La mia Recensione
Sugar For The Pill - Wanderlust
È la bellezza non è un bisogno, ma un’estasi. Non è una bocca assetata, né una mano vuota protesa, ma piuttosto un cuore bruciante e un’anima incantata.
(Khalil Gibran)
Echi di speranza si affacciano e arrivano dalla Grecia, terra gravida di importanza, storia, fascino.
E il fascino rende possibile il movimento delle anime che si pongono domande come necessità e forma di intelligenza.
Da tre decenni una parte del mondo, specificatamente nella musica, ha collegato l’amore e la fatica del vivere con l’approccio di una retrovia rumorosa chiamata Shoegaze, con annessa la gentilezza del Dreampop.
E dalla misteriosa e poderosa capitale greca si affacciano all’album di esordio cinque angeli:
Vana Rose (voce), Spyros Mitrokotsas (chitarre), Elias K (chitarre), Stefanos Manousis (basso/tastiera) and Konstantinos Athanasopoulos (batteria).
Hanno riversato tutta la loro propensione giovanile con entusiasmo e capacità elevatissime per inondare di curiosità veloci ed enormi il nostro stupore, per essere appunto un incanto che solidifica i rimasugli delle nostre piccole gioie.
Disegnando il tempo di malinconia e positività legate insieme, danno al cielo un nuovo significato perché lo rendono non solo il luogo dei nostri sguardi, ma soprattutto il luogo dove affittare la prossima casa.
Canzoni che viaggiano convinte, persuadendo, allargando la nostra qualità di ascolto: sono semi di vita in un momento in cui la desolazione e la violenza stanno cercando di sconfiggerci.
Diventa quindi prezioso questo insieme di voli che amiamo definire canzoni.
I marchi di fabbrica dello Shoegaze ci sono tutti, ma riusciamo a trovare anche tracce di post-punk e velate propensioni pop che rendono l’album un crocevia abbondante e nutriente, che soddisfa i nostri palati sempre più esigenti.
Assomiglia ad una missione impossibile al giorno d’oggi stordire con un ascolto musicale, vuoi per l’eccessiva massa di proposte, vuoi per una assuefazione che diminuisce la capacità di un vero e profondo approfondimento.
Ma i Sugar For The Pill meravigliano proprio su questo aspetto: sanno infilzare i nostri cuori assetati di incanto e di fragore vero con costante capacità, circondando la nostra anima con un suono e canzoni che fanno dei brividi continui una mappa serena dell’universo.
Si è felici anche quando ci propongono diamanti tristi: solo ai Maestri è concessa questa abilità.
Troviamo viali alberati di delay e riverberi che però non bastano a loro stessi: ecco arrivare in aiuto melodie intense e nuove soluzioni per rendere il tutto fresco, come un fiume che gentilmente esce dal suo letto per abbeverare le nostre anime.
La maturità artistica è presente in ogni aspetto: dalla musica, alla produzione, alla grafica.
Un disco da mettere nella cassaforte del nostro cuore come un gioiello unico, che ci fortificherà e darà sempre segnali della sua vitalità alle nostre stanche ossa.
Coniugare la robustezza, il ritmo, le melodie, la morbidezza in questo modo in quarantuno minuti è un’impresa notevole, non va lasciata sola e merita di essere illuminata costantemente da ascolti che debbono diventare fedeli.
La novità che presentano è un segno di incredibile importanza: non possiamo fare altro che tuffarci, con desiderio e intensità, nelle loro canzoni.
Esiste il momento nel quale bisogna appropriarsi della fiducia nel futuro ed è partendo da questo album che il presente può anticiparlo con grandi qualità…
Song by song
Quicksand
Quicksand è la poesia della polvere che senti nelle note iniziali della tastiera per poi consegnarsi nella chitarra e nel vocalizzo che sconvolge per i suoi riflessi degli anni 90 creando echi nel cuore.
Come Fontana di luce, la canzone vive dell’unione di alchimie ed escursioni celesti, con il basso che da solo basterebbe per farci innamorare. Però tutti i membri della band entrano nella bottega del lavoro, dove esercitano i loro slanci, le passioni che generano questo gioiello, come esemplare unico nel quale poter gioire, a denti larghi e sereni.
Drink Conium
La batteria dà il via a questa corsa, tutto si innalza, nel ritmo, nella intensità, con chitarre che graffiano leggermente, con il bellissimo bridge che spalanca il cielo al ritornello che è un colpo ai fianchi. L’atmosfera risulta sottile anche se il basso e la batteria sono martelli splendenti di forza.
Falling Back To You
Falling Back To You è il moto del mare che entra nella sabbia e lo fa con sottigliezza, con eleganza, mentre il drumming si alterna scandendo il ritmo con le chitarre che viaggiano nel macrocosmo del Dreampop ed un basso che, partendo dai Cure e arrivando ai Joy Division, fa da pilastro saldo per la voce di Vana Rose che elettrizza l’aria con la sua melodica malinconia.
Le chitarre di Spyros Mitrokotsas e di Elias K sono estasi che invadono i sensi, la tastiera e il basso di Stefanos Manousis sono estasianti e vertiginosi, con la batteria di Konstantinos Athanasopoulos a dare vivacità, allegria e senso di corsa verso quel poco entusiasmo che ci è rimasto da vivere.
Soul Can Wait
Dopo i tre singoli ecco arrivare questa canzone: Adorable, Cathrine Wheel e Swerdriver appaiono mescolati, festosi nella complessità sonora, più che in quella ritmica, della canzone. Un gioiello dalla pelle colorata di Pop.
Al minuto due e quarantacinque il brano si arresta: è la chitarra a continuarlo mostrando tutto il suo candore moderno, fascio di luce meravigliosa, che trascina la band nel finale con lo splendido cantato di Vana.
More Than a Lover
L’inizio Indie anni 90 già conquista e poi tutto si apre quando arriva il cantato e le chitarre diventano più obese e carnali. Come se gli Slowdive si togliessero il cappotto e volassero in alto nel ritornello, dando alla canzone quel senso di completezza che la rende perfetta. Seducente è vedere lo Shoegaze tout-court dalla parte che invece sembra più leggera: un viaggio tra stili che dà al brano il respiro del vento.
Moan of the Thunder
Liberata l’anima dalle prigioni mentali, ecco che si ritrova scevra da ogni difficoltà: questo brano è esemplare di tutto ciò, perché ci ritroviamo con una melodia che libera la pesantezza del mondo e Vana dimostra tutto il suo talento con un cantato che è un sorriso malinconico che abbandona la paura di vivere. E se la leggenda narra che gli Shoegazer hanno sempre la testa bassa, basta ascoltare questa canzone: si può fare dolce rumore anche guardando gli arcobaleni.
Diamonds
Il Maestro ritmo torna per creare nuove esplosioni: ci ritroviamo in una danza che è onirica e sensuale, su territori eterei e remoti, chitarra basso e batteria sono impetuosi, generosi, mentre il cantato è una poesia che sembra provenire da una cometa.
Il suono mellifluo pare uscire da un alveare educato e gentile. Meraviglia in generoso essere.
I Wish I Was The Fire
Gli U2 sembrano aprire le danze e poi si mette a fuoco l’evidente capacità della formazione greca di saper navigare nelle possibilità di affreschi sonori che lievitano costantemente.
Con l’impronta di una gazzella veloce che sa come tenere il pathos ad alte quote, la canzone è capace di presentare l’aura gioiosa e magnetica con il drumming ed il basso che definiscono i confini di una intensità clamorosa.
Shiver
Tensione e romanticismo si mostrano nell’iniziale pianoforte e con l’arrivo della chitarra tutto si fa più complesso: non è facile sostenere la bellezza che non necessita di fragore per essere tale.
Poi è un cristallo che corre forsennato, che provoca uno stordimento siderale: le chitarre si fanno veementi, ma tenute sapientemente più indietro. Le evidenti pulsioni elettriche si connettono con folgorazioni melodiche maestose.
Stardust
La “Catch the Breeze” degli anni 2020 arriva alla fine dell’album: il rimando si riferisce solo all’inizio del brano, con tutte le dovute cautele nel riferimento.
Perché poi le vibrazioni si spostano, annettendosi ad altri odori e colori.
Una chiusura che mostra un evidente affresco in movimento angelico, con la perfezione melodica che esce da chitarre ancora in strepitoso stato di grazia.
Chili di generosa inquietudine e struggimento si appiccicano alla tempia.
E la band prende sotto braccio il desiderio di suonare una sinfonia che porta le lacrime a saltare tra lo scampanellio di chitarre emozionanti.
Un eccezionale debutto rende evidente che album come questo sono la poesia che sopravvive alla bruttezza. Straordinario!
Alex Dematteis
Musicshockworld
18 Marzo 2022
Wanderlust will be released by Shelflife (Us)
and Make Me Happy Records (Greece) in a 12” LP.
https://sugar-for-the-pill.bandcamp.com/album/wanderlust
https://open.spotify.com/album/7uG92ZPgm55BueIhF3AVCc?si=Kjcu7tBGReCSYqU3QExCjA
https://music.apple.com/gb/album/wanderlust/1608450155