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venerdì 16 giugno 2023

My Review: Girlfriends and Boyfriends - Fallacy of Fairness

Girlfriends and Boyfriends - Fallacy of Fairness


How much do you like Canada's overlook on England, with songs that seem to have been inspired by the old land of Albion?

It's been two years but this album endures, still acerbic and melodic, with virtues that don't wither because it bears witness to a time that cannot be forgotten.

This Post-Punk is a river, a lake, a cool square that blows on the dust of the 80s and moves everything towards Manchester, London, Sheffield, as a bow to the history those cities were able to create. The songs flow fast, impetuous and robust, kilos and kilos of drumming full of bones, with the bass pushing, the guitars full of asbestos and well articulated to arouse continuous emotions, the keyboard is always melancholic and the melodies are so easily welcoming, generating tumult and looks full of thoughts, like a torrent full of colours that can enchant even if they are yellowing...

There are many, many moments in this overflowing work where one has the feeling that the best of those memorable years have been summed up and explained in a perfect way.

All you have to do is start listening and you will be in the midst of the poetry of a cloud that eternity will not be able to sweep away...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

16th June 2023


https://girlfriendsandboyfriends.bandcamp.com/album/fallacy-of-fairness




La mia Recensione: Girlfriends and Boyfriends - Fallacy of Fairness

Girlfriends and Boyfriends - Fallacy of Fairness


Quanto piace il Canada che si affaccia sull’Inghilterra, con canzoni che sembrano essere state ispirate dalla vecchia terra di Albione?

Sono passati due anni ma questo album resiste, sempre acerbo e melodico, con virtù che non appassiscono perché è testimone di un tempo che non si riesce a dimenticare.

Questo Post-Punk è un fiume, un lago, un piazzale fresco che soffia sulla polvere degli anni ’80 e sposta tutto verso Manchester, Londra, Sheffield, come un inchino alla storia che quelle città hanno saputo creare. Le canzoni scorrono veloci, irruenti e robuste, chili e chili di drumming pieno di ossa, con il basso che spinge, le chitarre che sanno essere piene di amianto e ben articolate per suscitare emozioni continue, la tastiera è sempre malinconica e le melodie sono così facilmente accoglienti, generando tumulti e sguardi pieni di pensieri, come una fiumana piena di colori che possono incantare anche se in fase di ingiallimento…

Molti, tantissimi i momenti nei quali, in questo straripante lavoro, si ha la sensazione che il meglio di quei memorabili anni siano stati riassunti e spiegati in un modo perfetto.

Non vi resta che iniziare l’ascolto e sarete in mezzo alla poesia di una nube che l’eternità non riuscirà a spazzare via…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

16 Giugno 2023



https://girlfriendsandboyfriends.bandcamp.com/album/fallacy-of-fairness






venerdì 7 aprile 2023

La mia Recensione: Crooked Mouth -Between The Fool And The Magician

Crooked Mouth -Between The Fool And The Magician 


Che belle le anime che viaggiano per mettere le piccole pietre sotto le loro scarpe e grandi pensieri nei loro battiti.

Ian Campbell è una di quelle: preso il necessario, è partito dal suo Canada e se n’è andato in Lituania, a civilizzare i suoi desideri, per incontrare persone che potessero essere nuovi trasmettitori, nuovi laghi con pesci saltellanti e gioiosi dentro una nuova coscienza.

Ed ecco che il risultato è un album favoloso, pieno di oscillazioni folk, tinteggiato di ombre e storie per mille voci che si alzano in cielo.

Personaggi per un viaggio nel viaggio al fine di far nascere nell’ascoltatore emozioni in attesa e poi, lentamente, fuoriuscire. Stratagemmi, trucchi medievali forse, di sicuro si respira l’aria della spiritualità con la luce accesa: tutto è visibile oltre che udibile ed è necessario sottolineare come questo vapore si alzi dalle pianure per sfiorare la collina dei nostri pensieri, sospesi, a volte anche un po’ preoccupati, in quanto esiste sempre una quota di certezza che si certifica nell’aspettare fragori improvvisi…

Il clima autunnale permane per tutto il disco, e parrebbe di ascoltare una vicenda complessa, con un labirinto continuo nella mente del protagonista che si getta come un’eco all’interno dei nostri sentieri mentali.

Abbiamo la sensazione di sentire in certi momenti alcuni protagonisti del Neo-Folk fumare il calumet della pace, sotto coperte pregne di whiskey. 

Quote di immaginifica dolcezza circondano questi strumenti assemblati per far arrivare alle nuvole i loro bisogni di espandere i limiti in alto e tutto questo fa sì che nell’album ci sia una corsa verso una spiritualità che separi la mente dal corpo, perché il secondo non sa volare.

Ian è coraggioso, deciso, elegante, legato alla tradizione Folk americana, ma consapevole che il suo viaggio doveva portare all’acquisto di idee nuove e tutto ciò accade, non per magia bensì per la sua mente aperta. La magia invece la si sente e la si vede mentre le nove composizioni attraversano la nostra concentrazione, che rischia notevolmente di diventare adorazione. Il suono è caldo, i brividi sono quelli emotivi, e tiepido è l’amore che rimane sulla pelle dopo aver portato questo lavoro nel circondario dei nostri respiri. 


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7 Aprile 2023


https://fiadh.bandcamp.com/album/between-the-fool-and-the-magician







My Review: Crooked Mouth -Between The Fool And The Magician

 Crooked Mouth -Between The Fool And The Magician 


How beautiful are the souls who travel to put small stones under their shoes and big thoughts in their beats.

Ian Campbell is one of those: he took what was necessary, left his Canada and went to Lithuania, to civilise his desires, to meet people who could be new transmitters, new lakes with jumping, joyful fish inside a new consciousness.

And the result is a fabulous album, full of folk oscillations, tinged with shadows and stories for a thousand voices that rise to the sky.

Characters for a voyage within a voyage to make emotions rise in the listener as they wait and then, slowly, emerge. Stratagems, medieval tricks perhaps, for sure we breathe the air of spirituality with the light on: everything is visible as well as audible and it is necessary to emphasise how this vapour rises from the plains to touch the hill of our thoughts, suspended, at times even a little worried, as there is always a quota of certainty that is certified in the expectation of sudden fragrances...

The autumnal atmosphere lingers throughout the record, and we seem to be listening to a complex affair, with a continuous labyrinth in the mind of the protagonist, which throws itself like an echo into our mental paths.

We have the sensation of hearing at certain moments some Neo-Folk protagonists smoking the pipe of peace, under whiskey-filled blankets. 

Quotas of imaginative sweetness surround these instruments assembled to make the clouds reach their need to expand their limits upwards, and all this makes for a race in the album towards a spirituality that separates the mind from the body, because the latter cannot fly.

Ian is brave, decisive, elegant, bound to the American Folk tradition, but aware that his journey had to lead to the acquisition of new ideas and this happens, not by magic but by his open mind. Instead, the magic can be heard and seen as the nine compositions pass through our concentration, which is in considerable danger of becoming adoration. The sound is warm, the chills are emotional, and tepid is the love that lingers on the skin after taking this work into the surrounds of our breaths.


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7th April 2023


https://fiadh.bandcamp.com/album/between-the-fool-and-the-magician





martedì 28 marzo 2023

My Review: Noeud - La grande évasion

Noeud - La grande évasion


You absent yourself for a while from a project you are part of, and create music on your own, in absolute freedom, and how do you do it? Wonderfully!

MD is a musician with clear ideas and offers us a track with many ambitions in that, in addition to mixing musical genres that are not always related (which he succeeds in very well), he suggests how to develop Synthpop with an evident trace of electric lo-fi, creating a suspension of atmosphere between the notes that is excellent. As the old scribe always says, learning matters more than taste, and here we have it, for a flight that is able to offer a window into the future.

Is it really a great escape or is it rather living in the past to take it all as a departure? I would say that in any case such a song is an example that much is still possible, and with remarkable quality too.


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

29th March  2023


https://noeud.bandcamp.com/album/la-grande-vasion-4




La mia Recensione: Noeud - La grande évasion

 Noeud - La grande évasion


Ti assenti per un po’ da un progetto di cui fai parte, e crei musica per conto tuo, in assoluta libertà e come lo fai? Meravigliosamente!

MD è un musicista dalle idee chiare e ci propone un brano dalle molte ambizioni in quanto, oltre a miscelare generi musicali non sempre affini (cosa in cui riesce benissimo), suggerisce come sviluppare il Synthpop con un evidente tracciato di lo-fi elettrico, creando una sospensione di atmosfera tra le note eccelsa. Come dice sempre il vecchio scriba, più che i gusti conta imparare e qui ne abbiamo modo, per un volo che è in grado di offrire una finestra verso il futuro.

È davvero una grande evasione o piuttosto vivere il passato è il prendere il tutto come una partenza? Direi che ad ogni modo una tale canzone sia l’esempio che ancora molto è possibile, e pure con notevole qualità.


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

29 Marzo 2023


https://noeud.bandcamp.com/album/la-grande-vasion-4





lunedì 6 marzo 2023

La mia Recensione: Bonnie Trash - Hail, Haile!

 Bonnie Trash - Hail, Haile!


I gemelli: che mistero infinito, un'esplorazione continua di ciò che magnetizza, sorprende, stupisce. Se poi tutto ciò lo guardiamo nel contesto musicale allora c’è da impazzire, come nel caso delle sorelle Bortolon-Vettor, che con Bonnie Trash hanno trovato modo di infettare il suono con sbarramenti, veleni continui e le loro inclinazioni a fare dell’ascolto un trauma piacevole, generando ingordigia all’insegna del trascinamento dei sensi verso le zone folli.

Dopo lo strepitoso album Malocchio dello scorso anno, arrivano tre canzoni a ispessire il caos, per generare l’estasi che seduce e che ci rende obbedienti. Spaziano nei generi musicali, adoperano soluzioni che mortificano i pensieri di sopravvivenza e fanno del loro operato artistico lapidi in cammino, con le reminiscenze che vengono messe in pausa per generare un senso di libertà totalmente cruda e vibrante. Tre brani e tre allucinazioni, per fare in modo che lo spazio diventi il luogo in cui le loro catene ci stringono i polsi ma anche la gola: la bellezza può uccidere. Che sia Post-Punk, Industrial o che contengano piume Shoegaze, poco importa: non è musica questa, ma un delizioso cratere nel quale affogare è il piacere sublime!

Il meraviglioso inganno incomincia con una danza che suscita emozione come colla calda, tra i bagliori gotici e le vesti del Post-Punk che sopravvive al tempo. La voce è un semaforo delle vibrazioni, un saliscendi, con le chitarre balbuzienti e taglienti a tramortire.

Il secondo incontro sonoro  non è che un delirio ipnotico uscito dalle vene di Genesis P-Orridge in un giorno mentre i lupi sfidano le luci del giorno: un suono perverso, continuo, un recitato che annichilisce le preghiere fanno di tutto ciò un irresistibile sentiero pagano per dare alla follia il suo regno. Poi arriva il crescendo che annienta e spacca il cielo in mille pezzi…

L’EP geme, tra soffi di vento e rumori tiepidamente roventi, per trovare il suo ultimo respiro con la terza esibizione di forza cupa: la canzone che dà il titolo al progetto è un cortocircuito dei pensieri, un’esibizione di atomi Neo Folk inclini al ricovero obbligatorio in un ospedale psichiatrico, con il suo incedere che rimanda a un gregge di iene nel deserto. Lamenti, ferraglia, colpi nella notte, tensione e ipnosi per convogliare il tutto verso la ricerca sistematica della paura che si presenta: il vecchio scriba sbava dal piacere per questa marcia cacofonica che rende schiumanti i pensieri…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

6 Marzo 2023


https://handdrawndracula.bandcamp.com/album/hail-hale




My Review: Bonnie Trash - Hail, Haile!

 Bonnie Trash - Hail, Haile!


Twins: what an infinite mystery, a continuous exploration of what magnetises, surprises, amazes. If we then look at all this in the musical context, then we can go crazy, as in the case of the Bortolon-Vettor sisters, who with Bonnie Trash have found a way to infect the sound with barrages, continuous poisons and their inclinations to make listening a pleasurable trauma, generating greed in the name of dragging the senses towards crazy areas.

After last year's resounding album Malocchio, three songs arrive to thicken the chaos, to generate the ecstasy that seduces and makes us obedient. They range across musical genres, employ solutions that deaden survival thoughts and make their artistic work tombstones on the road, with reminiscences being put on hold to generate a sense of totally raw and vibrant freedom. Three tracks and three hallucinations, so that space becomes the place where their chains grip our wrists but also our throats: beauty can kill. Whether Post-Punk, Industrial or containing shoegaze feathers, it matters little: this is not music, but a delicious crater in which drowning is the sublime pleasure!

The marvellous deception begins with a dance that stirs up emotion like hot glue, amidst the gothic flashes and robes of Post-Punk that survives time. The vocals are a semaphore of vibrations, an up and down, with stuttering, edgy guitars to stun.

The second sonic encounter is nothing but a hypnotic delirium spilling out of Genesis P-Orridge's veins in a day while wolves defy daylight: a perverse, continuous sound, a prayer-annihilating recitative make it all an irresistible pagan path to give madness its reign. Then comes the crescendo that annihilates and smashes the sky into a thousand pieces....

The EP groans, amidst gusts of wind and tepidly searing noises, to find its last breath with the third performance of sombre force: the title song is a short-circuit of thoughts, a display of Neo Folk atoms prone to compulsory admission to a psychiatric hospital, its gait reminiscent of a herd of hyenas in the desert. Wailing, clanking, blows in the night, tension and hypnosis to channel it all towards the systematic search for the fear that presents itself: the old scribe drools with pleasure at this cacophonous march that makes thoughts foam...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

6th March 2023


https://handdrawndracula.bandcamp.com/album/hail-hale




martedì 14 febbraio 2023

My Review: Exsect - Opéra Mécanique

 Exsect - Opéra Mécanique


If we were to scour Quebec well, we would discover its black soul, gravitating in the promiscuous zone of shadows, in a seductive movement of dawns ruined by bad dreams. The only way not to consign yourself to bad days is to dance with Exsect, a line-up totally interested in piercing caves haunted by esoteric spirits with Ebm and bars of Dark Electro. If you listen to it, this volcanic album, you will be creatures hurled far away, separated from earth's gravity and become the children of wolves. Keyboards like bloody guitars, vocals full of vengeance turning into an army on an unstoppable march. It's Ebm, baby, and so the body makes thoughts absent and becomes a soulless object, at least suspended from all human contact until it resonates in the air. Beautifully crafted, it will deliver you the conviction that this genre of music helps at least a little to feel those energies that seem lost forever...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14th February 2023


https://exsect.bandcamp.com/album/opera-mecanique





La mia Recensione: Exsect - Opéra Mécanique

 Exsect - Opéra Mécanique


Se perlustrassimo bene il Quebec, ne scopriremmo l’anima nera e gravitante nella zona promiscua delle ombre, in un movimento seducente di albe rovinate da pessimi sogni. L’unica modalità per non consegnarsi a giornate pessime è danzare con gli Exsect, formazione interessata totalmente a perforare le grotte infestate da spiriti esoterici con l’Ebm e sprangate di Dark Electro. Se lo ascolterete, questo vulcanico album, sarete creature sbalzate lontano, separate dalla gravità terrestre e diverrete figli dei lupi. Tastiere come chitarre insanguinate, le voci piene di vendetta a trasformarsi in un esercito dalla marcia inarrestabile. È Ebm, baby, e quindi il corpo fa assentare i pensieri e diventa un oggetto senza anima, perlomeno sospesa da ogni contatto umano sino a quando risuona nell’aria. Di ottima fattura, saprà consegnarvi la convinzione che questo genere musicale aiuti almeno un po’ a sentire quelle energie che paiono perdute per sempre…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14 Febbraio 2023


https://exsect.bandcamp.com/album/opera-mecanique





mercoledì 25 gennaio 2023

La mia Recensione: Uncanny Valley - Fevering Stare

 Uncanny Valley - Fevering Stare


Abbiamo tutti bisogno di forza, di freschezza, di dinamismo, di sentirci un fulmine senza stanchezza. Forse se soggiornassimo un po’ a Calgary potremmo farne il pieno. Magari vedendo dal vivo questa band performare questo album potremmo uscire da un locale con la carta d’identità cambiata, senza aver bisogno di sperare di tornare indietro nel tempo. Sono in cinque, suonano il rock di cui necessitiamo, con voli diretti, senza scalo, sul Post-Punk più robusto, in un cielo in cui i raggi di sole vengono a trovarsi dentro un cielo in fase di annuvolamento. Le loro canzoni sono energetiche, colme di frastuono, aggrediscono i dubbi e rendono respirabile l’aria. Otto esempi di come si possa allenare il corpo e la mente contemporaneamente, ottenendo un beneficio che si specifica nel piacere di ritrovare riferimenti preziosi, messi a lucido, rivitalizzati con chitarre, basso, batteria e tastiera abbracciati per ridare luce alla vita. Il ritmo è schiacciato sull’acceleratore, con la voce di Alicia che è un corvo  proveniente dagli anni ’80 avendo nel suo becco echi di Siouxsie e Ari Up, emergendo da chitarre in odore di Killing Joke e New Model Army. Il basso controlla ogni corsa, ogni impeto e guida con classe il caos ordinato di una band che sembra avere fretta, ma che in realtà rivela il sistema migliore per vivere: correre non per il piacere di farlo ma per scavalcare il tempo attuale, pesante e scarico di ogni entusiasmo. Non è immaturità: è la migliore delle saggezze possibili…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

25 Gennaio 2023

https://virtualrealism.bandcamp.com/album/fevering-stare






martedì 10 gennaio 2023

La mia Recensione: Linebeck - karoshi (Over a dream)

 Linebeck - karoshi (Over a dream)


È indubbio che la musica sia un mappamondo di storie e fascinazioni che incontrano stati emotivi e complicanze che generano flussi coscienti e incoscienti di impatto.

In una zona fertile come quella dell’Ontario vive una band di portatori di spensieratezza che si chiama Linebeck, menestrelli e pittori di storie che, in questo luminescente esempio dal titolo karoshi (Over a dream), ci portano la realtà, con le sue intemperie, il peso del lavoro, il tempo che si fatica a gestire e l’inarrestabile volontà di non fermarsi mai. Per farlo scelgono una poesia leggera da trascrivere in note musicali che vola tra le pareti e ci fa danzare, con l’impressione che la band di Filadelfia A Sunny Day in Glasgow si sia mostrata tra le molte a benedire il quartetto canadese. Ma soprattutto incanta questa frenesia agrodolce, tra il testo che conduce a riflessioni importanti e il bacio di una musica davvero accattivante.

Sin dall’introduzione con chitarre pizzicanti e un bel connubio tra il basso vertiginoso e il drumming con inclinazioni Indie, e la tastiera a farci divenire ali di un sogno in volo, sorprende una piccola spruzzata Shoegaze a rendere ancora più seducente l’ascolto. Non ci resta che attendere un album: la premessa è ottima.

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

10 Gennaio 2023

https://linebeck.bandcamp.com/album/karoshi-over-a-dream





My review: Linebeck - karoshi (Over a dream)

Linebeck - karoshi (Over a dream)


There is no doubt that music is a globe of stories and feelings that meet emotional states and complications that generate conscious and unconscious streams of impact.

In a fertile area like Ontario lives a band of bearers of lightheartedness called Linebeck, minstrels and painters of stories who, in this luminescent example entitled karoshi (Over a dream), bring us reality, with its bad weather, the weight of work, the time that one struggles to manage and the unstoppable will to never stop. To do so, they choose a light poetry to transcribe into musical notes that fly through the walls and make us dance, with the impression that the band from Philadelphia A Sunny Day in Glasgow was among the many that blessed the Canadian quartet. But above all, this bittersweet frenzy enchants, between the lyrics that lead to important reflections and the kiss of truly captivating music.

Right from the introduction with tingling guitars and a nice combination of dizzying bass and drumming with Indie inclinations, and the keyboards to make us become wings of a flying dream, there is a little shoegaze sprinkle that makes the listening even more seductive. We just have to wait for the album: the premise is excellent.

Alex Dematteis

Musicshckworld

Salford

10th January 2023

https://linebeck.bandcamp.com/album/karoshi-over-a-dream




sabato 31 dicembre 2022

La mia Recensione: Basement Revolver - Embody

 La mia Recensione:


Basement Revolver - Embody


Se esistono sentimenti che definiscono la nostra esistenza basta farsi un giro a Hamilton, nell’Ontario (Canada) e ascoltare questo album assaggiando la poesia del suo lago, che riesce a essere impraticabile d’inverno ma che consolida la potenza dello sguardo dentro la sua potenza oscura. E a decidere il destino dei nostri ascolti è una fata triste che è in grado di disperdere parte di questa realtà nella dolcezza, riuscendo a estirpare sentimenti di solitudine e impossibilità scrivendo canzoni come passi amari sopra i sogni, in un crocevia delizioso, quasi spavaldo.

Si fa coadiuvare da tre compagni dalle braccia delicate ma robuste, come magazzinieri attenti a non rompere, prima ancora che a spostare le loro creazioni dentro i nostri cuori.

Suoni aperti, talvolta cupi, sempre nei pressi di uno Shoegaze minimalista che adopera la calma per anestetizzare l’emarginazione nei testi precisi di Chrisy Hurn-Morrison (la voce più ricca di nuvole al momento), una donna che ha nell’isola la stessa materia ricercatrice che ha nelle mani, in una danza dagli occhi color stupore.

In trentotto minuti non si troverà mai un momento per separarsi da queste onde emotive, da questi ritmi e dalle melodie che celebrano un talento davvero denso di piume che navigano tra la pioggia e il vento dei nostri cuori…

Chrisy mette i pensieri su una barca ed entra nel lago, decidendo di scrivere testi con lo sguardo profondo: in assenza di onde, lei decide di far sprofondare temi dolorosi su un fondale che li attende con tremante dolore. Gli argomenti descritti sono spesso circostanziati a fatti reali e alla propensione di miscelarli con una fantasia che matura riflessioni che non attraccano mai alla depressione. E alla musica viene conferito il ruolo di un coma con onde celebrali che si muovono attente, senza bisogno di foga, per mantenere un’atmosfera generale, abbracciata a dinamiche oniriche, sensuali e prudenti: una saggia modalità da cui imparare. Dilatazioni, tutto sparpagliato con armoniosa capacità, le canzoni sono un concept album razionale e sonoro, un’esplorazione viscerale che alza lo sguardo saltuariamente verso un piccolo cambiamento per dimostrare che anch'esse hanno muscoli nelle braccia. Ma non tirano mai i pugni: tutto in loro è rispettoso anche quando si danza, perché sembrano capaci di dare volutamente alle atmosfere il potere di una leggendaria brina che rende i nostri ascolti nuovi brividi da vivere, gioiosamente.

Le traiettorie presenti fanno di queste canzoni una galleria dove gli affreschi che troviamo solo in parte ricordano i loro primi lavori, tre Ep e cinque singoli, più il precedente Lp Heavy Eyes. È chiaramente vistosa la loro crescita, il complesso di variabilità a loro disposizione, i disegni melodici in estensione, con sfumature evidenti che fanno di questo album una stella marittima dei nostri pensieri.

Capaci di fissare bene nella nostra memoria la svolta dell’indie americano degli anni ’90, hanno saputo andare oltre oceano e venire a guardare qui, nella terra d’Albione, dove hanno trovato arcobaleni Shoegaze con il freno a mano, dove poesia e immaginazione fanno l’amore con grande gentilezza.


Le corsie della loro bellezza si riempiono costantemente di un incrocio alquanto difficile e pericoloso che si specifica nell’unire perfettamente molto spesso Dreampop e Shoegaze, riuscendoci come Dei illuminati da un talento inarrestabile e fluente, con melodie tra il cupo e i raggi di sole, in un impeccabile bacio accademico.


Dimostrando come la pandemia potesse e dovesse essere utilizzata non come noioso passatempo ma come preziosa analisi, in questi solchi troviamo l’amalgama tra il ragionamento e l’incanto di una evidente evoluzione spirituale, dove riescono a materializzare la realtà complessa con il bisogno della semplicità, con l’utilizzo di una misteriosa bacchetta magica. Lo si intende quando, ascoltando queste undici vibranti farfalle, si vola in sali e scendi sensoriali ed emotivi, perdendo la paura, acquisendo consapevolezze che mutano la nostra identità. Sono le chitarre a pilotare ardori, è la batteria che disciplina il buon gusto con l’intelligenza, è il basso a fare del nostro stomaco un teatro sperimentale eccelso.


I quattro fanno continuamente spazio a intuizioni, convergono come unico combo verso la necessità di versare chilometri di vernice dentro una tristezza primitiva, qui sciolta nel mare calmo dei loro scettri. Capaci di fertilizzare le note con sublime maestria, si riesce a vedere tutto il loro corso di manipolazione e l’intenzione di dare ai pensieri una finestra su montagne innevate. Ed è proprio da quest’ultime che scendono ogni tanto delle slavine di suono che eccitano e fanno provare il brivido di una necessaria paura.


Specchi sparsi in ogni testo, in tutte le note, fanno di questo lavoro un atto di disciplina, il necessario sviluppo della conoscenza, con un armamentario vistoso, sempre generoso, per poter invadere con consapevolezza i nostri sensi raggelati. Riuscendo con l’autoanalisi, infine, a fare della musica una bolla promiscua ed efficace, dove tutto accade per un disegno divino che ci fanno vedere, come una concessione necessaria per loro, e che lascia a noi la responsabilità di non sprecare la ricchezza di questo lavoro…


Song by Song


1 - Skin


“Feel you standing there

Try to grin and bear, 

Touch me with your stare”


Ed è delirio sullo stile Catherine Wheel quello che apre l’album, con lo slow-core che si mette addosso abiti Shoegaze, per un incantevole cammino dentro la pelle, tra distorsioni e il basso che bussa al cuore sino a quando l’ipnotica voce di Chrisy ci insemina con petali di poesia.


2 - Be Okay


“In the darkness

It gets hazy

Stuck in its grasp”


La formula rimane quella sognante ma tutto si fa più pieno di muscoli, con la voglia di correre nel buio per sentire l’aria fresca, per rallentare, correre ancora, nella frenesia di chitarre come graffi del vento.


3 - Circles


“Try to take each day that comes

One step at a time

Decluttering my mind”


Siamo dentro una seduta analitica dal risvolto doloroso, con la mente che perlustra sembianze, riflessioni, cerca risposte nel marasma emotivo e razionale.

La musica è una stanza psichedelica, lenta, suggestiva, che bacia la World Music sino a trasferirsi, con eleganza, in un ballo Dreampop con lo sguardo Shoegaze.


4 - Slow


“If I could call you on the telephone

I’d ask you maybe can I just come home

Don’t want to have to prove my innocence”


Lacrime incantevoli necessarie e nutrienti scendono dal trinomio voce - parole - musica per stabilire, sui nostri sensi, una dipendenza assoluta: dove vive l’intensità, la rabbia, la voglia di chiarire, vi sarà sempre un corrispettivo di sensi allineati verso il cielo. Strepitosa dimostrazione di classe, l’atmosfera del brano è una stufa che riesce a far capire il vuoto e il pieno di certe distanze, con la musica che, raccolta in una fascina notturna, suggerisce il chiudere le porte all’imprecisione. Qui tutto è perfetto e quelle lacrime iniziali finiranno per farvi volare via da voi stessi…



5 - Blackhole 


“Every day it feels like more

Weight on my chest

Pushing me down

Consumes my soul”


Tra un a pioggia dissetante e chitarre che seminano sogni, il brano è una testimonianza di delicata propensione a fare dell’amore un luogo aperto, sino ad arrivare al soffocamento in un buco nero. Come la nebbia di novembre, qui si percepisce l’umidità di un sentire che sembra morire, ma saranno proprio queste atmosfere musicali a far divenire il tutto una ninnananna malinconica e perfetta.


6 - Storm


“Maybe I was made to love you

Shake this tired head 

Fill my dry bed”


Rimane la pioggia ad accompagnare questa voce piena di un radioattivo pulsare, uno sgocciolare nel cuore, con una linea melodica affidata a poche ma sensualissime note e un suono che sembra un fischio che bacia un riverbero educato, con il drumming che rende il tutto un eco di potente suggestione, mentre nel ritornello tutto si fa delirio tra il registro alto e le chitarre svolazzanti.


7 - Transatlantic


“Liquid are your thoughts

I hear them flow

Like water trickling”


Che dolcezza sopraffina! Ci si coniuga con diamanti ritmati, tra fusioni di spasmodici desideri che sorpassano le distanze e chitarre in attesa di ruotare e che lo fanno con garbo. Il ritmo è un esercizio di perfetta chimica tra il basso e un drumming che pennella poetiche vampate di gioia. Nel contesto di un testo molto profondo, Chrisy veste la voce di cristalli liquidi nel quale vedere le sue potenzialità totalmente esibite.


8 - Dissolve


“Passing time draws us nearer 

I dissolve into you”


L’amore improvviso arriva e apre i pori: siamo nella primavera del cuore e la musica fa altrettanto, per unire una storia semplice ed efficace, per dare al tempo parole e musica come un canto celeste.


9 - Tired


“Carry the weight of your judgement

‘Til I’m forced down on my knees”


Uno squarcio il testo, un abbraccio la voce, una consolazione questa musica: calorie necessarie per ingrossare la mente verso una positività che sembra lontana. Una discesa dentro le mani che graffiano e note musicali come un mantello a proteggere questo cataclisma…


10 - Tunnel Vision


“Deep, deep dive

I feel so confused

All the time”


Shoegaze allucinato e celestiale, il drumming secco, la chitarra che alza la polvere e le parole, minime, a saldare il frastuono per testimoniare che la band sa arrivare al sodo, tra il cuore e la mente, come artigiani dello stupore. 


11 - Long Way 


“Your body will change

It will look different

Its curves and its burdens

Carry the shame”


L’onestà intellettuale richiede sincerità e a volte durezza, se non addirittura una non tanta velata crudeltà, per stabilire il contatto autentico dell’esistere.

L’ultimo brano, spaventosamente glaciale e siderale, è un esplodere continuo, con e senza distorsioni. È un abbandono delle maschere e per essere visibile nulla deve essere complicato. Pochi accordi ma un’atmosfera inequivocabile determina la fine dell’album per dare all’ascolto una gioia che implode…


Alex Dematteis 

Musicshockworld

Salford

1 Gennaio 2023



https://basementrevolver.bandcamp.com/album/embody


https://open.spotify.com/album/7egXCioiZMNz9EmGk7Z3GB?si=NBTOGPtKSJqGY2rlhmGK2g






My Review: Basement Revolver - Embody

 My Review:


Basement Revolver - Embody


If there are feelings that define our existence, we just need to take a trip to Hamilton, Ontario (Canada), and to listen to this album while sampling the poetry of its lake, which manages to be impassable in winter but consolidates the power of the gaze within its dark power. And deciding the fate of our listening is a sad fairy who is able to disperse part of this reality into sweetness, managing to eradicate feelings of loneliness and impossibility by writing songs like bitter steps over dreams, in a delightful, almost swaggering crossroads.

She is assisted by three companions with delicate but strong arms, like warehouse workers careful not to break anything, before moving their creations inside our hearts.

Open, sometimes sombre sounds, always in the vicinity of a minimalist shoegaze that uses calm to anaesthetise marginalisation in the precise lyrics of Chrisy Hurn-Morrison (the most cloudy voice at the moment), a woman who has in the isle the same searching matter she has in her hands, in a dance of astonished eyes.

In thirty-eight minutes, one will never find a moment to separate oneself from these emotional waves, from these rhythms and melodies that celebrate a truly feather-rich talent that sails through the rain and wind of our hearts…

Chrisy puts her thoughts in a boat and enters the lake, deciding to write lyrics with a deep look: in the absence of waves, she decides to sink sorrowful themes on a seabed that awaits them with trembling pain. The topics described are often circumstantial to real events and the propensity to mix them with an imagination that matures reflections that never dock at depression. And the music is given the role of a coma with brainwaves that move carefully, without the need for eagerness, to maintain a general atmosphere, embraced by dreamlike, sensual and cautious dynamics: a wise modality to learn from. With dilation and everything spread out with harmonious skill, the songs are a rational, sonorous concept album, a visceral exploration that occasionally looks up at a small change to show that they too have muscles in their arms. But they never throw punches: each thing about them is respectful, even when dancing, because they seem able to deliberately give atmospheres the power of a legendary frost that turns our listening into new thrills to experience, joyfully.

The trajectories present make these songs a gallery where the frescoes we can find are only partly reminiscent of their early work, three EPs and five singles, plus the previous LP Heavy Eyes. Their growth is clearly noticeable, as well as the range of variability at their disposal and the melodic designs in extension, with evident nuances that make this album a maritime star of our thoughts.

Capable of fixing well in our memory the American indie twist of the 90s, they have been able to go overseas and come and look here, in the land of Albion, where they have found shoegaze rainbows with a handbrake, where poetry and imagination make love with great kindness.


The aisles of their beauty are constantly filled with a rather difficult and dangerous crossroads that is specific in combining perfectly very often Dreampop and Shoegaze, succeeding like gods illuminated by an unstoppable and flowing talent, with melodies between darkness and sunshine, in an impeccable academic kiss.

Demonstrating how the pandemic could and should be used not as a boring pastime but as a valuable analysis, in these grooves we find the amalgam of reasoning and the enchantment of an evident spiritual evolution, where they manage to materialise complex reality with the need for simplicity, using a mysterious magic wand. This is understood when, listening to these eleven vibrant butterflies, one flies through sensory and emotional ups and downs, losing fear, gaining awareness that changes our identity. It is the guitars that drive ardours, it is the drums that discipline good taste with intelligence, it is the bass that makes our stomachs a sublime experimental theatre.


The four continually make room for intuition, converging as one combo towards the need to pour kilometres of paint into a primitive sadness, here dissolved in the calm sea of their sceptres. Capable of fertilising notes with sublime mastery, you can see their whole course of manipulation and their intention to give thoughts a window to snow-capped mountains. And it is precisely from the latter that occasional avalanches of sound descend, capable of exciting and making one feel the thrill of necessary fear.


Mirrors scattered in all their lyrics, in every note, make this work an act of discipline, the necessary development of knowledge, with a conspicuous paraphernalia, always generous, to be able to invade our chilled senses with awareness. Succeeding with self-analysis, finally, to make music a promiscuous and effective bubble, where everything happens by a divine design that they make us see, as a necessary concession to them, and that leaves us with the responsibility of not wasting the richness of this work…


Song by Song


1 - Skin


"Feel you standing there

Try to grin and bear, 

Touch me with your stare"


And it is a Catherine Wheel-style delirium that opens the album, with slow-core that puts on shoegaze clothes, for an enchanting walk inside the skin, through distortions and the bass that knocks at the heart until Chrisy's hypnotic voice inseminates us with petals of poetry.


2 - Be Okay


“In the darkness

It gets hazy

Stuck in its grasp"


The formula remains the dreamy one but everything becomes more full of muscles, with the desire to run in the darkness to feel the fresh air, to slow down, to run again, in the frenzy of guitars like wind scratches.


3 - Circles


"Try to take each day that comes

One step at a time

Decluttering my mind"


We are inside an analytical session with a painful implication, with the mind scouring for semblances, reflections, searching for answers in the emotional and rational marasmus.

The music is a psychedelic, slow, evocative room, kissing World Music until it elegantly moves into a Dreampop dance with a Shoegaze look.


4 - Slow


"If I could call you on the telephone

I'd ask you maybe can I just come home

Don't want to have to prove my innocence"


Necessary and nourishing enchanting tears descend from the trinomial voice - words - music to establish, on our senses, an absolute addiction: where the intensity, the anger, the desire to clarify lives, there will always be a counterpart of senses aligned towards the sky. An astonishing display of class, the track's atmosphere is a stove that succeeds in conveying the emptiness and fullness of certain distances, with music that, gathered in a night-time wooden bundle, suggests closing the doors to inaccuracy. Everything is perfect here and those initial tears will end up making you fly away from yourself...


5 - Blackhole 


"Every day it feels like more

Weight on my chest

Pushing me down

Consumes my soul"


Between a thirst-quenching rain and guitars that sow dreams, the track is a testimony to a delicate propensity to make love an open place, until it suffocates in a black hole. Like the November fog, here you can feel the dampness of a feeling that seems to be dying, but it is precisely these musical atmospheres that make it all become a perfect melancholic lullaby.


6 - Storm


"Maybe I was made to love you

Shake this tired head 

Fill my dry bed"


It remains the rain that accompanies this voice full of a radioactive pulse, a dripping in the heart, with a melodic line entrusted to a few but very sensual notes and a sound that seems a whistle kissing a polite reverb, with the drumming that makes the whole thing an echo of powerful suggestion, while in the refrain everything becomes delirious between the high register and the fluttering guitars.


7 - Transatlantic


"Liquid are your thoughts

I hear them flow

Like water trickling"


What an exceptional sweetness! We are conjugated with rhythmic diamonds, among fusions of spasmodic desires that overtake distances and guitars that are waiting to rotate and that do so gracefully. The rhythm is an exercise in perfect chemistry between the bass and a drumming that brushes poetic displays of joy. In the context of very profound lyrics, Chrisy dresses her voice in liquid crystals in which to see her potential fully shown.


8 - Dissolve


“Passing time draws us nearer 

I dissolve into you"


Sudden love comes and opens the pores: we are in the springtime of the heart and the music does the same, to unite a simple and effective story, to give time words and music like a heavenly song.


9 - Tired


"Carry the weight of your judgement

'Til I'm forced down on my knees"


Lyrics are a laceration, the voice is a hug, this music is a consolation: calories necessary to swell the mind towards a positivity that seems far away. A descent into scratching hands and musical notes like a cloak protecting this cataclysm...


10 - Tunnel Vision


"Deep, deep dive

I feel so confused

All the time"


Hallucinated and celestial Shoegaze, the remarkable sound of the drums, the guitar raising the dust and the words, minimal, soldering the din to testify that the band knows how to get to the heart of the matter, between the heart and the mind, as artisans of amazement. 


11 - Long Way 


"Your body will change

It will look different

Its curves and its burdens

Carry the shame”


Intellectual honesty requires sincerity and sometimes harshness, if not a not so veiled cruelty, to establish the authentic contact of existence.

The last track, frighteningly glacial and sidereal, is a continuous explosion, with and without distortion. It is an abandonment of masks and in order to be visible nothing must be complicated. Few chords but an unequivocal atmosphere determine the end of the album to give the listener an imploding joy…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

1st January 2023


https://basementrevolver.bandcamp.com/album/embody


https://open.spotify.com/album/7egXCioiZMNz9EmGk7Z3GB?si=NBTOGPtKSJqGY2rlhmGK2g




























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