Caradoc - Scrolls of Arrkadia
Sia benedetta la Polonia: questo 2023 è così pieno di meraviglie che arrivano da quella nazione che non si può che rimanere basiti e contenti.
Siamo davanti a un’opera intensa, pregna di sacralità e di lunghe peregrinazioni dentro il tempo che fu, quello poco abitato dagli uomini e soprattutto dal senso di paura e disagio che fertilizza ogni impeto verso un burrone dal quale guardare la propria esistenza in proiezione futura.
La band crea un mosaico, un cubo, dove il respiro si fa lento ma rovente, le suggestioni imprigionano e la fantasia nasce per farci morire, nel gioco di damigelle dalla bella faccia e dalle unghie affilate. È musica del ventre, con synth che escono dall’intestino per visitare il cuore, con stratagemmi illuminati da movimenti lenti che conferiscono al tutto il sapore di un giudizio inevitabile. Un Folk che si veste con un abito scuro, con in mano lo scettro di pietre gotiche per creare un ambiente in uno stato di scombussolamento continuo, dove ogni nota è un'orchestra accordata con l’occulto che si nasconde in questi brani, ma che non può nascondere il suo ghigno. Si vaga, ci si perde, i confini muoiono e il tempo è una lastra piena di sterpaglie grigie che prendendo in mano il pennello hanno un colore solo nella testa…
Se esiste una drammaticità che sul palco della vita può avere atomi senza fretta, quella la trovate in questo magnifico album…