mercoledì 30 marzo 2022

La mia Recensione: Sofsky - Sofsky

 La mia Recensione:


Sofsky - Sofsky


Una pila di libri, due enciclopedie, la voglia di accendere il fuoco delle memorie lasciate a riposo e una infinita necessità di ascoltare come la notte canti canzoni al cuore.

Sono anni di torce elettriche, di neon, di illuminazioni non naturali che ingannano e che quindi fanno male: io voglio le luci dell’elucubrazione e dell’emozione provenire dal cielo.

Prendo la mia memoria e fingo una trasferta  a Lugano, cittadina da me amata molto in un tempo lontano, e mi accuccio nell’ascolto che diviene subito esperienza dei sensi che flirtano tra loro senza tentennamenti.

In questa vallata che sembra un oceano in quota ecco che cinque anime mi soddisfano completamente: si chiamano Sofsky e sono laureati in Bellezza e Profumi.

Perché quando la musica è davvero bella allora profuma di unicità, rinvigorendo e rafforzando le voglie più intime.

In queste dieci composizioni abitano sfumature di blu sulla pelle del grigio, perché la morbidezza e l’infinito incontrano la malinconia e la solitudine.

Si sobbalza sulla poltrona perché le domande e lo stupore crescono, in questi secondi diamantati e pieni di spigoli resi morbidi con sapienza e volontà, per poter dare la sensazione che ogni attimo possa scappare dalla nostra capacità di comprensione.

Dovremmo conferire alla parola “delirio” un significato bellissimo: i Sofsky modernizzano i termini perché governano tutto ciò che è stantio, sporco, privo di importanza. 

Ci sono abbracci sonori di decadi e generi che come astuti saggi mostrano solo degli accenni: tocca a noi divenire cani da tartufo e sporcarci le mani per trovare i segreti dell’arte dei ragazzi di Lugano in profondità.

E allora come un libro che accende il cuore in queste scosse elettriche troviamo i colori del tempo, i voli delle immagini che separano la bellezza dalla sporcizia, si entra nel tunnel della luce notturna che illumina la coscienza sempre più sopita.

Ci si ritrova a piangere copiosamente, si danza come pecorelle gialle di fronte ai raggi lunari, si riflette come esseri umani che nascono continuamente con questo album e ci si perde con tonnellate di piacere e spasmi.

Lo ascolti e pare che le località emergano in quel momento dopo un terremoto che ha zittito tutti. Si continua a tacere ma stavolta con i brividi, un atto sensoriale che viene attivato da queste voci che sono crampi sottili e morbidi, da questa chitarra e dalla tastiera che sono le regine dell’incanto, dal basso e dalla batteria che specificano il tutto come ballerini con il tempo saldamente in pugno in mani davvero capaci.

Tutto è raffinato, colto, libero, strutturato così bene che sembra di bere un vino rosso prodotto dalle vigne delle nubi.

Piccoli accenni di elettronica donano a questo lavoro la specificazione di un debutto spettacolare, dove la chitarra regna ma senza strafare.

Nella silente Lugano emerge questa celestiale identità e propensione a creare miracoli, a chiudersi con la convinzione che la vera apertura verso se stessi sia accogliere tutto questo.

Tutto ciò che ci sembra famigliare e noto dura pochissimo: inutile perdere tempo in citazioni e paragoni perché ci si ciba dello spettacolo di una montagna che nuota nel bacino universale di emozioni limpide e brillanti.

Ora nel silenzio dell’ascolto possiamo essere testimoni di che suono e odore abbia un monologo di sensualità e irruenza educata.

Visitiamo queste creature come studenti con la penna a stilo e la consapevolezza che la musica sia l’unico miracolo che si può ripetere senza fare soste e che non abbisogna di invocazioni e preghiere: Sofsky è un segno di pace nel ventre di una notte che attraverso melodie corpose elettrizza e sospende l’ansia.

Via allora: ché parlare di cose perfette è l’occasione giusta per sentire la vita ancora come una pianura dove il vento porta gocce di mare e non solo di lago…





Song by song


Sleep Cat


In pochi secondi le chitarre e le voci diventano stelle filanti per un volo che con un iniziale Postrock, che contempla un bel cambio ritmo, plana sulla coda finale con un clamoroso vortice Shoegaze.



Slowly Breaking


Sanno essere versatili e sorprendenti: questo brano è una poesia che colora la pelle, una esibizione di classe per i saliscendi, i voli che ci portano panorami intensi e pieni di nostalgia. La tastiera di Flavio Calaon con la chitarra di Stefano Chiassai sono un delirio di luci, dove gli altri due componenti sanno deliziarci in un modo altrettanto strepitoso.



Clusterphobia 


La ricchezza del loro talento ci conduce ad aprire le ali, come un’aquila reale che sa essere gentile. Il basso di Giona Mattei è una strega educata ma potente, mentre il cantato di Nicola Poretti ci ricorda che si può migliorare rispetto al passato: riesce a rendere lo Shoegaze ancora più interessante per questo metodo che conferisce maggior pathos.



Paradox


Il cappello vola in alto per via dell’emozione, dello stupore, del senso di leggerezza che abbraccia la pesantezza: in questo brano seducente e potente, che include un cambiamento che fa piangere come bambini ai quali si è tolta la marmellata, tutto accade quando mancano due minuti e quattordici alla fine e si è catapultati con un approccio Postpunk iniziale in un nuovo pianeta. Poi sono chitarre Shoegaze che mostrano la loro bellezza, con in contrasto il cantato che è Alternative, quasi rock. Un gioiello.



Her Shoes Are Wings to Fly


La bocca ancora spalancata, le sorprese continuano con questa canzone dal gusto amaro, una freccia di piombo che attraversa le nostre paure. Senza dubbio il loro momento più elevato per la capacità di coniugare il loro talento con la loro progettualità artistica. Non puoi opporti a questo lampo che accoglie diversi generi musicali e li trasforma in un diamante blu, eterno. 

La tastiera sembra sospendere il respiro, la chitarra è una ferita che come un dipinto ad olio sospende la fatica, la sezione ritmica semplicemente perfetta ed il cantato una esperienza onirica straordinaria.



Different Keys


L’indie rock sa mutare la pelle con i ragazzi di Lugano e qui va a farsi un giro negli anni 90 per poi saltare nel presente con estrema capacità. Un brano che allarga i polmoni e ancora una volta ci fa sentire la profondità dei testi, che a dire il vero è tale per tutto l’album. Ed il falsetto, inaspettato e morbido, dona al tutto un vestito elegante. Classe.



Mon Ologue 


Che bello è lo stupore intenso che viviamo con l’attacco iniziale: tra la tastiera e la voce siamo rapiti. Poi, come se il trip-hop potesse diventare meno prevedibile, accade che qui si associa ad una chitarra che è una goccia d’acqua nell’aria.



Origami Dog


Il Postpunk più segreto di Jeff Buckley appare nei primi secondi, per poi andarsene via come una danza Dreampop che si manifesta nelle splendide montagne svizzere.

I ragazzi sanno, hanno studiato e hanno trovato il loro stile, che è notevole e regala gioia e sogni.

Tracce di Adorable dell’album “Fake” nel cantato per offrire ancora più magie. Immenso.




Tennis Table


Chiedi chi erano i Roxy Music, i Can, i Durutti Column e poi guarda a Lugano: tutto si evolve per prendere un sentiero di grande effervescenza mista alla malinconia, una corsa prima lenta e poi più veloce, e ci ritroviamo tra i ciuffi di erba estasiata. Non puoi stare senza questa ricca dimostrazione di bellezza.




Whirlpool 


Per un attimo si vola in Inghilterra, all’inizio degli anni 90, quando lo Shoegaze e il Dreampop sapevano convivere senza problemi.

Come ultimo brano di questo gioiello l’atmosfera sembra un “ciao, ci vediamo presto”, per donarci una dipendenza dall’ascolto che benediciamo.

Un cantato generoso e sentito si appiccica ad una musica che, partendo dal ritmo sincopato, arriva ad una leggerezza che ci fa riflettere.


Un esordio da applausi continui, una standing ovation più che meritata: forza, prendete le valigie e fatevi un bel viaggio nella montagna dei sogni e dei pensieri che i cinque sanno offrire con grande generosità.


Alex Dematteis 

Musicshockworld 

Salford

30 Marzo 2022


https://sofsky.bandcamp.com/album/sofsky





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