sabato 8 luglio 2023

La mia Recensione: Talèa - Aura

Talèa - Aura


La luce entra dove il buio necessita di conoscere il proprio confine, nell’ampio gioco di un riverbero emotivo che non conosce sosta. La giovinezza negozia spesso con la maturità per generare chiarezza e utilizzare la forza, affinché tutto possa convivere in una energica esistenza. Talèa è qui a dimostrarlo, con le sue radici lombarde che, scendendo sino nelle calde Marche, combina un grosso guaio mettendoci in difficoltà: ovunque vada si porta dietro una scia di idee ossigenate da un talento inconfutabile, obbligando il nostro respiro a conoscere l’apnea oceanica, quella che dilata i polmoni sino al più profondo degli abissi. Matura, titubante, poi spavalda ma sempre rispettosa, compie un esordio a lunga distanza “senza sprecare il fiato”: le cose che ha da dire fluttuano nell’acqua trascinando il nostro ascolto in un tempio che si fa obbligatoriamente attento e profondo, in quanto ciò che vediamo argomentato non conosce il presupposto dell’effimero, del disimpegno. Anzi, è l’opposto, facendo di queste composizioni un acido che accarezza la testa, quella che sa produrre ferite e dolori, incomprensioni, necessità improvvise e disagi infiniti. Sorprendono i moti lenti, circondati da petali Trip-Pop inframezzati da liquidi elettrici che sintetizzano ma al contempo esplorano le possibilità di un piccolo team di autori e collaboratori, tutti intenti a cristallizzare le intenzioni di questa dotata artista che, annegando prima, emergendo poi nel corso di giorni in transito tra Barcellona e il Nord-Est italico, sfodera brani come frecce alchemiche, compatte, per permettere al tutto di divenire un lavoro proiettato tra le scie del cielo dei nostri incanti. Passeggia nella sua maturità, affrontando un percorso che per molti (forse anche per lei stessa) è un vero e proprio concept album. Così non è per il Vecchio Scriba, che chiede scusa in anticipo, ma esistono altre verità che non si possono mettere a tacere…


Partendo, sicuramente, da una condizione particolare come quella che lei sta vivendo (purtroppo) da ben cinque anni, in questo esercizio artistico quella situazione diventa un ventaglio sonoro e lirico che ossigena il perimetro del suo cranio che, grazie a queste canzoni, trova luce, il giusto calore, tutto messo a fuoco senza fastidi né dolori perché questa donna ha sviluppato anticorpi che durano almeno per il tempo dell’ascolto di questo brivido solare: mi pare quasi un geniale miracolo, il motivo per abbracciarla con orgoglio. Unitasi all’istrione dal fare anarchico (musicalmente parlando) Flavio Ferri, i due hanno visto i lori talenti diventare mani laboriose, unte di saggezza e coraggio, entrando nel disagio di una curva impervia, piena di tossine che  hanno disintegrato per far uscire una dolcezza che sfiora la maturità, al fine di lasciarla avanzare, felice, nei solchi di queste composizioni che conoscono la perfezione…


Sintomi, nervi balbettanti, sconnessioni, assiomi, scintille, implosioni, cadenze oblique: tutto ciò è  presente in quello stato davvero difficoltoso che è l’Aura, che ancora oggi, misteriosamente, non riesce a trovare il giusto e doveroso supporto che sia in grado di farla cadere nel vuoto e fuggire via. Cecilia, onestamente, prende il coraggio di una matita, disegna parole, si congiunge alle stelle, scrive brevi storie, immergendosi all’inizio nel mare di questa situazione ostile, nuotandoci dentro con estrema disinvoltura per, almeno nelle canzoni, separarsi da essa e vincere minuti di serena concentrazione al fine di generare un progetto artistico che circonda ogni cosa come una bolla piena di zucchero. Con Flavio la musica diviene un laboratorio sperimentale, il pop bacia l’approfondimento, come sentieri vitali in esplorazione, all’interno della natura umana e quella fisica, in un duetto di sguardi che producono emozioni e riflessioni come una brillante pioggia primaverile. Fresco, leggero, ostinato con beats post-moderni che non disdegnano di dare all’armonia e alla melodia il doveroso spazio, l’album, sapientemente, esplora per poi sviluppare un umore che possiede sapientemente la stessa caratteristica del lino: conserva l’umidità per prosciugare il troppo caldo dato dal dolore, rivelando la magia di cui è pregno, lasciando la sensazione che un ascolto simile vada portato all’eccesso; buttare via la matura convinzione di ascoltare poco ciò che si adora qui diventa una bestemmia, poiché il nutrimento è il primo antidoto contro musiche imbalsamate e prive di un'aureola che illumini e ossigeni i pensieri. I testi, scavando, scivolano via, nel luogo del mistero che lei trattiene in un’ugola benedetta dalla grazia e dallo studio. Improvvisa nella giusta misura, l’istinto è un pretesto con un piccolo spago attorno, perché l’artista, convintamente, dà alla misura una forma arcaica, come se provenisse da un respiro dell’antica Grecia, che vivendo nella modernità stabilisce un patto di coerenza umana e artistica. Malgrado alcuni argomenti trattati, si ha sempre la piacevole impressione che nessuna porta venga sbattuta, che nessun nervosismo (che peraltro sarebbe legittimo vista la sua situazione) si impossessi del suo tratteggio artistico. Dialoga continuamente nel suo tempo abbracciando il nostro, come un inchino che invita alla vicinanza, per sostenere il bisogno di un contatto. Talèa è un beneficio, un orgoglio, una gioia che dobbiamo tenere all’interno di un abbraccio perennemente aperto: per non subire l’ascolto, per renderle sempre evidente il nostro grazie, per nutrire il suo futuro perché dopo questo lavoro  il cielo le sorride, invitandola a non fermare la sua grazia. 

È tempo di lasciare da una parte i nostri egoismi e di tuffarci nel suo misterioso labirinto pieno di luccichii e grandi virtù, di visitarli tutti e gioire con il suo battito…


Song by Song


1 - Tempie


Un tempio dentro il tempo, una scopa che alza detriti e configura l’andazzo di un non sapere che sembra sgretolarsi da una mente ferita. L’album comincia con un temporale lento, a due fasi, un polo positivo e uno negativo che gravitano, in una serena alleanza, nei meandri musicali di suggestioni elettroniche che battezzano il cantato di Talèa all’interno di un fascio lunare, dove la parte semiacustica e quella elettronica stazionano in un pianeta che apre i cancelli.


2 - Vetri


L’inizio ci porta dentro i primi anni Novanta, nei momenti lucenti della colonna sonora di Trainspotting con gli Underworld e la loro Born Slippy, per poi direzionarsi, come fasci italici di grande energia, verso un cantato perfettamente equilibrato, con un mantra che scava nella nostra mente per inchiodarla dolcemente. Si trova l’acqua di un talento purissimo mentre, cercando se stesso, illumina i pochi essenziali accordi per trasformare la semplicità in una complessa forma artistica. I ritmi conoscono lo stop and go, come momenti di riflessione, un riassestare gli equilibri e generare moti benefici di energia pulsante.


3 - Stencil


Raffaella Destefano (Madreblu) e Cristina Donà guardano questa talentuosa artista manifestare la sua dimestichezza con il cantato mediante l’ottimo uso degli accenti (quasi fosse anglosassone nel dna), per produrre un generoso volo all’interno di uno più breve, composto di 163 secondi, ma tutti pieni di un nerbo che spinge il sogno a rassegnarsi innanzi alla saggezza di un testo che ci porta, con un fluido sonoro completamente avvolto a esso, nel mare di uno spirito che dona magici sentieri illuminanti. Quando le parole squarciano la mente senza essere urlate…


4 - Rovesciamenti


Il primo EP di Talèa manifestava, tra le tante cose, l’amore nei confronti della lingua inglese. In questo brano abbiamo piccoli ma decisivi accenni, che lasciano lo spazio necessario per raccontare effetti e luci che offuscano la mente. Come se i Morcheeba avessero adottato Cecilia e Flavio, tutto conosce un percorso all’interno di un imbuto nevrotico ma calmato, magnificamente, da parole che sanno chiedere, spingersi dentro le volontà per consegnarci una canzone piena di pathos. 


5 - Ombre


Respiri, riverberi, il solletico delle ombre acclimatate con la dolcezza, prendono spazio all’interno di satelliti di cemento, per un seduttivo pensiero che, grazie al registro alto della voce di Cecilia, porta le parole nello scheletro magnifico di una musica precisa nel suo minimalismo elettronico, concedendo alla melodia di ricordarci i fasti degli anni Sessanta, imbevuti di beats e fluide propensioni sonore. Un gioiello che merita la luce…


6 - Sconnessi


Ci sono dita che arrivano dopo la manifesta qualità di una modalità che frana nel petto per bagnarci i battiti. Sono quelle di Antonio Aiazzi, il Principe che si fa ancora più capace di anestetizzare il caos moderno con una melodia che profuma di antico. Si scende nelle corsie adultere del coraggio della verità che qui affronta diversi “nemici”, che rimangono ignari, probabilmente, dell’alto contenuto di un testo che spruzza fasci di luce davanti allo smarrimento e al senso della perdita. Il pianoforte viene raggiunto da un comparto di suoni, beats, ritmi sincopati, in un dolce frastuono che alla fine ammanta e consola. La voce di questa artista in questo frangente si fa adulta, con le lacrime che la lasciano libera di produrre un esercizio veritiero di abilità struggenti, lasciandoci ansimanti. Se esiste un concept album, è proprio in questi minuti che genera in noi la necessità di abbracciare la parte umana di questa donna che bacia le lacrime nostre, per fare di noi corpi in assoluta necessità di ascoltare questo brano per ore e ore…


7 - Vuota


La mano di Flavio Ferri evidenzia la sua maturità e professionalità, mentre Talèa danza con il cantato nei canali di una pioggia che porta una storia intrisa di passione e mistero. Il Pop trova la capacità di essere calmo e sinuoso, con Bristol che consegna ai musici un appoggio. La linea melodica è un volo lento nella nebbia di una domanda che si approccia alla risposta come un punto di sospensione… Letale, chirurgica, lieve, rotola dentro per dare modo alla nostra riflessione di trovare le giuste redini…


8 - Spigoli


Spesso il dolore è un urlo, un guaire, uno sbirciare nella complessità di un processo nevrotico. Talèa qui rivoluziona le cose, dà un senso geometrico al tutto, beneficiando lei stessa per prima di questa lava calda al punto giusto, che poi annette una chitarra semiacustica che disegna un giro su cui lei danza sottovoce, liberando l’armonia di parole con il faro di un porto che la ringrazia per avere “la stoffa di un vestito” che ci fa indossare l’intimità dei suoi pensieri…


9 - Caleido


Il Vecchio Scriba scivola dentro una implosione con le luci soffuse, dentro il cratere di un brano che pare in grado di abbracciare la storia musicale italiana nei confronti della quale molti sembrano mostrare disinteresse. Ci si commuove nei tagli di parole che sembrano uscite da una forbice, facendo cadere quelle inutili, mentre la musica è un palcoscenico luminoso secco ed essenziale, generoso in quanto attrae la colonna di vocaboli che suggeriscono affetto e un profondo lavoro introspettivo. Archi sintetici che sembrano reali, una voce che pare una favola sonora dalla pelle morbida, ma il risultato è quello di un ascolto che finisce all’interno di uno smottamento più che mai vitale. Si può solo ringraziare l’arte se la realtà diventa una miccia che rischiara il vero che necessita di un sostegno…


10 - Amandoti 


Sarà stravolta, come qualcuno afferma, la canzone originale dei CCCP Fedeli Alla Linea, ma forse anche per questo motivo credo che l’approccio verso questo gioiello debba essere maturo e disponibile per intendere per davvero ciò che accade con questa cover. Alla luce di quanto si è potuto ascoltare sino a qui, questa versione è una benedizione, una preghiera che trova “ragion d’essere”, in quanto rivela la necessità di amore innanzi a un essere che si trova all’improvviso all’interno di un temporale senza soste. Una mescolanza acustica, mediterranea, quasi latina prima e araba poi, per disegnare la corsia di una nave musicale dentro il mediterraneo, con la presenza di un amore che è molto di più di una consolazione. La voce si fa in grado di visitare il sud dell’Italia, con giochi di prestigio, come se fosse illuminata da una giornata di sole mentre nella mente piove il bisogno di affetto. Talèa si mette uno scialle, un ventaglio, e conduce le parole di Giovanni Lindo Ferretti verso il porto di una città che applaude il suo tentativo di ringraziare questo famoso brano che qui consente a ognuno di noi di andare oltre il conosciuto. Forse il senso sarà cambiato come afferma qualcuno, ma non è detto che sia peggiorato. Anzi. C’è un arcobaleno triste che cerca una spiaggia dentro la voce di Cecilia e basta questa emozione per godere di questo omaggio…


11 Bianco


La conclusione di questo gioiello è affidata a un respiro parlante, una visita dell’anima sapientemente paziente per poi divenire trascinante con vapori musicali che si spingono sino nei pressi di un thriller sonoro, per poi tacitare il fuoco e concedere una strofa che supporta la timidezza e l’attesa. Ne consegue un fruttuoso esercizio di frastuoni e tensioni che producono il sorriso del mare, colorando di bianca schiuma l’alito di una canzone che profuma il sole.


Un’esibizione di stile conclude l’album, chiudendo il cammino ma non la finestra del cielo dal quale abbiamo potuto vedere il disco italiano dell’anno del 2023 per il Vecchio Scriba. Perché da queste undici composizioni è nato il nostro rispetto umano e artistico per chi ha dipinto la tavolozza sperimentale di una probabile difficoltà di percorso in un geniale disegno dove l’amore, il lavoro, l’empatia, la sincerità hanno attraversato il nostro bisogno di autentica dipendenza dalla classe di questa artista. Per ringraziare la quale abbiamo in nostro possesso soltanto l’inchino…


Album Italiano dell'anno 2023 per Musicshockworld


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

8 Luglio 2023



https://open.spotify.com/album/0J0dPruzvugDSWyRpeXN30?si=rFyaMvBMRhGwX7uc2GYPsQ







venerdì 7 luglio 2023

My Review: Lital Hagayan - When Words Been Said

Lital Hagayan - When Words Been Said


In the worlds of whispering, of vocals, of compressed and compromised silence, Lital gives them a face, like a projection of images on a wall, becoming an exercise of rare beauty and great depth. 

A woman, a fairy in her vocal dives, a siren in her sounds that caress the wind of her Tel Aviv, resists even though there are many opposing forces, and gives us an atmospheric piece, a skiing through the clouds in the density of an arpeggio that arrives like an intense sound swarm, only to free its wings with a Dreampop climate that succeeds in making the words of a being with her feet on the ground more sustainable, in a condition, therefore, to recognise the obstacles of living. And everything feels like a trip down memory lane with the will to convince the present that everything is still possible. A song that knows how to capture the need for acceptance, scattering petals of serenity where you would not imagine it. Subtle, slow, the musical composition thrives on the skilful contact between the verse and the refrain: one always flies, but the routes change, the paths of light rise and one dreams as one listens to Lital sing in a manner perfectly connected to her sensitivity. Like the entrance to a mature adult consciousness, the Israeli composer shows us rays of the future, in which memory and desires establish a sense of actuality. This is what the music does: a flexible scale between the acoustic side of the soul and the electric side of the mind, to bring to our hearts the benefit of a listening that is not only pleasant but above all useful in scattering, within our curiosity, the certainty of finding in this track a gentle quiver, a bearer of tranquillity. 

Seventh track of an album that will open the mouths and consents of many, When Words Been Said is the sunflower dust in the streets of its city, to give the sight of our thoughts a bench to sit on and meet a soft windy day...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7th July 2023


https://litalhagayan.bandcamp.com/track/when-words-been-said






La mia Recensione: Lital Hagayan - When Words Been Said

Lital Hagayan - When Words Been Said


Nei mondi del sussurro, del vociare, del silenzio ormai compresso e compromesso, Lital dà loro un volto, come una proiezione di immagini su un muro, diventando un esercizio di rara bellezza e di grande profondità. 

Una donna, fata nei suoi tuffi vocali, sirena nei suoi suoni che accarezzano il vento della sua Tel Aviv, resiste sebbene siano molte le forze contrarie, e ci dona un brano atmosferico, uno sciare tra le nuvole nella densità di un arpeggio che arriva come uno sciame sonoro intenso, per poi liberare le ali con un clima Dreampop che riesce a rendere più sostenibili le parole di un essere con i piedi per terra, in condizione, quindi, di riconoscere gli ostacoli del vivere. E tutto sembra un viaggio nella memoria con la volontà di convincere il presente che tutto è ancora possibile. Una canzone che sa cogliere il bisogno di accoglienza, spargendo petali di serenità laddove non lo immagineresti. Sottile, lenta, la composizione musicale vive del sapiente contatto tra la strofa e il ritornello: si vola sempre, ma cambiano le rotte, si alzano i sentieri di luce e si sogna mentre si ascolta Lital cantare in una modalità perfettamente connessa alla sua sensibilità. Come l’ingresso verso una coscienza adulta e matura, la compositrice Israeliana ci mostra raggi di futuro, in cui la memoria e i desideri stabiliscono il senso della attualità. Così fa la musica: una scala flessibile tra il lato acustico dell’anima e quella elettrica della mente, per portare ai nostri cuori il beneficio di un ascolto non solo piacevole ma soprattutto utile a sparpagliare, dentro la curiosità, la certezza di trovare in questo brano un fremito dolce, un portatore di quiete. 

Settima traccia di un album che spalancherà le bocche e i consensi di molti, When Words Been Said è la polvere di girasoli nelle strade della sua città, per dare alla vista dei nostri pensieri una panchina dove sedersi e incontrare un soffice giorno di vento…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7  Luglio 2023


https://litalhagayan.bandcamp.com/track/when-words-been-said




My Review: Diesein - Even the best are the worst

Diesein - Even the best are the worst


Who are the best at making electropop a matter of discipline, elevating it to a form of culture? The Germans, did you doubt it?

Here, in these very grooves, we can celebrate the beauty of the sax accompanying the electronic feathers, in a design of warm and sensual dance in which musical decades take stock. There is balancing to be done, mechanisms to be registered, a melodic strategy to be determined that never ceases to tease. The Diesein are completely unknown masters and this angers the old scribe not a little: stick to these frequencies, history is written by those who have not won and they are the emblem of this. Their hands use a skilful ladle, ingredients are thrown into the pot that also includes drops of synthpop held at bay with balance. The drum machine's work is perfectly aligned with that of a bass guitar that is extreme in its simplicity and allows the synths to dominate the scene without being ridiculed. You keep Depeche Mode that scribe right now, with these very songs, we know that beauty doesn't reach the masses and fanaticism...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7th July 2023


https://diesein.bandcamp.com/album/even-the-best-are-the-worst








My Review: Uhrisavu - Sydänyö

Uhrisavu - Sydänyö


Let's take a poet without a compass, lost in the marasmus of his art, and let him listen to this album by the prodigious band Finnica: it will surely come out a treatise on beauty that seeks a party full of vodka to celebrate the perdition of the senses. The band's singles are all placed in a room together, amidst bounces of anguish and contemplation, in a sound plane that induces introspection.

Eight tracks, eight visual observations of the oscillations of these temporal crystals, a methodical study that demonstrates the manifest superiority of the Finnish guys, in an act that disciplines matter. Every single song becomes an encyclopaedia, the whole structures the consciousness towards roaring applause. 

A good example is the majestic Astumme yhdessä pimeään, a fast-paced Coldwave molecular genocide that demonstrates their alliance with perfection.

Well, now it's your turn: dress yourself in patience and curiosity and you will have a park of icy beauty within you...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7th July 2023


https://uhrisavu.bandcamp.com/album/syd-ny








La mia Recensione: Uhrisavu - Sydänyö

Uhrisavu - Sydänyö


Prendiamo un poeta senza bussola, perso nel marasma della sua arte, e facciamogli ascoltare questo album della prodigiosa band Finnica: ne uscirà sicuramente un trattato sulla bellezza che cerca una festa piena di vodka per celebrare la perdizione dei sensi. I singoli del gruppo vengono messi in condizione di stare tutti insieme in una stanza, tra rimbalzi di angoscia e contemplazione, in un piano sonoro che induce all'introspezione.

Otto tracce, otto osservazioni visive delle oscillazioni di questi cristalli temporali, uno studio metodico che dimostra la manifesta superiorità dei ragazzi Finlandesi, in un atto che disciplina la materia. Ogni singola canzone diventa un'enciclopedia, l’insieme struttura la coscienza verso l’applauso scrosciante. 

Valga come esempio la maestosa Astumme yhdessä pimeään, un veloce genocidio molecolare Coldwave che dimostra la loro alleanza con la perfezione.

Bene, ora tocca a voi: vestitevi di pazienza e di curiosità e avrete dentro di voi un parco di gelida bellezza…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7 Luglio 2023


https://uhrisavu.bandcamp.com/album/syd-ny







La mia Recensione: Diesein - Even the best are the worst

Diesein - Even the best are the worst


Chi sono i migliori a fare dell’electropop una questione di disciplina, elevandola a una forma di cultura? I tedeschi, avevate dei dubbi?

Qui, proprio in questi solchi possiamo celebrare la bellezza del sax che accompagna le piume elettroniche, in un disegno di calda e sensuale danza nella quale le decadi musicali si danno appuntamento per fare il punto della situazione. C’è da equilibrare, registrare i meccanismi, determinare una strategia melodica che non smetta di stuzzicare. I Diesein sono maestri del tutto sconosciuti e questo fa arrabbiare non poco il vecchio scriba: state appiccicati a queste frequenze, la storia la scrive chi non ha vinto e loro ne sono l’emblema. Le loro mani usano un mestolo sapiente, gli ingredienti vengono buttati nel pentolone che comprende anche gocce di synthpop tenuto a bada con equilibrio. Il lavoro della drum machine è perfettamente allineato a quello di un basso estremo nella sua semplicità e che permette ai synth di dominare la scena senza essere ridicolizzati. Voi tenetevi i Depeche Mode che lo scriba proprio ora, proprio con queste canzoni, sa che la bellezza non arriva alla massa e al fanatismo…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

7 Luglio 2023


https://diesein.bandcamp.com/album/even-the-best-are-the-worst










La mia Recensione: Midas Fall - Cold Waves Divide Us

  Midas Fall - Cold Waves Divide Us La corsia dell’eleganza ha nei sogni uno spazio ragguardevole, un pullulare di frammenti integri che app...