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giovedì 27 aprile 2023

La mia Recensione: Sun Shines Cold - echoes of a former life

 Sun Shines Cold - echoes of a former life


La musica ci può aiutare a conoscere meglio i luoghi, pur non dandone l’assoluta certezza: un punto di partenza necessario per spazzare via l’illusione e l’arroganza, per offrire una matura complicità senza poter affermare di sapere per davvero come stiano le cose.

Tra le mani il vecchio scriba ha un album di esordio assurdo per bellezza, importanza, per la propensione a trasportare l’ascolto verso le luci, le ombre, le nebbie, le corse, le riflessioni di canzoni permeate di mistero e indubitabile fascio di intriganti suggestioni. È opera di due scozzesi che hanno dipinto il cielo a sud di Edimburgo e hanno soffiato strategiche melodie su nuvole che hanno accolto con entusiasmo questo lavoro, un manifesto di suoni perfettamenti amalgamati, con una poderosa continuità, un film sonoro in cui le immagini (come dovrebbe essere sempre) rimangono nella mente e non davanti agli occhi. Quello che stupisce è l’indubbia capacità di non creare un genere musicale, o una serie, bensì di strutturare un percorso che allarghi la fantasia visiva, quella uditiva e sensoriale, come se questo contenitore creasse una galassia di sogni, dove la dolcezza, l’amarezza, il gioco, la sperimentazione, i dubbi, gli impeti possano convivere nello stesso luogo. Insomma: un giorno della nostra esistenza, finito su un dispositivo attraverso onde che catturano e non in un album fotografico. Il tutto parrebbe un racconto, capitoli della giornata, in cui la perfetta sequenza delle tracce certifica il passare del tempo.

Abili menestrelli moderni, cantastorie dalle trame perfette, Brian Jordan e Colan Miles stratificano la voce dei sensi e dei sentimenti attraverso un insieme folto di storie che rendono possibile rendere visibili le note: questo è il miracolo di echoes of a former life, indiscutibilmente! Uno shock che rende l’insieme un procedimento da studiare, in cui i generi musicali sono inutili definizioni giornalistiche.

Post-Punk, Shoegaze, Post-Rock, Alternative, Dreampop, Ambient: chissenefrega! Sarebbe questo il motivo di un eventuale ascolto, ciò che lo renderebbe fattibile e desiderabile? Per nulla!

Bisogna imparare ad approcciarsi a queste composizioni negandosi ogni conoscenza, delirio, a dare spazio al proprio silenzio per meglio intendere la meticolosità di un lavoro certosino, dove tutto è posizionato non solo per la godibilità, ma soprattutto come beneficio dell’anima, in un incontro onirico che ipnotizza la realtà. Non è una manifestazione di canzoni raccolte, sommate, gettate in un vinile, bensì l’inizio della loro grandezza, il primo tracciato su un percorso che è fatto di vapori accolti e poi distribuiti, per inoltrarsi nel nostro corpo e nella nostra mente, divenendo un compagno di battito.

Il disco consta di un uso sensuale delle chitarre e dei synth, con il basso che sa cogliere gli umori delle melodie e offre un sostegno delicato e potente, a seconda delle situazioni. Il drumming è mastodontico: perfetto per il suo soffio e il suo roboante urlo oliato nelle dinamiche. Ora non ci resta che buttare il nostro silenzio tra le vie colme di fascinazioni di questo primo album del duo scozzese, per imparare cosa sia la bellezza…


Song by Song


1 before


Una nuvola di suono apre questo debutto: un lento approccio di luce, un basso dirompente, il drumming che qualifica una sensazione di drammaticità che verrà confermata da una chitarra dalla pelle Darkwave, ma ciò che arriva è soprattutto una dolcezza amara e attendista…


2 tried so hard


Una camminata dentro le domande, un abbraccio amichevole, uno sguardo del tempo su di noi, e via dentro magnitudini sognanti in cerca di accoglienza. Uno spicchio di Shoegaze, poi la voce di Brian ci rende doverosamente silenti e anche le nuvole si commuovono: la netta dimostrazione che la tecnica, il progetto, lo sviluppo siano in grado di generare un incanto come questo…


3 floods


Cos’è la perfezione? Floods…

Difficile resistere al richiamo della lacrima danzante sulla gobba di una sensazione fluttuante che attraversa la gioia e il dolore come questa canzone. Colan e Brian costruiscono il mantello di ogni sentimento e lo conducono a visitare il nostro visibilio più totale: dagli anni Ottanta ai giorni nostri, ogni fatica del mondo trova tra queste note un ristoro doveroso. Le chitarre alzano il loro registro, come il cantato, e la batteria è il condottiero di questo viaggio che non vi lascerà altra scelta che una commozione totale…


4 thoughts


Quattro chiacchiere con gli Slowdive più eterei, qualche birra, e poi via: il duo ha deciso di picchiare l’assenza dei pensieri con una favola sonora che estranea la realtà e invita a creare una cuccia mentale fotonica, perché davvero si ha la netta sensazione di assistere a una invasione di luce che illumina solo la positività, dando, come risultato, un’energia ricchissima da consumare tutta…


5 there came a rain


Qualcosa muore, forse la vita stessa, ma il vecchio scriba invece pensa che il brano sia un’adorazione complessa del nostro pellegrinaggio terreno, in questa lenta e manifesta abilità di peculiari attenzioni alle progressioni, per arrivare al ritornello che è un diamante conscio di consapevolezza e che stringe il cuore…


6 falling


Il ritmo si alza ma tutto sembra farsi più etereo, dando l’impressione di una visita all’eternità. Il cantato è un bacio prolungato, la chitarra un docile sibilo in cerca di affetto, e il connubio, paradisiaco, tra lo Shoegaze e il Dreampop, sposta l’asse terrestre del nostro cammino di ascolto…


7 gone


Densa, tetra, capace di incutere anche paura, la canzone rappresenta il momento più inquietante ma strepitoso di questo primo album. Dopo una introduzione che dovrebbe entrare nei manuali della perfetta modalità per incominciare un brano, uno stop and go ci sorprende e poi arriva una danza circolare piena di petali data da una chitarra sensuale, con la voce che sembra un timbro di domande appese al cielo…


8 sundowning


Un loro concerto dovrebbe aprirsi e concludersi con questa fiammata epidermica, uno scintillio strumentale che chiude la bocca e i polmoni, un’apnea sonora che mostra la grandezza della loro esplorazione sensoriale. Un termometro, una lancetta dell’orologio, un barometro dell’umore, uno schizzo su un foglio fatto da mani adulte, una storia, una trama che sequestra e getta il pensiero dentro la matrioska della loro arte, che qui trova la benedizione del cielo. Il Post-Rock cerca compagnia, lo trova nell’impeto Shoegaze e nella fertile onda Post-Punk, in un groviglio che sa come offrire gioia, ma è innegabile che a vincere sia un clamoroso stato di tensione.

Se concludi un album con la perfezione, le mani possono solo spellarsi per scroscianti applausi…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Supino

27 Aprile 2023


https://sunshinescold.bandcamp.com/album/echoes-of-a-former-life





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