La mia Recensione:
v/a Prophecy Progress * Uk Electronics 1978-1990 volume I + 2
Alunni.
Sempre.
Senza dubbi.
Si torna finalmente a scuola, nella palestra elettronica che nella seconda metà degli anni 70 spalancò finestre, porte e cieli interi per dare vitalità alla musica che iniziava un periodo di pericolosa stanchezza e ripetitività.
Si possono considerare meglio, attraverso questa miracolosa e coraggiosa azione della fantastica Label Peripheral Minimal Records (sempre attiva e sempre in grado di offrire generose esibizioni di qualità), tutti quegli artisti innovatori, sperimentali, capaci di una avanguardia feroce e generosa. Tutto ciò si fa necessario nel momento in cui, ingolfati da proposte non sempre valide, occorrerebbe maggior conoscenza della storia, del suo percorso, dei suoi indubbi maestri e precursori.
La Peripheral Minimal Records lo fa dando alle stampe questo clamoroso fiume di suoni, di approcci stilistici, di essenziali frecce cosmiche, di minuti nei quali tutto viene tracciato con precisione e credibilità, per un ascolto educativo e complementare: aggiunge per chi non sapeva, conferma a chi aveva già potuto imparare che in queste tracce si rivelano segreti e patti con l’eternità.
Moltissimo è partito da questi slanci, da quei bisogni, dalla volontà di consegnare un universo brillante e sostanzialmente necessario per chiunque abbia una propensione per queste vocazioni di corpulenta espressione stilistica.
Questo album è una operazione chirurgica, perfetta: estrae una massa sana da un periodo che va dal 1978 al 1990, anni straordinari ma anche difficili, per il volume di proposte non sempre conosciute e tantomeno specificate.
Avete modo nelle 28 tracce su cd (26 nella piattaforma Bandcamp) di accalorarvi, di trovare gioielli immensi, alcuni sconosciuti, altri con pochi raggi sulla loro pelle, altri che invece credo siano anche già stati nella vostra masticazione.
Ma tutte loro sono miracoli, per capacità, per valore, per una incontestabile propensione a fare da presupposto e da base per sviluppi che, puntuali, nel corso dei decenni sono arrivati, perché questa base era colma di forza, energia e bellezza.
Ed è una corsa nei misteri dello stupore, in canali pulsanti di transistor, tastiere agli esordi, stratagemmi e voli, per analizzare tutto ciò che si muoveva nelle menti, nei cuori, nelle dita di artisti complici di fascinazioni con la bava alla bocca, con la voglia di adoperarsi pienamente in una mastodontica passione.
Frutti acerbi ma prelibati, a volte spettrali, a volte lucidi come il sole di ferragosto, altre volte nebulose con l’intenzione di non scoprirsi troppo: vi sono momenti in cui non si può afferrare del tutto l’importanza, l’inquietudine, l’identità di corpi che in modo meraviglioso sono sopravvissuti al passaggio del tempo.
Ma è turbinio, addensamento di atomi affamati, manifesta capacità di eleganza che ci estorce stupore e devozione, perché vibra in questi minuti il passato che ha generato il presente e tutto il suo percorso nel tempo, per indicizzare i nostri ascolti verso una meticolosa precisione.
Non è una compilation.
Nulla è garanzia di un facile ingresso in questo doppio cd: l’insegnamento vero esiste quando non si smette di imparare, di volerlo fare. E alcuni momenti tasteranno il vostro gusto, la vostra reale volontà di andare oltre tutto ciò perché è evidente che nulla qui è stato composto per farvi saltare in aria in gioiosa attitudine. C’è un po’ di fatica da fare per chi è meno avvezzo ad avere una qualità e capacità diversa nell’ascolto.
E allora sarà possibile annotare, cercare nel loro serbatoio il carburante di una consapevolezza doverosa e necessaria.
Momenti succulenti entreranno, se lascerete aperte le vene della curiosità e dello studio, nei sentieri del vostro ascolto: su tutti i Vice Versa, precursori assoluti, Schleimer K, quattro britannici con le loro fragranze pre-Ebm e Synth-Pop allineate in un peregrinaggio tecnico spaziale, gli spettrali Neu Electrikk, con quaranta secondi che hanno fatto in anticipo la storia dell’horror post-punk, poi trasformato dai Cure in Seventeen Seconds.
Con i Final Program, i semi dei primissimi The Human League emergono insieme alla lezione del Maestro Klaus Naomi dando come risultato giochi di prestigio sonoro. Stress è un agglomerato di perfida e deliziosa pazzia: sapranno condurvi nei tubi del loro pulsare. Il brano Live dei Hula è testimonianza della sacralità di miscele stilistiche messe sotto frusta da un drumming elaborato e da un basso sacrilego.
Ma tutte le canzoni sono una enciclopedia strutturale conoscitiva di cui impossessarsi per capire il tutto che spesso abbiamo a disposizione e che non vogliamo conoscere.
Fondamentale, andrebbe reso obbligatorio l’acquisto!
Alex Dematteis
Musicshockworld
4 Novembre 2002
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