domenica 15 gennaio 2023

La mia Recensione: Zephiro - Baikonur

 Zephiro - Baikonur


Roma, la capitale del pettegolezzo, dei circuiti dello spreco del tempo, della moda ritardataria che non porta a nulla, ha ancora però la capacità di conservare il bisogno di differenziarsi, di presentare al mondo esigenze e modalità diverse. Il vecchio scriba pone l’attenzione nei confronti di una band che con l’ultimo disco Baikonur l’ha convinto a parlarne. No, non è un ritardo clamoroso il suo: certe cose abbisognano di studio. E poi si deve considerare un problema reale: questo gruppo e questo album meritano di stare molto lontano dalla città, di arrivare dentro verginità e curiosità ancora vive e in attesa. Occorre quindi capire quando sia il momento giusto per discuterne ed è arrivato ora, quasi un anno dopo la sua uscita. Il luogo ideale per ascoltarlo sarebbe una biblioteca, migliaia di persone sedute, con il cd sul tavolo, le cuffie e il giro cosciente nel Tempo con gli occhi chiusi, cogliendo dentro le note e le parole la fiumana di agganci letterari.

La musica bisogna imparare a vederla e a leggerla, in un insieme che doni come risultato la capacità di coglierne tutto il senso. Tornando al lavoro, è un macroscopico cannocchiale sul mondo, un occhio che lavora e maneggia con sapienza la grandezza del globo terrestre addensando, musicalmente parlando, le preferenze del fondatore del gruppo Claudio Todesco, che si manifestano in uno shaker dove gli ingredienti Post-Punk e un Alternative lieve sono amalgamati, conferendo ai brani la possibilità di non essere fruiti solo da appassionati specifici dei due suddetti generi musicali. Perché la carta vincente è una sensibilità pop che si incolla felicemente, senza però mai prendere la luce del palco. Un disco che per molti è la summa della stagione italiana alternativa degli anni ’80 (no, dallo scriba la parola new wave non verrà mai pronunciata), con la scena Fiorentina su tutte, ma anche qui esiste un dissenso. Queste composizioni sono l’effetto di una realtà che vince, che ha il coraggio di guardarsi dentro, di non annettersi a un percorso limitato dalla nostalgia o da antiche passioni: va ben oltre. Del passato, casomai, vive il riferimento della scrittura, di quella letteratura che consegna testi capaci di ponti, di appigli, come punti di riferimento per tornare a testa bassa a capire il “qui et ora”, senza sprecare nemmeno un secondo. 

Diventa un esercizio elegante e fruttuoso andare oltre l’incanto sonoro che investe l’ascoltatore, perché al di là del fatto che ci si affezioni alle canzoni si può incominciare a intraprendere un lavoro di fruizione di elementi che sono parte integrante del tutto. Ecco, la verità non sta nella bellezza, nella gioia dell’ascolto, bensì nell’utilizzo di questo percorso che spalanca consapevolezze. Il rischio evidente è che in molti si fermeranno a definirle belle, forti eccetera eccetera.

Certamente il suono potente, il mixaggio eccelso di Fabrizio Simoncioni, l’ordine equilibrato delle tracce rendono evidente un contatto immediato, un bisogno e una fedeltà nell’ascolto che diventa una firma nel cuore prima e nella testa poi. Da aggiungere anche lo splendido concept grafico dell’ artwork di Francesca Radicetta.

Quello che occorre sottolineare è la sostanza  delle canzoni che spostano continuamente il bisogno di affossarsi nella ricerca delle loro radici: in questo gli Zephiro precedono pure se stessi e come un’unica anima bisognosa lanciano nei loro dintorni grammi di poesia da una parte (per mantenere lo sguardo dritto verso il futuro) e una manica della camicia arrotolata (segno della consapevolezza che c'è tanto su cui lavorare) dall'altra, finendo per divenire una carta di identità che conosce l'aggiornamento.

E mentre si entra in questo flusso sonoro, nascono esigenze profonde, alcune salgono in superficie (la danza e il canto) e altre invece scorrono nei corridoi della mente e dei battiti, per una manifesta capacità di un disco adulto in cerca di uno sguardo e di un ascolto appropriato.

Baikonur è una goccia dell'oceano che non perde tempo a guardare le altre e avanza, onda su onda, sulla pelle del suo bisogno nomade di correre, volare, respirare il proprio presente per legittimare la sua essenza, sapendo che dove c'è lei esiste possibilità di manovra. Ora andiamo a vedere le nove particelle di questa goccia effervescente e che una nuova possibilità di saper ascoltare in modo profondo non sfugga a chi avrà la grande fortuna di possedere questo album...


Song by Song


1 - Amelia


Il giro del mondo inizia su una nave, l'America è lì di fronte e già dentro di noi, con notevoli giochi di prestigio, di alternanze degli strumenti che permettono di iniziare l'album con la sensazione dell'acqua sulla pelle. Ed è turbolenza Alternative con il suo sapore pop e gli schemi Post-Punk a reggere il tutto.


2 - Crisalide


Il rischio che i primi secondi conducano un italiano a pensare a un nuovo brano dei Litfiba è enorme, ma d'altra parte la mediocrità dell'ascolto è parte integrante del paese dello stivale. Piuttosto, se proprio si cerca un riferimento si dovrebbe guardare a ciò che accadeva in Inghilterra tra il 1979 e il 1980, momento storico verso cui la band di Pelù ha gettato lo sguardo e dal quale ha preso a piene mani. Ma Crisalide è una splendida vipera pop che sfugge, che manda a quel paese chi la vorrebbe come paladina di quel percorso musicale preciso. Lei è impeccabile nel rappresentare solamente se stessa con pennellate di azzurro della chitarra, il basso di Claudio Desideri che è benzina elegante e la batteria emozionante e Indie di Leonardo Sentinelli.


3 -  Khan


Le parole sono il diamante che cattura e ci fa tornare a essere studenti, con la voce di Claudio che le rende sognanti e al contempo credibili. Musicalmente, è un festival di cambiamenti e di capacità nel renderla generosa, imprevedibile, con la chitarra di Todesco che si intrufola sapientemente nel cantato e la volontà di stare lontano da cliché che la rimpicciolirebbero. 


4 - Berlinauta


Il pop nordico degli anni ’90, sconosciuto ma dirompente, si affaccia dentro questo brano, dalla trama evocativa data da un meraviglioso controcanto, dai suoi quasi stop and go, dalle chitarre brillanti che sanno essere ritmiche ma anche circolari, con la benedizione del drumming che riesce a renderla accattivante.


5 - Cosmorandagio


La punta di diamante dell'album arriva e ci fa capire il percorso di crescita della band, l'abilità di non buttarla sul ritmo bensì sulla dimensione dell'architettura degli strumenti, una pianificazione straordinaria che rende perfettamente compattati e omogenei tutti i brillanti di cui sono composti questi minuti di ascolto. Adorabile il fatto che gli Zephiro non si vergognino di essere in grado di scrivere un brano che può essere ascoltato da chiunque, alla faccia delle preferenze del genere. Poesia pop che vi aspetta.


6 - La colpa


Si corre, si rallenta, la voce prende il volo e diventa la bussola del nostro ascolto, sino a quando la band si compatta e sferra un bel colpo nello stomaco, con questa perla rock che entra nel percorso della memoria imprigionata ed ecco il miracolo: la canzone la rende libera...

E la coda del brano è la maturità della band che sulla chitarra sanguigna e aggrovigliata porta se stessa nel futuro, dimostrando la sua indipendenza.



7 - Se scavo più a fondo


Si sta dentro un abbraccio in questa canzone, un trovare se stessi grazie alla volontà di capire e per farlo il pezzo mostra le varie identità sonore e ritmiche, la capacità di entrare nella zona mista di riferimenti pop e rock, che siano italiani o stranieri non importa, è uno specchio pulito che scorre e rende visibile la verità. Una composizione che potrebbe rendere possibile l'intimità anche sul prato di un campo da calcio, in quanto è questo il suo merito più grande...


8 - Fino alla fine


Esistono canzoni eleganti che liberano le persone da tossine conclamate ed è proprio questa a rendere evidente la sua funzione: prima di essere belle, di piacere, devono essere utili e questa lo è, nel renderci coscienti di cosa sia la libertà, nel portare le ombre prima dentro il basso cupo che sarebbe da abbracciare, con la sezione ritmica che diviene evocativa, i canti, i controcanti e i cori che aprono i pori della pelle e ci rendono più leggeri. Tra Indie, Alternative, fiamme di Post-punk educate e Pop qui si fa il pieno di luce...


9 - Di Nostalgia (ft. Miro Sassolini)


È la voce più potente e poetica del panorama italiano ad arrivare qui, a dare la sua stretta di mano alla band capitolina, quel Miro Sassolini che difende la sua attualità e non il suo mito lontano, mostrando come si possa e si debba cantare al giorno d'oggi. Questa unione artistica, posta alla fine dell'album, conferma e approfondisce la convinzione del vecchio scriba che agli Zephiro non sia possibile mettere il bavaglio, che la loro classe arrivi ovunque. Miro non offre la sua collaborazione tanto per farlo: ha letto nel cuore della sostanza del trio romano e ha firmato secondi magnetici e generosi come è nella sua natura. Che è la stessa del gruppo. Si balla col piedino all'inizio e poi ci si alza, si segue la generosità e l'evoluzione del brano, un albero Post-Punk che muta la pelle e cammina nel futuro, e si danza a occhi chiusi e sogni aperti, con il ritmo sincopato che poi saluta e ci costringe a inseguirlo. Chiosa magnifica per un album che farebbe bene a salutare Roma e andare a vivere nel cuore del mondo…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

15 Gennaio 2023

https://zephiro.bandcamp.com/album/baikonur

https://open.spotify.com/album/2Lk0UEtxvptllO1hnePJSZ?si=gI_BrexySZaasvMNkH5ojA





venerdì 13 gennaio 2023

La mia Recensione: Finlay Hatton - Where The Shadows Don't Fall

 

Finlay Hatton - Where The Shadows Don’t Fall


Finlay Hatton dovrebbe ricevere un premio per la qualità, la generosità, l’ostinazione, la passione: il suo è un percorso straordinario, più che di canzoni si tratta di amiche che vengono a trovarci, portandoci doni che si rivelano essere preziosi, utili e sorprendenti.

Che bello sapere il vecchio scriba in difficoltà e al contempo felice nel vedere cosa contiene questo che, è bene precisarlo, non è un album ma un’opera colossale. Per il numero di canzoni (quarantacinque) e soprattutto per ciò che presenta: un caloroso abbraccio colmo di atmosfere che variano e gravitano “solamente” attorno alla bellezza e alla sensualità di un mattino che odora di incanto. Non è una operazione coraggiosa questa, pazza, o estrema: molto più semplicemente è un atto d’amore e non una raccolta o somma di composizioni. Non cercate concettualità dove esistono slanci come questi: siate attenti, braccia aperte e sorridete, che non capita sovente una cosa del genere e sappiate approfittarne.

Sono confidenze, aperture, sguardi profondi sia attraverso parole che fanno luce nella nostra mente e sia mediante un linguaggio sonoro accogliente che, al di là dei generi adoperati, fluttuano morbidamente perché sono dimostrazioni di sentimento continui.

Non ha dubbi chi scrive (il pessimismo gotico rimane fedele) che una situazione del genere non verrà accolta come dovrebbe: i gusti e gli egoismi non permettono di capire e voler bene a che si mostra diverso e necessario, dove la qualità espressa è di altissimo valore visti i contenuti. E poi: chi ama ascoltare i raggi di sole? Qui ne abbiamo di dolcissimi e accoglienti, ma anche di generosi in quanto elargiscono affetto incessante, senza bilancia, senza scindere la forza e la morbidezza.

Una corrente di sogni si dà appuntamento nella fluidità di una musica che rivela un Indie Rock sapiente, sempre a stretto contatto con uno Shoegaze misurato e controllato, perché, se è vero che esistono fragori, è anche vero che Finlay adopera l’intenzione di incorniciare i suoi petali compositivi con un Dreampop dalle molte sfumature.

Contiene anche interpretazioni (definirle cover sarebbe limitativo) che sembrano davvero essere sue canzoni tenute in naftalina, dando un senso di continuità che appassiona, sconvolgendo per qualità delle scelte perché rivela una conoscenza davvero notevole, con la volontà di dare rilievo a quelle che non sono molto note.

Data la mole del lavoro, impressionante è la scaletta dei pezzi: dà l’impressione di trovarsi su delle onde che conoscono il modo per farci divertire, riflettere, sempre nel circolo della qualità che ricopre il tutto di saggezza. Più le ascolti e più ti senti con la pelle pulita: assorbono le nostre  fatiche, ci mettono un olio sul capo e sul corpo e ci danno il lasciapassare per una serenità meravigliosa, abbondante.

La domanda è: ci meritiamo qualcosa del genere, dal momento che la maggioranza non ne trarrà conoscenza e, anche se così fosse, non saprebbe riconoscerne l’importanza e il valore? Eccolo, bussa nuovamente: il pessimismo gotico mi guarda sicuro, perché un album come questo rischia l’emarginazione. E la rabbia pulsa nella mente dello scriba.

Eppure sono proprio queste gemme che insegnano la pazienza e a non chiedere nulla in cambio, esistono, sono a disposizione e ora tocca solo a noi.

Concludendo: dati gli argomenti dei testi, la tipologia di scelte musicali decise e utilizzate, tutto conduce ad affermare che se avrete la capacità di compiere un cammino con gli occhi aperti, ciò che vedrete grazie a questo album sarà un racconto energetico di Jean-Michel Basquiat in pennellate sonore…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14 Gennaio 2023


https://finlayhattonmusic.bandcamp.com/album/where-the-shadows-dont-fall-a-2022-compilation



My Review: Finlay Hatton - Where The Shadows Don't Fall

 Finlay Hatton - Where The Shadows Don't Fall


Finlay Hatton should receive an award for quality, generosity, persistence, passion: his is an extraordinary journey, more than songs   they are friends who come to visit us, bringing us gifts that turn out to be precious, useful and surprising.

How nice to know the old scribe struggling and at the same time happy to see what this contains, which, it should be pointed out, is not an album but a colossal work. For the number of songs (forty-five) and above all for what it presents: a warm embrace filled with atmospheres that vary and “only” gravitate around the beauty and sensuality of a morning that smells of enchantment. This is not a brave, crazy, or extreme operation: much more simply, it is an act of love and not a collection or sum of compositions. Do not look for conceptuality where there are impulses such as these: please pay attention, with open arms and smile, something like this does not happen very often and take advantage of it.

They are confidences, openings, deep glances both through words that shed light on our minds and by means of a welcoming sound language that, beyond the genres used, float softly because they are continuous shows of feeling.

There is no doubt in the writer's mind (he stays true to Gothic pessimism) that such a situation will not be received as it should: tastes and selfishness do not allow one to understand and love those who appear different and necessary, where the quality expressed is of the highest value given the content. Besides: who likes to listen to sunbeams? Here we have sweet and welcoming ones, but also generous ones as they donate endless affection, without scales, without separating strength and softness.

A stream of dreams comes together in the fluidity of a music that reveals a skilful Indie Rock, always in close contact with a measured and controlled Shoegaze, because, while it is true that there are roars, it is also true that Finlay uses the intention to frame his compositional petals with a Dreampop of many nuances.

It also contains interpretations (to call them covers would be limiting) that really do seem to be his songs kept in mothballs, giving a sense of continuity that is exciting, shocking in the quality of the choices because it reveals a truly remarkable knowledge, with a willingness to give prominence to those that are not very well known.

Given the size of the work, the setlist of the songs is impressive: it gives the impression of being on waves that know the way to make us enjoy ourselves, to reflect, always in the circle of quality that covers everything with wisdom. The more you listen to them, the clearer your skin feels: they absorb our fatigues, put an oil on our heads and bodies and give us a pass to a wonderful, abundant serenity.

The question is: do we deserve something like this, since the majority won’t obtain knowledge from it and, even if they did, would not recognise its importance and value? There it is, it is knocking again: Gothic pessimism looks at me confidently, because an album like this risks marginalisation. And anger throbs in the scribe's mind.

Yet it is precisely these gems that teach patience and not to ask for anything in return, they exist, they are available and now it is just up to us.

In conclusion: given the topics of the lyrics, the type of musical choices decided upon and used, everything leads to the assertion that if you have the ability to walk a path with your eyes open, what you will see thanks to this album will be an energetic tale of Jean-Michel Basquiat in sonic brushstrokes…

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14th January 2023


https://finlayhattonmusic.bandcamp.com/album/where-the-shadows-dont-fall-a-2022-compilation











giovedì 12 gennaio 2023

My Review: Blood Moon Wedding - Spell

Blood Moon Wedding - Spell


There are miracles of heaven that show their face by sticking inside a song, as a gesture of absolute value, because music can still be a message from the gods. And they have chosen two souls who live physically distant but absolutely intimate artistically, prompting them to write an intense, truthful song, pregnant with conscious particles to let us know that there is much to be done for those who want to inhabit life and its places. Mia Dean and Steve Lake's awareness swims with bitter lyrics and heavy music kept afloat by the melody of the American artist's singing that is truly sublime and light, almost close to the clouds, but then Zounds' leader, with his vocal part, brings the song back into our stomachs. 

Something magical and cloudy sticks to our ears: these are sensory oscillations that seduce and penetrate the mind. This duo launch a determined attack on our weaknesses, but perhaps a song can actually be useful to understand our surroundings and to lead us to growth. 

It is interesting to note that defining what you hear can certainly be of little use, but an attempt must be made.

Rock is dressed in the guitars of The Blue Aeroplanes of Jacket's Hangs with the roar of New Model Army, with the addition of a guitar solo that brings a post-punk modality capable of giving warm chills.

A back-and-forth between the two voices, between the two protagonists, and the story unfolds with this tense atmosphere that clings to us and refreshes the mind: we have a chance to listen to what will shape our thinking and it is one of the most beautiful gifts at the beginning of the year!

Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

13th January 2023

https://bloodmoonwedding.bandcamp.com/track/spell

https://www.youtube.com/watch?v=0eKp3v_ihdI&t=49s













La mia Recensione: Blood Moon Wedding - Spell

Blood Moon Wedding - Spell


Ci sono miracoli del cielo che mostrano il loro volto conficcandosi all’interno di una canzone, come gesto di assoluto valore, perché la musica può ancora essere un messaggio degli Dei. E loro hanno scelto due anime che vivono fisicamente lontane, ma assolutamente intime artisticamente, spingendole a scrivere un brano intenso, verace, gravido di particelle coscienti per farci sapere che c’è molto da fare per chi vuole abitare la vita e i suoi luoghi. La consapevolezza di Mia Dean e di Steve Lake nuota con un testo amaro e una musica greve tenuta a galla da una melodia del canto dell’artista americana davvero sublime e leggero, quasi vicino alle nuvole, ma poi il leader degli Zounds, con la sua parte vocale, riporta il brano dentro il nostro stomaco. 

Qualcosa di magico e torbido rimane appiccicato alle orecchie: sono oscillazioni sensoriali che seducono e penetrano la mente. Questo duo sferra un deciso attacco alle nostre debolezze, ma forse una canzone può davvero risultare utile per capire il circostante e condurci alla crescita. 

Interessante notare che definire ciò che si sente può risultare sicuramente poco utile, ma un tentativo occorre farlo.

Il rock si veste delle chitarre dei The Blue Aeroplanes di Jacket’s Hangs con il fragore dei New Model Army, con in aggiunta un solo di chitarra che apporta una modalità Post-punk in grado di regalare brividi caldi.

Un botta e risposta tra le due voci, tra i due protagonisti, e la storia si sviluppa con questa atmosfera tesa che avvinghia e ristora la mente: abbiamo l’occasione per poter ascoltare ciò che ci formerà il pensiero ed è uno dei più bei regali di inizio anno!


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

13 Gennaio 2023

https://bloodmoonwedding.bandcamp.com/track/spell

https://www.youtube.com/watch?v=WSmCoT4rgMo





La mia Recensione: Cerulean Veins - Love Won't Save Us Now

 Cerulean Veins - Love Won’t Save Us Now


San Diego è un fantasma adorabile, che si sposta di notte dentro i corridoi della mente di una coppia capace di scrivere e stampare il mistero dell’esistenza all’interno di fasci musicali, dove tutto appare come un rito salvifico e conseguentemente importante nella sua efficacia.

Dieci anni dopo l’inizio di una traversata negli oceani delle tenebre, Cerulean Veins torna con un singolo e a breve un nuovo album: certe ricorrenze si devono celebrare bene e loro lo fanno egregiamente.

Qualcosa di inebriante, imprevisto, al confine tra l’attesa egoista e lo stupore candido di un bambino che guarda il cielo, accade con questa  canzone. Dirompente nella ritmica, con le oscillazioni della chitarra che graffiano la pelle, e la solita, imponente, meravigliosa voce di Dustin Frelich a rendere l’ascolto un piacere dalle lacrime danzanti. Quando la strofa e il ritornello convivono come conseguenza legittima di un flirt focoso e appassionato, ciò che ne consegue è un benessere cupo che conduce al vertice del godimento inarrestabile. Lui e sua moglie Amanda Ashley Toombs pilotano e dirigono questa band verso territori dove gli sguardi coscienti si appiccicano al bisogno di organizzare il tempo in una bolla in cui custodire il respiro. Accade allora di impattare nella storia del fallimento dell’amore, che non salverà, non proteggerà più le persone, e per convincerci di tutto questo lo fanno scrivendo una canzone che, spingendoci a muoverci muovere senza sosta nei nostri spazi vitali, ci toglierà un po’ di dolore ma non la consapevolezza.

Ed è un sentire primitivo che entra e esce dal cuore rotto, trasportato da fiammate Darkwave e da un Postpunk aggiornato mentre medita su dove poter morire senza la fiducia. Questa si conficca prepotentemente nella testa per depositare le sue tossine, ci convince della sua storia e dell’affermazione facendoci sedere senza forze sul pavimento, dove i liquidi dell’oceano Pacifico ci fanno lasciare la California per portarci nei fondali della tristezza. 

Ed è una addizione semplice: nuvole più cuore infranto uguale la pioggia infinita di un perdersi inevitabile, ma almeno il brano insegna cosa sia la felicità decadente che, se non conforta, almeno regala gocce di sudore inebrianti.

Occorre organizzare una stanza vuota, silenziosa, le candele come tappeto sul quale ci si libererà completamente per ore e ore ascoltando questo fardello cosciente, che scaverà una fossa piena di rose nere.

Dovremmo indossare il richiamo di urla graffiate e ringraziare questa band per aver sviluppato e perfezionato uno stile che ora può definirsi potente e sostanzioso, un vascello nero che ci trasporta nella musica che adoriamo e che loro sanno rendere perfetta. Il play torna attivo per prendere piacevoli sberle in questo oceano, dove questa canzone salda il bisogno di qualcosa di orecchiabile ma non per questo banale: il Pop oggi potrà imparare quanta creatività vive nel profondo di anime intense…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

13 Gennaio 2023

https://youtu.be/1ElLAgkdQEk



My Review: Cerulean Veins - Love Won't Save Us Now

 Cerulean Veins - Love Won't Save Us Now


San Diego is an adorable ghost, moving at night within the corridors of a couple's mind, capable of writing and printing the mystery of existence within musical bundles, where everything appears as a salvific rite and consequently important in its effectiveness.

Ten years after the beginning of a voyage into the oceans of darkness, Cerulean Veins is back with a single and a new album soon to be released: certain anniversaries should be celebrated well and they do it brilliantly.

Something exciting, unexpected, on the border between selfish anticipation and the candid wonderment of a child gazing at the sky, happens with this song. Disruptive in rhythm, with skin-scratching guitar swings, and Dustin Frelich's usual, commanding, marvellous voice making listening a delight with dancing tears. When verse and refrain coexist as a legitimate consequence of a fiery, passionate flirtation, what ensues is a gloomy well-being that leads to the pinnacle of unstoppable enjoyment. He and his wife Amanda Ashley Toombs pilot and direct this band into territories where conscious glances cling to the need to organise time in a bubble in which to hold one's breath. It happens, then, to impact on the story of the failure of love, which will not save, will no longer protect people, and to convince us of this they do so by writing a song that, urging us to move relentlessly in our living spaces, will take away some of the pain but not the awareness.

And it is a primitive feeling that goes in and out of the broken heart, carried by darkwave flames and an updated postpunk as it ponders where to die without trust. It thrusts itself overbearingly into our heads to deposit its toxins, convincing us of its history and affirmation by making us sit down without strength on the floor, where the liquids of the Pacific Ocean push us to leave California and take us to the depths of sadness. 

And it's a simple addition: clouds plus a broken heart equals the endless rain of an inevitable loss, but at least this composition teaches us what decadent happiness is, which, if it doesn't comfort, at least gives intoxicating drops of sweat.

We need to organise an empty, silent room, with candles as a carpet on which we will free ourselves for hours listening to this conscious burden, which will dig a pit full of black roses.

We should wear the call of scratchy screams and thank this band for having developed and perfected a style that can now be described as powerful and substantial, a black vessel that transports us to the music we adore and that they know how to make perfect. You press play again to take pleasant slaps in this ocean, where this song welds the need for something catchy but not trivial: Pop today can learn how much creativity lives deep inside intense souls...

Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
13th January 2023



La mia Recensione: Midas Fall - Cold Waves Divide Us

  Midas Fall - Cold Waves Divide Us La corsia dell’eleganza ha nei sogni uno spazio ragguardevole, un pullulare di frammenti integri che app...