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mercoledì 10 maggio 2023

My Review: Hackitt - Formless

Hackitt - Formless


Melbourne reveals the bastard, dirty, acidly predisposed side to a spectacular war of Synthpunk bullets that go precise to pierce the heart, while being accompanied by Darkwave friends with a plastic bag over their face. The Hackitt's song is the poetry of the burden of living, its immutable emblem. Vigorous, heartbreaking, enchanting, Formless is the dark enthusiasm that rules the sky and offers itself as a gift through these notes that have Belgium in their veins, sprinkled with Germany and the desire to come to life only through a dense network of electronic bacilli held between the fingers on the dripping keyboard. A nail, rusty, full of dust, that comes down on our heads to enter and become a murderous loop: wonderful!


Alex Dematteis

Musicshockworld

Supino

10th May 2023


https://hackittmelbourne.bandcamp.com/track/formless-single?from=search&search_item_id=1668103126&search_item_type=t&search_match_part=%3F&search_page_id=2592441222&search_page_no=0&search_rank=1&logged_in_menubar=true




La mia Recensione: Hackitt - Formless

 Hackitt - Formless


Melbourne rivela il lato bastardo, sporco, acidamente predisposto a una guerra spettacolare di proiettili Synthpunk che vanno precisi a perforare il cuore, mentre vengono accompagnati dagli amici Darkwave con un sacchetto di plastica sul volto. La canzone degli Hackitt è la poesia del peso di vivere, il suo emblema immutabile. Vigorosa, straziante, incantevole, Formless è l’entusiasmo cupo che governa il cielo e che gli si offre in dono attraverso queste note che hanno il Belgio nelle vene, spruzzate di Germania e il desiderio di prendere vita solo attraverso una fitta rete di bacilli elettronici tenuti tra le dita sulla tastiera colante. Un chiodo, arrugginito, pieno di polvere, che si abbassa sulla nostra testa per entrare e divenire un loop omicida: meraviglioso!


Alex Dematteis

Musicshockworld

Supino

10 Maggio 2023


https://hackittmelbourne.bandcamp.com/track/formless-single?from=search&search_item_id=1668103126&search_item_type=t&search_match_part=%3F&search_page_id=2592441222&search_page_no=0&search_rank=1&logged_in_menubar=true






lunedì 16 gennaio 2023

My Review: The Dirty Sun - Red Velvet Wolf In The Temple Of Honey

 The Dirty Sun - Red Velvet Wolf In The Temple Of Honey


Conceptual delirium, convulsions over epileptic ramifications, an animal instinct released, a thunderous escape from acid dust: the band from San Diego, seven months after the release of the flamboyant album Hummingbirds in the Halley, returns with a single that proves how fertility and quality are one and the same thing for them. Thus, their territorial devastation of pure and intense Electro Punk continues, chock full of energy that serves to enlighten the creatures of the night that howl and create an army of frightened souls. The wolves make us run inside a structure that has developed much from the British electronic music of the late 1970s. They get harder, use the technique of verbal repetition, insert a post-punk bass that tears to pieces the stomach, with electric shocks which melt the nerves. They hurt by making us smile, an oxymoron that dilates the confusion but does not prevent the pelvic dance that makes the forest sweat. In three minutes we get to kick the hive in the face, to run to escape the bees that The Dirty Sun command with skill. A song like heroin in the brain: in the sky the colours become lukewarm palettes and the most correct reference is to Suicide and Cabaret Voltaire, not so much for the musical style, but for the same state of addiction that makes the dance a spring that regenerates with listening.

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

17th January 2023

https://thedirtysun.bandcamp.com/album/red-velvet-wolf-in-the-temple-of-honey




La mia Recensione: The Dirty Sun - Red Velvet Wolf In The Temple Of Honey

The Dirty Sun - Red Velvet Wolf In The Temple Of Honey


Delirio concettuale, convulsioni su epilettiche diramazioni, istinto animale liberato, fuga fragorosa dalla polvere acida: la band di San Diego sette mesi dopo la pubblicazione del fiammeggiante album Hummingbirds in the Halley torna con un singolo che dimostra come fertilità e qualità siano per loro una cosa sola. Continua, dunque, la loro devastazione territoriale fatta di Electro Punk puro e intenso, zeppo di energia che serve a illuminare le creature della notte che ululando creano un esercito di anime impaurite. Sono i lupi a farci correre dentro una impalcatura che molto ha sviluppato dall’elettronica inglese dei secondi anni ’70. Si induriscono maggiormente, utilizzano la tecnica della ripetizione verbale, inseriscono un basso di matrice Post-punk che sventra lo stomaco, con scariche elettriche a sciogliere i nervi. Fanno male facendoci sorridere, un ossimoro che dilata la confusione, ma che non impedisce la danza pelvica che fa sudare la foresta. In tre minuti abbiamo modo di prendere a calci in faccia l’alveare, di correre per sfuggire alle api che i The Dirty Sun comandano con abilità. Una canzone come eroina nel cervello: nel cielo i colori diventano tavolozze tiepide e il riferimento più corretto è ai Suicide e ai Cabaret Voltaire, non tanto per lo stile musicale, ma per il medesimo stato di dipendenza che rende la danza una molla che si rigenera all’ascolto.

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

17 Gennaio 2023

https://thedirtysun.bandcamp.com/album/red-velvet-wolf-in-the-temple-of-honey



lunedì 31 ottobre 2022

DEAR DEER - We can play in a living room

 DEAR DEER - We can play in a living room


Follia. Intercapedini violate. Suoni macrobiotici. Veleni puri in voluminosa presenza. Stratosfera bucata da impeti essenziali e dinamitardi.


Il duo Francese DEAR DEER impazza, ingovernabile, in queste 16 tracce dal vivo, con maestosa potenza che si attacca alle caviglie, mordendo tra suoni schizzati, melodie acidamente elettroniche, pregne di tossicità che ci rende schiavi delle loro composizioni.


Se volete essere schiavi del piacere di vagare tra le loro stanze e portarli nelle vostre siate attenti: i confini saranno violati per sempre perché la loro forza evocativa non può conoscere adeguata resistenza.

I due sono artefici di schizzi ipnotici ed invasivi, corrieri di tensioni e trame intense che spaccano le mura.

Copritevi bene, siate rifugi antiatomici ma sappiatelo: non basterà.


Andiamo ora ad impattare le nostre futuribili distrutte difese, addentriamoci nel loro cannibalismo elettronico.


DISCO DISCORD


Fuoco alle polveri, la danza cupa si alza e siamo già corpi in spostamento, partiamo dalla living room, e siamo cani che abbaiano alla paura.


CLINICAL PSYCAL


Atmosfera glaciale all’inizio, industrial e synth-punk a cambiarci connotati, ossessione sonora, mantra bastardo e corpi disuniti. Federico e Sabatel sconquassano.


STRACILA


Synth-punk e Post-punk a rapporto, tutto viene a devastarci con una elettrica danza .


DEADLINE


Siamo in cucina, tra verdure fatte  a pezzi da una acida elettronica, tastiera maliarda e assassina, un drumming completa l’inizio di una nuova stanza che salterà in aria. Entrambi cantano e tutto si fa ancora più compatto.


DOGFIGHT


Loro all’inizio ridono: beata cattiveria, possono permettersela! Un basso come fungo allucinogeno anticipa i due esseri impegnati nel cantare come artigli senza più sangue. 


JOG CHAT WORK GULA GULA


Noise e elettro-dark si impastano nella cucina ormai simile ad un campo di battaglia.

Preparano un menu musicale che guarda alla Francia sanguigna elettronica più sanguinolenta.


CLAUDINE IN BERLIN


E siamo alla canzone dell’abbattimento finale, se mai avevate dubbi: follia, crudeltà, cattiveria nascoste da una tastiera che chiaramente ci prende in giro. Sublime!


THANATOMORPHOSIS


Ultima tappa in cucina e siamo raggiunti da una new wave pietrificata, immersa di synth-wave caricata non a salve...Tritolo tra le orecchie, drumming che parte cupo perchè i beats sono ovattati e le voci si fanno malate. Echi di Virgin Prunes nel loro salmodiare.


NADIA COMANECI


Ora, confusi, tramortiti, senza sapere come, siamo nella Dining Room. Altro che Natale: siamo all’inferno, preceduti da un inizio che ci ricorda gli EINSTURZENDE NEUBAUTEN per poi salutare I CABARET VOLTAIRE. Ipnosi infinita.


ARNOLFINI


Chitarre e basso si fanno vive per pochi secondi e poi scattiamo, sedotti e maltrattati da suoni storti e malvagi, un altro  capolavoro ci martella il cranio, siamo senza difese.


STATEMENT


Ma quanto è bella e selvaggia la confusione? Altra traccia a tramortirci, una drum machine imperiale, chitarra chimica e siderurgica, ci acchiappa lo stomaco, echi Arabi a farci sentire altrove e confusi.


CZEKAJ NA NAS


Forse che questo sia il Santo Gral? Il momento più dissacrante e compatto, chitarra bastarda a bastonarci le orecchie, lei, isterica, indomabile, in un ritmo assassino.


DEAR DEER


Ultima tappa, siamo in bagno.

L’album incomincia a finire con claustrofobia e gin tonic.

La frusta ci colpisce nella vasca, siamo immobili e sanguinanti, le voci si fanno più lontane e maledette. E lei ancora ride ma poi si eccita in un cantato ripetitivo e isterico. PERFEZIONE RAGGIUNTA!


OZOZOOZ


Parte come Coldwave ma poi frantuma ogni dubbio e diventa cattiveria: electro synth-punk a suturare, ma niente da fare, sanguinanti, moriamo danzando nella cacofonia più celestiale.


JJR


Va bene, accettato: moriamo in bagno sotto i colpi di una canzone con fare quasi pop, stupefacente, sorprendente, ma con una elettronica che ci colpisce ai fianchi.


LIFE IN REWIND


Ultima tortura: esanimi, storditi, frantumati, il duo ci assesta l’ultima sciabolata, senza pudore, oscenità elettrica, calano l’ultimo asso, un basso semplice ma pesante, tastiera subdola ne anticipa un’altra che spacca lo specchio e la vasca, è delirio finale: morti in felicità.


Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford

3 Maggio 2020

https://deardeerfr.bandcamp.com/album/we-can-play-in-a-living-room-live-2020




La mia Recensione: Adrian Borland - Beautiful Ammunition

  Adrian Borland - Beautiful Ammunition “Lo stress, l’ansia, la depressione nascono quando ignoriamo chi siamo e iniziamo a vivere per pia...