La mia Recensione
Gaudi - Theremin tribute to The Smiths
I brividi: l’universo che si compatta sulla pelle del cuore per trasferirsi nella storia di un percorso umano. Sono le briciole meravigliose di un infinito impossibile da conoscere, ma accontentandosi della loro forma e sostanza ci si ritrova a sentirsi persone migliori, che è un ottimo inizio.
Nella musica i brividi certificano l’incontro con l’emozione, nascono legami spesso indissolubili, sicuramente per qualche istante al centro del proprio mondo.
E, quando si dà loro spazio, nascono dei Grazie capaci di divenire montagne di bellezza, calamite sulle rocce per rendere stabile un amore.
Gaudi l’ha fatto, in modo perfetto, conducendo lo scriba dentro oceani di lacrime di gioia per il suo generoso lascito: cinque rose sul suo sentire sensibile, il suo mondo più intimo, il suo resocontare un amore infinito, trovano specificazione e validità per la modalità scelta, per il rispetto dimostrato, per l’accuratezza nel non cadere nella banalità di espressione di cover che avrebbero rovinato tutto.
L’amore vero calcola e deve essere attento: da questo è partito l’Artista e ha capito che il duo Mancuniano Morrissey/Marr non può essere riprodotto perché le unicità non si copiano né si incollano.
La sensibilità umana è una antenna capace di captare il mistero, il noto, una complessità spesso poco decifrabile e difficile da decodificare.
Ed è un’antenna particolare quella che ha deciso di usare Gaudi per ringraziare gli Smiths. Per far intendere che la bellezza, l’unicità, la ricchezza della band di Manchester ha caratteristiche talmente specifiche e intense che occorreva un rispettoso accorgimento. Il cantato stupendo del poeta di Stretford, seppur a volte sbilenco, con delle imperfezioni, è intoccabile. Come lo sono le magie delle dita di Marr. Ha scelto l’unico strumento che potesse contenere tutto questo su un piano strutturale, grazie alla conoscenza pluriventennale e avendo capito che in questo modo avrebbe dato un senso specifico al tutto, non banalizzando ma rendendo ancora più chiara quella unicità di cui ho scritto prima.
Il Theremin è lo strumento dell’anima, lo schiaffo che educa al riconoscimento vero del suono, per la sua altezza e intensità.
La voce ed il violino, così distanti tra di loro, trovano nel timbro esecutivo del Theremin la possibilità di compattare e rendere praticabile un incanto infinito.
Presa la decisione di suonare questo diamante espressivo, dentro di sé Gaudi non ha selezionato le canzoni in modo superficiale: si è rivolto a opzioni che tenessero conto del suo Grazie e delle caratteristiche dello strumento perché tutto fosse impeccabile. Raggiunta la perfezione della scelta dei brani su cui lavorare, tutto poteva concentrarsi verso l’esecuzione che doveva essere eccellente.
Questo Grazie toglie la polvere all’invecchiamento che lo scorrere del tempo causa nostro malgrado: Gaudi ha spruzzato sulle note antichi sentimenti maggiorandoli di intensità. Sia dato spazio allora alla malinconia, al dolore, alla frustrazione, con questo clamoroso dispositivo che fissa la bellezza con le spalle verso il muro, quello dell’eternità.
Le rose degli Smiths non sono canzoni, ma appunto le regine dei fiori: cinque regine che Gaudi ha reso altrettanto immortali con la sua capacità visionaria.
L’assenza della voce non viene sostituita dal Theremin, bensì analizzata e portata su un piano sensoriale: le trame sono state rese figlie non solo della melodia ma anche delle parole, come un pennello che saggiamente non riempie i buchi ma dà senso a ciò che gli gravita intorno. Questo è il vero capolavoro di questo mazzo di rose: riuscire a rendere immortale il cantato del bardo di Stretford, con le spine che la proteggono affinché quelle antenna, suonata in questo modo, compia il miracolo di non offendere.
Ascoltare le rose, quando rappresentano l’amore profondo, diventa un regalo, essere degni del quale deve divenire l’aspetto primario. Imbarazza in modo indiscutibilmente positivo sentire l’anima di Gaudi tremare, sudare, farsi piccola mentre compie un gesto enorme.
Un’opera di questa levatura è da studiare perché ogni goccia che cade su questo ascolto ci aiuta a capire maggiormente la grandezza degli Smiths: questa è la rosa che si vede di più, occorre notarla perché Gaudi ha trovato un modo intimo di riportarci al cospetto della band Mancuniana con maggior rispetto.
Ora andiamo vicino a questo mazzo, con un religioso silenzio interiore, perché la bellezza è pronta a fare di noi un ennesimo piacere e privilegio…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
11 maggio 2022