mercoledì 6 aprile 2022

La mia Recensione: Luca Fucci - Unsolved


La mia Recensione 


Luca Fucci - Unsolved


L’estinzione è la regola. È la sopravvivenza a costituire l’eccezione.
(Carl Sagan)


Anni fa vidi un film “Il giorno dopo”.

Poi la serie televisiva “The Walking Dead”.

Entrambi capaci di mostrare la dannazione del mondo dopo atti di cattiveria e alienazione. Efficaci nello scuotere senza però consolarci: alcune verità sono indiscutibili e inattaccabili. E gli scenari che si presentano davanti agli occhi hanno l’amaro destino di rimanere per sempre. Siamo però fortunati ad avere accesso alla dolcezza e alla tenerezza che non sono atti di consolazione bensì supporti efficaci che non dobbiamo assolutamente lasciare soli.

In tutto questo arriva Luca Fucci, un talento di Firenze che entra dentro di noi con musiche capaci di avvolgere la nostra fatica con dipinti sonori che alla fine veicolano sostegno e poesia.

La scelta di fare musica strumentale in Italia non sempre viene accolta bene, ma questa volta ci sbaglieremmo di molto: ciò che accade dentro UNSOLVED è uno spettacolo di luci, di fiumi in generoso movimento, di sensazioni che con il passare dei minuti diventano una forza inimmaginabile.

Sono dodici candelabri, dodici conchiglie, dodici mantelli, dodici battiti di ciglia che contengono sapientemente gli umori invernali dei nostri pensieri, con la loro devastante necessità di accerchiare il dolore definendolo, senza utilizzare una sola parola, tutto ciò è un miracolo assoluto.

E, come un film muto di inizio del secolo scorso, capisci quanto certe immagini siano boati, flussi roboanti in discesa velocissima.

Luca fotografa l’umore dell’esistenza con tratti di assoluta maestria perché riesce a penetrare il tutto lasciandoci sempre delle energie nuove, sebbene l’umore conosca spesso il colore della malinconia.

Un post-rock che si nutre di elettronica, con fiammate di trip-hop, andamenti post-punk a salutare spesso con chitarre che ci rimandano ai The Cure di Faith e Carnage Visors nella splendidamente buia Flowing Gold, una carezza dal vestito settecentesco, un diamante a strutturare la tristezza verso la nebbia.

Nell’iniziale When We Met realizziamo subito che nella lentezza di un pianoforte dal sorriso basso si può sentire beneficio. E in quel gioco serio fatto di riverbero ed echi troviamo la nostra testa bassa. Poi le note finali ce la fanno rialzare perché è in quello stesso giro di note che si può trovare sollievo.

Shining Tide ci porta nella seconda ondata del post-rock inglese e svizzero dove non è la chitarra ad essere al centro, ma sembrano esserlo tutti gli strumenti utilizzati in un ballo di similitudini denso e fluido. Come se Nyman ed Einaudi avessero deciso di dare a Luca il lasciapassare per questi luoghi magici e al contempo tesi.

Un album che sa essere osceno per bellezza eccessiva: dobbiamo solo chiudere gli occhi ed una navicella del tempo ci porta nei luoghi che Luca fa nascere come se fosse un Harry Potter in prestito nei nostri sogni.

Ed è medioevo, è futuro, è un disco che vince il tempo perché lo circonda di uno spettacolo teatrale come la magnetica Suspended Animation, dal climax estivo e temporalesco.

Tutta la polvere del giorno dopo uno scoppio nucleare arriva con The Lightkeeper: mastodontica gemma di sale nero piena di artigli, con un piano che ci ricorda il Battiato degli anni 90 per una danza mesta senza nessuna festa, con una propensione elettronica che seduce il respiro senza sosta, come un lampo che non basta mai al nostro sguardo. Incanto dal sorriso nero, brano immenso.

Outway è il grasso in eccesso che fatica a camminare e diventa un suono obliquo, una corsa senza ritmo che ci fa danzare come se fossimo oppressi dalla paura.

Con Gateway siamo in un rifugio dei pensieri che subiscono assalti tremendi, il senso di paura ci circonda ed il futuro pare una allucinazione. L’elettronica figlia degli Orb miscelati ai Transglobal Underground diventa un guerriero quasi industriale per un brano davvero apocalittico.

La marcia elettronica militare di Repetition Compulsion ci riporta a quel Brian Eno e a quel Peter Gabriel sperimentali con in aggiunta pizzichi di House rivisitata e tagliata a pezzetti per un volo magnetico, lento e pesante: si può gioire anche con il dolore…

E infatti a ribadire questo concetto arriva la breve Comfortable Pain: sciabolata dalla pelle prog che si posiziona dentro i confini delle nostre paure vestite di graffi.

Luca è generoso e preciso nel dare continuità nella parte finale dell’album con la magnetica Gazing Into The Abyss: partendo dall’attitudine dei Leech e dei Spoiwo riesce a spogliare il post-rock e immergerlo dentro una miscela di acidi e anfetamine dal sapore di menta. Il pezzo è fresco ma allucinato e devastante, un placebo per ingannare la nostra richiesta di aiuto. Assolutamente una manifestazione della classe che non teme di essere distrutta, qui Luca si supera e ci conforta.

Knot è stupore magmatico, veloce, cellula impazzita che prende i Cat Rapes Dog, gli Einstürzende Neubauten e gli Alien Sex Fiend e li porta nella corsa del sogno che tenta il suicidio.

Tutto sembra finire con l’ultima esibizione di classe che è When You Left: un lutto che mostra la sua profondità con note nere e sospese, turbinio dal fare enigmatico che sembra uscire da una seduta spiritica presieduta da Tony Banks mentre cerca di sedurre l’inferno.

Assolutamente indispensabile l’ascolto di questo album per poter avere un elmetto nel cuore e fuori nella nostra mente: Luca Fucci è un artista sublime che dobbiamo coccolare senza dubbi.

Il mio Maestro diceva di un album “Ed è la gioia” ed io all’immenso Alessandro Calovolo dico: “La gioia è tornata ed è sublime nell’essere complicata in queste piume che si chiamano Unsolved”…


Alex Dematteis

Musicshockworld 

Salford

5 Aprile 2022


L'album uscirà il 22 di Aprile 2022


https://lucafucci.bandcamp.com/album/unsolved?fbclid=IwAR2h4FbyfkshMsT6vY3PCVa8TOYfTJW3s39bK3ztb7EIY7-6hQ_581HERJk






 

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