sabato 5 novembre 2022

La mia Recensione Julian Shah Tayler - Elysium

 Julian Shah Tayler  - Elysium


Chi ama i Suede e i Mansun mi è simpatico, a prescindere. Se poi il tutto viene maggiorato da una cultura musicale eccelsa, da una valanga di composizioni, da una dipendenza, sempre pregna di qualità, dal comporre musica che sa essere uno scatto fotografico del luogo di provenienza, conservandone l’identità, ecco che allora si parla dell’intelligenza di un artista camaleontico.

 Effervescente, dai gusti sopraffini, simpatico e dinamico, schizoide senza essere detentore di maledizioni da esibire ma solamente di una vorace necessità di scrivere canzoni. Poderosa è la sua capacità di portare i nervi scoperti delle nostre passioni verso chi ascoltavamo in un tempo precedente, quasi obbligandoci a considerare solo ciò che di quegli artisti era perfetto, funzionale, per poter ripartire da lì.

Un’impresa, difficilissima, di cui ha da parte dello scriba tutta la sua gratitudine ed un plauso sincero. Si potrebbe immaginare questo sbagliatissimo scenario: ci stai dicendo che è partito dai fuoriclasse, dai loro brani migliori e poi ci ha messo qualcosa di suo, vero, vecchio mio?

No, molto di più di questo (comunque tutto confermato): siamo davanti a una processione, perfettamente tenuta insieme, di stili musicali, di venature intense di ritmi dance nei quali tutta la qualità di decenni appassionanti trova un punto d’incontro nelle sue canzoni, per donare il senso di una poderosa esibizione di classe che mette in fila splendore e bellezza. E tutta la parte elettronica fa da mantello, protegge, mette i suoni su un piano di insieme altamente generoso, al fine di sintetizzare lo sviluppo delle idee e la loro potenza. I 70’s e gli 80’s mai messi così perfettamente d’accordo, senza nessuna offesa che urli e che impazzi per questo connubio. Un album magnifico, una lezione di coesione: a Julian piace amare l’idea che lavorando si possa far convivere la passione per quegli anni in quella che per lui è una vicenda molto seria, donandoci sorrisi dolcissimi. La sua passione è in ogni beat, in ogni tastiera, nel ritmo che dal funky passa alla geometria perfetta del synth-Pop, alle zone buie di una elettronica sempre esigente, un atteggiamento Glam Rock senza obbligatoriamente presentarne i crismi. È Brit-Pop col make-up, è rock con chitarre che saltuariamente graffiano e ci portano in zona Inxs, come in quella dei Queen, nella poesia sensuale di David Bowie, nei labirinti dei Roxy Music. Continua anche nelle bolle erotiche dei T-Rex e in quelle più leggere dei Rammstein, dove tutto però rivela le sue intuizioni, i suoi guizzi, il guardare anche ad Oriente, il non chiudere mai la propria curiosità, per spalancare i suoi moti rapaci anche verso artisti meno conosciuti. Ed ecco i Mansun, di cui ha lo stesso gusto estetico dei passaggi essenziali tra la strofa e certi improvvisi cambiamenti (anche i Kula Shaker sapevano essere maestri sotto questo aspetto).

Ma, ripeto, non è una compilation.

Direi purtroppo un miracoloso esempio di come lui non neghi l’evidenza, finendo per nutrirsene per rinvigorire il suo innegabile talento, il tassello principale di canzoni che sanno conquistare, far sognare, sorridere, portare buonumore: avercene di album del genere, nel momento in cui la musica sta conoscendo devastanti segni di dispersione. Lui conserva e amplifica, diventa memoria creando un ponte con il futuro, un diamante a cui dobbiamo volgere lo sguardo e che dobbiamo ringraziare con tanta stima, approdando sicuramente anche all’affetto. 

Tra le sue capacità vi è quella di creare fasce sonore orecchiabili, con una voce spettacolare, ben impostata, sgargiante di colori, che sa attirare l’ascolto e portarlo nella zona del conforto, della gioia, di una spensieratezza ma anche di riflessioni date da testi pieni di forza, di coraggio, di immagini imbevute di suggestioni. Il tutto condito da un vocabolario che scivola bene dentro le nostre necessità di far convivere semplicità e concetti che possono darci spunti per pensieri profondi. Evidenti sono i segni di una crescita notevole, di un bagaglio musicale che lo ha reso preciso e leggero, senza affanni. Tutte le composizioni regalano beneficio e si può anche constatare che l’apparato musicale è perfettamente adagiato sul suo canto. Ascolti e ti immergi in un liquido caldo, con una brezza emotiva che avviluppa i sensi, allineati ed esposti per nutrirci di brani che hanno il potere di farci sognare, il che è tra le cose che ci aspettiamo di trovare quando abbiamo un disco a portata di tiro.

Figlio della cultura statunitense, il bravo Julian non ha confini mentali e viaggia con estrema attenzione anche nel continente europeo per completare la sua ricerca personale, facendo divenire questo splendido album una enciclopedia che sazia e conquista.


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

5 Novembre 2022



https://thesingularitymusic.bandcamp.com/album/elysium




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