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mercoledì 22 marzo 2023

La mia Recensione: Oceans - Dreamers in Dark Cities

 Oceans - Dreamers in Dark Cities 


Quante volte si viaggia nella stessa località? E se si ritorna è perché ci è piaciuta davvero molto.

Ora ripetere un viaggio a Melbourne significa prendere residenza lì,  in quanto ci si vuole inebriare delle strade dove si immagina vivano le presenze sottili e incantevoli che hanno generato l’album di esordio degli Oceans, ambasciatori di un verbo solo: nutrimento all’insegna di una bellezza che ha radici nella consapevolezza esplorativa delle coscienze. Si rimane impressionati, stregati da una maturità che è sparsa in tutte le tracce, con le polveri dei sogni che vengono scodellate una ad una nella nostra intimità.

Quando un sogno trova il suono bussa sicuramente alla porta della nostra coscienza con la leggerezza degli Oceans, in una passeggiata con un saggio uso di modalità che hanno come strumenti il gambo solido dello Shoegaze, il Gineceo e l’Androceo (la parte femminile e maschile del fiore) all’interno del Dreampop, nel gioco incantevole di colori vivaci, tenui, sempre comunque splendenti. Un album coraggioso, vero, che sonda la realtà e annienta la crudeltà con incantevoli voli melodici, facendo di questi due principali generi musicali un viaggio psichedelico, con corpose dosi di alveari pieni di nettare per un ascolto che diventa un pasto completo per la nostra anima. Certo, siamo in presenza di riverberi, di distorsioni e di feedback, ma tutto incredibilmente miscelato per donare prima di tutto la fisicità del sogno e non solo una dimensione musicale. Ci troviamo a vivere il pathos in un ascolto che produce vibrazioni e dipendenze affettive, uno slancio verso il vuoto senza aver paura. Tutto si svolge senza forzature, con rispetto per i timpani ma con la capacità di suscitare dosi di emozioni elevate. Arpeggi e ritmiche si dividono il palco di questo sogno che dura molto più dei suoi trentacinque minuti: gli effetti rimangono intatti per il resto della giornata, perché prendono residenza nel desiderio di non vederlo morire. Che siano in grado di evolvere o meno la musica è una domanda errata: questi australiani vanno oltre la musica, non separano, non uniscono, lo possono fare perché la bacchetta magica si è appoggiata sul nucleo delle loro canzoni rendendole speciali, magnetiche, distanziandole da quelle delle altre band. È un continuo crescendo che pare essere eseguito da un’orchestra di angeli diretti dal Dio della Musica che ha sicuramente benedetto la formazione e consegnato loro il segreto per far sì che questo album avvolga i nostri cuori. Quando le nuvole non sono cariche di pioggia ma di note che conoscono il modo di essere messaggeri di trame, di storie dove i sentimenti negativi vengono coccolati e abbracciati, ecco che si compie il miracolo di un mondo migliore perché è proprio così: Dreamers in Dark City è la manifesta possibilità di sentire musica diversa. E siamo tutti più belli…


Song by Song


1 - Feels Like You


Ci si affida a una apertura che ci mostra la delicatezza di una chitarra che sembra giocare nell’acqua. Poi la canzone presenta una struttura sognante con oscillazioni Shoegaze, in una carezza sulla pelle che restituisce la sua poesia con un cantato sussurrato che affascina. 



2 - Mike Tysong 


Una corsa che lascia impronte Darkwave iniziali e poi è una ondata Alternative che ammalia, il cantato è un sequestro dei sensi, mentre la chitarra fa sentire a poco a poco di più la sua voce. Il basso e la batteria invece sono compagni di merenda, mangiano il ritmo e fanno da contraltare al cantato che sembra uscito da un lavaggio perfetto in quanto la sua anima, prima timida e poi più risoluta, riempie il cuore.

Davanti alla magia che strega, la dipendenza di un ascolto ripetuto più volte è la garanzia per questo gioiello.


3 - Soft


Può un colpo di vento piangere facendo intenerire? Sì, decisamente. Il synth crea la corrente giusta, le voci e il controcanto sono cellule Shoegaze, mentre la musica viaggia tra la miglior attitudine pop degli anni '80, con la chitarra che è una cantilena dentro il Dreampop gioioso. 


4 - Look Into My Eyes


Una lama circolare apre la canzone: è la chitarra solista che esce da quella ritmica ed eleva il suono verso le nuvole, con la voce che fa l'opposto (almeno inizialmente), volando a quote basse, e poi è un impatto che ci avvolge, in una stratificazione Shoegaze misurata e poi aggressiva, quasi Post-Rock. I vari Stop and Go, la chitarra che rimane protagonista, l'impasto finale a scemare la rendono un altro gioiello di questo album.


5 - Breathless


 Si piange, si sogna, tra controllata irruenza e una delicatezza commovente, per un brano che esercita un potere emozionale enorme, finendo per portarci ad occhi chiusi dentro l'impeto della batteria, i tocchi sapienti del basso, le due voci angeliche e le chitarre, dee delle dinamiche, per un Dreampop lento e accogliente. I sogni possono dormire sicuri...


6 - Pure


La prima canzone dell'album ad essere stata rivelata prima dell'uscita, è la prova che la melodia può viaggiare a una buona velocità non perdendo nulla della sua identità. Lo stato di grazia e le capacità della band continuano a disegnare la lora traiettoria. Prendiamo Pure: come resistere alla tentazione di voler abbracciare la vita? Basta seguire il lavoro del basso che è un canto di per sé e le chitarre che costantemente ribadiscono come le radici del Dreampop rimangono valide. Qui si aggiunge un suono fresco e dinamico.


7 - Apart


Anche gli angeli corrono, senza sudare, lasciando il profumo a volte di una malinconia sostenibile. Accade in questo brano, dove tutto è delicato e irruente, in un sodalizio che comporta grande emozioni. Il drumming, di impostazione Indie, alterna le sue dinamiche sostenuto da un basso locomotiva a vapore, con gli accenni di chitarra prima e poi più presenti per fare di questa canzone un cuscino ritmato, al fine di poter riposare su ogni nuvola.


8  - Lost In The Dark


Note delicate escono dai tasti di un piano, la voce trova le parole per trasmettere i suoi pensieri, mentre la chitarra arriva e si prende singoli suoni per poter trasportare i sogni dentro un Alternative magico: si è in zona anni ’90, sponda Inglese, e quando si arriva al ritornello si può sentire un eco di Slowdive che unisce le due band, sorvolando l'oceano.


9 - Exodus


Si è dentro il vento che bacia la montagna, il clima è autunnale, il pianoforte viene avvolto da attitudini Ambient, la chitarra semiacustica pone la sua voce per pochi attimi e in questa breve traccia vi è tutta l'intensità degli Australiani: gioiello purissimo.


10 - Ashes


Si fugge da una situazione dolorosa con questo ultimo brano, la magia si fa lenta, sognante e rauca, quasi piangente, ma poi tutto entra nel rock australiano che invita lo Shoegaze a fare due passi ed è puro delirio dei sensi, in un traffico emotivo che ci fa piangere ed è il modo perfetto per chiudere questo album, con un grazie fragoroso che uscendo dalle chitarre arriva alla nostra voce...


L'album uscirà il 24 Marzo 2023


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

23rd March 2023


https://oceansmusicaus.bandcamp.com/album/dreamers-in-dark-cities









My Review: Oceans - Dreamers in Dark Cities

 Oceans - Dreamers in Dark Cities  


How many times do you travel to the same location? And if you return it is because you really liked it.

Now repeating a trip to Melbourne means taking up residence there, since you want to inebriate yourself with the streets where you imagine the subtle, enchanting presences that generated Oceans' debut album live, ambassadors of a single verb: nourishment in the name of a beauty rooted in the exploratory awareness of consciousness. One is impressed, bewitched by a maturity that is scattered throughout the tracks, with the dust of dreams being served one by one in our intimacy.

When a dream finds sound, it surely knocks at the door of our consciousness with the lightness of Oceans, in a walk with a wise use of modalities that have as instruments the solid stem of Shoegaze, the Gynecium and the Androecium (the feminine and masculine part of the flower) within Dreampop, in the enchanting play of bright, subdued, always shining colours. A brave, true album that explores reality and annihilates cruelty with charming melodic flights, turning these two main musical genres into a psychedelic journey, with full-bodied doses of nectar-filled hives for a listening experience that becomes a full meal for our soul. Of course, we are in the presence of reverberations, distortions and feedback, but all incredibly mixed to give us first of all the physicality of the dream and not only a musical dimension. We find ourselves experiencing pathos in a listening that produces vibrations and affective dependencies, a rush towards the void without fear. Everything unfolds without forcing, with respect for the eardrums but with the capacity to arouse high doses of emotion. Arpeggios and rhythms share the stage in this dream that lasts much longer than its thirty-five minutes: the effects remain intact for the rest of the day, as they take up residence in the desire not to see it die. Whether or not they are able to evolve music is a wrong question: these Australians go beyond music, they do not separate, they do not unite, they can do it because the magic wand has rested on the core of their songs making them special, magnetic, distancing them from those of other bands. It is a continuous crescendo that seems to be performed by an orchestra of angels directed by the God of Music who has surely blessed the group and given them the secret to making this album envelop our hearts. When the clouds are not laden with rain, but with notes that know how to be messengers of textures, of stories where negative feelings are cuddled and embraced, then the miracle of a better world takes place because that's just how it is: Dreamers in Dark City is the manifest possibility of listening to different music. And we are all more beautiful...


Song by Song


1 - Feels Like You


One relies on an opening that shows us the delicacy of a guitar that seems to play in the water. Then the song presents a dreamy structure with Shoegaze oscillations, in a caress on the skin which gives back its poetry with whispered vocals that fascinate. 



2 - Mike Tysong 


A ride that leaves initial Darkwave imprints and then an Alternative wave that bewitches, vocals are a seizure of the senses, while the guitar gradually makes its voice heard more. The bass and drums, on the other hand, are friends, eating up the rhythm and acting as a counterbalance to singing, which seems to have come out of a perfect wash as its soul, at first shy and then more resolute, fills the heart. 

In the face of bewitching magic, the addiction of repeated listening is the guarantee for this gem.


3 - Soft


Can a gust of wind cry, touching you? Yes, definitely. The synth creates the right current, vocals and backing vocals are Shoegaze cells, while the music travels through the best pop attitude of the 80s, with the guitar being a chant within joyful Dreampop. 


4 - Look Into My Eyes


A circular blade opens the song: it's the lead guitar coming out of the rhythmic one and elevating the sound towards the clouds, with vocals doing the opposite (at least initially), flying at low altitudes, and then it's an impact that envelops us, in a Shoegaze stratification which is measured and then aggressive, almost Post-Rock. The various Stop and Go, the guitar that remains the protagonist, the final fade-out make it another gem of this album.


5 - Breathless


 One cries, one dreams, between controlled impetuosity and a moving delicacy, for a track that exerts an enormous emotional power, ending up taking us eyes closed into the rush of the drums, the skillful touches of the bass, the two angelic voices and the guitars, goddesses of dynamics, for a slow and welcoming Dreampop. Dreams can sleep safely...


6 - Pure


The first song to be revealed before the release of the album, it is proof that melody can travel at a good speed without losing any of its identity. The band's state of grace and skills continue to draw their trajectory. Take Pure: how to resist the temptation to want to embrace life? Just follow the bass work that is a chant in itself and the guitars that constantly reiterate how the roots of Dreampop remain valid. A fresh and dynamic sound is added here.


7 - Apart


Even angels run, without breaking a sweat, leaving the scent of a sustainable melancholy at times. It happens in this track, where everything is delicate and impetuous, in a partnership that brings great emotion. The drumming, in an Indie setting, alternates its dynamics supported by a bass that seems a steam locomotive, with the hints of guitar which later become more present to make this song a rhythmic cushion, in order to rest on every cloud.


8 - Lost In The Dark


Delicate notes come out from the keys of a piano, the voice finds the words to convey its thoughts, while the guitar comes in and takes single sounds to transport dreams into a magical alternative: you are in the 90s zone, in England, and when you get to the refrain you can hear an echo of Slowdive uniting the two bands, flying over the ocean.


9 - Exodus


You are inside the wind that kisses the mountain, the weather is autumnal, the piano is enveloped by Ambient attitudes, the semi-acoustic guitar sets its voice for a few moments and in this short track there is all the intensity of the Australians: pure jewel.


10 - Ashes


We escape from a painful situation with this last song, the magic becomes slow, dreamy and raucous, almost weeping, but then everything enters the Australian rock that invites Shoegaze to take a walk and it is pure delirium of the senses, in an emotional traffic that makes us cry and is the perfect way to close this album, with a thunderous thank you that, coming out of the guitars, reaches our voice…


Album out on 24th March 2023


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

23rd March 2023


https://oceansmusicaus.bandcamp.com/album/dreamers-in-dark-cities








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