giovedì 13 aprile 2023

La mia Recensione: STATIQBLOOM - Separate Worlds

 STATIQBLOOM - Separate Worlds


Una foresta vista dall’alto, un essere umano spaventato corre alla ricerca di un non so, la pioggia spara proiettili elettronici su quel corpo, un canto arrotato e maligno lo accosta. Potrebbe essere la scena di un film sull’apocalisse questo primo remix della sigla STATIQBLOOM, composta dall’enigmatico Fade Kainer, rimasto ormai l’unico membro. Compatto, porta la Dark-Electro a convivere con l’Industrial, in un gioco tribale, un vomito sonoro che avvolge e conquista. Intemperanze, insistenze, capacità fanno di questo brano un anticipo della fine che verrà. Con la seconda rielaborazione, fatta dal progetto greco Qual, la modalità diventa meno ossessiva da una parte, ma con la sensazione che sia sempre presente una volontà di distruzione. Suoni pesanti, l'atmosfera si fà più caotica e gotica per un risultato eccellente.  


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
13 Aprile 2023




My Review: STATIQBLOOM - Separate Worlds

 STATIQBLOOM - Separate Worlds


A forest seen from above, a frightened human being runs in search of a don't-knows-where, the rain shoots electronic bullets at that body, a rounded and malignant chant approaches it. It could be a scene from a film about the apocalypse, this first remix of the STATIQBLOOM theme song, composed by the enigmatic Fade Kainer, now the only member left. Compact, it brings Dark-Electro together with Industrial, in a tribal game, a sonic vomit that envelops and conquers. Intemperance, insistence, skill make this track a foretaste of the end to come. With the second reworking, done by the Greek project Qual, the mode becomes less obsessive on the one hand, but with the feeling that a will to destruction is always present. Heavy sounds, the atmosphere becomes more chaotic and gothic for an excellent result.


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
13th April 2023




La mia Recensione: Beach Vacation - Lay Low

 Beach Vacation - Lay Low


Quanto è salutare la freschezza dell’Indie Pop che fa il bagno nello Shoegaze: ne viene fuori una danza pulita, profumata, che veicola allegria, un contagio dell’umore che riempie di endorfine e offre nuove energie. Il singolo della band di Seattle è un esempio di come la città della pioggia per eccellenza sappia mettere da parte quella storia che negli ultimi decenni è stata ingiustamente legata al grunge. C’è qualità, propensione alle positività dell’esistenza e con questo brano possiamo immaginare che anche il sole voglia illuminare delle belle anime come quelle di questi ragazzi. È un gioiellino questa Lay Low, non vi sono dubbi: le chitarre sono bilanciate verso un rapimento, le voci sono un bacio delle nuvole, il basso ha un fare Post-Punk senza rabbia e il drumming è umile, solare, comunque potente. Si viaggia nella dolcezza e di questi tempi è un miracolo…


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
13 Aprile 2023




My Review: Beach Vacation - Lay Low

 Beach Vacation - Lay Low


How healthy is the freshness of Indie Pop bathing in shoegaze: the result is a clean, perfumed dance that conveys cheerfulness, a mood contagion that fills with endorphins and offers new energy. The Seattle band's single is an example of how the city of rain par excellence knows how to put aside the history that has been unfairly linked to grunge in recent decades. There is quality, propensity for the positivity of existence, and with this track we can imagine that the sun also wants to shine on beautiful souls like those of these guys. It's a gem this Lay Low, there's no doubt about it: the guitars are balanced towards a rapture, the vocals are a kiss of the clouds, the bass has a Post-Punk feel without anger and the drumming is humble, sunny, yet powerful. It travels in sweetness and in this day and age that's a miracle....


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
13th April 2023






La mia Recensione: Dalias - Heridas

 Dalias - Heridas


Il vecchio scriba vi riporta in Cile, nella capitale, per farvi arrivare l’odore di grumi sanguigni di queste cinque canzoni, che altro non sono che la dimostrazione che il Post-Punk sudamericano sia notevolmente il migliore in questo periodo. Determinato, sferra attacchi cibandosi dell’anima Death-Rock, partorendo funzioni funeree in un giorno pieno di fulmini. Veloci, si prendono lo spazio con i giochi di chitarre che chiaramente sono fredde e attorcigliate sulla sponda di un nichilismo che conquista. Cambi ritmo, dentro un’effettistica strumentale attenta a non variare troppo per consolidare il suono, renderlo eterno, con la consapevolezza che queste lame saranno ascoltate solo da chi conosce già la sofferenza.

Straordinaria dimostrazione di talento: benvenuti nel plenilunio! 


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

13 Aprile 2023


https://dalias.bandcamp.com/album/heridas




My Review: Dalias - Heridas

 Dalias - Heridas


The old scribe takes you back to Chile, to the capital, to bring you the smell of bloody lumps of these five songs, which are nothing less than proof that South American post-punk is remarkably the best at this time. Determined, they launch attacks feeding on the Death-Rock soul, delivering funereal services on a lightning-filled day. Fast, they take up space with guitar playing that is clearly cold and twisted on the bank of a conquering nihilism. Rhythm changes, inside an instrumental effects careful not to vary too much to consolidate the sound, make it eternal, with the awareness that these blades will only be heard by those who already know suffering.

Extraordinary demonstration of talent: welcome to the full moon! 


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

13th April 2023


https://dalias.bandcamp.com/album/heridas






La mia Recensione: The Bellwether Syndicate - Golden Age

 The Bellwether Syndicate - Golden Age


Quando la Storia può essere usata solo in parte, se non addirittura esclusa: atto pericoloso, ma eccitante, possibile se ti chiami William Faith e hai fatto parte di band come Shadow Project, Faith and the Muse, The March Violets, Christian Death e altre. E se la tua compagna artistica ha anch’essa una buona storia alle spalle. Ascolti questa canzone e sei affascinato dalla leggerezza gotica che non soffoca, non rattrista, bensì ti fa volare dentro minuscole modalità pop, mentre il basso pulsa di grigio, la chitarra scivola sul nero, ma la melodia, quella del ritornello nella fattispecie, è minimalista, semplice, in grado di sequestrare la mente. Il Post-Punk nutre il bisogno di compagnia, si guarda intorno e nota che sul bordo della strada c’è una borsa colorata, una velatura glam, scura, vogliosa di fare un salto nella canzone.

Con una produzione a dir poco perfetta, il cambiamento del ritmo apre uno scenario bellissimo e l’assolo finale di chitarra è da memorizzare per intensità e profondità. Se si possono ancora ascoltare brani come questo, significa che possiamo avere fiducia nella musica…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

13 Aprile 2023


https://thebellwethersyndicate.bandcamp.com/track/golden-age




My Review: The Bellwether Syndicate - Golden Age

The Bellwether Syndicate - Golden Age


When History can only be used in part, if at all: a dangerous but exciting act, possible if your name is William Faith and you have been in bands like Shadow Project, Faith and the Muse, The March Violets, Christian Death and others. And if your artistic partner also has a good story behind him. You listen to this song and you are captivated by the gothic lightness that does not suffocate, does not sadden, but rather makes you fly into tiny pop modes, while the bass pulses with grey, the guitar glides on black, but the melody, that of the refrain in this case, is minimalist, simple, able to seize the mind. Post-Punk nurtures the need for companionship, looks around and notices that there is a coloured bag on the roadside, a glam, dark veil, eager to leap into song.

With production that is nothing short of perfect, the change of pace opens up a beautiful scenario and the final guitar solo is one to remember for its intensity and depth. If tracks like this can still be heard, it means we can have faith in the music...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

13th April 2023


https://thebellwethersyndicate.bandcamp.com/track/golden-age






mercoledì 12 aprile 2023

La mia Recensione: Counting Crows - August and Everything After…

 

Counting Crows - August and Everything After…


Anche i massi possono volare.

Non vi è dubbio: nella terra dell’assurdo, dell’evoluzione obbligatoria, della stupida Democrazia imperante, c’è spazio per una infinita coda di sogni, esagerazioni, velleità, drammi, storie malate e piene di vita. E c’è una rete che spesso giunge da anime dotate di poesia, di intense passioni, di frustrazioni portate in giro dentro taccuini pieni di stelle e rughe, senza freni ma con molti dubbi. Una di queste è quella di un uomo che canta in una band sudata di verità e sgomento, di grandi orizzonti, della volontà di portare i centri urbani in risalto, come quelli sconosciuti da qualche parte all’interno del grande stato Americano. Un album nasce, si sviluppa con racconti che interrogano il pudore, il dolore, e sbatte la porta in faccia alla presunzione, che fa della conservazione delle radici qualcosa da miscelare a un'anarchia non tollerata da quelle parti. Adam, spina nel fianco dei segreti di ognuno di noi, usa lo scalpello sin a partire dalla sua voce, che è credibile in quanto non attrice ma vera protagonista di ambasce infinite, scolpite nella pelle di quei sogni che mettono vicini persone e storie vere con altre del tutto frutto di obbligate fantasie. Certamente è un vestito fatto di musica, di riferimenti evidenti e potenti, soprattutto perché giunge nell’anno in cui il grunge stava incominciando a mostrare i suoi limiti e quelli di coloro che lo sostenevano. Dove fosse andata l’autenticità se lo chiedevano in molti ed ecco arrivare questo disco d'esordio, una perla rara nata con l’intenzione di divenire famoso come Bob Dylan, di assorbire il bisogno di spolverare le banalità e ricondurre il rock americano nel luogo da cui proveniva. I Counting Crows con questo entusiasmante abbraccio sonoro fanno un salto nel passato, raschiano il barile, spruzzano i petali di un doloroso presente e gettano storie piene di malinconie di fianco all’inutile che sembrava potesse vincere. Ma il buon Adam aveva Maria nel taschino della sua creatività, una donna multitasking in grado di apparire, con diverse identità, in diverse canzoni. Ma sono tanti i personaggi che il giovane autore dà origine: c’è da centrare il senso della storia umana, da commettere un insistente esercizio per solleticare l’insoluto di quel momento. Il 1993 era iniziato malissimo, ma c’era una data, un punto di partenza e non a caso il titolo di questo gioiello fatato si riferisce al mese di nascita dello stesso Adam. Tutto parte da se stesso, per andare a finire migliaia di galassie più in là, dentro le notti di deliri, di giorni svuotati, di grandi panorami con la bocca asciutta, all’interno di esacerbate situazioni dalla pelle umida. La sua voce è un miracolo umano credibile, una scossa di terremoto che scrive patti di non belligeranza, senza però evitare la cruda realtà pulsante nelle sue vagabonde comete mentali. Le sue riflessioni, argute, acute, illuminate e illuminanti, sono il precipizio, lo schianto per chi non ha la sua stessa umanità e profondità. Il vecchio scriba non scrive per nulla una sciocchezza affermando che queste storie sono raccapriccianti e violente perché sono le nostre, nessuno può inventare bugie davanti a questa penna che è uno specchio dell’anima. Come una grattugia senza volontà di sosta, la sua pelle inizia, continua ma non finisce di far emergere l’autenticità da quella polvere che violentemente un sistema complesso di cose ha creato per nascondere la verità. C’è una mano che ascolta, palpa, rileva, trema e avanza nei pressi di un circuito nel quale le forme del pensiero si incontrano, non per una festa, una celebrazione, bensì per fare i conti con la verità, che diventa capace, grazie allo stato di grazia di una musica celestiale, di far volare quel masso di cui si parlava all’inizio. Il violino, la fisarmonica, l’Hammond B-3 non fanno altro che essere i sostenitori, esecutori materiali di una complessità che, partendo da testi unti di difficoltà, hanno il compito di realizzare il disegno, tratteggiare i volti, i luoghi, rendere il tutto in movimento e quindi credibile. Quanto siano complesse le trame, i punti di partenza per questi atti cardiaci sonori, è difficile afferrarlo sino a quando non si è infilato un termometro dentro le proprie emozioni. In quel momento si rivela come un matrimonio spettacolare si celebri lungo queste dodici fanciulle che voi potreste chiamare canzoni. Non è così: qui è una molteplicità che crea oscillazioni, lapilli, vesti strappate, lacrime rattoppate e qualche centimetro di gioia che non deve mancare nel piano sbilanciato di questi accadimenti che l’uomo dai dreadlocks dipinge. Il rock prende una decisione: partire dagli ultimi respiri pieni di vivacità, fatti di chitarre semiacustiche veloci, per trascinare eventuali strumenti elettrici verso la cortesia della forma. C’è la calma di ballads con i coriandoli raggomitolati, il deserto del cuore che chiede aiuto in una storia dalla strada interrotta. La poesia è un optional che quando entra si fa spavalda, dura, spietata, lasciando nel centro del nostro petto un durezza che si finisce per coccolare. E poi quella voce, maledetta, benedetta, incinta, perennemente incinta di un bambino che è il sogno, per un parto che si teme possa accadere… Ci sono ricordi, desideri, petardi nel frastuono di città sorde, e poi Maria, Anna, il Mr. Jones che col tempo è divenuto il peggior incubo della band, perché, evidentemente, il successo di quella canzone li ha fatti salire su un dirigibile con la rotta sbagliata. 

Sicuramente non il momento più alto, il migliore, il più valido ma tant’è: il riconoscimento ha trame oscure e definisce aspetti che sanno diventare una massa falsa e insostenibile. In quanto pare chiaro che si siano trascurate moltissimo le strutture, le prolunghe, le esercitazioni morali di favole in attesa di essere trascinate nella quotidianità di cui questo album è un'enciclopedia senza sosta. Dal blues, al folk, al rock, partendo da un Post-Punk spesso nascosto, planando nell’Irlanda di metà Novecento, i ragazzi hanno usato un goniometro musicale, hanno tastato il terreno delle radici americane con l’intenzione di portarle lontano. Adam sa mettere in risalto  colori sbiaditi, amori finiti ma col respiro nel sogno, sa far volare le migliori intenzioni nel miracolo di un oceano che si dimostra attento. Passa al setaccio la quotidianità di questo album, la visita e soprattutto la controlla, offre disciplina e tanta umanità. Un miracolo queste canzoni, perché conviventi di un periodo fatto di grandi mediocrità: nel tempo in cui gli americani avevano bisogno di un capo del popolo, qualcuno che rappresentasse una generazione, Adam, alto, grosso, imponente,  parlava invece il linguaggio che usa dimensioni minute, parole semplici, in una grammatica dal cuore onesto. Si piange, si riflette, ci si sente disturbati da questa concreta capacità di non desiderare la condivisione, bensì il ristoro dell’anima attraverso la solitudine. Come se fosse divenuto anziano all’improvviso, l’album vira verso i ricordi, negando al presente la possibilità di essergli degno, non c’è gara e Adam affossa ogni paragone: il passato è l’unica certezza, dove la luce sarà sempre accesa…

Quando Van Morrison, Neil Young, lo stesso Bob Dylan sembrano incerti, non capendo certe connessioni e alcune annessioni, August and Everything After sembra poter affondare, perdere il suo baricentro. E invece…

Capita, come lo scoppio di un improvviso petardo, che i ragazzi siano più maturi di quello che certi padri putativi possano pensare: basta ascoltare Anna Begins e tutto si sbriciola innanzi a cotanta dimostrazione di un significante che spezza le preoccupazioni.

Non sarà l’ultima volta che ciò che pare frutto di una fortuna, di un delirio non cosciente riveli invece una bravura fuori dall’ordinario, non ci vuole poi molto per capire che non è solo la conseguenza di un talento straordinario o di una buona progettualità. Senza dimenticare la presenza nel disco di due coristi eccezionali e di un produttore, che, sia chiaro, ha fatto la Storia del suono americano degli anni Settanta. E dobbiamo tenere in considerazione un elemento mai davvero valutato a fondo: i Counting Crows sono stato l’unico vero, sincero gruppo del Paese di Bob Dylan di quella decade. 

Si accennava al Blues: non è forse pregno sino all’inverosimile il pallottoliere dei personaggi di Adam, che sembrano provenire da una adunata folta di anime ferite ma desiderose di riscatto? È lì che nasce la sua voce, orecchio che restituisce, con sensibilità e rispetto, storie ascoltate e poi modificate. Una lunga corsa dentro la periferia del pensiero, del comportamento, adottando quel famoso Hammond B-3 in grado di allungare le note come le storie: un trucco antico dalla pelle lucida e quindi nuova, moderna. Gli assoli sono limitati, non utili, perché ve n’è uno lungo tutte e undici le canzoni: il suono della presenza, del vero che sale di registro per separarsi dalla mediocrità. Quando i brani diventano più veloci si ha l'impressione che l’Irlanda, la cui comunità è davvero folta negli Stati Uniti, abbia trovato nella scrittura di queste perle sonore una pinta di Guinness da rovesciare su quelle parole, su quelle onde melodiche così magnetiche.

Anche il dolore conosce un giorno di festa…


https://open.spotify.com/album/1dBjJZRfh3ZwZEyVwaTbV0?si=HMH7ErSaTbCXXA5KsdrOow


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

12 Aprile 2023







La mia Recensione: The Black Capes - Looks Like Death

 The Black Capes - Looks Like Death


Si torna in Grecia, con un album uscito l'anno scorso, suggestivo e amletico, su cui ora lo scriba ha deciso che è il momento giusto per mettere le mani, in quel cuore indurito, dalle mille vie cupe che lo aveva conquistato all'uscita. Quando il Gothic Rock decide di togliersi l'armatura, di fare due passi alleggerendosi un poco e stabilire che sia arrivata l’occasione di stare in uno spirito medievale appiccicato a una ipotetica antica Darkwave, ecco allora che un miracolo presenta le sue vesti e quel muscolo dentro il petto qui si sbriciola, inclinando il nostro capo per una raccolta di perle immense. Esistono momenti in cui i greci si concedono soluzioni quasi pop (l'attacco di Love is Love), una durezza quasi heavy metal (Apathy), con un organo che scalda la pelle, ma poi stabiliscono che non si possono limitare e proseguono mantenendo sempre un approccio fedele per la necessità di essere cavalieri in fase di discendenza verso il centro della terra. Un lavoro che mostra menti  eclettiche, una progettualità ampia e capace di dare ai generi musicali coinvolti un respiro diverso, ma sempre all'insegna di una grande sicurezza. The Black Capes si meritano un applauso lunghissimo, una devozione, nel momento in cui molte band hanno perso vigore loro corrono benissimo con la loro coperta di teschi e umori figli del plenilunio…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

12 Aprile 2023


https://theblackcapes.bandcamp.com/album/looks-like-death




La mia Recensione: Auge - Spazi Vettoriali

  Auge - Spazi Vettoriali Il tempo viene archiviato solo dalla massa ignorante di chi ha fretta, quella che stringe gli spazi e divaga nel n...