Living Still - Demo
Dopo sette lunghi anni le quattro canzoni della band di Chicago sono ancora uno splendido esempio di come si possa trovare entusiasmo nelle zone oscure delle note, in un matrimonio composto di immagini dagli occhi magicamente socchiusi, pronti al passaggio verso l’eternità. Un agglomerato Darkwave che si tiene vicino la Synthwave e abbraccia il Deathrock per quei brevi attimi nei quali ha accesso a questo EP.
The Spell parte lenta, uno sciame fuori da una chiesa che sogghigna e poi crea una pista fatta di catrame anni Ottanta, senza tergiversare, trascinandoci in una danza gotica di bell’aspetto, con la voce che, piangente, ha il potere di sostare tra i nostri sensi piacevolmente urtati.
La successiva My Original Sin pare uscita dal circuito della Batcave Londinese, con la caratteristica di un basso che sta nei circuiti alti della tonalità, con la voce che invece oscilla, libera e infelice, tra la terra e il cielo, per un brano che strega senza dubbi.
Pazzesco: terza canzone e la qualità sale ancora grazie a D.T.W., la cadaverica, l’esponente del dolore che abbatte ogni resistenza, con chitarra, basso e il synth, per governare le ali nere della morte.
Il colpo di grazia, il punto più alto (meglio, il punto dell’abisso che si manifesta in modo totale), è dato dall’ultima gazza ladra della sofferenza: Garden Of Eden è un capolavoro Darkwave, un missile ipnotico che pare un verme assatanato, mentre esce da un banchetto di anime ormai del tutto anestetizzate. Irresistibile, tetra, greve, alimenta la certezza che questi fasci musicali siano nati per rappresentare il peccato della gioia, uccidendola e, miracolo dei miracoli, rendendo noi felici di essere bersagliati da cotanta struggente potenza…
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