Loom - in the absence of something better e.p.
La bellezza veste cinque rami di un bosco fertile, nell’estremo centro di piaceri che si incontrano e manifestano la loro potenza, la loro affidabilità, senso e valore. Sono canzoni, oggetti del lavoro e del sentire la vita come una fenomenale opportunità di liberare i pensieri all’interno di luci e ombre, che fanno scaturire emozioni, pensieri, in una polvere luminescente che intossica le brutture dell’esistenza e le rinsavisce.
Perché questo fanno i Loom: sfiorano e toccano i sensi per indurli a scattare in piedi e direzionarsi verso la pace, il ristoro dell’anima e la contemplazione dell’intensità delle cose. Un ritorno clamoroso: la maturità del suono, l’attenzione verso strutture dalle quali poter intendere la profondità del loro sguardo, la ricerca melodica che continua a essere intenzionata a contenere sentimenti e parole come compagni di viaggio. I quattro ci consegnano tre nuove composizioni e i due ultimi singoli, per un gioco di sospiri, di tristezze dal fare delicato, che non vogliono schiacciare il fiato dentro una campana di vetro, bensì il contrario: la band di Kalmar ha trovato il modo di equilibrare l'incommensurabile talento svelando completamente l'interezza del loro respiro, nel quale sono depositati gli opposti che non solo si attraggono ma si amano, uscendo a far prendere aria ai loro polmoni bisognosi di colori. Ecco allora brani lenti, veloci, cupi, allegri, nella miscela del loro stile riconoscibilissimo, capaci di scuotere il freddo dei nostri pensieri e ricoprirli di velluto.
Sono cresciuti, hanno preso il talento e l’hanno sbattuto contro il muro: ne è fuoriuscito un liquido denso di profumi inebrianti, in cinque fragranze distinte, e ora il nostro corpo può sentirsi avviluppato dalla bellezza…
Passiamo a fare la conoscenza di tutto ciò, per provare la gioia di esseri umani che cadono tra le braccia dei quattro svedesi, sirene dalle voci fatate e in grado di assorbire ogni resistenza…
Song by Song
1 windowbath
La nuvola shoegaze entra nel bosco, lentamente, apre le sue braccia e ci consegna la prima camminata. La modalità del canto di Evelina è un dolore alla ricerca di un ascolto: lo trova nella compattezza delle chitarre, nutrienti e trasversali, e nei giochi di sospensione del ritmo, dove il basso emerge, e poi via, si accendono i reverberi, tutto diventa sacro, una processione che ingloba più voci ed eleva la canzone come regina della trasformazione…
2 a beautiful beginning of an end
Uscita nel luglio dello scorso anno, il brano perde l’intro, facendo guadagnare in compattezza e velocità, gettandoci immediatamente nel suo vortice Alternative e Shoegaze, nel chiaroscuro di una tristezza consapevole, nella quale il sospiro è una aggressione piacevole di lacrime in ascesa, come lo è la musica, un portale di scintillii dati dalle chitarre di Fredrik, maestro della poesia sonora, che imbraccia la chitarra come un’arma gentile con cui poter far esplodere il suo talento, delicatamente. Il drumming è una miscela nervosa trascinante, un bacio agli anni Novanta, zona Alternative Americana, per poi farci scattare tutti insieme. Si piange correndo…
3 wishes fade to dust
La tastiera nei Loom è un bacio degli Dèi, assorti nel talento e nella pioggia di graffi che salgono da quei tasti. Ed è una fatica resistere al gocciolio del cuore: perché il cantato lo spreme, il basso lo schiaccia, la chitarra, onda di un oceano senza nome, si mostra sottile e delicata. Sui cambi ritmo la band svedese è ormai consapevole di quante cose si possono fare ed è ciò che fanno sentire nel brano, una polveriera che mostra il lato Sad Pop, tra fruscii Dreampop dalla faccia piena di dolore e la consapevolezza che saper sfiorare le loro corde significhi salire nel cielo. Un miracolo che alla fine vi lascerà i pensieri bagnati di consapevolezze…
4 let us disappear
Si torna ai primi anni Novanta, quando la musica cercava spensieratezza, appigli per giornate gentili e il desiderio di rimanere in contatto con una melodia interiore. Un notevole lavoro nel suono della chitarra, che pur grattando riesce a risultare morbida, consegnando al drumming e al basso la possibilità di una cavalcata dove i sospiri Shoegaze rispettano il mood generale, senza invadere la corsia Pop.
La psichedelia si affaccia per brevi secondi manifestando ancora una volta come i brani della band siano braccia aperte a diverse possibilità di incontro.
Si danza a occhi aperti con il desiderio di dire addio al mondo, alla condivisione, per trovare pace dentro se stessi…
5 the dream is over
Per la canzone che chiude l’EP, il vecchio scriba ripropone parte della recensione che scrisse in una notte piena di lacrime e gioia, in uno sfinimento celestiale…
«Un testo che fa scivolare le lacrime dal cervello alla punta dei piedi: un nuovo lago salato nel quale tuffarci, nel quale trovare i sogni paralizzati da una realtà che si oppone, opprime, scalcia per raggiungere l’obiettivo di spegnere anche la più robusta delle fedi.
In un corollario di chitarre scintillanti, capaci di essere ritmiche e frastornanti, si danza ingobbiti ma rassicurati dalla voce miracolosamente angelica di Evelina Nicklasson che sale e precipita come le sue parole, tatuate sui precipizi ritmici di Fredrick Axelsson, il guardiano di ogni pulsione omicida, perché spesso si arriva a credere che il feedback e il suo wah-wah siano coltelli affilati volti a difenderci da gesti insensati. Ma si potrebbe pensare invece che sia proprio lui a causarli: mistero della musica, da contemplare.
Roland Klein, Henrik Viberg e Eddie Wilmin (produttore e musicista aggiunto) sono i muratori che innalzano l’impianto sonoro per condurlo al cielo, in una cantilena che arriva all’emozione con spruzzi virulenti e malinconici.
E si affoga in una fuga che sconfigge ogni intenzione, con il Mar Baltico a benedire la struggente canzone con una scossa tellurica che abiterà la vostra estasi colorata di lacrime nordiche, perfette…»
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
6 Aprile 2023
https://loom2.bandcamp.com/album/in-the-absence-of-something-better-e-p