sabato 31 dicembre 2022

La mia Recensione: Basement Revolver - Embody

 La mia Recensione:


Basement Revolver - Embody


Se esistono sentimenti che definiscono la nostra esistenza basta farsi un giro a Hamilton, nell’Ontario (Canada) e ascoltare questo album assaggiando la poesia del suo lago, che riesce a essere impraticabile d’inverno ma che consolida la potenza dello sguardo dentro la sua potenza oscura. E a decidere il destino dei nostri ascolti è una fata triste che è in grado di disperdere parte di questa realtà nella dolcezza, riuscendo a estirpare sentimenti di solitudine e impossibilità scrivendo canzoni come passi amari sopra i sogni, in un crocevia delizioso, quasi spavaldo.

Si fa coadiuvare da tre compagni dalle braccia delicate ma robuste, come magazzinieri attenti a non rompere, prima ancora che a spostare le loro creazioni dentro i nostri cuori.

Suoni aperti, talvolta cupi, sempre nei pressi di uno Shoegaze minimalista che adopera la calma per anestetizzare l’emarginazione nei testi precisi di Chrisy Hurn-Morrison (la voce più ricca di nuvole al momento), una donna che ha nell’isola la stessa materia ricercatrice che ha nelle mani, in una danza dagli occhi color stupore.

In trentotto minuti non si troverà mai un momento per separarsi da queste onde emotive, da questi ritmi e dalle melodie che celebrano un talento davvero denso di piume che navigano tra la pioggia e il vento dei nostri cuori…

Chrisy mette i pensieri su una barca ed entra nel lago, decidendo di scrivere testi con lo sguardo profondo: in assenza di onde, lei decide di far sprofondare temi dolorosi su un fondale che li attende con tremante dolore. Gli argomenti descritti sono spesso circostanziati a fatti reali e alla propensione di miscelarli con una fantasia che matura riflessioni che non attraccano mai alla depressione. E alla musica viene conferito il ruolo di un coma con onde celebrali che si muovono attente, senza bisogno di foga, per mantenere un’atmosfera generale, abbracciata a dinamiche oniriche, sensuali e prudenti: una saggia modalità da cui imparare. Dilatazioni, tutto sparpagliato con armoniosa capacità, le canzoni sono un concept album razionale e sonoro, un’esplorazione viscerale che alza lo sguardo saltuariamente verso un piccolo cambiamento per dimostrare che anch'esse hanno muscoli nelle braccia. Ma non tirano mai i pugni: tutto in loro è rispettoso anche quando si danza, perché sembrano capaci di dare volutamente alle atmosfere il potere di una leggendaria brina che rende i nostri ascolti nuovi brividi da vivere, gioiosamente.

Le traiettorie presenti fanno di queste canzoni una galleria dove gli affreschi che troviamo solo in parte ricordano i loro primi lavori, tre Ep e cinque singoli, più il precedente Lp Heavy Eyes. È chiaramente vistosa la loro crescita, il complesso di variabilità a loro disposizione, i disegni melodici in estensione, con sfumature evidenti che fanno di questo album una stella marittima dei nostri pensieri.

Capaci di fissare bene nella nostra memoria la svolta dell’indie americano degli anni ’90, hanno saputo andare oltre oceano e venire a guardare qui, nella terra d’Albione, dove hanno trovato arcobaleni Shoegaze con il freno a mano, dove poesia e immaginazione fanno l’amore con grande gentilezza.


Le corsie della loro bellezza si riempiono costantemente di un incrocio alquanto difficile e pericoloso che si specifica nell’unire perfettamente molto spesso Dreampop e Shoegaze, riuscendoci come Dei illuminati da un talento inarrestabile e fluente, con melodie tra il cupo e i raggi di sole, in un impeccabile bacio accademico.


Dimostrando come la pandemia potesse e dovesse essere utilizzata non come noioso passatempo ma come preziosa analisi, in questi solchi troviamo l’amalgama tra il ragionamento e l’incanto di una evidente evoluzione spirituale, dove riescono a materializzare la realtà complessa con il bisogno della semplicità, con l’utilizzo di una misteriosa bacchetta magica. Lo si intende quando, ascoltando queste undici vibranti farfalle, si vola in sali e scendi sensoriali ed emotivi, perdendo la paura, acquisendo consapevolezze che mutano la nostra identità. Sono le chitarre a pilotare ardori, è la batteria che disciplina il buon gusto con l’intelligenza, è il basso a fare del nostro stomaco un teatro sperimentale eccelso.


I quattro fanno continuamente spazio a intuizioni, convergono come unico combo verso la necessità di versare chilometri di vernice dentro una tristezza primitiva, qui sciolta nel mare calmo dei loro scettri. Capaci di fertilizzare le note con sublime maestria, si riesce a vedere tutto il loro corso di manipolazione e l’intenzione di dare ai pensieri una finestra su montagne innevate. Ed è proprio da quest’ultime che scendono ogni tanto delle slavine di suono che eccitano e fanno provare il brivido di una necessaria paura.


Specchi sparsi in ogni testo, in tutte le note, fanno di questo lavoro un atto di disciplina, il necessario sviluppo della conoscenza, con un armamentario vistoso, sempre generoso, per poter invadere con consapevolezza i nostri sensi raggelati. Riuscendo con l’autoanalisi, infine, a fare della musica una bolla promiscua ed efficace, dove tutto accade per un disegno divino che ci fanno vedere, come una concessione necessaria per loro, e che lascia a noi la responsabilità di non sprecare la ricchezza di questo lavoro…


Song by Song


1 - Skin


“Feel you standing there

Try to grin and bear, 

Touch me with your stare”


Ed è delirio sullo stile Catherine Wheel quello che apre l’album, con lo slow-core che si mette addosso abiti Shoegaze, per un incantevole cammino dentro la pelle, tra distorsioni e il basso che bussa al cuore sino a quando l’ipnotica voce di Chrisy ci insemina con petali di poesia.


2 - Be Okay


“In the darkness

It gets hazy

Stuck in its grasp”


La formula rimane quella sognante ma tutto si fa più pieno di muscoli, con la voglia di correre nel buio per sentire l’aria fresca, per rallentare, correre ancora, nella frenesia di chitarre come graffi del vento.


3 - Circles


“Try to take each day that comes

One step at a time

Decluttering my mind”


Siamo dentro una seduta analitica dal risvolto doloroso, con la mente che perlustra sembianze, riflessioni, cerca risposte nel marasma emotivo e razionale.

La musica è una stanza psichedelica, lenta, suggestiva, che bacia la World Music sino a trasferirsi, con eleganza, in un ballo Dreampop con lo sguardo Shoegaze.


4 - Slow


“If I could call you on the telephone

I’d ask you maybe can I just come home

Don’t want to have to prove my innocence”


Lacrime incantevoli necessarie e nutrienti scendono dal trinomio voce - parole - musica per stabilire, sui nostri sensi, una dipendenza assoluta: dove vive l’intensità, la rabbia, la voglia di chiarire, vi sarà sempre un corrispettivo di sensi allineati verso il cielo. Strepitosa dimostrazione di classe, l’atmosfera del brano è una stufa che riesce a far capire il vuoto e il pieno di certe distanze, con la musica che, raccolta in una fascina notturna, suggerisce il chiudere le porte all’imprecisione. Qui tutto è perfetto e quelle lacrime iniziali finiranno per farvi volare via da voi stessi…



5 - Blackhole 


“Every day it feels like more

Weight on my chest

Pushing me down

Consumes my soul”


Tra un a pioggia dissetante e chitarre che seminano sogni, il brano è una testimonianza di delicata propensione a fare dell’amore un luogo aperto, sino ad arrivare al soffocamento in un buco nero. Come la nebbia di novembre, qui si percepisce l’umidità di un sentire che sembra morire, ma saranno proprio queste atmosfere musicali a far divenire il tutto una ninnananna malinconica e perfetta.


6 - Storm


“Maybe I was made to love you

Shake this tired head 

Fill my dry bed”


Rimane la pioggia ad accompagnare questa voce piena di un radioattivo pulsare, uno sgocciolare nel cuore, con una linea melodica affidata a poche ma sensualissime note e un suono che sembra un fischio che bacia un riverbero educato, con il drumming che rende il tutto un eco di potente suggestione, mentre nel ritornello tutto si fa delirio tra il registro alto e le chitarre svolazzanti.


7 - Transatlantic


“Liquid are your thoughts

I hear them flow

Like water trickling”


Che dolcezza sopraffina! Ci si coniuga con diamanti ritmati, tra fusioni di spasmodici desideri che sorpassano le distanze e chitarre in attesa di ruotare e che lo fanno con garbo. Il ritmo è un esercizio di perfetta chimica tra il basso e un drumming che pennella poetiche vampate di gioia. Nel contesto di un testo molto profondo, Chrisy veste la voce di cristalli liquidi nel quale vedere le sue potenzialità totalmente esibite.


8 - Dissolve


“Passing time draws us nearer 

I dissolve into you”


L’amore improvviso arriva e apre i pori: siamo nella primavera del cuore e la musica fa altrettanto, per unire una storia semplice ed efficace, per dare al tempo parole e musica come un canto celeste.


9 - Tired


“Carry the weight of your judgement

‘Til I’m forced down on my knees”


Uno squarcio il testo, un abbraccio la voce, una consolazione questa musica: calorie necessarie per ingrossare la mente verso una positività che sembra lontana. Una discesa dentro le mani che graffiano e note musicali come un mantello a proteggere questo cataclisma…


10 - Tunnel Vision


“Deep, deep dive

I feel so confused

All the time”


Shoegaze allucinato e celestiale, il drumming secco, la chitarra che alza la polvere e le parole, minime, a saldare il frastuono per testimoniare che la band sa arrivare al sodo, tra il cuore e la mente, come artigiani dello stupore. 


11 - Long Way 


“Your body will change

It will look different

Its curves and its burdens

Carry the shame”


L’onestà intellettuale richiede sincerità e a volte durezza, se non addirittura una non tanta velata crudeltà, per stabilire il contatto autentico dell’esistere.

L’ultimo brano, spaventosamente glaciale e siderale, è un esplodere continuo, con e senza distorsioni. È un abbandono delle maschere e per essere visibile nulla deve essere complicato. Pochi accordi ma un’atmosfera inequivocabile determina la fine dell’album per dare all’ascolto una gioia che implode…


Alex Dematteis 

Musicshockworld

Salford

1 Gennaio 2023



https://basementrevolver.bandcamp.com/album/embody


https://open.spotify.com/album/7egXCioiZMNz9EmGk7Z3GB?si=NBTOGPtKSJqGY2rlhmGK2g






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