venerdì 11 novembre 2022

La mia recensione: Black Swan Lane - Blind

Black Swan Lane - Blind



La religione è per le persone che hanno paura di andare all’inferno. La spiritualità è per coloro che ci sono già stati.
(Neil Gaiman)


Nel percorso artistico di ogni stella gli anni scivolano via, con l’impressione di un’enorme palla di fuoco che non perde luce, bensì ne guadagna perché questa è la sua unicità, peculiarità che rimane a testimonianza del tutto di fianco al tempo.

Jack Richard Sobel ha nelle sue mani il segreto di avvampi continui, l’abilità di consegnare i suoi trasporti interiori dentro canzoni come un colpo di fioretto che non fa danni ma che crea dipendenza: un’incantevole ferita.

Continua in perfetta solitudine il suo scrivere comete come miracoli, appiccicarli nell’universo dei nostri bisogni, rendere tutte le sue nuove creature specchi spirituali con, questa volta, un concept album che battezza la spiritualità e la religiosità, con figure colme di profondità e segnali di questo tempo assuefatto alla voglia di vivere.

Per fare tutto questo Jack ha preso figure reali, immagini retoriche, poesie e storie con appiccicato il desiderio di descrivere l’immobilità umana davanti allo scorrere del tempo, le scusanti, le aggravanti, i vizi morbosi restii al cambiamento, la fatica nel conservare la fiducia nei confronti del prossimo malgrado un’attitudine che non vorrebbe cessare di essere tale.

Decisa che l’anima rock sia la perfetta colonna sonora per i suoi progetti musicali, l’uomo di Atlanta si è gettato con caparbietà nelle creazioni che incorporano lo spirito dei BSL ma con la volontà di disegnare nuovi quadri, nuove sfumature, un senso di unione tra l’approccio antico e un fare moderno, con idee strabilianti e per lui sicuramente atipiche. 

Non sono lamenti, sono pozzanghere di vita che riflettono questi ultimi due anni, con la capacità di fare un salto nella Storia, per mostrare l’apatia davanti all’occasione di uno scatto in avanti che, con un peso sul cuore, ancora una volta non è accaduto. Prese le parti deboli umane, quelle storicizzate, incapaci di evolversi, Jack le ha inserite dentro un’ampolla, fatte stagnare, disinfettate e immesse dentro una centrifuga per poter estrarre un succo perlomeno intenso e purtroppo bellissimo: è destino dei geni rendere splendide le cose che faticano a essere considerate utili.

Ci sono luoghi mentali che urlano il bisogno di fuga, la necessità di trovare un rifugio dentro ali accoglienti, di desideri che non perdano voce né intensità, per conservare un minimo di dignità: lui li ha trovati e testimoniati all’interno di canzoni che creano una pellicola sognante nei  nostri tremori, non come atti di gioia bensì di consapevolezza.

Tutte le composizioni hanno un alta carica emotiva, fiume lavico con rughe e rantolii che sveglia il torpore di cervelli ammutoliti: tutto diventa la frusta che fa uscire dal pericoloso coma che il tempo ha reso solido.

Canzoni che oscillano, come le nuvole estive, tra l’estasi dei colori e la paura dei suoni che fuoriescono senza cedere innanzi al tempo.

Ma tutto si pone su un piano visivo appannato, inedito, una cecità che per opposizione mostra una realtà determinata a sconfiggere il progresso di una civiltà sempre più ai confini della follia. E così, come unica risorsa per poter far fronte al delirio, Jack disegna trattati di malinconia, con sostanziali mutamenti rispetto al passato con canzoni ricche di arrangiamenti, trovate brillanti come trucchi di necessità, per arrivare come non mai a un canto ricco di pathos, con testi che viaggiano dentro personaggi e miraggi, storie dove i rapporti interpersonali vengono messi alla luce con una benda sugli occhi…

Vediamo la progettualità dei BSL divenire concept album, per portarci consapevolezze, lastre di vuoto che nella voce baritonale dell’artista di Atlanta possono giungere alle urla, a brividi connessi alla razionalità. Bruciano gli occhi, l’anima fa altrettanto senza divenire un insieme apocalittico grazie alla dolcezza innata di questo angelo che non nega mai a se stesso per primo lumi di positività. In queste ferite e fasci di affanno, le composizioni sanno diventare la colonna perfetta non solo del nostro tempo ma un’accurata enciclopedia della zoppia umana, incapace di avanzare con dignità nel progresso così tanto voluto.

Jack si rivolge alla nostra anima, la scruta, la riconosce e la circonda di poetica, spronandola, previo un necessario testamento delle condizioni. Ci sono però i presupposti di una fretta assolutamente necessaria per non consumare del tutto antichi averi, provenienti da quell’eden che ormai sembra caduto in un abisso. La fede è nell’uomo, come la critica, un esercizio cosciente che fa sì che BLIND sia un album necessario per individuare lo stato di malattia, più che di salute, dell’uomo.

Le peculiarità che rendono la band dello stato della Georgia assolutamente unica rimangono, ma dove viene smorzata la parte robusta del ritmo e delle chitarre, vediamo le stesse divenire bisturi melodici, carezze, insieme a un percorso di rivisitazione di ciò che veniva prodotto decadi fa, il tutto come un atteggiamento moderno, dove la tecnologia ha aiutato Jack a sviluppare nuove diramazioni sonore. Tutto ciò lo ha portato definitivamente a sganciarsi da paragoni con la band Mancuniana The Chameleons, mostrando finalmente al mondo lo spessore della propria indipendenza e capacità. Chi lo ha seguito solo per quel motivo avrà modo di constatare come almeno lui sia cresciuto. È affascinante come questo ultimo lavoro sia in grado di spaziare dentro generi musicali in modo più specifico, che sia il Post-Punk, il Dreampop, l’Alternative sempre così capace di dargli stimoli e di precisare il suo infinito talento. Le canzoni lente non sono propriamente delle ballad ma dei nascondigli emotivi che spalancano un pò la finestra, per far entrare luce che scalda quella benda sugli occhi. 

Intimo, ombratile, seducente, vistoso nel suo mostrarci la potenza evocativa di testi mai come in questa occasione capaci di circondare la nostra realtà, questo decimo album segna una svolta: il cambiamento della concezione nei confronti della modalità, prevedendo sin da subito strumenti e strutture che Jack non aveva mai avuto bisogno di portare verso queste dimensioni. Regna la convinzione di pulsioni dominanti, di una corsa verso spazi mai visti, un piano di curiosità che ha segnato in modo vistoso il corpo delle canzoni.  Il tutto sotto una benda nera, simbolo della cecità moderna, capace di creare mostruosità per poi nasconderle e disconoscerle. L’impatto del Covid-19 è evidente ma senza piaggeria, solo un bisogno potente di mettere in luce le miserie che sono entrate anche dentro i meccanismi sempre più contorti delle relazioni interpersonali. La fragilità fa parte della cecità, una felicità alla quale non è permesso accedere, dove i destini si ritrovano uniti nel soccombere nel buio. Rimane la fuga, il distacco, la volontà di liberarsi dal nodo scorsoio di dinamiche che il cantore di Atlanta ha individuato e mostrato dentro queste .

Il dolore va lavato, ma anche sostituito da una umanità che sappia imparare per non far ripetere le cause e forse sono gli angeli gli unici che hanno il potere di farlo. Il senso della mancanza del respiro (uno degli effetti devastanti del Covid) penetra ma lascia luce, la voglia intatta di non cedere a questo disastro. L’album rivela come la melodia del pensiero sia l’unica arma efficace e l’uso evidentemente aumentato delle tastiere produce questo senso di trasporto, di un volo che si può ancora compiere per non dover affogare. In mancanza della gioia, l’entità umana cambia pelle e attitudine e in queste canzoni siamo in grado di conoscerne gli effetti e di trovare una nostra modalità. Brani come sogni di fronte a un oceano di incubi pronti ad avvolgerci: un dialogo quasi impossibile che l’arte dei Black Swan Lane ha reso invece possibile, facendo di noi testimoni di questo duello. 


Come un lungo dialogo dove le richieste non mancano, siamo in presenza di canzoni come bilance, setacci, mappamondi della geografia di un mondo razionale che ha reso i confini diversi, per dare voce ai nostri pensieri e per farli divenire a loro volta canti come specchi indispensabili.

Della band degli esordi è rimasta la capacità di farci sentire dentro fiumi unici, con l’intenzione di non dimenticare la storia di una decade con ormai quarant’anni sulle spalle. Ma nessuna tendenza a ripetersi, a trovarsi dentro paragoni che minano l’effettiva capacità di avere una propria spina dorsale, una indipendenza che ora è davvero completa. Questo fa sentire l’album snello, ampio, senza bavagli artistici e pesi, denso di uno stile proprio che Jack ha perfezionato dopo aver iniziato questo percorso con Vita Eterna e il successivo e penultimo Hide In View in piena autonomia: nessuna dipendenza o nostalgia per una carriera sotto la dicitura Black Swan Lane iniziata nel 2007.

 Ecco quindi spazio per tutto ciò che un tempo non era immaginabile: composizioni che sono libere di immettere strumenti e campionamenti per precisare la vastità di idee senza dover resocontare a nessuno; un approccio a volte quasi pop ma mai banalmente allegro, dove la melodia non è mai indice di approssimazioni per catturare il gradimento. Piuttosto il bisogno di non calcare troppo la mano, data la grande matrice spirituale, per lasciare un raggio di sole nei nostri ascolti. 

Le chitarre, le sovrane sin dall’esordio di A Long Way From Home, presidiano ma non dominano, concedendo spazio al drumming potente e dinamico, al basso che rivela strategiche esibizioni, intuizioni, con un approccio più rock. Che dire delle tastiere e del pianoforte? I veri Principi, più presenti rispetto al passato e strutturati con il compito di liberare tutta la potenza di canzoni che in questo modo sembrano rivelare uno stile diverso e molto coinvolgente. 

Su tutto la voce e il cantato di Jack: la sorpresa più grande, vuoi per una capacità enorme di interpretare le liriche come non mai, con pregevoli giochi di effetti, vuoi per una potenza devastante senza aver bisogno di urla o registri alti. Il tutto collegato a testi che mostrano un talento sopraffino nel trovare frasi che inchiodano, che creano un circuito che si tatua nella mente. 

Il miracolo di questo album è attribuire alla cecità la facoltà di rendere visibile ciò che non si deve vedere, unita all’intenzione di guardare la vita con la coscienza degli occhi. Il risultato è la miglior espressione artistica che i Black Swan Lane abbiano mai esibito, superando l’ostacolo di un concept album che poteva uccidere l’intenzione. Invece tutto scorre limpidamente con la gioia di rimanere piacevolmente da soli, nella propria intimità, a beneficiare di aurore boreali dentro scintille sonore indispensabili per meglio conoscere se stessi…


Song by Song


Wishful


Come accoppiare la melodia dal sapore di musica classica che ha resistito a quella moderna, alla aggressività addomesticata da una voce che spalanca il cuore, nel contesto di una critica velata e in prossimità del perdono. La prima traccia ci consegna uno spettacolare scenario che, non dimentico del precedente Hide in View, trova una zona tra la luce e la pioggia per poter far esprimere un drumming potente e le chitarre piene di sabbia.


As Soon As You Can


Quella che a primo acchito sembra una classica ballata in stile BSL in realtà si rivela per quello che è: un oceano equilibrato tra il desiderio d’amore e una religiosità che non può salvare le nostre anime. Ecco che la chitarra semiacustica e la voce preparano il contatto tra l’umanità e il cielo quando entrano anche la chitarra elettrica che gioca con note dolci, il basso lento e sornione, la batteria e un piano che sorprende circondando di piacevolezza il nostro ascolto con poche note. Giunge poi un synth ad avvolgerci in un finale che come un raggio continuo ci scalda in un giorno di inverno.


Blind


Dirompente, fragorosa, toccante, una fabbrica di sale che allarga le ferite in un rock dall’aspetto moderno. La permanenza terreste che non si vede e che rivela che la vista è andata persa, forse per sempre. Il volto dei BSL si fa limpido, già alla terza traccia, con giochi armonici con cori, una sede elettronica che danza nella mente e la certezza che questa ferita sonica possa accecare chi cerca il superfluo.


In The Garden With Eve 


La canzone più incredibile della carriera della band di Atlanta è qui: testo secco, crudo, una mitragliata che tra crudeltà, realtà e incubo viene sostenuta da una musica mai uscita prima dal Maestro Sobel. E il cantato che offre nuove modalità e prospettive. L’elettronica si sposa con la melodia, un impasto che trascina la storia dentro un paradiso pieno di fiamme pronte al congelamento. 


The Fool


Con un inizio che miscela tre strumenti classici (donando un incantevole shock), la canzone prosegue con la solita e meravigliosa capacità di Jack di dare alla melodia il ruolo di trascinatore per portare parole dure dentro la morbidezza, al fine di non farle morire. Ecco che cambia ancora una volta la visione di un contesto relazionale dove la musica sa lenire i malesseri e i dolori. E la capacità di scrivere composizioni con una seducente nuova modalità continua, felicemente, a bordo della pazzia…



Can’t Keep Me Quiet


Il brano che più rappresenta l’amore di Jack per gli anni 80 si palesa con una voce effettata, la parte melodica trascinata da chitarre con abiti Post-Punk e la drum solida. Ed è una invettiva verso una società che cambia le identità e la storia umana, dove ora è il testo che non vuole rischiare il mutismo. Parole trascinanti, come vorticosa è la musica, per una dimostrazione che diventa il perfetto cuscinetto tra il passato e il presente.


Case My Mind


Una invocazione che procurerà lacrime dalla lunga scia, con una atmosfera invernale che penetra il buio di un uomo davanti a un precipizio. Tutto si fa vertigine, con una ballad che circonda i pensieri, la sensazione di una doverosa autodisciplina necessaria nei confronti di un mondo che sperpera le proprie qualità. Chitarre abbondanti, una tastiera che incolla la bellezza davanti alla tristezza.


Fragile


Il nuovo vestito dei BSL si rende ancora più evidente in questa composizione: musica e cantato visitano nuovi territori, mentre il testo certifica perfettamente la situazione attuale. Una religiosità che fa capolino ricevendo piccoli ma doverosi pugni, in una atmosfera dalla spiccata vivacità ma densa di fratture morali, quasi nei pressi di una tristezza senza possibilità di consolazione. Dove tutti crediamo di sapere chi siano gli altri, Jack ci mette sull’attenti per un brano che educa la nostra presunzione.


Drown


Giunge il Santo Natale, musicalmente parlando, con questa canzone che è una stufa che scalda ogni battito del cuore. Ma il testo riflette un particolare momento di sofferenza, frutto di quello che è stato il recente passato che ha sconvolto il mondo, dove l’assenza del respiro è stato il terrore di molti. Nella marea di elementi che surfano in questa delicata composizione sonora, la complessità degli strumenti regala una emozione semplicemente fascinosa.


Angels 


Pare di essere tornati, in parte, a certe atmosfere presenti in Under My Fallen Sky, il loro settimo album. In realtà esistono quote di poesie decadenti che fanno volare la canzone sopra il cielo per renderla immortale. Il pianoforte e le chitarre sono sintomi di una contagiosa complicità per un brano che ci porta angeli sognanti davanti ai nostri bisogni.


The Calling


Nuovo delirante esempio di bellezza assoluta: lo smarrimento, la cecità mentale che come un cancro conduce le persone verso la perdizione, su una struttura musicale perfetta e coinvolgente. Il brano sintesi della loro evoluzione artistica: pieno zeppo di tutto ciò che è stata la carriera dei Black Swan Lane, perché si sviluppa dentro chitarre balsamiche e profumate di deliri accesi dal ritmo e dal cantato che fluttuano nelle nostre menti. Felicità e smarrimento si affrontano dentro questa nevicata di note, di pause, di un quasi ritornello che abbaglia, per poi rilanciare la corsa per la chiamata a cui la nostra mente deve essere pronta a rispondere. Uno tsunami che spoglia la vita della sporcizia. 


Escape


Tra romanticismo e la perfetta miscela di malinconia, smarrimento, tristezza, il penultimo brano di questo capolavoro ci conduce verso la luce di cui non sappiamo se saremo in grado di godere l’entità, perché in ogni fuga esistono quote di cecità. Le chitarre sono gocce di vento supportate da una tastiera che fa sgorgare lacrime senza arresto, capaci di portarci nella volta celeste per sfumare davanti agli occhi di chi è testimone del nostro allontanamento.

Jack ha trovato il modo di dare alla musica il ruolo di messaggero, con una storia che spezza le gambe mentre tutto rimane nella zona della bellezza, perché questo è il suo “limite”: essere un portatore sano di questa doverosa necessità…


Nothing Here To See


Siamo all’ultima: il cerchio si chiude in modo inevitabile perché alla fine di questo percorso non ci è rimasto più nulla da vedere. E il vuoto innanzi a tutto questo viene rappresentato da una coccola sonora che stabilisce il confine della morbidezza, con voce sognante, per l’ultimo messaggio dell’album che viene pronunciato e messo su questa carrozza che attraversa la neve. Le chitarre, graffianti quelle elettriche e sinuose quelle semiacustiche, sanno che devono andare a prendere la tastiera per un risultato di assoluta melodia. Finiamo l’ascolto in piena cecità avendo però sentito un disco clamoroso, che vedremo per sempre nel giardino dell’eternità…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

11 Novembre 2022


L'album sarà in tutte le piattaforme a partire dal 6 Dicembre 2022

Potete già ordinare il cd ora


https://blackswanlane.com/store-2/BLIND-p402215601





2 commenti:

  1. È molto più di una sontuosa recensione. Per la dimensione è un e-book straordinario.Per la qualità il gruppo dovrebbe fare 10 album prima di meritarsela

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    1. Se la merita, se la merita! Ogni album è sempre più valido del precedente❤️

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