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domenica 12 giugno 2022

La mia Recensione: Beach House - Once Twice Melody

 La mia Recensione:


Beach House - Once Twice Melody


Un flusso abbondante di sollecitazioni può avere la pelle morbida, appoggiata sui sogni verso il vuoto, senza paure, seguendo la propria identità con quella leggerezza che conquista soprattutto se stesso. Quando tutto questo avviene si presenta la magia a battere le mani, soddisfatta, per poi concedere un abbraccio tenero, tenerissimo.

Tutto ciò accade con un album che è entrato nella mente dello scriba senza esitazioni. Due ragazzi americani, Victoria Legrand e Alex Scally, capitani della bellezza, abitano da tempo nelle strade dei sogni, del soffio, di maglioni di cashmere su note altrettanto morbide, trasportando dentro i loro solchi tutta la volontà di dare alla musica ancora un’impronta senza macchie scure sulla sua superficie. Once Twice Melody è un respiro dentro le scorribande di onde che vogliono trovare una sosta. I due le fermano e danno da mangiare alle loro melodie: è un incontro tra follia e la semplicità questo disco, una risorsa per l’anima che aspetta carburante buono e non polveri sottili, che inquinano ingannando.

Tra queste diciotto tracce non vi sono falsità, ma sincere propensioni all’avvolgimento, tra un aperitivo e carezze che escono da note rassicuranti.

Come una serie di range dinamici, i due hanno istruito le canzoni a essere navicelle spaziali con il compito di estrarre da ogni buio imperante scintille di luce, per poterle inserire dentro i palmi di questi artisti, maghi del sospiro sonoro, e dipingere sorrisi per poter dipendere da loro.

Tutto diventa uno sguardo contemporaneo, dove non manca nulla: nebbia, tinte chiaroscure, sole stanco, appetiti mentali, storie dalla trama color grigio, onde e delfini nel gioco complice e molto altro ancora. 

Afflussi intuitivi, dinamiche architettoniche notevoli sono spalmati con intelligenza per raggiungere i sensi, dove la possibilità di danzare con gli occhi chiusi conosce grande dimensioni, specialmente domestiche, nel proprio salone, nella propria stanza da letto. Offerta la possibilità di dare alla musica nuovamente un consumo soprattutto personale, viene anche concesso il modo di fare di questo album un abbraccio che esce da quei confini.

Il mood sonoro è chiaro, visita l’incanto dei luoghi umani, quelli interiori, con una spiritualità che si incrocia con una forma elettronica ben distribuita, fiumi delicati ci portano queste onde sonore con precisione e una cura nella produzione di altissima qualità.

Vince un senso equilibrato di reminiscenze mainstream ma mai banali, dove si possono scorgere elementi di contatto con uscite discografiche di due/tre decenni fa, perfettamente assorbite e rielaborate con quegli spruzzi di alcune scelte geniali.

I due ci portano semi di luce senza interruttori, con quella gentilezza che li contraddistingue, angeli educati in luoghi e tempi che non lo sono di certo, conferendo a tutto questo già una medaglia al valore dell’intenzione: essere veicoli di bellezza.

Sono canzoni che escono dal tempo, dalla contemporaneità senza essere una fuga: vi sono elementi di contatto con la realtà ma con una grazia che essa ha solo in piccole dosi, facendo sì che siano brani come miracoli, da benedire e conservare, gelosamente. È un percorso fatto di trasformazioni, di punti di avvicinamento tra le melodie e le buoni vibrazioni, per sentire un abbandono dentro note abilmente messe in condizione di generare raggi solari, morbidezza, per portare lo sguardo verso l’alto con l’impressione di stipulare un patto con l’assenza di gravità, al fine di assentarsi per davvero dalle strutture terresti, così propense alla pesantezza che genera a sua volta oscurità e sporcizia. Questo è un insieme di brani dove trionfa l’attitudine a coinvolgere le singole prelibatezze affinché diventino custodi eterni. I secondi volano, le paure non smettono di vivere, ma all’interno di Once Twice Melody non trovano residenza, rendendo il tutto capace di resistere alle storture quotidiane. Tra compendi vari esiste la certezza di un lavoro che ci fa vivere il passato come possibilità, quasi assurda, di poterlo cambiare perché questa è la magia, l’atto più sconvolgente di composizioni dal tessuto di lino, leggere e svolazzanti, per raggiungere tempi lontani.

La freschezza di quest’opera conduce a territori musicali sempre più intrecciati con eleganza, non dimenticando quell’attitudine pop/shoegaze, sapientemente cucita su synth per farci scoprire connessioni davvero interessanti. Si esce dall’inverno per nutrire la primavera di una nuova luce, il sapore della leggerezza si impossessa di questa coppia di anime per poter farci sognare.

Non vi resta che ubriacarvi con lentezza, traccia dopo traccia, con gli occhi chiusi e i sogni aperti…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

12 Giugno 2022


https://open.spotify.com/album/2eTxZYoqIv4MoLqwh73qvo?si=U4kq70g2S7WVB0Ue9Gt93Q








My Review: Beach House - Once Twice Melody

 My Review:


Beach House - Once Twice Melody


An abundant flow of solicitations can have a soft skin, leaning on dreams toward emptiness, without fear, following its identity with that lightness that conquers above all itself. When all this happens magic appears to clap its hands, satisfied, later granting a tender, very tender embrace.

Everything occurs with an album that entered the scribe's mind without hesitation. Two American youngsters, Victoria Legrand and Alex Scally, captains of beauty, have long dwelt in the streets of dreams, of the inspiration, of cashmere sweaters on equally soft notes, carrying within their grooves all the will to still give music an imprint without dark spots on its surface. Once Twice Melody is a breath within the incursions of waves that want to find a pause. The two stop them and feed their melodies: this record is a meeting between madness and simplicity, a resource for the soul that waits for good fuel and not fine dust, which pollutes by deceiving.

Among these eighteen tracks there are no falsehoods, but sincere propensities for envelopment, between an aperitif and caresses coming out of soothing notes.

Like a series of dynamic ranges, the two have instructed the songs to be spaceships with the task of extracting sparks of light from any prevailing darkness, in order to be able to place them inside the palms of these artists, wizards of sonic sighing, and to paint smiles so that we can depend on them.

Everything becomes a contemporary gaze, where nothing is missing: fog, light and dark shades, a tired sun, mental appetites, stories with gray textures, waves and dolphins in a complicit play, and much more. 

Intuitive flows, remarkable architectural dynamics are intelligently spread to reach the senses, where the possibility of dancing with eyes closed knows great dimensions, especially domestic, in one's living room, in one's bedroom. Granted the opportunity to give music again a primarily personal fruition, the possibility is also offered to make this album an embrace that goes outside those boundaries.

The sonic mood is clear, visiting the fascination of human places, the inner ones, with a spirituality intersecting with a well-distributed electronic form, gentle rivers bring us these sound waves with precision and care in the production of the highest quality.

A balanced sense of mainstream but never trivial reminiscences wins, where one can discern elements of contact with record releases of two/three decades ago, perfectly absorbed and reworked with those splashes of some brilliant choices.

The two bring us seeds of light without switches, with that kindness that distinguishes them, polite angels in places and times that certainly are not, giving all this a medal to the value of the intention: to be vehicles of beauty.

These are songs that come out of time, out of contemporaneity without being an escape: there are elements of contact with reality but with a grace that it has only in small doses, making them tracks like miracles, to be blessed and preserved, jealously. It is a path made of transformations, of  points of approach between melodies and good vibrations, with a view to feel an abandonment within notes skillfully put in a condition to generate sunbeams, softness, to bring the gaze upward with the impression of entering into a pact with the absence of gravity, in order to absent oneself for real from earthly structures, so inclined to heaviness that in turn generates darkness and dirt. This is a work in which the attitude of engaging individual delicacies so that they become eternal custodians triumphs. Seconds fly by, fears do not cease to live, but within Once Twice Melody they find no residence, making the whole capable of withstanding everyday distortions. Among various compendia there is the certainty of a work that makes us experience the past as a possibility, almost absurd, to be able to change it because this is the magic, the most unsettling act of compositions with a linen texture, light and fluttering, to reach far-off times.

The freshness of this record leads to more and more elegantly woven musical territories, not forgetting that pop/shoegaze attitude, masterfully sewn on synths to make us discover really interesting connections. It comes out of winter to feed spring with a new light, the flavor of lightness takes possession of this pair of souls in order to make us dream.

You just have to get slowly drunk, track by track, with your eyes closed and your dreams open....


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

12th June 2022


https://open.spotify.com/album/2eTxZYoqIv4MoLqwh73qvo?si=U4kq70g2S7WVB0Ue9Gt93Q







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