giovedì 12 ottobre 2023

La mia Recensione: eNiB - Cut

 eNiB - Cut


“Oggigiorno, vediamo la nebbia non perché essa esista, ma perché pittori e poeti ci hanno insegnato quale sia la misteriosa grazia del suo effetto.”

Oscar Wilde


Esistono palazzi mentali in ascesa, altri in discesa, mentre circondano la ricerca e la strutturano, determinando flussi solidi e liquidi, sino al congelamento della verità, l’unica regina in grado di dare autorevolezza a questa vera e propria missione. Ecco un’anima che, partendo da Roma, coi suoi fitti vicoli pericolosi, si è trasferito a Frascati, e ha sconfitto la noia, la banalità, l’assenza di celebrazione dell’inutile per costruire un percorso artistico, iniziato dagli Echoes of Silence, per proseguire su autostrade emotive ed espressive molto diverse, disegnando traiettorie di studi che meglio delineassero la sua sensibilità e la grande necessità di esplorare il vuoto, di sminuire la grassezza umana che impedisce di essere snelli e capaci.

Ha voluto dare un taglio a tutto e, si sa, quando ciò accade si separa il passato dal futuro, si comprime l’insoddisfazione e ciò che è indigesto e ci si proietta in quello che è sconosciuto, utilizzando i mezzi a disposizione offerti dal presente. Eccola allora la divina scelta dell’elettronica, ingiustamente etichettata come ciò che fa assentare l’emozione e il calore, presentarci il suo viale espressivo con nove proiezioni, introspezioni, sondaggi e quant’altro, che cercheremo di scoprire e accatastare, insieme al talento di chi ha imparato a entrare nel mondo della nebbia per costruire un tracciato umano diverso. Synth-etico, Synth-omatico, in un mare di frenesie che provengono dal torpore Yugoslavo dei primi anni Ottanta, il metodo utilizzato è quello di far vibrare la tastiera, di pilotare i voli del suo pensare in una struttura musicale che abbia una zona d’ombra elettrica. Non sono le chitarre a farci piangere, sono i tasti bianchi e quelli neri, con i suoi circuiti pieni di cavi e sudore, di nervi controllati, educati, fatti esplodere senza stupide distorsioni, per pilotare un’apparente forma di distacco, ma Filippo Biagioni Gazzoli ha inventato un arcobaleno grigio, con sfumature e piume che volano senza cadere. I Transistor si lamentano, i messaggi, codificati come l’antica Coldwave era abituata a fare, sono uno scafandro pesante da indossare. Ogni brano di Cut ci mostra il dolore di attraversare il pianeta dei comportamenti senza, purtroppo, saper rinunciare al chaos. È l’impetuosa Electro Dark che spinge l’artista romano a visitare le impronte dei suoi pensieri e di quelli di chi lo circonda: in quei frangenti la sua musica è una operazione cerebrale, senza risparmio. L’ebm, un amore violento per Filippo seppure  piacevole, in questo lavoro è un supporto ideologico più che strutturale: è come avere sempre un amico pronto ad ascoltarti. Perché è ovvio che sia un insieme di pezzi nati per sviluppare l’amicizia con il suo silenzio, con la necessità di non spartire con nessuno il suo percorso. Lo si evince dalla compattezza, dalla fluidità, dallo stile che permea ogni composizione come se fosse un lungo pellegrinaggio senza necessariamente dover cambiare l’abito. Unica eccezione è Come to Me, più robusta, aggressiva, la miglior pecora nera della famiglia che cerca di distinguersi, mostrando anch’essa grandi qualità. Ed è proprio con quel brano che si intende la sottile linea ironica che doveva presentare il conto a tutti noi.

Cut dimostra come, per saper meritare una seriosa critica musicale adoperando alcuni generi musicali, più che dei riferimenti che giungono da altre nazioni, occorre sottrarre la pericolosa intenzione del copia e incolla e studiare i perimetri entro i quali i tecnicismi potrebbero banalizzare ogni approccio. Filippo ci riesce: un’opera d’amore, di ringraziamento, di spunto, una nascita continua dove non nascondere la morte, la paura, la tensione. Come i fulmini, che hanno la consapevolezza del timore che regalano, l’artista in questione scaglia bordate di colori, all’interno del suo arcobaleno grigio, per attraversare l’umore e la solitudine. Stupisce, meraviglia, stordisce la produzione, il lavoro della bottega del suono che regna sovrano all’interno delle nove tracce. Maestosa la scelta di non dare alla voce il compito di pilotare l’ascolto: la musica precede, tiene lo scettro, e le corde vocali sono premurose nel non disturbare, nel cercare lo spazio per inserirsi e mostrare una razionalità mai pedante, ossessiva o noiosa. Straordinario è il ritardo nella pubblicazione di questo fascio sonoro complesso e audace: fosse uscito nel 1983 avrebbe conquistato il mondo. Ma è chiaro, e va detto, il fatto che la strumentazione adoperata per costruire il palco sonoro non sarebbe stata possibile prima. È innegabile tuttavia che si attraversano foreste, grandi corsi, si sale sulla scogliera, si precipita dalla montagna della sofferenza con grande coraggio. Si danza per scoprire il malfunzionamento osseo e muscolare, si rallentano i ritmi e si guarda dentro di sé, come un magnete doveroso che cerca di planare con efficacia. Londra, Berlino, Cracovia, Bruges, Amsterdam, Mosca: ideali piazze in attesa di celebrare chi sa fasciare i confini e far sentire tutti questi luoghi come una grande sala da abitare, per sconvolgersi, appartenersi e dilaniarsi sorridendo alla nebbia…

Ora andiamo a visitare queste vibrazioni elettroniche, una a una, per mitragliare la mente con la poesia visionaria di Filippo Biagioni Gazzoli…


Song by Song


1 - No Way Out


Front 242 dove siete? Clock Dva che fate? Venite qui ad ascoltare il vostro nipotino romano: l’opera parte da una scheggia piena di sale, nebulosa e tremante, piena di trucchi sonori, per trascinare la mente in una fuga doverosa, senza sapere se esiste la via di uscita che accolga la paura…


2 - Getting Nervous


Un mantra, un loop assassino, le atmosfere che si incupiscono, il cantato con la faccia Darkwave muove i muscoli dei confini mentre le note musicali sono armi che sorvolano i nervi, spargendo microbi omicidi. Gli anni Ottanta si presentano nella scelta melodica che imprime il buon Filippo e nelle scorciatoie ritmiche: sincopatici ritmi per far rifiatare le gambe e per dare alla mente nuovo ossigeno. Tetra ma bilanciata, misurata verso il rifugio che attende un ipotetico ospedale psichiatrico…


3 - Limbo


Uno dei vertici assoluti, un abbaglio improvviso che ci mostra gli studi dell’artista: la melodia non conosce l’immediata complicità ritmica riuscendo, quando la drum machine inizia a scuotere l’aria, a donarci qualche energia in più, in quanto questo brano è una frusta sul cuore, la voce conosce un volume più alto rispetto ad altri, e fugge dentro i sibili accennati, per farci addormentare nel grigiore di ogni limbo…


4 - Cut


Schianto, i brandelli di fiducia sintetizzati da sintetizzatori spavaldi e crudi: una sola parola cantata, con diverse tonalità, quella che dà il titolo all’album. Siamo nei territori dei Cat Rapes Dog e dei Philadelphia, due tra le più importanti band che hanno portato l’ebm ad abbracciare la Dark-Electro. Melodia piena di ossa, una singola nota che sequestra, un lavorio nell’individuazione della giusta compagine sonora e poi via: la punta di diamante è ora ben posta dentro il nostro cranio sconquassato….


5 - Lost


Il Vecchio Scriba gioisce nel sapere che eNiB non fa più parte degli Echoes of Silence: se questo quinto episodio fosse nato con la formazione romana avrebbe rubato stilemi, angoli e pettinature nei confronti di molte inclinazioni morali della Coldwave. Filippo invece viaggia da solo, meravigliosamente, in un brano schematico, limpido e cupo al contempo, dove la leggerezza del non perdere nulla ha a che fare con la solitudine. Per essere convincente limita i fraseggi e trova un loop che se fate attenzione vi ricorderà Enola Gay. È da questi piccoli particolari che si fa un artista…


6 - Devourer 


Tenebre dove siete? Avevate paura di essere state messe da parte? Impossibile: la desolazione pretende ed esige la presenza. Eccole, qui, come in un brano degli OMD, capaci di avere piume Pop, di far danzare, mentre le lacrime sprofondano. L’unico brano dell’album che sperimenta più generi musicali, per un risultato finale davvero notevole.


7 - Intruder (Feat. DonTToxique)


Elaborato, con un inizio che sembra richiamare la scena iniziale del film The Day After, la canzone è un esperimento ebm alleggerito della drammaticità espressiva sonora, ma non di quella suggestione che il cantato femminile (che sorpresa, ammettiamolo!) esprime in modo incantevole: su un impianto su cui i Depeche Mode avrebbero costruito un intero album (poverini, eh sì…), l’artista gioca con i flash, avanza nella sperimentazione, schiera più loop e porta la musica a essere un balcone pieno di crisantemi. Occorreva dare alle vibrazioni continenti senza confini temporali e il brano pare essere un raggio nebbioso partito dagli anni Ottanta per schiaffeggiare, morbidamente, tutto il tempo che lo divideva dal presente…


8 - Come to Me


Mi scusi: per Berlino 1994? Vado bene se continuo su questa pista musicale? La perla, la pecora nera della famiglia Biagioni è una poetessa con i nervi belli tesi, figlia di una città senza muro e senza più dignità. Siamo proprio nell’agglomerato urbano tedesco: Alberto Camerini adorerebbe questo brano… Metrico, robotico, dai confini stretti, toglie il fiato attraverso una danza ossessiva e disordinata. Ancora dubbi su questo album? Suvvia, siate ragionevoli…


9 Savour


Il Vecchio Scriba abituava piccole folle, negli anni Novanta, a ballare canzoni lente con un’intima propensione alla velocità, per defenestrare i capricci e la semplicità. eNiB fa lo stesso: trascinante senza aver il bisogno di un drumming potente e maestoso, concentra l’energia per sviluppare una prigione mentale dentro la quale costruire una forma di dipendenza. Suggestivo, compulsivo, sfiancante, l’ultimo appuntamento sonoro sembra celebrare l’orrore senza rendergli facile la vita: che vada a danzare altrove! Che, in questo contesto, è un fatto clamorosamente positivo!


Ci si congeda così da un lavoro che, direbbero gli scrittori bravi, ha un profumo internazionale. Sicuro che il successo non bacia i meritevoli, l’augurio è che esistano anime che potranno inciampare in questo disco: anche nella sofferenza esiste un sorriso e uno splendido arcobaleno grigio…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

12 Ottobre 2023


https://enib.bandcamp.com/album/cut






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