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sabato 20 aprile 2024

La mia Recensione: St. Jimi Sebastian Cricket Club - Soothing Nights


 St. Jimi Sebastian Cricket Club - Soothing Nights


C’è una poesia che vola nell’aria, non ha tracce di inchiostro sulla pelle ma note vibranti sulla schiena, in una contorsione che aspira il cielo abbellendo, in modo sorprendente, la scia luminosa di una notte insonne. Un brano che nella sua struggente monotonia rivela ruscelli di splendidi comitati di tristezza, con l’intenzione di esplorare lo spazio celeste contemplante una stella morente. Non ha bisogno di variare, se non nel ritmo che aumenta, con l’ingresso della batteria e un'atmosfera sempre più avvolgente, per coniugare il testo a un insieme di grappoli sonori che, come una voragine liquida, compattano l’universo dei sentimenti.

Come si può fare dell’addio una festa con gocce di roccia di montagna che scivolano in mare? Si scrive Soothing Nights mentre il dolore governa ogni spinta che vorrebbe fare della vita un semplice e impotente ricordo. C’è nell’ascesa del ritmo una modalità che abbiamo saputo ammirare con i Belle and Sebastian, ma in questo caso tutto sembra andare incontro a un destino in cui l’assenza del fiato della canzone ci lascerà nella commozione più totale…

Il quintetto svedese esplora una piuma, gli accadimenti del passaggio del tempo, osservando da una prospettiva che sembra essere quella di una nuvola autunnale: tutto è incline a equilibrare la vena nervosa di un malessere per renderla viva sotto il nostro sguardo, che non può essere niente altro che un applauso con gli occhi lucidi. Markus Hahn con la sua chitarra pennella bollicine, quella di Jimi Sebastian (che è anche la voce della band) è la gemella che ribadisce questa vertiginosa alchemia, e sono coadiuvati dalla nostalgica tastiera di David Lindberg, il basso quasi muto ma essenziale di Mats Skoglund e la batteria semplice ma perfetta di Fabian Ris Lundblad, che è una carezza che mette vivacità e ordine, per fare di questa slavina emotiva un miracolo: se avesse posto nel vostro cuore sorriderebbe di certo…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

20 April 2024

https://open.spotify.com/track/3eky1P2ngoFfbBrmtUBmY9?si=_FeTg6NIRC2Uu_mLqUND9g

mercoledì 6 marzo 2024

La mia Recensione: Loom - Eternal Aphelium E.P.

 


Loom - Eternal Aphelium E.P.


Il frastuono del silenzio rende mobili le anime desiderose di calore, modificando la direzione e la permanenza dei propri bisogni, non permettendo a se stesse di tergiversare, di non adoperare il tempo nel modo migliore.

Gli svedesi Loom prendono la slitta e vanno a nord, nello spazio che rende la loro mente un bagliore che abbraccia i sogni, portando la valigia della realtà ben stretta tra le braccia e le ugole.

In tutto questo il nuovo E.P. mostra alcuni cambiamenti, sorprese che stordiscono e rendono l’ascolto una traversata celeste gonfia di visioni e percezioni che scaldano il cuore, combattendo il freddo e la rabbia del vivere odierno.

Torna Monika Axelsson come voce principale della band, mentre Evelina Nicklasson ha deciso di prendersi una pausa. In più, in un brano, ci capita anche di sentire il cantato di Roland Klein, insieme al chitarrista Fredrik Axelsson.

Assistiamo a una mutazione, a una elaborata premura volta a dare alle composizioni e al suono la possibilità di divenire materia celeste, parente stretta dei sogni, in un abbraccio che consente alla formazione nordica di esprimere un talento seducente, ammaliante, generoso soprattutto nel fare dei ritmi più lenti un attracco stilistico prossimo a meteore Post-Rock.

Ma rimane essenziale, per dovere di cronaca, riconoscere che lo Shoegaze è qui approcciato con grande esigenza esplorativa, quasi come se i quattro avessero studiato possibili assestamenti e graziosi, ma efficaci, miglioramenti.

Riuscendoci.

Quattro nuovi dipinti e quell’Aphelium III uscito a Gennaio di questo anno. Il territorio su cui si posano la scrittura e le capacità espressive che coniano un abbraccio uscito da una sedia a dondolo in vimini, con una fiasca piccola di whiskey, è una duna piena di neve che fa da trampolino verso il cielo. Le chitarre, in questo gioiello invernale, trovano il modo per spaziare in incroci possenti e rarefatti con gli altri strumenti, agganciando, concretamente, la possibilità di compattare le varie individualità espressive. Per quanto concerne i cantati, emerge una solidarietà, un sostegno, un ammiccamento, una dolcissima intimità che veste l’ascolto di vibranti emozioni, mostrando, rispetto al resto della discografia del gruppo, una maggiore e spiccata propensione a concedere loro il palco, su cui la luce del gradimento stabilisce un contatto generoso, benevolo di premure e sostentamento.

Capaci di riprodurre la struttura evidente del genere musicale che ha trovato negli Slowdive e nei Low (perché, davvero, assistiamo alla miscela di un lavoro che comprende Shoegaze, Post-Rock e Slowcore) il maggior punto di riferimento in queste cinque canzoni, questi artisti, attraverso l’accurata produzione di Henrik Viberg e anche la propria, dipingono i giochi di luce con una cornice che rende etereo il tutto, come se la sensazione di entrare direttamente nel loro processo compositivo divenisse reale. Si giunge ad attraversare spazi mentali, sentimenti, in una festa dove i suoni trattengono sia la gioia che il dolore, rendendo il respiro muto ma colmo di grandi vibrazioni.

Eternal Aphelium diventa, così, un E.P. di concessioni, uno spettacolare vascello tra solide qualità del passato che non scompaiono, ma sono desiderose di ospitare una mescolanza che rende il quartetto gravido, per fare dell’arte dei Loom la possibilità di acquisire brividi e riflessioni.

Nuvole come chitarre in fase di atterraggio, un drumming come un tuono in uno stato ormonale ed esplorativo e il basso come distributore di saggezza e sostegno, e per finire una tastiera che chiude il percorso di espressione per consolidare la potenza evocativa.


Song by Song


1 - Slowmotion


L’emozione, più rapida a manifestarsi, giunge proprio dalla opener track, un masso di roccia che si alza in volo, con le chitarre shoegaze che troneggiano, per consentire poi alla soave voce di Monika di accarezzare i nostri occhi e giungere al ritornello, che condensa il tutto, trasportando i corpi nella casa del sogno. Come una giostra circolare, il perimetro del suono afferra più di trent’anni di questo genere musicale, lucidando le medaglie al valore conquistate…


2 - My Melancholy Girl 


Un arpeggio di chitarra e una tastiera sottile obbligano il ritmo a rallentare, ma il battito diventa tachicardico: la voce di Fredrik prima e di Monika poi, sono il terreno dove nascono lacrime dolcissime. Un caos ragionato, tenuto a bada con classe, in una ninnananna solare che esprime il talento di una canzone come sonda, per camminare nel cielo, con la nudità del suono a scaldare le orme di una musica poetica come non mai…


3 - Trapdor


Potente, come in numerosi episodi degli Adorable e dei Catherine Wheel di Ferment, il terzo brano vede Fredrik e Roland cantare insieme, in mezzo a schegge psichedeliche e un drumming che sfida la pazienza del cielo che vorrebbe dormire. Giunge, nel ritornello, anche il controcanto di Monika, in un combo compatto, lunare, dolcemente nevrotico, facendoci danzare, con il basso che spinge il suo pulsare a fare di tutto ciò un complesso amplesso di colori e vibrazioni.


4 - Aphelium III


Il singolo che ha anticipato l’E.P. è una droga che riempie la mente di visioni, con la chitarra graffiante ma in grado anche di costruire una melodia quasi feroce, mentre le due voci passeggiano all’unisono per creare una struggente linea melodica. Scintillii che generano richiami, fascinazioni, con il risultato di una dipendenza che fa compiere ripetuti e goduriosi ascolti…


5 - Proximity


Il congedo è spettacolare: Monika lascia la sua voce angelica sulle corsie di un arpeggio semplice ma generoso di approcci, con il basso che scivola verso il petto, per poi condurci nel vento, un’ascesa spirituale in prossimità di una eternità che potrebbe proprio avere questo gioiello come colonna sonora. La tastiera qui è più incisiva per quanto mantenga il suo minimalismo, ma quelle poche note ci fanno immergere nella grande luce che l’insieme produce, conferendo all’insieme bellezza e coccole, per far divenire il tutto un perfetto fade-out, una lenta processione con l’abito della generosità a fasciare un lavoro maestoso…


In uscita l'8 Marzo  2024


Fredrik Axelsson - Guitars, keyboards, vocals

Roland Klein - Basses, programming and backing vocals 

Eddie Wilmin - Keyboard

Monika Axelsson - Vocals


Recorded by Loom

Produced by Henrik Viberg and Loom

Mixed and Mastered by Henrik Viberg



Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7th March 2024

lunedì 5 giugno 2023

My Review: Memoria - From The Bones

 Memoria - From The Bones


It's been four years since the astonishing debut Cravings, and it seems impossible to believe: the second album From The Bones is superior to it, finding in the complicity of producer Rikard Lindh a new energy to give Memoria a greater range of possibilities, to deepen the sound and widen the musical boundaries.

One dreams in the dark from the electronic epidermis, placed on the wings of a Synthwave that is both romantic and decadent, because it is undeniable that there are shadows (never excessive, let's be clear) in these castles of notes that cross time. Songs that emphasise her voice, a bubble feather in the night wind, as it soars, dragging a delightful music that thrives on its contemporaneity, but has a glorious past in its internal circuits. One dances, elegantly, with a refined propensity for dreaming that drags one's legs towards imaginative spaces (Girl), to then have a cup of tea with Along The Sea, a mantra that seems to have come out of the second album by The Human League  compared to which it presents a greater vocal theatricality, then touching on territories dear to Björk.

As you advance in listening, everything leads you to open your imagination, in the absolute certainty that the suitcases of the mind are constantly filled with encounters that make the body float towards weightlessness, ending up leaving on the skin the sensation of a work that purifies the soul.

There is no doubt about it: you will listen to a record that will fuel your desire to take a holiday from torment and you will succeed...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

5 Giugno 2023


https://memoriasthlm.bandcamp.com/album/from-the-bones




La mia Recensione: Memoria - From The Bones

 Memoria - From The Bones


Sono passati quattro anni dallo stupefacente esordio di Cravings, e pare impossibile a credersi: il secondo album From The Bones gli è superiore, trovando nella complicità del produttore Rikard Lindh una nuova energia per dare ai Memoria una maggior gamma di possibilità, per approfondire il suono e allargare i confini musicali.

Si sogna nel buio dall’epidermide elettronica, posizionata sulle ali di una Synthwave romantica e decadente al tempo stesso, perché è innegabile che vi siano delle ombre (mai eccessive, sia chiaro), in  questi castelli di note che attraversano il tempo. Canzoni che mettono in risalto la sua voce, piuma di bolle di sapone nel vento notturno, mentre si eleva trascinando una musica deliziosa che vive della sua contemporaneità, ma ha nei suoi circuiti interni un passato glorioso. 

Si danza, elegantemente, con raffinata propensione al sogno che trascina le gambe verso spazi immaginifici (Girl), per poi prendere una tazza di tè con Along The Sea, mantra che pare essere uscito dai The Human League del secondo album rispetto ai quali presenta una maggiore teatralità vocale, sfiorando poi territori cari a Björk .

Avanzando nell’ascolto tutto conduce ad aprire la fantasia, nella assoluta certezza che le valigie della mente si riempiano costantemente di incontri che fanno fluttuare il corpo verso l’assenza di gravità, finendo per lasciare sulla pelle la sensazione di un lavoro che purifica l’anima.

Non vi è dubbio: ascolterete un disco che alimenterà il desiderio di prendervi una vacanza dai tormenti e ci riuscirete…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

5 Giugno 2023


https://memoriasthlm.bandcamp.com/album/from-the-bones






mercoledì 19 aprile 2023

La mia Recensione: Ond Cirkel - Barriärer

 Ond Cirkel - Barriärer


Due ragazze, due ragazzi, svedesi, hanno preso il cielo di Gothenburg e l’hanno incendiato: fanculo la gentilezza, è ora di sincerità, estrema, a cui il vecchio scriba dà il benvenuto. Gioiosamente! L’acciaio viene grattato con le chitarre e la batteria, il resto è un sottile dispiacere che si condensa in un tratto sonoro dalle dimensioni di un applauso pieno di spilli. Vertigine di idilliaca tensione nuotano nella voce di Sanna Lodin per completare il miracolo: il 1980 è risorto, è addirittura molto meglio di come ce lo ricordavamo e di sicuro i Killing Joke stanno celebrando questo brano in un abbraccio sincero alla band di questa Svezia in uno strepitoso stato di forma! 


Alex Dematteis

Musicshockworld

Supino

19 Aprile 2023


https://ondcirkel.bandcamp.com/album/barri-rer




martedì 11 aprile 2023

La mia Recensione: La Santé - Stratchy

 La Santé - Stratchy


Nuvole EBM grattano l’aria, li pilota un’anima svedese capace di fare delle sintesi perfette in un solo brano, un dettato della storia perfettamente riassunto: al suo interno musica e voce disegnano la tendenza di questo genere a non smettere di cercare il loop giusto, la modalità che inchioda e sviluppa memoria e necessità. Si deduce un grande lavoro di semplificazione, uno scorporamento che ha tenuto in vita cellule robotiche che conquistano, vanno all’interno delle ripetizioni che seducono e raccolgono l’ubbidienza di chi non pretende, bensì offre l’assenza del proprio pensiero per una danza assassina e pesante… Due brani che equilibrano pazzia e sensualità…


Alessandro Dematteis

Musicshockworld

Salford

11 Aprile 2023


https://lasante.bandcamp.com/album/strachy




giovedì 6 aprile 2023

La mia Recensione: Loom - in the absence of something better e.p.

 Loom - in the absence of something better e.p.


La bellezza veste cinque rami di un bosco fertile, nell’estremo centro di piaceri che si incontrano e manifestano la loro potenza, la loro affidabilità, senso e valore. Sono canzoni, oggetti del lavoro e del sentire la vita come una fenomenale opportunità di liberare i pensieri all’interno di luci e ombre, che fanno scaturire emozioni, pensieri, in una polvere luminescente che intossica le brutture dell’esistenza e le rinsavisce.

Perché questo fanno i Loom: sfiorano e toccano i sensi per indurli a scattare in piedi e direzionarsi verso la pace, il ristoro dell’anima e la contemplazione dell’intensità delle cose. Un ritorno clamoroso: la maturità del suono, l’attenzione verso strutture dalle quali poter intendere la profondità del loro sguardo, la ricerca melodica che continua a essere intenzionata a contenere sentimenti e parole come compagni di viaggio. I quattro ci consegnano tre nuove composizioni e i due ultimi singoli, per un gioco di sospiri, di tristezze dal fare delicato, che non vogliono schiacciare il fiato dentro una campana di vetro, bensì il contrario: la band di Kalmar ha trovato il modo di equilibrare l'incommensurabile talento svelando completamente l'interezza del loro respiro, nel quale sono depositati gli opposti che non solo si attraggono ma si amano, uscendo a far prendere aria ai loro polmoni bisognosi di colori. Ecco allora brani lenti, veloci, cupi, allegri, nella miscela del loro stile riconoscibilissimo, capaci di scuotere il freddo dei nostri pensieri e ricoprirli di velluto.

Sono cresciuti, hanno preso il talento e l’hanno sbattuto contro il muro: ne è fuoriuscito un liquido denso di profumi inebrianti, in cinque fragranze distinte, e ora il nostro corpo può sentirsi avviluppato dalla bellezza…

Passiamo a fare la conoscenza di tutto ciò, per provare la gioia di esseri umani che cadono tra le braccia dei quattro svedesi, sirene dalle voci fatate e in grado di assorbire ogni resistenza…


Song by Song


1 windowbath


La nuvola shoegaze entra nel bosco, lentamente, apre le sue braccia e ci consegna la prima camminata. La modalità del canto di Evelina è un dolore alla ricerca di un ascolto: lo trova nella compattezza delle chitarre, nutrienti e trasversali, e nei giochi di sospensione del ritmo, dove il basso emerge, e poi via, si accendono i reverberi, tutto diventa sacro, una processione che ingloba più voci ed eleva la canzone come regina della trasformazione…


2 a beautiful beginning of an end


Uscita nel luglio dello scorso anno, il brano perde l’intro, facendo guadagnare in compattezza e velocità, gettandoci immediatamente nel suo vortice Alternative e Shoegaze, nel chiaroscuro di una tristezza consapevole, nella quale il sospiro è una aggressione piacevole di lacrime in ascesa, come lo è la musica, un portale di scintillii dati dalle chitarre di Fredrik, maestro della poesia sonora, che imbraccia la chitarra come un’arma gentile con cui poter far esplodere il suo talento, delicatamente. Il drumming è una miscela nervosa trascinante, un bacio agli anni Novanta, zona Alternative Americana, per poi farci scattare tutti insieme. Si piange correndo…


3 wishes fade to dust


La tastiera nei Loom è un bacio degli Dèi, assorti nel talento e nella pioggia di graffi che salgono da quei tasti. Ed è una fatica resistere al gocciolio del cuore: perché il cantato lo spreme, il basso lo schiaccia, la chitarra, onda di un oceano senza nome, si mostra sottile e delicata. Sui cambi ritmo la band svedese è ormai consapevole di quante cose si possono fare ed è ciò che fanno sentire nel brano, una polveriera che mostra il lato Sad Pop, tra fruscii Dreampop dalla faccia piena di dolore e la consapevolezza che saper sfiorare le loro corde significhi salire nel cielo. Un miracolo che alla fine vi lascerà i pensieri bagnati di consapevolezze…


4 let us disappear


Si torna ai primi anni Novanta, quando la musica cercava spensieratezza, appigli per giornate gentili e il desiderio di rimanere in contatto con una melodia interiore. Un notevole lavoro nel suono della chitarra, che pur grattando riesce a risultare morbida, consegnando al drumming e al basso la possibilità di una cavalcata dove i sospiri Shoegaze rispettano il mood generale, senza invadere la corsia Pop.

La psichedelia si affaccia per brevi secondi manifestando ancora una volta come i brani della band siano braccia aperte a diverse possibilità di incontro.

Si danza a occhi aperti con il desiderio di dire addio al mondo, alla condivisione, per trovare pace dentro se stessi…


5 the dream is over


Per la canzone che chiude l’EP, il vecchio scriba ripropone parte della recensione che scrisse in una notte piena di lacrime e gioia, in uno sfinimento celestiale… 

«Un testo che fa scivolare le lacrime dal cervello alla punta dei piedi: un nuovo lago salato nel quale tuffarci, nel quale trovare i sogni paralizzati da una realtà che si oppone, opprime, scalcia per raggiungere l’obiettivo di spegnere anche la più robusta delle fedi.

In un corollario di chitarre scintillanti, capaci di essere ritmiche e frastornanti, si danza ingobbiti ma rassicurati dalla voce miracolosamente angelica di Evelina Nicklasson che sale e precipita come le sue parole, tatuate sui precipizi ritmici di Fredrick Axelsson, il guardiano di ogni pulsione omicida, perché spesso si arriva a credere che il feedback e il suo wah-wah siano coltelli affilati volti a difenderci da gesti insensati. Ma si potrebbe pensare invece che sia proprio lui a causarli: mistero della musica, da contemplare.

Roland Klein, Henrik Viberg e Eddie Wilmin (produttore e musicista aggiunto) sono i muratori che innalzano l’impianto sonoro per condurlo al cielo, in una cantilena che arriva all’emozione con spruzzi virulenti e malinconici.

E si affoga in una fuga che sconfigge ogni intenzione, con il Mar Baltico a benedire la struggente canzone con una scossa tellurica che abiterà la vostra estasi colorata di lacrime nordiche, perfette…» 


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

6 Aprile 2023


https://loom2.bandcamp.com/album/in-the-absence-of-something-better-e-p




sabato 18 febbraio 2023

La mia Recensione: Art Fact - in Fact

 Art Fact - in Fact


Le musicassette: così prive di qualità sonora ma pregne di magia, semplici da usare e facilissime da rompere, mistero e gioia infinita che hanno caratterizzato le giornate di più di una generazione.

Nel settembre del 1989 ne arrivò una in redazione: In Fact, degli svedesi Art Fact e fu amore a primo ascolto, ne scrissi e ne fui felicissimo. Oggi ho deciso di riascoltare questo album e di parlarne un poco.

Considerata la provenienza della band, in quel periodo così fertile poi, sembrava davvero allucinante e sorprendente che potesse esistere una realtà musicale di quello specifico genere in quel luogo del mondo.

Stoccolma adora i Synth, sin dagli anni ’70, e nel finire degli '80 la scena della città rinforzò la necessità di portare avanti quella Belga e quella Francofona. Il trio, giovanissimo ma già esperto, si mise a creare l’idea di una perlustrazione più graduale, meno estremista rispetto ad altre formazioni della capitale svedese. Il risultato è un fascio di pezzi che fanno riflettere ballando, con un cantato in inglese dalla buona pronuncia, frammenti di elettronica che saranno poi sviluppati da altri gruppi di lì a poco. In Fact fa capire molto bene dove si possano trovare elementi multipli nelle composizioni e come la leggerezza a volte debba essere esposta. Un vero gioiello nascosto.


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

18 Febbraio 2023


https://artfact.bandcamp.com/album/in-fact





domenica 8 gennaio 2023

La mia Recensione: The Secret French Postcards - Life Got Claws

 The Secret French Postcards - Life Got Claws


Due paesi si stringono la mano, per un connubio artistico che semina frammenti urbani e costantemente votato alla danza cupa e radioattiva.

Gli svedesi TSFP e la label tedesca Cold Transmission Music stringono un patto per rendere veritiero e credibile il percorso terreno, un resocontare gli spasmi quotidiani con eleganza nei suoni, colmi di stilettate Darkwave e contemplando il supporto di quella Coldwave che sa divenire calorosa come un bacio di Lucifero.

Quello che si va ad ascoltare è qualcosa di potente, trasversale e obliquo, rappresentativo di necessità e propensioni che stanno da decenni cercando di nutrire consensi, come portavoce di manifeste adesioni a fascinazioni musicali nate tra il Belgio e l’Inghilterra, approdate poi nei paesi slavi e dell’Europa dell’Est. Musica che genera introspezioni e abbandoni, sogni ammantati di essenziali atteggiamenti propedeutici. Il portoghese Pedro Code, sacerdote indiscusso dei prodigiosi IAMTHESHADOW, qui sale in cabina di regia come produttore e responsabile del mixaggio, conferendo agli svedesi un valore aggiunto, meritevole e necessario.

Si nutre ammirazione profonda per questo lavoro che condensa messaggi e qualità, in una distesa di rimbombi e fragranze che stordiscono, un unicum che viene ritenuto tale solo se si ha intenzione di studiare approfonditamente quello che la massiccia produzione musicale propone. Qui ci troviamo davanti a dei fuoriclasse, mastini e cavalli purosangue che mordono e corrono nei territori della tristezza con capacità in estensione…

Qualcosa di essenzialmente necessario esce dagli amplificatori di queste anime apparentemente glaciali, per contornare e conturbare i nostri palazzi mentali: gli svedesi giocano seriamente con i pennelli riducendo la tavolozza a disposizione, ma tratteggiando perfettamente le zone alle quali sono interessati per un insieme di brani che sanno essere anche la cornice ideale da guardare nei giorni in cui il pensiero fatica a precisarsi. Ma le canzoni sono indagini sonore ed emotive, dei conduttori di danze pensanti, sedute analitiche che rivelano la verità che spesso vorremmo negare.

Dai Cure agli Ultravox, agli Eco & The Bunnymen, passando per Sheffield e Belgrado, tutto si ammassa e rende visibile la provenienza di magie che non si sciolgono. Ma poi questi incantatori decidono che occorre seminare la propria impronta e allora tutte le composizioni arrivano a dilatarsi, a convincerli ad avere una forte personalità senza troppi debiti col passato.

I sentimenti appaiono come una lunga lista, come numerose sono le fascinazioni stilistiche, perfettamente compattate, quasi nascoste ma riconoscibili con un ascolto attento. Ed è via libera per una gioia grigia, consapevole e costruttiva. È musica dalle multiple capacità, identità assortite e assorbite in uno slancio che conduce a passi di danza che mostrano la realtà.

La voce non viene mai messa in risalto, quasi tenuta nascosta, eppure è in grado di suscitare commozione, aspetti che si uniscono al suono, un viadotto plumbeo ma efficace nel farci compagnia, nel rivelarsi una di noi, nell’abbraccio tra chi crea e chi ospita. Passiamo a baciare queste canzoni, per un matrimonio che vi auguro possiate celebrare dentro di voi…


Song by Song 


1 - The Way You Move


Entriamo nella stanza delle mosse, della vita, delle strategie, delle necessità della vita, dell’osservazione  con la voce di Olli Ohlander a mettersi sullo stesso livello della musica: il volume, il mixaggio rende tutto compatto, per questa chitarra che si muove con traiettorie nero-grigie. Il basso iniziale sarà la base di una appartenenza Post-punk che troverà durante il brano il gioco delle alternanze a renderlo perfetto per iniziare l’album.


2 - Parasite


Si danza ancora, sempre più curvi dentro i primi anni ’80, con la chitarra e il synth come una antica coppia che conosce bene se stessa e produce fasci di tristezza oliati e funzionanti. Echi Coldwave, nella decadente direzione di una malata e deliziosa seduzione verso un linguaggio musicale che definisce validità e spessore.


3 Sad Like You


Una nuova One Hundred Years, ma solo nei primissimi secondi e alleggerita, trova subito modo di spostarsi dallo scomodo paragone per trovare una sua anima con uno strepitoso cantato. Al synth arriva il mago degli IAMTHESHADOW per dare al pezzo una efficace nube piena di corvi e graffi sulla pelle. Struggente, notevole, produce piacevole dolore. 


4 - Strain 


Torna l’ipotesi dei Cure ad accarezzare suggestioni che sembrano dirigersi nei pressi del 1981, Inghilterra del sud. Ma poi Strain è un meteorite, glaciale, delicato e torbido. 


5 - Don’t Fear Me


Siamo alla punta di diamante, all’eclissi, a un cambio di modalità e di prospettiva stilistica, al punto di contatto con il loro passato che contempla però un balzo in avanti: il futuro della band parte da questa gemma, dalla tenebra che viene attraversata con un cantato-recitato, di incantevole bellezza. E la musica è una camminata tra ansie e tensioni, con il piano melodico tenuto insieme da uno stile che non abbisogna affatto di comparazioni: tutta farina del loro ricco sacco.


6 - Dreaming At Last


Dopo il diamante, il capolavoro di questo disco: tutta la ricchezza di una compressione onirica trova sistemazione nel gioco dei richiami di dinamiche che sono perfette. La Darkwave morde i denti, la Coldwave si difende, dando come risultato lo splendore dell’unica vittoria umana: i sogni. E nessun sogno migliore di uno musicale può viaggiare tra la notte e l’alba.


7 - Sides


Sides è la canzone con il maggior peso melodico di questo album: una cavalcata dentro le strade di generi musicali che si abbracciano e poi la voce di Olli che è un brivido malinconico che scava la pelle con leggerezza, ma arrivando alla fine al centro dei nostri cuori. Quasi nei pressi di un pop Gotico, la canzone ha tutte le caratteristiche per  illuminare le dance floor.


8 - Complete Confusion


Difficile credere che i TSFP possano essere feroci e drammatici e invece qui siamo davanti a uno specchio dai molteplici pezzi di vetro che rendono tutto chiaro, a discapito del titolo: brano che produce dipendenza e chiarezza, perché nel senso ovattato degli strumenti emerge una potenza radioattiva, perfetta e necessaria. E il ritornello è delirio essenziale.


9 - Go Away


Ossessiva, come gramigna famelica, come una roccia che si arrampica verso il cielo, Go Away è il lampo che il vecchio scriba consiglia a tutti di ascoltare: quarant’anni di attitudini splendide riassunte in 93 secondi. È tripudio e ce ne andiamo tutti via soddisfatti da questi suoni e dal circolo di luce ovattato.


10 - A Searching Kiss


Arriviamo alla conclusione con una canzone che rallenta i ritmi, ma che è in grado di regalare tonnellate di suggestioni grazie a una chitarra rotante e a una drum machine che ispessisce l’anima Coldwave di una favola che bacia i desideri e mostra il lato romantico, sebbene in tutto l’album gli svedesi non abbiano risparmiato se stessi, mostrando anche petali d’amore. Ma se era evidente il bisogno di farci aprire gli occhi davanti alla realtà ostile, qui si bacia e si sogna …


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

8 Gennaio 2023

https://thesecretfrenchpostcards.bandcamp.com/album/life-got-claws




My Review: Duran Duran - The Chauffeur

  Duran Duran - The Chauffeur  When fairy tales are tinged with black, burdened with drama, sinking their hands into the sacrilege of pain, ...