives back its poetry with whispered vocals that fascinate. 



2 - Mike Tysong 


A ride that leaves initial Darkwave imprints and then an Alternative wave that bewitches, vocals are a seizure of the senses, while the guitar gradually makes its voice heard more. The bass and drums, on the other hand, are friends, eating up the rhythm and acting as a counterbalance to singing, which seems to have come out of a perfect wash as its soul, at first shy and then more resolute, fills the heart. 

In the face of bewitching magic, the addiction of repeated listening is the guarantee for this gem.


3 - Soft


Can a gust of wind cry, touching you? Yes, definitely. The synth creates the right current, vocals and backing vocals are Shoegaze cells, while the music travels through the best pop attitude of the 80s, with the guitar being a chant within joyful Dreampop. 


4 - Look Into My Eyes


A circular blade opens the song: it's the lead guitar coming out of the rhythmic one and elevating the sound towards the clouds, with vocals doing the opposite (at least initially), flying at low altitudes, and then it's an impact that envelops us, in a Shoegaze stratification which is measured and then aggressive, almost Post-Rock. The various Stop and Go, the guitar that remains the protagonist, the final fade-out make it another gem of this album.


5 - Breathless


 One cries, one dreams, between controlled impetuosity and a moving delicacy, for a track that exerts an enormous emotional power, ending up taking us eyes closed into the rush of the drums, the skillful touches of the bass, the two angelic voices and the guitars, goddesses of dynamics, for a slow and welcoming Dreampop. Dreams can sleep safely...


6 - Pure


The first song to be revealed before the release of the album, it is proof that melody can travel at a good speed without losing any of its identity. The band's state of grace and skills continue to draw their trajectory. Take Pure: how to resist the temptation to want to embrace life? Just follow the bass work that is a chant in itself and the guitars that constantly reiterate how the roots of Dreampop remain valid. A fresh and dynamic sound is added here.


7 - Apart


Even angels run, without breaking a sweat, leaving the scent of a sustainable melancholy at times. It happens in this track, where everything is delicate and impetuous, in a partnership that brings great emotion. The drumming, in an Indie setting, alternates its dynamics supported by a bass that seems a steam locomotive, with the hints of guitar which later become more present to make this song a rhythmic cushion, in order to rest on every cloud.


8 - Lost In The Dark


Delicate notes come out from the keys of a piano, the voice finds the words to convey its thoughts, while the guitar comes in and takes single sounds to transport dreams into a magical alternative: you are in the 90s zone, in England, and when you get to the refrain you can hear an echo of Slowdive uniting the two bands, flying over the ocean.


9 - Exodus


You are inside the wind that kisses the mountain, the weather is autumnal, the piano is enveloped by Ambient attitudes, the semi-acoustic guitar sets its voice for a few moments and in this short track there is all the intensity of the Australians: pure jewel.


10 - Ashes


We escape from a painful situation with this last song, the magic becomes slow, dreamy and raucous, almost weeping, but then everything enters the Australian rock that invites Shoegaze to take a walk and it is pure delirium of the senses, in an emotional traffic that makes us cry and is the perfect way to close this album, with a thunderous thank you that, coming out of the guitars, reaches our voice…


Album out on 24th March 2023


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

23rd March 2023


https://oceansmusicaus.bandcamp.com/album/dreamers-in-dark-cities








giovedì 2 marzo 2023

My Review: Long Gone - Drowned

 Long Gone - Drowned


"Love lasts as long as memory endures, no matter if it is sweet or bitter, if it is punctuated with deeds that have happened or only imagined." Manuela Stefani


Water: the Goddess, the Magnificent, the Violent, the Precious, the Infinite, the Rebellious that plays with Calm, the Resource that should be priceless, the Purifier that washes and soils, the Selfish that becomes Generosity. The specific list of what that is could last for the length of a novel, it is not the case, the old scribe knows that. But, believe me, in the minutes of listening to this album you will feel her surrounding you, bathing you, making you float in a sea of emotions that will amaze you and launch you into a generous plunge halfway between the clear and the mysterious chiaroscuro. Songs like diviners, like poets of the desire to make memory the first accomplice of water, which can drown everything, one must be very careful.

The creators are four navigators of the sublime motions of a city devoid of the sea, but which has tons of that chemical compound flowing through it with its canals (Navigli), and that is Milan, covered with these souls, with their fluid, dense, sticky, moonlike drops full of salt and flour.


They come to the appointment of their debut work with a well-articulated artistic concept, developed in such a way that these compositions become the blankets of waves rising into the air with power and elegance. One is surprised, amazed, stupefied by these architectures that embellish thoughts, where the initial intention was to make an imaginary journey of almost drowning. But the record gives life, strength, courage, and with its compositions one becomes a navigator on the rivers of memory, the real protagonist of the album. Using patterns very close to Post-Rock, with guitars, bass and drums careful not to remain confined to that one stylistic possibility, here we see them rowing with an almost sombre Alternative, songwriting for certain moments, with Indie Rock keeping the situation under control and putting a little of its own into it. But there's really no point in mentioning any bands that might remind us of something or someone: the scribe invites an experience free of the boorish need for comparison. There is so much of the boys' own water that it would seem an insult to aprioristically direct one's listening with a list, totally unnecessary.

When a set of liquid beams (twelve on this LP) arouse curiosity, addiction, fascination, then one becomes an accomplice to a sound poem etched on the skin, which turns into memory and sustenance. The Milanese band has generated a shake-up, probably in their intentions, but I think also with a certain amount of doubt as to whether they have succeeded or not, in their musical panorama, demonstrating class, the immense capacity to be Italian in the world, with certain characteristics of the country of the boot perfectly mixed with those of other nations and continents, resulting in a record socially capable of speaking a single language that is valid in all places. And it is that of beauty embraced with meaning and depth, to make everything a port within ports of our thoughts.

Everything breathes of continuous discoveries, of evaluations in the making that take up residence among the notes as they come out of the amplifiers, with sounds, songs and a very high production to make this musical exercise a melancholic act of joy to be repeated in the photographic listening of the necessity it proposes not to abandon it. Time, in this artistic debut, is a wound that is closely watched and the four of them make us feel it in our beats imbued with astonishment and necessity, because in the end this debut record becomes a sudden, lightning-fast, visceral marriage. And now the old scribe takes you to each of these twelve liquid bundles, the new home of this unimaginable idyll, but one that was born with the Drowned experience...


Song by Song


1 Losing One 


The entrance, the opening, the guys' approach to begin this adventure is psychedelic in the opening bars, with the guitar helping to break out of that minimal setting to move everything towards a tepid, enveloping slow-core, through a rhythmic carpet that keeps the atmosphere perfectly blended.


2 Throw Stones


We immediately dive into what will be the guiding line of the work: contact with time, in a cloud of notes like unhurried rain, which circulates in the sky with elegance and sadness at its side, amid masterfully restrained guitar rumbles, with the voice that seems to try to reach into the contemporary, arousing remarkable suggestions. And then it's brilliants of heartbreaking notes towards the end of the track...


3 Last Thing I Want


The album moves decisively into its intimate dimension, but ready to open itself up with a refrain that seems to come out of a 1960s London cellar. Between slow but full of pathos suggestions, the chords follow each other to become an embrace. The melody, so explanatory for the band from Milan, here shows its face perfectly.


4 Lost In Confusion


And it is Post-Rock at the highest level, mixed with Slow-Core, to generate applause from the heart: the talent is undeniable, the song is a mental palace, everything perfectly constructed to induce the listener to dream, but also to a sense of loss of the senses, which turns out to be pleasant despite the fact that one can feel the pain between the notes and the words. The waves of the guitar seem to stretch the nerves and it is enchantment, a poignant display of class.


5 No Better


Everything grows, and grows, with this Post-Rock / Alternative swim, we are in the waves of the sky: we cry, the heart feels the danger of reality, everything seems to be a projection of human complexity and in the refrain we are convinced that Long Gone are the painters of credibility, through a poignant melody, then comes the guitar solo to take us around to adult thoughts.


6 Slow Decay


Not giving an inch, on the contrary, the four have decided to nail us down in front of the quality of slowness, the mother of all intelligence. And there, once again, the charm of a decadence is released that is acceptable, not suffocating, and brings us a melancholy that sounds like something out of a 1920s silent film. The voice, at one point, sings over the drum rolls, creating spectacular tension and then 

the track

 opens up towards the slightest distortion of the guitars, generating a perfect harmony.


7 How Long


Time for the old scribe to be completely moved, as everything becomes haunting but elegant, the sensual guitar playing takes us back to the US of the 90s, and the feeling of diving into the void is precise, thanks to a perfect evolution of the melody.


8 Read Loud This Letter


It seems as if Catherine Wheel lived in Milan, then they say goodbye and leave the Milanese band to its talents, the feeling becomes sombre, with a delay that enchants, and the result is an astonishing demonstration of how the sound here is mature at the highest level, all framed towards the magnificence of a palpable tension, which is dissolved by the clusters of notes from the guitar that towards the finale knows how to bewitch us, without fear. And then away, towards the last minute, with tears welling up.


9 Reap Me Back


A guitar arpeggio shows up at the beginning of the track and loops like an installation you can no longer give up. Art finds its sublimation within the dust of this song, a meek lament, a cradling of memory to kill an unconscious part of oneself. Mysterious, delicate, hypnotic: we are at stratospheric levels of a tension that has a splendid gag in its mouth...


10 Getting Cold


Towards the end of the album we are confronted with an episode that reveals, if it had not yet been realised, the zone where the band lives: that of a buffer state between the madness of beauty and the normality of fear, in a game of footholds in which everything seems to be collapsing towards a listening addiction. It is impossible to turn your back on these guys, you just have to listen to the intensity, nervous and magnetic, that comes out of their propensity to make music an act of faith towards storytelling...


11 Blind Mind


The penultimate track is a parade of notes, on a catwalk that, starting with the Velvet Underground, passing through Athens, Georgia, where the old R.E.M. thank you, arrives in Oxford, the time for a salute to Radiohead, and then away, back to Milan, to show the world that this record is a magic that must find a place in your hearts, on your shelves and in your rainy days, where the latter are emotions...


12 Blues Procession


And it is a magnet that closes the path of beauty, to define and specify completely what we have experienced: Blues Procession is the summary, the fist that opens and caresses and invites you to stand within its boundaries, between the voice that finds yet another perfect vocal melody and the din of guitars that greet, with the bass and drums that once again, almost silently, have allowed perfection to perform...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

2nd March 2023



The album will be published on 3rd March 2023




La mia Recensione: Long Gone - Drowned

 Long Gone - Drowned


“L'amore dura finché resiste la memoria, non importa se dolce o amara, se è punteggiata di gesti avvenuti o solamente immaginati.” Manuela Stefani


L’acqua: la Dea, la Magnifica, la Violenta, la Preziosa, l’Infinita, la Ribelle che gioca con la Calma, la Risorsa che non dovrebbe avere prezzo, la Purificatrice che lava e sporca, l'Egoista che diventa Generosità. L'elenco specifico di ciò che è potrebbe durare per la lunghezza di un romanzo, non è il caso, il vecchio scriba lo sa già bene. Ma, credetemi, nei minuti dell’ascolto di questo album la sentirete circondarvi, bagnarvi, facendovi fluttuare in un mare di emozioni che sapranno stupirvi e lanciarvi in un generoso tuffo a metà strada tra il limpido e il misterioso chiaroscuro. Canzoni come rabdomanti, come poetesse del desiderio di fare della memoria la prima complice dell’acqua, che può far affogare tutto, occorre prestare molta attenzione.

Gli artefici sono quattro navigatori dei moti sublimi di una città priva del mare, ma che ha tonnellate di quel composto chimico che le scorre dentro con i suoi canali (Navigli), ed è Milano, ricoperta di queste anime, con le loro gocce fluide, dense, appiccicose, lunari e piene di sale e farina.

Si presentano all’appuntamento del lavoro di esordio con un concept artistico ben articolato, sviluppato in un modo tale che queste composizioni diventano le coperte delle onde che si alzano in volo con potenza ed eleganza. Si rimane sorpresi, sbalorditi, stupefatti di queste architetture che abbelliscono i pensieri, laddove l’intenzione di partenza era quella di fare un viaggio immaginario di quasi annegamento. Ma il disco dà vita, forza, coraggio e con le sue composizioni si diventa naviganti sparsi per i fiumi della memoria, la vera protagonista dell’album. Utilizzando schemi molto prossimi al Post-Rock, con chitarre, basso e batteria attenti a non rimanere confinati in quella sola possibilità stilistica, ecco vederli remare con un Alternative quasi cupo, cantautorale per certi momenti, con l’Indie Rock a tenere sotto controllo la situazione e a metterci un pò del suo. Ma non è proprio il caso di citare eventuali gruppi che potrebbero farci ricordare qualcosa e qualcuno: lo scriba invita a fare un’esperienza priva della becera necessità di comparazione. C’è così tanta acqua propria dei ragazzi che parrebbe un insulto indirizzare aprioristicamente l’ascolto con un elenco, totalmente inutile.

Quando un insieme di fasci liquidi (dodici in questo LP) suscitano curiosità, dipendenza, fascinazione, allora si diventa complici di una poesia sonora incisa sulla pelle, che si trasforma in memoria e sostentamento. La band milanese ha generato uno scossone, probabilmente nelle intenzioni, ma credo anche con una certa dose di dubbio circa il fatto di sapere se ci sono riusciti o meno, nel proprio panorama musicale, dimostrando classe, la capacità immensa di essere italiani nel mondo, con alcune caratteristiche del paese dello stivale perfettamente miscelate con quelle di altre nazioni e continenti, determinando un disco socialmente in grado di parlare un’unica lingua che vale in tutti i luoghi. Ed è quella della bellezza abbracciata al senso e alla profondità, per rendere il tutto un porto all’interno di porti del nostro pensiero.

Tutto respira di scoperte continue, di valutazioni in divenire che prendono residenza tra le note mentre escono dagli amplificatori, con suoni, canzoni e una produzione elevatissima a fare di questo esercizio musicale un malinconico atto di gioia da ripetere negli ascolti fotografici della necessità che propone di non abbandonarlo. Il tempo, in questo esordio artistico, è una ferita che si guarda da vicino e i quattro ce lo fanno sentire nei nostri battiti imbevuti di stupore e necessità, perché alla fine questo esordio discografico diventa un matrimonio improvviso, fulmineo, viscerale. E ora il vecchio scriba vi porta in ognuno di questi dodici fasci liquidi, la nuova casa di questo idillio inimmaginabile ma che è nato proprio con l’esperienza di Drowned…


Song by Song


1 Losing One 


L’ingresso, l’apertura, l’approccio dei ragazzi per cominciare questa avventura è psichedelico nelle battute iniziali, con la chitarra che aiuta a uscire da quella minima ambientazione per spostare il tutto verso uno Slow-Core tiepido, che avvolge, attraverso un tappeto ritmico che tiene amalgamata l’atmosfera in modo perfetto.


2 Throw Stones


Ci si tuffa subito in quella che sarà la linea guida del lavoro: il contatto con il tempo, in una nuvola di note come pioggia senza fretta, che circola nel cielo con eleganza e la tristezza al suo fianco, tra fragori di chitarre magistralmente trattenuti, con la voce che pare cercare di arrivare nella contemporaneità, suscitando notevoli suggestioni. E poi sono brillii di note strazianti verso la fine del brano…


3 Last Thing I Want


L’album si indirizza decisamente nella sua dimensione intima, ma pronta ad aprire se stessa con un ritornello che pare uscire da una cantina Londinese degli anni ’60. Tra suggerimenti lenti ma pieni di pathos, gli accordi si susseguono per divenire un abbraccio. La melodia, così esplicativa per la band di Milano, qui mostra il suo volto in modo perfetto.


4 Lost In Confusion


Ed è Post-Rock ai massimi livelli, miscelato allo Slow-Core, per generare un applauso del cuore: il talento è innegabile, la canzone è un palazzo mentale, tutto perfettamente costruito per indurre l’ascolto al sogno, ma anche a un senso di perdita dei sensi, che si rivela essere piacevole malgrado si avverta una sofferenza tra le note e le parole. Le onde della chitarra sembrano stirare i nervi ed è incanto, struggente esibizione di classe.


5 No Better


Tutto cresce, cresce e, con questa nuotata Post-Rock / Alternative, siamo tra le onde del cielo: si piange, il cuore avverte il pericolo della realtà, tutto sembra una proiezione della complessità umana e nel ritornello siamo convinti che i Long Gone siano i pittori della credibilità, attraverso una melodia struggente, poi arriva l’assolo di chitarra a portarci in giro verso pensieri adulti…


6 Slow Decay


Non cedono di un millimetro, anzi, i quattro hanno deciso di inchiodarci davanti alla qualità della lentezza, la madre di ogni intelligenza. E in quella zona ancora una volta si sprigiona il fascino di una decadenza che è accettabile, non soffoca, e ci porta una malinconia che pare uscita da un film muto degli anni ’20 del secolo scorso. La voce, a un certo punto, canta sulle rullate della batteria, creando tensione spettacolare e poi il brano si apre verso la minima distorsione delle chitarre, generando un perfetto clima di armonia.


7 How Long


Tempo per il vecchio scriba di commuoversi completamente, perché ogni cosa si fa ossessiva ma elegante, i giochi sensuali della chitarra ci portano negli Stati Uniti degli anni ’90, e la sensazione che ci si stia tuffando nel vuoto è precisa, grazie a un perfetta evoluzione della melodia.


8 Read Loud This Letter


Sembra che i Catherine Wheel abbiano abitato a Milano, poi salutano e lasciano la band Milanese al suo talento, il sentire diventa cupo, con un delay che incanta, e il risultato è una stupefacente dimostrazione di come il suono qui sia maturo ai massimi livelli, tutto incastrato verso la  magnificenza di una tensione palpabile, che viene sciolta dai grappoli di note della chitarra che verso il finale sa come ammaliarci, senza paura. E poi via, verso l’ultimo minuto, con le lacrime belle in vista.


9 Reap Me Back


Un arpeggio di chitarra si presenta a inizio brano ed è un loop come una installazione a cui non si può più rinunciare. L’arte trova la sua sublimazione dentro la polvere di questa canzone, un lamento docile, un cullare il ricordo per uccidere una parte inconscia di sé. Misteriosa, delicata, ipnotica: siamo a livelli stratosferici di una tensione che ha uno splendido bavaglio alla bocca…


10 Getting Cold


Verso la fine dell’album ci troviamo davanti a un episodio che svela, se ancora non si era capito, la zona dove vive la band: quella di uno Stato cuscinetto tra la follia della bellezza e la normalità della paura, in un gioco di appigli in cui tutto sembra franare verso una dipendenza dell’ascolto. A questi ragazzi è impossibile volgere le spalle, basta ascoltare l’intensità, nervosa e magnetica, che esce dalle loro propensioni a fare della musica un atto di fede verso il racconto…


11 Blind Mind


Il penultimo brano è una sfilata di note, in una passerella che, partendo dai Velvet Underground, passando per Athens, Georgia, dove i vecchi R.E.M. commossi ringraziano, arriva a Oxford, il tempo per un saluto ai Radiohead, e poi via, torna a Milano, per dimostrare al mondo che questo disco è una magia che deve trovare posto nei vostri cuori, negli scaffali e nelle vostre giornate piene di pioggia, dove quest’ultima sono le emozioni…


12 Blues Procession


Ed è un magnete a chiudere il cammino di bellezza, a definire e a specificare completamente cosa abbiamo vissuto: Blues Procession è il riassunto, il pugno che si apre e accarezza e invita a stazionare dentro i suoi confini, tra la voce che trova l’ennesima melodia vocale perfetta e il frastuono di chitarre che salutano, con il basso e la batteria che ancora una volta, quasi silenziosamente, hanno permesso alla perfezione di esibirsi…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

2 Marzo 2023


L'album sarà pubblicato il 3 di Marzo 2023







domenica 26 febbraio 2023

My Review: Allen Epley - Everything

 Allen Epley - Everything 


The old scribe returns to Kentucky, and back to Louisville, for the debut album of this artist who has crafted a nuanced record, with distant roots but imbued with his own style that tends to fill it with a layer of magic that sometimes makes it difficult to understand: spectacular for that reason alone. The melodies and arrangements, clean and precise, give us the feeling of being in front of a film where nostalgia is replaced by an understanding of the past, an act of human maturity even before artistic maturity. It is an album that traverses the layers of the psyche and often does so from there, supported by the consideration of 70s music as the best, given the endless list of artists who combined art-music-psychology. Alternative meets softer Indie rock is already a miracle... His ability is to create music that sounds like the skin of dreams trying to be fished out. He does this with patience and commitment, with guitars that can be caressing and with a skilful use of slow but never boring rhythms. Slow but quick to enter the heart...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

26th February 2023


https://allenepley.bandcamp.com/album/everything






La mia Recensione: Allen Epley - Everything

 Allen Epley - Everything 


Il vecchio scriba torna nel Kentucky, e nuovamente a Louisville, per l'album di esordio di questo artista che ha confezionato un disco ricco di sfumature, con radici lontane ma imbevute del suo stile che tende a riempire di uno strato di magia che rende a volte difficile capirle: spettacolare già per questo motivo. Le melodie e gli arrangiamenti, puliti e precisi, ci fanno avere la sensazione di essere davanti a un film dove la nostalgia viene sostituita dalla comprensione del passato, un atto di maturità umana ancor prima che artistica. Un album che percorre gli strati della psiche e lo fa spesso partendo da lì, facendosi supportare dalla considerazione della musica degli anni ’70 come la migliore, visto l'elenco infinito di artisti che coniugavano arte-musica-psicologia. L'Alternative che incontra l'Indie rock più tenue è già un miracolo... La sua abilità è quella di creare musica che sembra la pelle di sogni che cercano di essere pescati. Lo fa con pazienza e impegno, con chitarre che sanno essere carezze e con un uso sapiente di ritmi lenti ma mai noiosi. Lento ma veloce ad entrare nel cuore…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

26 Febbraio 2023


https://allenepley.bandcamp.com/album/everything




venerdì 13 gennaio 2023

La mia Recensione: Finlay Hatton - Where The Shadows Don't Fall

 

Finlay Hatton - Where The Shadows Don’t Fall


Finlay Hatton dovrebbe ricevere un premio per la qualità, la generosità, l’ostinazione, la passione: il suo è un percorso straordinario, più che di canzoni si tratta di amiche che vengono a trovarci, portandoci doni che si rivelano essere preziosi, utili e sorprendenti.

Che bello sapere il vecchio scriba in difficoltà e al contempo felice nel vedere cosa contiene questo che, è bene precisarlo, non è un album ma un’opera colossale. Per il numero di canzoni (quarantacinque) e soprattutto per ciò che presenta: un caloroso abbraccio colmo di atmosfere che variano e gravitano “solamente” attorno alla bellezza e alla sensualità di un mattino che odora di incanto. Non è una operazione coraggiosa questa, pazza, o estrema: molto più semplicemente è un atto d’amore e non una raccolta o somma di composizioni. Non cercate concettualità dove esistono slanci come questi: siate attenti, braccia aperte e sorridete, che non capita sovente una cosa del genere e sappiate approfittarne.

Sono confidenze, aperture, sguardi profondi sia attraverso parole che fanno luce nella nostra mente e sia mediante un linguaggio sonoro accogliente che, al di là dei generi adoperati, fluttuano morbidamente perché sono dimostrazioni di sentimento continui.

Non ha dubbi chi scrive (il pessimismo gotico rimane fedele) che una situazione del genere non verrà accolta come dovrebbe: i gusti e gli egoismi non permettono di capire e voler bene a che si mostra diverso e necessario, dove la qualità espressa è di altissimo valore visti i contenuti. E poi: chi ama ascoltare i raggi di sole? Qui ne abbiamo di dolcissimi e accoglienti, ma anche di generosi in quanto elargiscono affetto incessante, senza bilancia, senza scindere la forza e la morbidezza.

Una corrente di sogni si dà appuntamento nella fluidità di una musica che rivela un Indie Rock sapiente, sempre a stretto contatto con uno Shoegaze misurato e controllato, perché, se è vero che esistono fragori, è anche vero che Finlay adopera l’intenzione di incorniciare i suoi petali compositivi con un Dreampop dalle molte sfumature.

Contiene anche interpretazioni (definirle cover sarebbe limitativo) che sembrano davvero essere sue canzoni tenute in naftalina, dando un senso di continuità che appassiona, sconvolgendo per qualità delle scelte perché rivela una conoscenza davvero notevole, con la volontà di dare rilievo a quelle che non sono molto note.

Data la mole del lavoro, impressionante è la scaletta dei pezzi: dà l’impressione di trovarsi su delle onde che conoscono il modo per farci divertire, riflettere, sempre nel circolo della qualità che ricopre il tutto di saggezza. Più le ascolti e più ti senti con la pelle pulita: assorbono le nostre  fatiche, ci mettono un olio sul capo e sul corpo e ci danno il lasciapassare per una serenità meravigliosa, abbondante.

La domanda è: ci meritiamo qualcosa del genere, dal momento che la maggioranza non ne trarrà conoscenza e, anche se così fosse, non saprebbe riconoscerne l’importanza e il valore? Eccolo, bussa nuovamente: il pessimismo gotico mi guarda sicuro, perché un album come questo rischia l’emarginazione. E la rabbia pulsa nella mente dello scriba.

Eppure sono proprio queste gemme che insegnano la pazienza e a non chiedere nulla in cambio, esistono, sono a disposizione e ora tocca solo a noi.

Concludendo: dati gli argomenti dei testi, la tipologia di scelte musicali decise e utilizzate, tutto conduce ad affermare che se avrete la capacità di compiere un cammino con gli occhi aperti, ciò che vedrete grazie a questo album sarà un racconto energetico di Jean-Michel Basquiat in pennellate sonore…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14 Gennaio 2023


https://finlayhattonmusic.bandcamp.com/album/where-the-shadows-dont-fall-a-2022-compilation



My Review: Finlay Hatton - Where The Shadows Don't Fall

 Finlay Hatton - Where The Shadows Don't Fall


Finlay Hatton should receive an award for quality, generosity, persistence, passion: his is an extraordinary journey, more than songs   they are friends who come to visit us, bringing us gifts that turn out to be precious, useful and surprising.

How nice to know the old scribe struggling and at the same time happy to see what this contains, which, it should be pointed out, is not an album but a colossal work. For the number of songs (forty-five) and above all for what it presents: a warm embrace filled with atmospheres that vary and “only” gravitate around the beauty and sensuality of a morning that smells of enchantment. This is not a brave, crazy, or extreme operation: much more simply, it is an act of love and not a collection or sum of compositions. Do not look for conceptuality where there are impulses such as these: please pay attention, with open arms and smile, something like this does not happen very often and take advantage of it.

They are confidences, openings, deep glances both through words that shed light on our minds and by means of a welcoming sound language that, beyond the genres used, float softly because they are continuous shows of feeling.

There is no doubt in the writer's mind (he stays true to Gothic pessimism) that such a situation will not be received as it should: tastes and selfishness do not allow one to understand and love those who appear different and necessary, where the quality expressed is of the highest value given the content. Besides: who likes to listen to sunbeams? Here we have sweet and welcoming ones, but also generous ones as they donate endless affection, without scales, without separating strength and softness.

A stream of dreams comes together in the fluidity of a music that reveals a skilful Indie Rock, always in close contact with a measured and controlled Shoegaze, because, while it is true that there are roars, it is also true that Finlay uses the intention to frame his compositional petals with a Dreampop of many nuances.

It also contains interpretations (to call them covers would be limiting) that really do seem to be his songs kept in mothballs, giving a sense of continuity that is exciting, shocking in the quality of the choices because it reveals a truly remarkable knowledge, with a willingness to give prominence to those that are not very well known.

Given the size of the work, the setlist of the songs is impressive: it gives the impression of being on waves that know the way to make us enjoy ourselves, to reflect, always in the circle of quality that covers everything with wisdom. The more you listen to them, the clearer your skin feels: they absorb our fatigues, put an oil on our heads and bodies and give us a pass to a wonderful, abundant serenity.

The question is: do we deserve something like this, since the majority won’t obtain knowledge from it and, even if they did, would not recognise its importance and value? There it is, it is knocking again: Gothic pessimism looks at me confidently, because an album like this risks marginalisation. And anger throbs in the scribe's mind.

Yet it is precisely these gems that teach patience and not to ask for anything in return, they exist, they are available and now it is just up to us.

In conclusion: given the topics of the lyrics, the type of musical choices decided upon and used, everything leads to the assertion that if you have the ability to walk a path with your eyes open, what you will see thanks to this album will be an energetic tale of Jean-Michel Basquiat in sonic brushstrokes…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14th January 2023


https://finlayhattonmusic.bandcamp.com/album/where-the-shadows-dont-fall-a-2022-compilation











domenica 4 settembre 2022

My Review: Launder - Happening

 My Review:


Launder - Happening


Prejudice is a free wickedness, because to consider someone crazy is the real madness: one is always in a hurry to do this, poisoning the souls and dirtying the waters.

In music there are those who make their long-distance debut with a double album and pay the price for what I have just mentioned.

I hope this does not happen in the case of those I have decided to talk about.

Consider the passionate John Cudlip, who has just released a sensational album in terms of imagery, intensity, coloured with melodic music full of intense vocals, with a sensual tide of voluminous and captivating sounds.

Filled with diverse influences, it is worth specifying that we are not just inside Dreampop and Shoegaze (although most of it is certainly imbued with them), but rather in a kaleidoscope of references that give the thirteen tracks the feeling of entering multiple dimensions.

We have abundant doses of Alternative, a veiled but present Post-Punk, sprinklings of Brit-Pop and sparks of Indie.

The boy from Los Angeles made use of the collaboration of Nathan Havelu, Bryan DeLeon and Chase Meier who, all together, have managed to beautifully portray the sad and melancholic swirls for a work that has seen the magical production of Sonny DiPerri, known for his work with My Bloody Valentine, Bob Mould and DIIV. 

The song Become features the adorable presence of French singer Soko, who lends an additional touch of class to this debut.

Many of the tracks were written a long time ago, but once this band was in the rehearsal room everything became fluent and clear, giving John the confidence that they all had to be part of the record.

The LA art scene is fraught with effervescent and competent personalities, who were also able to give energy to Cudlip, who has thus managed to find strength and courage for the necessary conviction: Happening sounds like a mature and effective album, with tons of solid sound, it can be visionary and capable of shaking and enveloping the listener.

The scenario, complex and magnetic, nails the listener inside the sonic vicissitudes, in the rivers of guitars blessed for their solidity and aptitude for finding a compromise between rhythm and melody.  

Happening is much more than an account of a period: it is a sonic identity card of the good John's inner mess, showing the world his propensity for research, his seductive curiosity that he skillfully knows how to transfer into songs that sparkle, infect, shake and somehow become a place in which to feel protected.

I believe that it is superfluous to invite you to take a tour in its neighborhood: you have already understood that the scribe guarantees this listening which, I am sure, will conquer you!


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

5th September 2022


https://launder.bandcamp.com/album/happening


https://open.spotify.com/album/1AFBK10RHCuXnHXaTgyonQ?si=o1kcSDvkQQuTMGGzPYCg0w









La mia Recensione: Midas Fall - Cold Waves Divide Us

  Midas Fall - Cold Waves Divide Us La corsia dell’eleganza ha nei sogni uno spazio ragguardevole, un pullulare di frammenti integri che app...