Black Swan Lane - the messenger
Scritto da Alex Dematteis
Il ritorno.
Il coraggio, il bisogno di determinare una nuova presenza andrebbe analizzato con il massimo scrupolo quando a farlo è una rete di cavi metallici con la seta nell’anima, come quella di un messaggero temporale che non conosce sosta.
Ci ritroviamo, due anni dopo Dead Souls Collide, a coniugare l’estasi e la tensione, la gioia con il dovere di inglobare masse di ricerche e riflessioni, senza dover scartare nulla.
Il contatto, la necessità di chiarire, gli sforzi da sostenere, una qualsiasi forma di Dio da considerare, i messaggi della mente da stabilire, le fughe, la rabbia, il cielo in caduta libera, i fantasmi, gli schianti, i giochi del cuore, il panico, l’odio e le armi. Questo e molto altro entra nel mondo reale e artistico di un uomo che cammina nel tempo seminando petali di resistenza, di approcci propositivi, immergendo il tutto nel suo serbatoio dove i colori cupi non sono pessimismo, bensì una forma congeniale per conservare l'autenticità e l'onestà e poter sviluppare soluzioni, utilizzando la scrittura dei testi e la musica non come sfogo ma, piuttosto, un approfondimento al fine di rendere limpida l’immagine nello specchio della sua coscienza.
Le composizioni per Jack Richard Sobel sortiscono diversi effetti nel cuore e nella mente e il dodicesimo appuntamento discografico del generoso artista di Atlanta lo conferma bene, con nuove soluzioni, sperimentazioni, con la dote innata di non perdersi in fronzoli, nel cercare il successo e altre malsane forme di espressione. Lui concretizza il percorso in un insieme di canzoni e lascia che la sua voce unica e le sue tracce ci portino nel suo emisfero, per celebrare in silenzio questo nuovo contatto.
Un album con argomenti ancora una volta non semplici da accettare per chi si pone distrattamente nei confronti della musica e della vita. Jack i concetti li ribadisce, tuttavia ha imparato a mettere nuove ali alle sue dita, stupendo per soluzioni stilistiche e scelte balistiche fenomenali come il cantato in falsetto. Privilegia da sempre una mano di vernice malinconica ma, come per gli ultimi tre dischi, riesce ad alzare la voce, a gridare, a scuotere. A vincere è la gentilezza, accompagnata da una morale limpida e robusta, con gli adorati anni Ottanta e Novanta che proteggono, sebbene solo in parte, il suo amore per la scrittura musicale.
Sempre attentissimo alla produzione, le canzoni, rispetto ad altri suoi lavori, paiono più mature, riflessive, quasi come ipnosi che dalla mente arrivano agli altri. Nulla da celebrare nella vita se non una sana rabbia volta a voler rendere il mondo un luogo diverso. Allora lui crea personaggi simbolo, frasi non ad affetto per conquistare, illuminando, piuttosto, la verità con la saggezza.
La sensazione che si ha è quella di un’opera che rende l’esperienza umana un campanello di allarme, un usare i suoni, il ritmo, la melodia come missive in cerca di un’attenzione che comporti responsabilità e non solo benessere, distrazioni e svago.
Impegna l’anima The Messenger, portandoci nella profonda sensibilità di una scheggia vestita di musica.
Ci ritroviamo nel mood di un uomo che, attraverso il duo alternative e rock, si concede escursioni nello Shoegaze così come nel post-punk, prendendosi cura di ribadire il proprio stile che è riconoscibile sin dagli albori. Vi sono dilatazioni, approfondimenti e variazioni soprattutto per quanto concerne la forma canzone, che trova in questo lavoro una maggiore volontà di ricerca.
Come siamo abituati a sentire, sono le chitarre a creare compassi, depositi di emozioni, a illuminare il suono, a fare del rumore una poesia e a tradurre i battiti pensierosi dell’uomo di Atlanta, che ancora una volta migliora il suo cantato interpretando ogni brano con la giusta modalità, rendendo perfetto il connubio tra le diverse possibilità espressive.
Da sempre la bellezza indossa fiamme, stridori, ortiche melanconiche per suggellare i canti, le catarsi e le tensioni emotive, raccolte con l’intenzione di offrire all’ascoltatore il rispetto per un’attività artistica più difficile da praticare e sostenere ai giorni nostri. Il lato oscuro e quello meno greve finalmente trovano un armistizio attraverso una massa di melodie che sembrano suggerire il sole come obiettivo, mentre nel suo fulcro non mancano di essere presenti la lava e i maremoti…
Non è niente altro che un romanzo fatto di note, di splendidi appigli, di grovigli, di salti e di sogni, non mancando mai la volontà di un confronto con la concretezza.
Jack ancora una volta si prende carico di tutti gli strumenti, con la chiarezza nel dare a ognuno di loro una funzione che sia individuale che collettiva, portando la sua abilità nel suonare il basso a livelli davvero molto alti. Il pianoforte e la tastiera sono pittori in grande spolvero, e la batteria, il suo primo mezzo artistico preferito, pare percorrere con dodici tracce l’intera carriera. Ed è una cucitura di diciotto anni che permea il tempo di costante valore.
Ci sono richiami a lavori come A Moment of Happiness o a The Last Time in Your Light, non come assenza di impegno o ispirazione, ma per un sano utilizzo di certe strutture che consentono alle nuove composizioni un'impalcatura solida. Ma mai come in The Messenger assistiamo a smussature, nuove direzioni, diramazioni, repentini cambi di ritmo.
La voce è un plico spedito dalla sua testa al mondo, una scintilla di dinamite che contempla la tenerezza imbevuta di una sana processione composta dal nerbo fluttuante della malinconia, fedele compagna di viaggio, generando come conseguenza lacrime all’ascolto, secondo dopo secondo. Ma è un'amica sensuale, vera, senza filtri: rotonda, piena, magica e infinita…
Un’opera che prende decisamente la strada della stratificazione americana, abbandonando (forse inconsapevolmente) la linea diretta con alchemie europee. Ne consegue una freschezza notevole, idee che rendono il tutto fresco e intenso, dimostrando di aver conquistato l’indipendenza con la sua indiscutibile capacità di lavorare su se stesso.
Sono le immagini e la scelta oculata delle parole a costituire un incantevole tormento, una piacevole passeggiata nell’animo di un uomo che decide di confidarsi, di rivelare preoccupazioni, di essere una stella intima nel mare della violenza quotidiana. Certi passaggi sono imponenti, rilevanti, mentre altri sono, appunto, messaggeri di ciò che tendenzialmente si nasconde. Il suo disco più vero, attento, profondo, confezionato con scrupolosità.
Da notare la notevole diminuzione dei loop, concedendo agli strumenti di avere maggiore libertà di movimento, di creare masse intense di aggregazioni, dimostrando il desiderio di lavorare sulle dinamiche, dando alla produzione di manifestare obiettivi diversi. E così ci troviamo innanzi a un lavoro fine, delicato, con temi importanti che vengono sviluppati come se le note musicali fossero anch’esse argomentazioni, consentendo un’agglomerazione proficua.
È rock, è poesia, un’autocertificazione di assoluta autonomia, in cui la libertà è poter lavorare duramente, in cui tutto fa la differenza, in cui l’insieme dei dettagli migliora il senso e lo specifica. In queste tracce abbiamo temporali, pioggia, il deserto umano che evidenzia l'aridità, umili implorazioni al rispetto e al dialogo, dove la guerra viene espulsa e nelle quali la saggezza musicale consta dell’equilibrio delle singoli parti. Jack ancora una volta affida al lessico musicale l'aspetto primario, come se la sua voce e le sue parole potessero riposarsi.
Dà del tu agli interlocutori, spiazza per l'apertura al contatto umano e adopera nuove modalità per fare della sua musica il giardino di casa. Lo stile rimane riconoscibile, regalandoci un porto sicuro, ma in questo dodicesimo album ci mette su un velodrome e ci conduce nelle onde del cielo. Qui si spiega l'immancabile presenza Shoegaze, quella che concede alle scie maggiore velocità di penetrazione. L’aspetto sognante continua a circondare il suo perimetro, ma la maturazione umana influisce, splendidamente, sulle sue capacità. Ed ecco la nuova magia rendere l'ascolto un privilegio, in quanto mai come in questa favola dalle ali tristi si avverte il bisogno di accoglienza. Canzoni come inviti a cena, come risate che aspettano la tensione dei nervi a divenire, come un isolamento che arriverà di conseguenza perché The Messenger non è niente altro che un tappeto di perle, camminando sul quale si riesce a capire la pelle della nostra anima…
Saper trasformare frustrazione e preoccupazione nella volontà di un impegno che avvicini il buon senso dimostra quanta intensità sia stata adoperata, quanta meticolosità sia scesa nei solchi per ritrovarsi con canzoni come pianeti, come stelle, come orizzonti che cambiano il nostro sguardo, per elevare alla massima potenza il valore artistico e per fare delle tracce musicali uno specifico spazio umano.
Non ci si può esimere dal congratularsi per la scelta della copertina dell'album, un’istantanea spettacolare di Jarek Kubicki, in grado di unire la pittura e la grafica digitale, consentendo all’artista multidisciplinare di connettersi con Jack, suggerendo, evocando, palesando la straordinaria forza immaginifica che riassume il concept dell’album e al contempo permette all’ascoltatore di approcciarsi con curiosità, dando alla fascinazione il via per un incontro sublime tra due arti.
Song by Song
1 Promise
Tutto comincia con chitarre e il basso in un mulinare continuo, un pugno rock con la voce roca, a portata di urlo. Un Dio preso per le orecchie, un dialogo che conduce all'assenza della preghiera, mentre il suono, aspro e rovente, spiazza subito l'ascoltatore introducendolo perfettamente nel mondo dell'uomo di Atlanta.
2 Crash
L'amore spesso diventa richiesta, attenzioni, precedendo lo schianto. Lo shoegaze si unisce con maestria a una malinconia rumorosa, imbevuto di una poetica rassegnazione che permette alla musica di descrivere l'umore, l'inclinazione. Ci si ritrova, in questo modo, in un cielo sospeso tra richiami degli anni Novanta e la freschezza di un dolore eterno…
3 Drawning In Your Heart
Il falsetto, potente, magnetico, delicato, struggente di Jack stupisce immediatamente, rafforzato nel ritornello da una seconda voce. La struttura musicale consta di una progressione sonora che si appiccica all'anima, con la paura della solitudine che consente di resistere e restare insieme. Brano potente, anche se la delicatezza potrebbe fuorviare l'interpretazione. La novità della modalità del canto non risulta la sola sorpresa, in quanto il testo e il raggio di azione musicale sono la perfetta evoluzione di un corpo celeste che ingloba il tutto…
4 Shockwave
Con un inizio che ci riporta allo splendido Under My Fallen Sky del 2017, tutto si illumina di ferro e lampi nel primo verso, che ritorna poi più avanti. L'insieme diventa coscienza che accoglie il cielo in caduta libera, con lacerazioni Alternative, petali di Dreampop e un rock acerbo a tenere alto il livello di adrenalina. E, mentre un corpo soffre e il mondo trema, Jack rispolvera il suo antico amore per una modalità che gli consente di miscelare piani armonici e ritmici in contatto perenne, in una seducente alternanza…
5 When I Sleep
Uno dei momenti più coinvolgenti e sconvolgenti di questo album, che vede chitarre sopraffine, un drumming meticoloso nell’essere complice di un testo amaro, la voce piena, calda, graffiante, come un carillon moderno che sospende il tutto in una coccola sonora ed emotiva…
6 The Devil’s Hand
Vittorie, chiamate, la morte, giorni finiti: un ritmo frenetico, appropriato, ci conduce nell'epicentro rock, tra il ritmo effervescente (in grado di fermarsi e di riprendere la sua corsa), arpeggi sinuosi e la sensazione di una gravità in piena, in caduta libera, con il lato oscuro che domina e assorbe le anime terrestri.
7 Laces
Ed è la bontà, la richiesta di un cambiamento costruttivo e positivo a illuminare questa traccia, che consente al percorso musicale dei Black Swan Lane di mostrarsi interamente in questi dolcissimi minuti. L'aspetto semiacustico serve per principiare, affidando alle chitarre e a un synth il compito di padroneggiare la scena. Poi arrivano dei colpi di basso, sino al drumming che aumenta la sensazione di un volo nell'universo. Ma lo stupore non finisce qui: prima una chitarra elettrica lacerante (seguita da uno dei rarissimi assoli di Jack) ci conduce a versare calde lacrime, presentandoci una modalità espressiva nuova per JRS, che gli permette di inebriarci ancora una volta. Ci ritroviamo nel secondo lato di quest'opera consapevoli del fatto che altre sorprese arriveranno…
8 Waves Whisper Stay
La natura che conduce al binomio con il genere umano trova la sua cornice, in questa sognante espressione, in cui il ritmo sincopato e il cantato breve di Jack consentono di arrivare al ritornello accattivante ma mai troppo pop, in quanto non è nella natura di questo fertile e potente artista ammiccare alla banalità. Un profumo di nostalgia percorre la musica mentre il testo mostra l'assenza del dolore, come se l’apatia fosse un'arma efficace, mentre le onde, musicali e quelle marine, creano perfetti mulinelli che ci danno la sensazione di un volo mnemonico e sensoriale…
9 The Messenger
Possente, amaro, energetico, riflessivo: il brano che dà il titolo al lavoro offre l'ennesimo lato diverso della scrittura, con le sue soste, le graffianti esposizioni del suono, la meravigliosa alternanza dei movimenti della chitarra. La voce mostra la sua naturale propensione a essere incanto, mentre le ali tagliate dell'angelo messaggero rivelano la centralità del concept album. Semplicemente perfetta nella sua catartica capacità di farci sentire e vedere i movimenti dell'anima…
10 Look At Me The Same
Il pianeta dei bisogni e la chiarezza degli intenti seducono e inglobano la naturale propensione a creare musica sognante ritmata, tra chitarre shoegaze e un rock raffinato, con arpeggi di chitarra semiacustica e il piano che si guardano, trascinandoci in una tenera danza…
11 Flower Girl
Il tempo, la luna, il panico, un vortice nerastro qui abilmente sospeso, con il drumming che ci riporta ad antiche rimembranze della band, completano la mappatura musicale, per offrirci raggi neri e gialli, manifestando il bisogno di amore, che conduce una coppia alla possibilità di un atterraggio lunare…
12 Empty Desks
Per concludere il tutto Jack ci presenta l'apoteosi, il senso amaro di un'esistenza crudele che cerca la guerra e genera vittime, disperazione e dolore. Per farlo sospende l'atmosfera, crea mulinelli di vento lenti, usa gli strumenti centellinando gli sforzi per far risultare il tutto come una carezza nella coscienza dei potenti che decidono malamente il destino di molte anime. Arriva poi un vortice di eleganti atomi shoegaze su cui la sua voce si appoggia, alimentando una delicata processione di incantevoli lacrime a dondolare nel cielo. La chiusura, come sempre, per l'autore americano, deve essere suggestiva e lasciare un ricordo, e anche la voglia di ricominciare l’ascolto. E ancora una volta ha fatto centro…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
1-12-2025
Black Swan Lane - Jack Richard Sobel / Music, Lyrics and all Instruments
Executive Producer / Frédéric Detrézien
Assistant Producer/
Steve Clare
Marco Oldenbuettel
J. Kevin Jewel
Alex Dematteis
David J. Griffith
In uscita il 12 Dicembre 2025
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