The Shameless - Prayers After Dark
Lunghe file di stelle, figlie di notti piene di blues e circuiti elettrici, si danno appuntamento a Ragusa, città italiana in fermento, attivissima negli ultimi anni, per fissare nel tempo vibranti tensioni e ispezioni meticolose nel perimetro notturno.
La band The Shameless è sicuramente la più dotata, capace di portare nel suolo italico il verbo dei Madrugada, sia nella struttura musicale, sia nel cantato, per un contatto e una somiglianza che però offre anche alcune preziose differenze. Un lavoro che si contraddistingue anche per una mastodontica abilità nel fare del suono un insieme sensato e in grado di calamitare le attenzioni attraverso una densità di frammenti che conferisce al tutto un’identità che non vacilla, un nerbo accalorato di orgasmi e propulsioni, in cui si prediligono ritmi più lenti per espandere in modo dettagliato i vari segmenti ma, quando il ritmo si alza, ci si ritrova con una cupa felicità che ammalia, continuando a produrre dipendenza.
Sei le tracce originali della band, per un numero che pare esiguo e che invece diventa una poderosa radice quadrata, vista la densità di elementi proposti, la qualità, le stratificazioni e i suggerimenti visivi offerti, in un maremoto emotivo che trova anche nell’aspetto testuale un porto da cui partono considerazioni, emozioni e voli capaci di farci vedere una parte del mondo con una sensuale e strabordante genuinità.
Siamo all’interno di uno stile musicale cupo, in cui l’alternative rock mostra le bave e artigli rispettosi, con fiamme gotiche a consolare le notti, imbevendo il tutto di un post-rock accennato e intelligente, trascinando il blues-rock in vette dalle quali si gode un panorama emotivo doloroso e tuttavia utile. Senza dimenticare quella che può essere definita la madre spirituale dell’intero lavoro: folk rock / americana che aleggia in continuazione, sguinzagliando fervori e lame affilate, con quella cupezza che avvalora il tutto e da cui non si può fuggire. Le progressioni armoniche (dannatamente espressive, del cantante Ippolito Nicolini) sono un ulteriore passo verso la perfezione, in cui teatralità e evocazione sublimano un talento e un duro lavoro di assimilazione.
Gianpaolo Cassarino è un fulmine ipnotico con il suo basso e il violino (senza dimenticare il synth e la tastiera), mentre lo stile potente del drumming di Alberto Difalco non necessita di trucchi tecnici: lui centra il cuore con classe assoluta, donando al suono del suo strumento una forte densità emotiva. Le due chitarre di Gaetano Scribano e Giuliano Spataro sono il fiume nero che aspira la gravità e la conduce nel caos interiore di questa formazione così nordica, persa nella sua bellezza e densità. Tutti e cinque i musicisti sfiorano i confini quotidiani dei sogni (veri protagonisti di quest’opera) e li conducono con uno sguardo rispettoso nel luogo intimo di preghiere, invocazioni, senza cadere nella trappola della speranza, dimostrando una maturità notevole. La sensazione che la disperazione sia non un corollario bensì una delle fonti di ispirazione di questo album rende l’ascolto altamente denso e attento, in quanto non vi sono mai segnali di resa o compiacimento. Anche per questo aspetto il plauso non può che essere poderoso e intenso: i cinque ragazzi sono davvero dei cavalieri anacronistici che non dimenticano il tempo attuale ma vivono intensamente la qualità della memoria, mostrando chiaramente i loro punti di riferimento, le preferenze e una notevole capacità di assorbimento di alcuni valori ormai andati persi. Ecco, dunque, allineate perfettamente le trame che comprendono la rabbia e la fede nell’essere umano (più che nei confronti di un Dio qualunque), per poter planare nella ricchezza dell’anima umana, qui delicatamente perlustrata e descritta, sino a dipingerne la fragilità. Un percorso che entusiasma per direzioni, profondità, abilità e cultura dei vari condotti comportamentali di presenze spirituali in subbuglio e ciononostante attente a non disperdersi. Sono canzoni guida, maestre, figlie di notti insonni e di raggi solari controllati, che ci portano in dono riflessioni ed emozioni perfettamente appaiate e inglobate in un contesto che è inevitabile amare.
Il Vecchio Scriba è noto per non apprezzare le cover, tuttavia i due pezzi che concludono questo gioiello sono un atto d’amore rispettoso, vibrante, per due band che nell’album paiono non apparire troppo (visti gli stili musicali esibiti), tuttavia in realtà il brano dei Sound (I Can’t Escape Myself) e quello di Nick Cave & the Bad Seeds (Straight to You) diventano il riassunto perfetto del tutto, dove decadenza e tensione, messaggio e lascito si ritrovano insieme, come rappresentante supremo di questa effervescente e tribolata slavina di Prayers After Dark, un diamante duro e compatto con le sembianze di un cigno che nuota nel mare dei nostri bisogni.
Si vive, con queste composizioni, lo spazio celeste di un abbandono fertile, una carica vitaminica di realtà che passano attraverso le preghiere e il buio, per un afflato che rende le composizioni un matrimonio poetico tra il tempo che fu e l’attualità…
Song by Song
1 - Chic Jesus
L’unico singolo apre l’album ed è uno spiritual che si appoggia al blues elaborato perfettamente da Mark Lanegan nella seconda parte della sua carriera. Lampi psichedelici convergono in questa processione che mette insieme religione cristiana e paganesimo.
2 - Stuck in a moment
Si entra nel cuore della notte con Gesù negli occhi e un racconto che si muove tra suggestioni poetiche e lame roventi, nel quale tutto fatica a rimanere nella memoria, per un gioiello elettrico completamente messo a fuoco da un ritornello che amplifica il già elevato tenore qualitativo.
3 - Nobody save me but you love
I Madrugada imperiosi e omicidi abbracciano la band siciliana per un vascello a bordo del quale viaggiano arpeggi maligni, parole che ossidano le luci e un’atmosfera decadente completamente funzionale.
Velenosa, sinuosa, terrificante, nevrotica: canzone che oltrepassa i confini della piacevolezza per condensarsi e riposarsi nelle nostre arterie affondate…
4 - Oh sister
L’amore vive la tragedia quotidianamente: per rappresentare il concetto il gruppo utilizza la complessità semplice di melodie in ascesa, con un filo carico di watt malinconici che si accasciano dolcemente tra le braccia di Nick Cave.
5 - Transhumans
La passione che spezza le ossa trova rifugio in una composizione musicale che sembra trasportare le immagini dentro di noi, che parte lenta e poi, in un vortice ammaliante di chitarre amare, accelera il battito, per divenire un blues di matrice folk /americana perfettamente integrata nel contesto di parole piene di gas e lacrime…
6 - Cry Cry Baby
Si torna nei canali onirici, in un abbraccio amoroso poetico, con la canzone che rivela l’abilità dell’arrangiamento, in una finezza balistica davvero impressionante. Tutto parrebbe essere una culla, ma alla fine il brano condensa sentimenti contrastanti, definendo la bellezza e l’utilità del dolore…
7 - Straight To You
Lacrime scintillanti e un inchino doveroso: l’approccio a questa chicca del bardo australiano Nick Cave offre il fianco a inevitabili critiche. E invece ci ritroviamo nelle orecchie una carezza che dimostra come la band abbia esaltato la parte più intima di questo gioiello, mettendo in evidenza l’armonia e l’intensità…
8 - I Can’t Escape Myself
Si piange, si ringrazia il coraggio e l’amore degli Shameless per i Sound, per questo diamante eterno che i siciliani hanno vissuto in prima persona in ascolti che hanno afferrato tutta la bellezza del brano per poi rispettarne l’integrità, con un processo che pone l’attenzione sul suono la qualità precisa e necessaria per non offenderla. Ed è boato ed è anche il modo perfetto per terminare un lavoro altrettanto perfetto…
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
13 Aprile 2025
https://theshameless2.bandcamp.com/album/the-shameless-prayers-after-dark