mercoledì 15 giugno 2022

La mia Recensione: Shearwater - The Great Awakening

 La mia Recensione:


Shearwater - The Great Awakening


L'ampiezza del mondo vista da un infarto: un oceano di luce che ristora, un risorgere prima ancora della morte, per poter volare dentro le necessità.

Cosa produce questi pensieri?

L’ascolto dell’album che più mi ha emozionato negli ultimi tre anni e del quale provo a tracciare una traiettoria razionale, conoscitiva, una esplorazione nel tentativo di seminare l’incredibile scorrere di battiti radiosi nei confronti di queste undici bolle di sapone pronte a esplodere nei vostri cuori.

Da quella palla di fuoco che non si arrende mai, quel Texas sempre più proiettato verso l’isolamento, la band di Jonathan Meiburg è tornata a scrivere canzoni con alcuni membri che hanno ripreso a seguire il leader indiscusso. 

Partito dalle letture di TS Eliot, il dolce comandante supremo ha stabilito le coordinate per fare di alcuni abbozzi di canzoni un disco che navigasse dentro i ragionamenti, le vicende di un mondo in stato di smarrimento. 

The Great Awakening è un visitare i palpiti, una carezza sonora vistosa dove però, ad essere meno evidente, è l’abilità di occuparsi di questo pianeta, non solo descrivendolo.

Ventitré anni di soffi, pennellate, approcci riusciti nel fare della musica un campo da seminare, tutto sembra essere ancora più maestoso, con la capacità di rendere fertile le zone aride della mente.

Shearwater è la poesia del cielo che ci invita a risollevare le nostre armi e a offrirci quegli scatti necessari per fare della vita un disegno creato da un bambino. 

Le storie raccontate sono quelle degli adulti: il capo si flette verso il basso e le lacrime rimbalzano. Ma vi sono bimbi felici che giocano con tutto questo strappando alla fine quel sorriso che velocizza una reazione.

Prodotto magistralmente, da Jonathan e Dan Duszynski, questo insieme di splendori è imbevuto di suoni che raccolgono la bellezza per farla vibrare in volo.

Jonathan ha scritto della speranza, in perenne lotta con le difficoltà, la disperazione, lo stress, senza però perdere la fiducia.

Il decimo album accende una stella definitiva nel firmamento celeste: una clamorosa discesa terreste capace di essere la guida necessaria dentro i territori sconnessi dei nostri comportamenti.

Tutto è raffinato, delicato, quasi fosse un libro di canzoni caricate dentro un pugno a salve: nessuna intenzione di ferire, bensì la ferma volontà di aprirlo in una carezza infinita. Dopo aver scritto un libro, quest’anima indomabile ha incominciato a produrre idee per nuove composizioni musicali non scordando di  inserire anche gli animali, che trovano un grande posto in questo long playing. La convivenza di tutte le creature di questo pianeta veste di armonia le creature sonore, suggerisce bellezza laddove viene messa in pericolo da comportamenti violenti.

E di violenza in questo lavoro vi è traccia solo in parte, è sapientemente accennata ma non descritta.

L’uso degli archi, di tastiere e del pianoforte, strumenti della zona alta e nobile della mente, conferisce una grande lucidità alla scelta delle canzoni, che vengono avvolte da atmosfere sognanti e morbide. 

Si nuota, si passeggia, si vola senza sosta e il tutto lo si fa lentamente, tra le zone brulle, fredde, calde, annacquate di un mondo che ha smesso di sorridere.

Il cantato prende la luce del palco, sta sempre davanti, a contatto diretto con il nostro ascolto, circondato da strumenti timidi, con la giusta voce nei loro movimenti, per essere un’onda che si sposta quasi di nascosto dentro l’ugola di Jonathan, il mago della leggerezza, di quella intimità che deve saper essere capace di sussurrare. 

Se siete in grado di gestire una scorribanda emozionale che sia capace di connettersi ad una lucida razionalità, allora questi solchi si espanderanno dentro di voi.

C’è un angelo scozzese nel cielo che protegge questa band: Scott Hutchinson, il leader dei Frightened Rabbit sorveglia orgoglioso, facendo l’occhiolino a Nick Cave, per rendere chiaro che qui, tra le pieghe di un vestito meraviglioso, la qualità presente può essere accostata ai due appena citati. Ma Niko Case e Nik Drake possono reclamare la loro influenza, anche se Jonathan è assolutamente un maestro nel mostrare la sua genialità, staccandosi abbastanza velocemente da alcune connessioni. 

La scrittura dei testi mette in rilievo una propensione alla narrativa, anche se alcuni passaggi vestono l’unicità della poesia, che sembra più una suggestione che una effettiva presenza. 

Con una maggiore propensione all’elettronica rispetto al passato, la band non si dimentica di disegnare mantelli acustici in odor di tempera, per rimanere comunque legati ad un dna imponente.

La flora e la fauna, i rapporti interpersonali e le ingiustizie vengono amalgamati come un liquido ospitante, in accordo senza alzare la voce: tutto ciò che viene miscelato al suo interno funziona e conquista.

Se si presta attenzione nell’ascolto si avvertono momenti in cui il mistero rivela la sua lenta danza, con l’atmosfera che bussa alle porte del folk per veicolare una tipica bellezza senza però riuscire a bloccare l’inquieta presenza di un tormento interiore, che finisce per dare a questa apparente morbidezza qualche atomo di tristezza. Ecco così che ci rendiamo conto che l’irrequieto Jonathan agisce compensando, fungendo da bilancia preventiva per i suoi fiumi che seppur splendenti non sono privi di qualcosa di torbido. La lunga pausa dal penultimo lavoro ci consegna una band che si è spostata dalla sua pelle morbida e quasi solare per andare verso il sole, ma a testa bassa. Per catturarne i segreti è consigliabile procedere in un ascolto che ripeta una canzone prima di passare alla successiva. Si respira l’evento, nell’avvicendamento di spiragli celesti col vestito da sera, dove l’equilibrio di arrangiamenti perfetti danno un senso di continuità sublime, per approdare nella specificazione di sentimenti imponenti.

Spesso sembra che le canzoni siano contorte, nevrotiche, nascoste da soluzioni che sono capaci di sbigottire e presentano tutta la gamma a loro disposizione per costruire una casa di paglia dentro il deserto.

Non svelano i loro segreti, ma li mostrano come se fosse una rincorsa alla ferita di sfere astratte che cercano l’abbraccio.

Con la necessità di proporre musica che possa far pensare all’art rock e quella barocca, vi è un allontanamento dall’ansia e dall’insicurezza per proporre invece certezze che si oppongano a insicurezze crescenti. 

Baciata dal talento, la band segue l’esempio degli Arab Strap: occorre dare al tempo la possibilità di storicizzarne le malefatte e di trasformare il tutto in una corsa dal passo lento, per trovare un luogo dell’anima nel quale sgorgano gocce alternative e baciare l’incanto. Così facendo si scopre che è stato conferito all’oltraggio un senso piacevole e dinamico, tuffando i propri slanci dentro l’accogliente natura.

Ora siamo pronti: scendiamo nella profondità del loro immenso mare, scoprendo di aver nuotato in modalità Apnea On, e si scoprirà una Atlantide pronta ad essere scorta dai nostri occhi misericordiosi, con la certezza che a volte la musica possa essere un beneficio sensoriale totale.



Song by Song 



Highhate 


Siamo già dentro la fluida gentilezza, un salto nel tempo dove l’umana bellezza viveva tra sussurri e tuoni, si sale nel disagio di un cielo che ci attende.



No Reason


Il basso mostra la sua movenza anticipando Jonathan, pilota di un cantato toccante, con i suoi saliscendi strutturati per cancellare la ragione del pianto.



Xenarthran 


Si rimane nella sospensione dell’oceano, tutto è acqua, dissolvenza, la voce si tuffa nel cuore, mentre archi elettronici placano la tensione, appare Atlantide circondata da un accenno di chitarra e si vola in basso, la chitarra elettrica si affaccia e noi siamo a bocca aperta…



Laguna Seca


L’unica canzone dell’album ad avere una struttura diversa, quasi tribale, giocata su ipotesi celestiale dilatata, inserti continui a stordire, con la base musicale che ricorda Bjork a tratti, un quasi trip hop glaciale, vellutato.



Everyone You Touch


Nick Drake e John Grant stappano champagne, abbracciano Jonathan e piangono sul bagliore intimo che sgorga dall’arpeggio e da questa voce alla quale non si può chiedere nulla di più. Gli archi stregano, come il pianoforte, e si cade nell’intimità più accogliente.



Empty Orchestra


Tutta l’intensità della band si manifesta in questo gioiello, circondato da coriandoli acquei, che fanno vibrare le onde con riferimenti agli anni 90, carichi di scintille elettroniche nascoste. È la voce che ci piega tra lacrime dolcissime, mentre la batteria e il basso circondano il corpo e la chitarra tratteggia poesia.



Milkweed


In questo lavoro l’acqua e gli animali appaiono come i padroni di un mondo che gioca al loro massacro: ecco l’occasione per avvertire la drammaticità di tutto questo in un pezzo strepitoso, al limite di una psichedelia new age, per scomporre la nostra sicurezza. 



Detritivore


La poesia deve essere lenta, mostrare la sua anima solo dopo ripetute letture. Questo accade tra le righe di questa apparente soffice canzone. Se i Radiohead avessero continuato a visitare la leggerezza del suono forse avrebbero scritto loro questa Dèa sonora. È sospensione continua, decadente, ottocentesca nel cuore, moderna nel suo vestito.



Aqaba


Tempo di bussare a casa Sylvian, David è impegnato ma le note del piano sembrano uscire dalla sua dolcezza; poi la tastiera e la chitarra portano il brano ad accenni di World music: chiudiamo gli occhi e vaghiamo, nella resa più piacevole.



There Goes The Sun


Siamo avvolti da una cadenza sensuale, in punta di piedi avviene la magia, la voce si alza in volo e in questa ballata moderna tutto pulsa per raggiungere il vento dei raggi del sole che illuminano la nostra perduta capacità di guardarlo. 



Wind Is Love


L’arrivederci alla prossima volta è magistrale: in un loop strepitoso, secco, breve, vive una voce dalle piume color vento per portarci la pioggia del cuore.

Un album clamoroso doveva presentare l’ultima movenza per creare dipendenza totale. Tra un mood elettronico e la sembianza di una chimera vive la delicata danza di un falsetto sognante: buonanotte mondo, abbiamo ricevuto la favola più bella per poter dormire in pace…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

15 Giugno 2022


https://open.spotify.com/album/2gmKfhM2fBsbVMhVm7D16M?si=ARPmK3GgTgu9fn6jeRKz3A







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