La mia recensione
The Maitlands live in Salford
5 Marzo 2022
Ogni città ha le sue lentezze da gestire, perché vi sono traumi e difficoltà cui prestare attenzioni.
Quella di Manchester non fa eccezione.
E su un aspetto di interesse e condivisione della musica la problematica aumenta vista la sua importanza.
La vita continua e la musica torna a mostrare il suo viso, i suoi muscoli, i suoi impeti, l’ardore, il bisogno, la fierezza, la necessità di legittimarsi.
Tra questi vi sono The Maitlands, una splendida realtà che non desidera eccessiva visibilità, né cerca consensi a prescindere: esiste per il piacere di farlo, senza velleità o sogni esagerati.
La loro gioia sta nello scrivere canzoni e suonare quando è possibile.
In un momento nel quale la line-up sta mutando, alcuni dei nuovi membri non hanno fatto in tempo a suonare con la band stasera.
In una formazione a quattro, ma con un suono che sembrava essere il frutto di più musicisti, hanno dimostrato tutta la loro classe con un set di nove canzoni all’Eagle Inn, al confine tra Salford e Manchester, suonando per una platea di persone attente e divertite.
Dopo aver partecipato come Special Guest per un paio di canzoni all’Accademy 3 nell’agosto del 2020, Rob Glennie, chitarrista dei Heavy Salad, fa ormai parte in pianta stabile dei Maitlands ed il suo contributo irrobustisce il suono del quartetto che nel loro set ha scosso, emozionato e condotto i partecipanti ad un pensiero articolato, visto lo spessore dei testi di Carl.
I tre componenti della formazione, Carl L. Ingram, Saul Padraig Gerrard e Matt Byrne, da parte loro, sono totalmente a loro agio e capaci di esprimere il loro talento avendo trovato in Rob il migliore alleato.
Una scaletta perfetta che ha saputo unire i singoli e canzoni meno note con estrema fluidità e capacità di tenere costante la tensione e la bellezza delle loro composizioni.
Citazione d’obbligo per la opener “Dead Slow”, che dopo 4 anni sembra ancora più fresca e capace di mostrare le infinite radici musicali della band, e per la sempre clamorosa “When it Rains, it Pours”, cavalcata atomica che grazie al basso granitico di Matt, alla chitarra sghemba e sensuale di Rob e al drumming acido di Saul permette al cantato di Carl di esibire la sua linea melodica potente e accattivante.
Tutte le canzoni palesano il totale disinteresse della band verso il bisogno che invece dimostrano altri gruppi nei confronti del sentirsi parte di una ipotetica scena musicale di Manchester.
Loro, saggiamente, vanno in una diversa direzione, pescando nel globo terrestre e in decadi diverse per fare della loro musica qualcosa di compatto e non legato in modo morboso alla città Mancuniana.
Sono concerti come questi che portano buonumore, la predisposizione all’accoglienza verso abilità artistiche indiscutibili e la gioia, perché la loro capacità di stare sul palco è un sorriso robusto che sa come mettere le radici nel cuore.
Bentornati!
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
6 Marzo 2022
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