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mercoledì 1 novembre 2023

La mia Recensione: Slowdive Live in Manchester - 02 Ritz - 31 Ottobre 2023

 Slowdive - Live in Manchester

31/10/2023


Metti una sera nella quale stai camminando su una stella a cinque punte, senza alcun riferimento religioso, mentre con delle canzoni rarefatte attraversi l’oceano delle emozioni, rastrellando memorie e allargando il raggio pelvico di sogni estasianti, calamitosi, esuberanti con classe e moderazione. Per vivere tutto questo ti devi presentare all’appuntamento in un luogo predisposto ai miracoli, che siano credibili o meno poco importa, e allargare i sensi in un abbraccio sotto il cielo illuminato da una band in stato di grazia disarmante. Avendo visto tutte le loro tournée, il Vecchio Scriba non abbisogna di paragoni per stabilire che martedì trentuno ottobre ha assistito a un'esibizione di magneti eterogenei e morbidi, dove ritmi, suoni, melodie, chaos gentile e rumori educati alla bellezza hanno trasportato le menti degli ascoltatori in un sistema immaginifico solo in parte conosciuto, in quanto è stata notata la presenza di elementi nuovi. Il primo sicuramente è rappresentato dal perfetto amalgama di una scaletta che ha spaziato sì tra gli album ma preferendo una struttura che desse l’idea di un percorso nel tempo senza caricare i pensieri di nostalgia. Una immersione nei suoni più dilatati, nei giochi a rimpallo delle chitarre pregne di magia, nel basso a colorare l’impeto e la batteria a dirigere i fianchi verso il lenzuolo dei sogni. La spiritualità usciva dagli amplificatori come un nuovo linguaggio, pieno di segni imponenti, dove tutto è contenuto in una intimità mostrata quel tanto che basta per colorare gli occhi di nuove sensazioni. Tutti i brani hanno mostrato il lato sconosciuto, con assestamenti prodigiosi, come prosciugati dalla conoscenza per consegnarci una nuova identità. E poi la favolosa Sleep a generare un fremito senza paracadute, un pianto liberatorio lungo le corsie di un riverbero maestrale e malinconico. Quindici scariche di corrente hanno scaldato l’aria dello 02 Ritz di Manchester, paralizzato il buio e il tempo, stabilendo il patto di sangue con motori colmi di combustibili melodici senza freni. 

Tre canzoni dal loro recente sublime album: piccole differenze per una grande evoluzione sensoriale, il merito, innegabile, di un lavoro che permette di sentirle come fossero neonate in cerca di amore, ottenendolo…

Il delirio si è mostrato inevitabilmente, facendo fluttuare i pensieri dentro le note invisibili che sono confluite nell’addome.

Con Crazy for You (dal bistrattato Pygmalion) la psichedelia dello shoegaze assesta un duro colpo ai critici colmi di ignoranza, esplicitando come la sperimentazione, nel caso degli Slowdive, conduca alla porta del paradiso musicale, attraverso onde che sintetizzano il talento di chi non vuole abusare dei cliché del successo. Eleganti, sorridenti, impegnati, ottimamente allenati, i cinque gabbiani di Reading regalano vitamine e tazze di tè, ci fanno coricare su un divano letto e ci fanno sentire il rumore dei loro voli. Sicuramente l’impianto luci, i loro giochi, hanno contribuito, per molti spettatori, a far sentire maggiormente la connessione tra il lato onirico e l’immaginazione. Ma il Vecchio Scriba ha preferito chiudere gli occhi o guardare il palco senza distrazione: l’arte degli Slowdive è una lezione di vita alla quale basta e avanza ciò che fuoriesce da amplificatori educati alla compostezza, alla grazia, allo sviluppo minimalista di trame che scioccano per intensità e bellezza.

Rachel, Nick, Christian, Simon e Neil hanno sottolineato, attraverso questo tour, come queste canzoni dipingano le loro esigenze espressive a discapito dell’egoismo di chi vorrebbe sentire altri momenti di questo ineccepibile percorso di vita e musicale. Ecco allora l’impronta del carattere di queste composizioni che svelano piccoli e grandi segreti, perfettamente allineate sulle pagine di questo libro in grado di educare l’ascolto verso le infinite interazioni che aspettavano questa unicità per definire la punta di questa stella. L’album che ha conosciuto più spazio è stato Souvlaki: non un compromesso con il passato, ma solamente un rappresentare il momento decisivo della loro discografia, come se fosse un Grazie per il coraggio di una ricerca che ha separato la band dal lavoro di esordio, consentendo l’approdo a nuovi lidi. 

Notevole la volontà di cercarsi ancora con gli sguardi, come una immersione in ognuno dei cinque mondi interiori della band per un risultato che ha evidenziato l’amalgama e la volontà di stare insieme che riesce ancora a essere proficuo malgrado le decadi siano passate, con il pericolo di vedere scemate capacità e potenzialità.

E invece no: una recita colma di ardore, di veemenza raffinata, di semi eleganti sparpagliati da strumenti pieni di fantasia. Una emozione continua, scioccante, per conferire alla musica il potere di essere un bisogno autentico. 

Il concerto ha stabilito il contatto tra anime serene e la capacità di non temere le contrarietà dell’esistenza, pilotando il muro di noise e reverberi verso la quiete…

Come sempre, l’abito dei brani si presta al contatto con delle suite musicali che spostano il baricentro dei generi verso l’ottimizzazione di risorse che non hanno paura di bussare alla porta del mistero. Gli Slowdive sono pura filosofia, una necessità di scavare tra la polvere dei pianeti incontrati.

Piccola nota, magari non professionale, ma necessaria: il Vecchio Scriba dedica alla sua meravigliosa amica Krissy Vandewoude (Whimsical, The Churchhill Garden) questa recensione, ringraziandola per l’amore (condiviso) nei confronti dei gabbiani di Reading…


Set-list


Shanty

Star Roving

Catch The Breeze

Sleep

Souvlaki Space Station

Crazy For You

Kisses

Sugar For The Pill

Slomo

Alison

When The Sun Hits

Golden Hair

Dagger

The Slab

40 Days


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

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