Andrea Chimenti - Il Deserto La Notte Il Mare
La mia recensione
“C’è un libro sempre aperto per tutti gli occhi: la natura.”
(Jean-Jacques Rousseau)
Come dare alla Classe una passata di vernice color gioia matura.
Questo è ciò che accade nel decimo album di Andrea Chimenti, l’albero pazzo della canzone italiana che resiste all’usura del tempo e che, anzi, aumenta lo spazio della sua natura fatta di bellezza nella profondità, caso più unico che raro.
Ascoltarlo è da sempre una emozione, ma all’interno di queste undici tracce possiamo accorgerci di una maturità evidente e che porta il suo passato come un robusto anticipo di questo gioiello.
Qualcosa di nuovo appare, come una stella cometa tra milioni di stelle, in una natura celeste che bacia quella terrestre con nuove storie intriganti e sensuali.
Un lavoro che risulta una adunata di talenti, visti i suoi collaboratori e partecipazioni illustri, capaci di mietere il grano della sua ispirazione e progettualità.
Canzoni come arcobaleni visti da vicino, misteri che non appesantiscono il fiato lasciando solo qualche atomo di preoccupazione, alcuni mantra che stabiliscono il contatto morboso con la necessità di dipendere da quei pochi secondi che rimangono appiccicati per il resto delle canzoni.
Come sempre, più di sempre, si viaggia con Andrea, la valigia che si riempie di stazione in stazione, undici per essere precisi, per sognare la realtà…
Si viaggia nel tempo, nello spazio, nello strazio umano, nei fiumi delle necessità che lui sa rendere evidenti, esplicite in un modo che non feriscono: ancora una volta la bruttezza del mondo lui ce la mostra con la possibilità di riscatto, non infierisce, anzi, alleggerisce il tutto senza ingannarci.
Un album che mostra un suono poderoso, robusto, allineato alla sua poesia, dove la canzone pop si fa internazionale, dove la lingua italiana riesce finalmente a connettersi con una musica che ruota dentro il globo terrestre.
D’altronde lui è il Maestro del cielo e dei sogni, che sono linguaggi universali.
Le sue composizioni soffiano via la polvere: tutto si rivela ed è questa la vera bellezza, poter vedere ciò che è reale.
Allora sono brividi che entrano nella spina dorsale, che ci rendono singoli individui nel bisogno di una collettività sempre più necessaria.
Si viaggia tra generi musicali che sono abbracciati, carni non distinte ma assolutamente connesse tra loro. Che poi ci sia della word music, del pop, della new wave con la faccia fresca senza trucchi, tracce di prog, dell’elettronica come maschera di Carnevale e molto altro è solo un dettaglio che non specifica la grandezza delle stazioni che il buon Chimenti ci mostra.
Un insieme di canzoni che porta le conchiglie dal mare su nel cielo con le note a lavar loro i volti e a consegnarle all’eternità: se Andrea voleva fare un album degno del suo passato, beh si è sbagliato alla grande perché questo è il suo migliore di sempre, ci fa precipitare completamente dentro la sua magnetica alleanza con la brillantezza e la concretezza.
Dieci scintille, due che illuminano con il Maestro Antonio Aiazzi e una con Cristiano Roversi (basso, progr, pianoforte, synth), musicista dal talento indiscutibile che ha prodotto il disco insieme a Chimenti.
Andiamo ora a farci un giro nel suo universo: non copritevi troppo perché Andrea saprà donarvi il giusto calore e il buio diventerà una candela con la giusta luce per vedere l’immensità di note sublimi.
Vivace, puro, intenso, estremamente denso, senza dubbio Album italiano del 2021.
Dove ho posto il mio amore
La prima scintilla è data da chitarre elettriche e i fiati del SignorDavid Jackson: si parte con la garanzia di un’amalgama avvolgente e travolgente con l’esperienza dell’uomo dei Van der Graf Generator a legare come in un abbraccio la canzone illuminante di Andrea.
In Eterno
Prendi Shakespeare e lo conduci dolcemente in questo nostro Tempo.
Andrea lo ricorda e ci stimola a ritornare davanti a questo incommensurabile scrittore e drammaturgo inglese setacciando dentro la sua classe con un sonetto.
E lo fa con una musica moderna, come a segnare la differenza tra il mondo di William ed il suo mantenendo però quelle parole come un eterno bagliore.
E allora sia il synth con la chitarra a portarci la poesia, in un affresco temporale di brillante lucentezza.
Beatissimo
Canzone mantra, la danza che dal medioevo arriva a noi come una filastrocca sonora immersa in parole che portano “luce nei sepolcri”: la voce, spesso raddoppiata, nuota sui tasti di un pianoforte che porta a sé una chitarra semi acustica e altri strumenti in coda, uno ad uno, per una ammucchiata ordinata e pulsante. C’è un vento su questa canzone che arriva ad accenni tzigani che arrossisce gli occhi: saranno le parole, sarà il profumo delicato di una saggezza che ci afferra, scuote le nostre paure e la nostra ignoranza.
Brano nato a quattro mani con il Marchese Antonio Aiazzi, si sviluppa senza aver bisogno di grandi cambiamenti, la forma canzone che non insiste per imporsi, una lunga strofa con tante varianti ad arricchire lo stupore…
Qui si viaggia, senza sosta, con la consapevolezza che tutto continua, con i rintocchi di un piano danzante con voci che sfumano nella tenebra senza però portare tristezza.
Sono minuti nei quali lui trasforma la realtà da tinte grigie a sogni colorati, soffiando con i suoi registri di voce per farci tremare, è come lo fa? Facendoci sudare di stupore…
Ky
Ecco un brano che sorprende, porta il suo ardore, la potenza necessaria per connettersi a forze che abbiamo sempre più bisogno.
Si rimane in un volo robusto: scrollate e disperse le foglie alle nostre spalle c’intendiamo conto di quanto Andrea possa spaziare nello stile, nei generi, mantenendo tutte le gocce de suo talento.
Sono affascinato in modo tremendo da questo brano: sembra una corsa senza sudore che toglie comunque le tossine di questa esistenza.
Bimbo
Viaggiare stanca, ed è il momento di dormire.
Però vogliamo che sia un accadimento lieto, che arrivi con dolcezza, provo di ansia.
Ma siamo qui, in questo brano suggestivo e cangiante, di dosi malinconiche di una ninnananna che seduce per questa nenia che aggiunge scorza e coriandoli di autunno.
Sia dato spazio allora ad archi come ipnosi, al pianoforte che come una rugiada appena sveglia ci mostra la bellezza del mondo e a una chitarra che che è il sigillo eterno di quella zona rarefatta dove il Principe Andrea alberga da anni.
Tutto lieve, tragico e immenso, lui continua a camminare maestoso tra le rive del cielo e questa canzone cammina dentro di noi.
Milioni
Andrea veste la notte con la sua eleganza: mette in fila milioni di atomi facendoci capire ancora di più l’immensità del cielo, i suoi colori ed esplosioni.
Allinea la vita con scintille in poche parole: quando il talento fa da setaccio e ci risparmia la fatica.
David Jackson conferma lo Status di Andrea, la piacevolezza di collaborare insieme per dare alle note, alle sue armonie una veste sensuale e completa. Tra fuoriclasse a volte capita di darsi del tu, dove la beneficiaria è questa stella tra milioni di stelle.
Orecchiabile, come nave a navigare tra i nostri battiti, MILIONI saprà conoscere ascolti ripetuti e braccia e occhi spalancati a testa in su.
Allodola nera
Stupore e sorpresa fanno l’amore in questo brano che vede la magnifica voce di Ginevra Di Marco donare petali primaverili notturni; il vestito è lungo, cosa seria, occorre attenzione per farsi accompagnare dai due che ad un certo punto cantano insieme. Si è paralizzati dal fato plumbeo che ci circonda. Il pianoforte è il comandante del Big Bang che esplode nel petto, e i due disegnano il legame tra il tempo e lo spazio per arrivare al sentimento più importante, come spada dai denti profondi perché l’amore è l’unico appuntamento che sfiora, manca, si desidera e che rende l’esistenza accomunata a questo elemento.
Garcia
Due poesie che cercano una terza: partendo da una di Federico García Lorca che abbraccia David Jackson per arrivare ad Andrea.
Che siano matrimoni artistici allora: progressive puro e intenso che attira a se un blues pieno di brillantini per un brano che diventa un caleidoscopio con fascinazione immediata e irresistibile. Al suo interno moti vari che variano il ritmo ma non la sua lucentezza.
Felice
Il talento ha la faccia seriosa di Antonio Aiazzi: i suoi occhi chiusi con le dita ad accarezzare la fisarmonica per farci sentire a nostro agio in un viaggio musicale a ritroso , un verticillo che bacia la corolla e supporta Andrea nel fare di questo brano un gioiello uscito da un tempo remoto.
Oltremare
Il nostro attraversamento celeste sta per concludersi con la penultima tappa: sembra che il cantante di Reggio Emilia abbia deciso di non essere dimentico della sofferenza e da alla sua voce scintille come una saldatura necessaria per compattare e specificare.
Da al suo cuore e alle sue corde vocali una dimostrazione di forza dove il sassofono sorprende, la chitarra acustica incanta, il pianoforte volano in parti descrittive crude, vere e necessarie.
Spiazza ma convince, si pone su piani altissimi di qualità e bisogno.
Niente è impossibile
L’album chiude le finestre ma il cielo ed il nostro viaggio non finiscono.
Per rendere perfetto questo gioiello Andrea silenzia la sua voce (che è un canto strepitoso della nostra esigenza immaginifica…) con un brano strumentale che mostra la sua propensione nel suono di questa modernità fatta di synth ed elettronica per stenderci muti sul divano del cielo per dare la buonanotte ad un album intenso, strepitoso, assolutamente necessario di ripetuti e incantevoli ascolti.
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
7 Novembre 2021
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