Cerulean Veins - Black
Nel giorno nel quale si festeggia l'amore con la ricorrenza di San Valentino, una coppia decide di donare quintali di movenze amorose attraverso un album che è una manifestazione evidente di una crescita artistica clamorosa, riuscendo a inventare una gioia gotica dentro un serbatoio pieno di movimenti apparentemente colmi di ombre e tenebre, ma che alla fine danza offrendoci sorrisi e raggi di sole nel cuore.
La band di San Diego, composta da Dustin Frelich e Amanda Toombs, incide il suo disco perfetto, inebriante, con una serie di canzoni che sono pietanze nutrienti, che danno energia e smentiscono chi considera i generi musicali da loro proposti come destinati alla depressione, al vittimismo e a una visione cupa. Tutto ciò qui è custodito come elemento prezioso ma non domina, non riesce a farci desiderare un pessimismo gotico bensì un apprezzamento nei confronti della vita, consapevole, proprio perché loro non sono dimentichi della concretezza, sono immensamente connessi alla realtà, tuttavia la musica proposta alla fine rischiara le tenebre in un abbraccio caldo e dinamico.
Una tavolozza Pop e potente, segnata da quelle gocce velenose di buio che non possono mancare. La maturità del duo consiste nel non essere complici di cliché ripetuti, ma nel cercare una proposta che scavalchi la storia, almeno la propria, per svelare che nelle loro vene il Post-Punk pulsa rinnovato, che la loro distinta propulsione Darkwave e Coldwave qui subisce un lifting, un deciso assestamento verso la diminuzione della parte elettronica con tastiere meravigliosamente semplici che sono bilanciate per dare alla chitarra, alla batteria e al basso il ruolo di dominatori assoluti. Quindi è obbligatorio il nostro grazie a Amanda, che, con discrezione ma grande professionalità, distribuisce la sua grazia con misura ed eleganza. Dal canto suo Dustin è una serie di muscoli a contatto con la poesia, con le sue chitarre pregne di ritmo e orchestrazioni gentilmente assassine, alle quali si ubbidisce donando loro la nostra adorazione. Il basso, spesso tenuto sotto la pelle, rivela una maestria assoluta nella esaltazione delle melodie riuscendo a dare, contemporaneamente, un prezioso apporto a ritmi che mai come in questo album profumano di un incastro sublime tra la necessità della danza e il circondare il fianco sensuale della morbidezza.
Si sosta, si prende atto che i due hanno voluto dipingere di freschezza il loro stile, mantenendo inalterata la loro formula della ricerca di brani orecchiabili ma, mai come ora, ci riescono quasi modificando i tratti del loro profondo mistero, ed è questa la magia principale che rende questo lavoro così potente ed essenziale. Si respirano storie, si partecipa alla scrittura di un perimetro del destino che loro hanno deformato, piegato e poi drizzato affinché divenisse la base di un prossimo futuro, ma intanto il loro presente è fatto di tensione educata, indirizzata verso la bellezza di canzoni che baciano l'arcobaleno, senza vergogna. È cosa buona e giusta rilevare come niente suoni più credibile di una band che ha sempre cercato di donare alla danza un valore più intimo e che ora invece la porta nei confini di grandi stadi, di piazze enormi, all’interno di Supermercati e soprattutto tra le corsie del cielo, perché i dieci brani sono pirati dai capelli dorati in grado di stare nella scia di ogni grande dimensione.
I testi, scritti a quattro mani dai due, portano gli incubi a vivere dentro i sogni, trovando nella realtà un'aura magica, che penzola tra il bisogno e la fantasia, come un diamante immerso nell'acqua dell'oceano. Ed è davvero un album costruito sulla schiena di quelle onde perché fa scivolare le canzoni con sensualità nel tempo: quaranta minuti di abbandono al piacere di una fisicità che si trova coniugata a pensieri maturi e costruttivi.
Alla tristezza, che non può sicuramente mancare, vengono consegnate le chiavi che aprono la porta a desideri di vita che Amanda e Dustin tengono tra i palmi della loro rinnovata propensione a non voler rifiutare la coabitazione tra estremi che sono inevitabili. Ecco che l'album è una casa tra le onde di un caos ragionato, illuminante e non distruttivo, donando una grande lezione a tutti, come una tavola di una scrittura antica che avevamo negato a noi stessi di leggere.
Capace di compiere imprese nemmeno immaginabili, l'incastro tra le musiche e i testi fa anche rilevare come la produzione sia in grado di voler conferire al tutto la medesima importanza. Riuscendoci.
Poi la voce e lo stile inimitabile di Dustin sono le calamite, le orche assassine che mordono la nostra carne rendendola obbediente, in una cedevolezza certa ed efficace, perché questo uomo è benedetto da un talento indiscutibile e dalla professionale ricerca di trame melodiche che sequestrano il nostro ascolto. Non si può sfuggire a questa pulsione romantica che è data dalla vibrazione dalle sue uniche corde vocali che, miscelate a testi vigorosi, portano come risultato una gioia quasi esplosiva in noi.
L'abilità più evidente di queste queste nove bambine danzanti e di una su un’altalena proprio alla fine dell'album è quella di essere un delirio dalle facce multiple, un serpente dalle dieci code sempre votato a mostrare i tremori e le paure avendo le braccia aperte, per un tuffo nell'oscurità senza temere la morte. Ecco che i due sono i perfetti eredi di band che hanno provato a fare questo, ma sono proprio loro ad aver centrato l'obiettivo.
Saper prendere la storia della musica grigia e nera, rispettandola, ma buttandola in autostrade colorate è un'impresa titanica e il risultato è sotto i colpi di una batteria potente e perfetta, nel basso che come un drago lancia fiamme su chitarre che giocoforza si trovano a essere scintillanti. Chi se ne frega di che generi musicali stiamo parlando: nell'ascolto c'è un sequestro indiscutibile della stupidità perché loro abitano l'intelligenza che volge le spalle al prevedibile, a ciò che è stanco e incapace di fornire la verità.
Quando un’opera artistica fa porre domande, suggerisce risposte, si permette una zona misteriosa che non è astensione ma riflessione, allora possiamo tranquillamente affermare che l'album perfetto esiste ed è questo Black, regnante per un futuro prossimo che in qualsiasi tragedia avrà comunque il suo sorriso maturo...
Song by Song
1 - Infinite Love
Sin dalle prime note, tra la voce piena di ruggine e accordi semplici, si intuisce come siamo davanti a una innovazione. Giunge il ritmo, la chitarra affonda le unghie e con il ritornello si aprono i sorrisi, tra lacrime e pensieri in cerca di una rete. Un mini solo di chitarra rivela come i Cerulean Veins abbiano una buona memoria storica nei confronti di quel Post-Punk americano degli anni '90 che non ha avuto molta fortuna. La canzone è un tatuaggio dalla forma di una cicatrice che abbraccia il sentimento anche se sofferente. Quando la potenza e la melodia si mettono l’anello, l'amore può essere solo infinito...
2 - Love Won't Save Us Now
Dirompente nella ritmica, con le oscillazioni della chitarra che graffiano la pelle, e la solita, imponente, meravigliosa voce di Dustin Frelich a rendere l’ascolto un piacere dalle lacrime danzanti. Quando la strofa e il ritornello convivono come conseguenza legittima di un flirt focoso e appassionato, ciò che ne consegue è un benessere cupo che conduce al vertice del godimento inarrestabile. Lui e sua moglie Amanda Ashley Toombs pilotano e dirigono questa band verso territori dove gli sguardi coscienti si appiccicano al bisogno di organizzare il tempo in una bolla in cui custodire il respiro. Accade allora di impattare nella storia del fallimento dell’amore, che non salverà, non proteggerà più le persone, e per convincerci di tutto questo lo fanno scrivendo una canzone che, spingendoci a muoverci muovere senza sosta nei nostri spazi vitali, ci toglierà un po’ di dolore ma non la consapevolezza.
3 - Dancing With Shadows
Mostrare le paure e trovare il potere di ballare, mentre i sogni conducono all'amore e nulla dorme ritrovandoci a essere corpi in movimento nel territorio scomodo delle ombre ma, merito del brano, nulla è nemico. Esempio di come bastino pochi accordi e un arrangiamento potente per fare di una canzone un’amante perfetta. Ed eccola la gioia gotica che distribuisce intense scariche elettriche, chitarre ammaestrate a essere arpioni della mente e la voce che tra echi, riverberi e la sua tonsilla potente, apre la strada verso una dance floor in attesa di corpi inebriati.
4 - Tempted Hearts
Infarto iniziale: sono nati i Joy Division americani? No, tranquilli, è solo la classe di questa coppia artistica che sa come stuzzicare, rendere grazie di un passato ormai lontano per poi fuggire addirittura da se stessa. E dopo pochi secondi ritroviamo alcune cellule di Ado, il loro secondo album, a ricordarci da dove arriva la band di San Diego. Ma poi: mulinelli di tamburi, chitarre come trappole dimostrano il cammino stupefacente in cui la melodia deve sempre portare uno strappo dentro l'infelicità. Si canta con le mani sulla testa, mentre le gambe vanno via per danzare una gemma Post-Punk colorata di Pop. Nucleare, piacevolmente devastante.
5 - Inescapably Loveless
Wayne Hussey osserva: forse la band Americana gli potrebbe servire per trovare ispirazione. Le idee qui manifestano la brillantezza, l'attitudine a scrivere una canzone che scavalca la Darkwave e ci porta davanti al giardino del cuore, con il ritmo che salta, cambia velocità, dando al basso il trono dello schiaffo e poi con il ritornello si può essere felicemente tristi.
6 - Only The Love
Il luogo perfetto di questa traccia musicale è la strada, dove può correre e portare le sue fiamme Rock, Pop e Post-punk a ossigenare le orecchie, perché questo è un brano che ha radici lontane e si manifesta irresistibile nel ritornello con la sua inclinazione tra gli anni '80, sponda Francese, e la classica forma di disinteresse americano nei confronti di tutto ciò che è a presa rapida. E invece ecco che la melodia non ha bisogno di eccessi per essere ficcante e per creare vertici di piaceri assoluti.
7 - Forever Tonight
Il momento perfetto, il risultato del loro duro lavoro si compie in questo delirio sonoro, la summa di una carriera che tocca il cielo: si piange ballando negli echi di Psychedelic Furs, Echo & The Bunnymen, The Sound e tantissima classe dei Cerulean Veins che qui, tra chitarre semiacustiche, chitarre ritmiche e arpeggio regale, la tastiera che con due note regala voli infiniti e uno splendido lavoro di cambi ritmo, produce il più grande abbraccio tra gli anni ’80 e gli anni duemila.
8 - Dance Human Dance
Ecco che il loro penultimo album Blue riecheggia, ci fa capire come la parte elettronica e la Coldwave possano ancora coesistere, in uno stato di grazia che non dimentica il proprio dna. Tra Kiss (I Was Made for Lovin’ You), Blondie e Talking Heads, il brano trova la sua vorace dimensione pop.
9 - Nothing Left But Love
Tornano i Psychedelic Furs nei primi secondi del brano e nell'atteggiamento di un canto che apre le piume mentre il ritmo incalza e sovrasta, facendosi capace di rallentamenti e accelerazioni, con il drumming preciso e volatile e le chitarre come graffi piacevoli sulla pelle di uno spirito che, rassegnato, si ritrova l'amore dentro di sé. Spettacolare esempio della loro molteplice capacità stilistica.
10 - Love Will Remanin
Tutto Black è pregno di amore e la chiusura afferma ciò che resterà per sempre nelle tenebre: il suo potere di rimanere intatto e sempre potente. Ed eccoci davanti all'unica vera canzone che solo apparentemente non ha bisogno di un ritmo vorticoso perché, se si ascolta bene, nel cantato e nella chitarra breve dalle macchie Post-Punk esiste una complicità che ci fa battere forte il cuore, in quanto qui le emozioni piangono sulla nostra pelle. Quando poi si arriva a un robusto crescendo nella parte finale e la batteria diventa una tribù dentro le tenebre, allora si può capire quanto questo album sia semplicemente una meraviglia che dà finalmente al colore nero il potere di farci felici e non di condurci alla sofferenza..
Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
13 Febbraio 2023
https://ceruleanveins.bandcamp.com/album/black