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venerdì 6 maggio 2022

La mia Recensione: Calliope - Wuthering Wednesday

 La mia Recensione 


Calliope - Wuthering Wednesday 


Voli da fare ve ne sono molti: con ansia, gioia, preoccupazione, predisposizione, amarezza e mille altri sentimenti e condotti cerebrali che rendono tutto questo un range dalle dimensioni enormi.

Si va in Abruzzo, in provincia dell’Aquila, per sentire il fragore pulsante di una delicatezza sopraffina uscire da una composizione che sembra testimoniare la bellezza di quella terra spesso ferita ma non umiliata.

Da Pescina, la ragazza abruzzese porta il mondo in quella stanza dolce che è la sua musica, per poi ripartire e mostrare una sottile propensione ad un viaggio intenzionale, partendo dalla scelta di un cantato in inglese per connetterlo ad una modalità espressiva che ben poco ha di italiano.

Una voce educata, seduttiva, un’aquila reale (non poteva essere diversamente vista la località dove vive) in grado di far volare in movimenti sicuri, dove la velocità e la direzione della sua impostazione tecnica fanno del suo registro un incanto che apre le mani in un applauso scrosciante.

Calliope crea una storia dove la distanza, il dolore, il desiderio convogliano in un luogo pronto a divenire la raccolta di una muta espressione in avanzamento. Si assapora il profumo di un cammino, di un viaggio negli elettrodi del cuore che si incamminano verso un senso di non possesso sino ad una bugia che raggela.

La musica consta di una apertura che da nebulosa esce di casa tramite un pianoforte che cammina sul petto. Poi lei prende la sua voce e tutto diviene emozione verace. Il connubio tra la linea vocale e quella musicale è un insieme di zolle educate, che consentono di esaltare un volo che precipita nel testo.

Tutto ciò che è tenerezza sale su nel cielo, la scorribanda del pianoforte diventa un delizioso compagno di viaggio e le note sembrano scie nelle quali il nostro battito si addolcisce.

Con un arrangiamento leggero, essenziale e che dà al brano un senso notevole di completezza, con l’uso dell’elettronica minimalista fatta di accorgimenti atti a gonfiare il volume dei battiti in modo raffinato, il brano è un’aquila in un momento di pace in grado di parlare il linguaggio della rivelazione del proprio volo.

Tre minuti e trentadue secondi di puro incanto.


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

6 Maggio 2022


https://youtu.be/sYDRmcxuS_c




giovedì 24 marzo 2022

La mia Recensione: Jo Beth Young - Adversity

 La mia Recensione 


Jo Beth Young - Adversity


Il cuore di un essere umano non è diverso dall’anima del cielo e della terra. Nella tua pratica tieni sempre nei tuoi pensieri l’interazione tra cielo e terra, acqua e fuoco, yin e yang.
(Morihei Ueshiba)


La ricerca di una filosofia che porti ad un equilibrio personale è al giorno d’oggi una follia per molti: si allunga la lista dei contrari, degli scettici, e si creano forze assurde per contrastare tutto questo.

Può arrivare però la magia di una intenzione sostenuta da una perla che sembra discendere dal cielo, priva di paura, forte come un tuono, elegante come un sorriso orientale.

Jo Beth Young è un angelo la cui voce sembra un coro che ispira le muse del cielo: insieme al suo progetto, perfettamente centrato in questa canzone che precederà l’album Broken Spells, rimane il brivido di un miracolo che per risultare tale ha chiamato a sé Peter Yates dei Fields Of The Nephilim e Ben Roberts.

Si respira sacralità in viaggio lento, con l’elettronica che sussurra parole d’amore al trip-hop e alla world Music per secondi che sembrano aprire le mani del cuore e riescono a convincere la mente che solo nell’equilibrio vi è la possibilità di contemplare se stessi e i propri dintorni.

Musica come un mantra a cui risulta impossibile resistere: Jo lancia le sue parole come uno stormo di uccelli in una emigrazione precisa, verso il proprio benessere.

E ascoltarla diventa poesia e incanto, una ginnastica della mente che lascia piacevolmente il fiato più breve.

Sin dall’inizio del brano si percepisce come la sua voce, pacifica e piena di veli, possa mostrare con fierezza una somiglianza iniziale con la Regina del Punk Siouxsie, ma velocemente si sente tutta la sua timbrica che non può essere paragonata a nessuno e allora si è conquistati definitivamente: si aprono le scie del cielo con beats leggeri, la chitarra di Peter Yates diventa un vetro che mostra tutta la sua anima, come una mano che gravita attorno a questa voce che non smette di alzarsi in volo per poter includere un canto alla dea buddista della compassione, Kuan Yin.

Ed è meraviglia: tutte le opposizioni si sciolgono davanti all’impeto educato di una natura che cerca la luce e la pace e che si accuccia dentro la voce di Jo.

Fremiti, calore, magia: sciolgono le resistenze e prendono residenza dentro questo scrigno che si chiama Adversity, una pagina nuova, che ci ruba gli occhi per poter concedere un abbraccio al mondo.

E poter leggere quella ricchezza che Jo ci ha generosamente offerto è decisamente un colpo di fortuna che non ci aspettavamo.


Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford

24 Marzo 2022





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