Ethica - Aether
Prendiamo la mente e portiamola nel ghiacciaio Russo, dove le nuvole sono armonici silenzi in avanzamento, e lo spazio un raccoglitore di trame musicali in cerca di un aeroporto mentale. Il passaporto che ci serve deve testimoniare la nostra capacità di separare la realtà e il circolo polare onirico, con quest'ultimo come unico interesse, il protagonista del nostro impegno. Siamo qui per parlare di una band in grado di fare dei miracoli, pressando la storia e facendola divenire un vasto prato sulla pelle nuda del ghiaccio. Trame intense, ritmi coinvolgenti e chitarre in ascesa sono la base su cui si poggia una voce figlia di angeli incantatori.
Provengono da Niznij Novgorod, una città nel cuore della Russia centrale, e non poteva essere diversamente in quanto tutto vibra all’interno di un organo così bisognoso di attenzioni e le loro creature sonore giungono proprio da lì. Sono pennellate di vivaci interazioni con il dominante trasporto di musiche che cambiano la realtà della gravità, per separarci dalla quotidianità e sedersi accanto al suono. Epicentri shoegaze e dream pop consentono la partecipazione di un pop educato al contenimento, riuscendo però a generare coinvolgimento: una vicenda rara, la sorpresa nel constatare vertici e oscillazioni che si baciano per far diventare queste otto canzoni fiumi celesti. Ciò che fa correre brividi piacevoli è la volontà della band di creare intrecci continui, all’interno di traiettorie stilistiche chiare ma sempre disponibili a non voler limitare per forza il loro lavoro in un genere musicale. E così ci ritroviamo spesso con la sensazione di ascoltare una miriade di riferimenti che paiono voler sfuggire alla riconoscibilità, per trovare il sistema di un'identità diversa e rispettata. Un album intenso, veloce, sognante e profondo, con arpeggi, scatti, scie fluorescenti a farci sorridere, intenerire, danzare per poi consegnarci, come dono regale, la sensazione di aver visto la pioggia divenire una raccolta di baci e abbracci. Se è tangibile la loro propensione a connettere gli anni Novanta ai giorni nostri, altrettanto visibile è la loro fabbrica mentale determinata a cercare accorgimenti (una volta si sarebbe potuto ipotizzare la parola arrangiamenti) per lasciare i brani liberi di seguire pulsioni lontane dai confini restrittivi di stili e generi che soffocherebbero queste pulsioni che non sono per nulla adolescenziali. Il suono svela un legame con il mondo, un abitare la distanza dal paese di appartenenza che forse non gradisce questa contaminazione europea e americana. Potrebbero provenire addirittura da un pianeta illuminato da uno stato di grazia indiscutibile. Freschi, dotati di talento, questi ragazzi scrivono una lettera alla Dea della bellezza: canzoni come un bacio dell’anima a un mondo che ha dimenticato di sognare…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
20 Novembre 2023
ALBUM DELL'ANNO 2023 N.3
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