mercoledì 15 marzo 2023

My Review: Chemical Waves - Trapped In The Past

 Chemical Waves - Trapped In The Past


Marco Cattani is always in the adoration of the old scribe: the Roman artist continues to churn out music that smells of his hometown (the same, birthplace of the writer), always deliberately scouring territories far from the Italian capital. His latest Hamletic raid has just been released, its labyrinth even more covered in sand, like music that lives in the catacombs and with modern chromosomes, ignited by immensely decadent but never heavy flashes. His Darkwave is never by the book, but rather capable of walking the steep streets of that Coldwave that Rome has yet to scour well. The synths often command operations, with guitar drops being constantly held by the hand by a truly remarkable wisdom: never abundance for the sake of display, for a well-balanced whole with an effective and well-calibrated balance.

Let's avoid comparisons, let's go further and let every prejudice or desire to be masters be absent: let's sit down, get up and dance, with notepad always in hand, there is much to learn with this album.

What about Post-Punk, here whipped, made obedient and a servant of the cause? A resounding fact that is especially evident in the tracks where Marco sees collaborators, guests, new blood to enliven his talent, diversifying and adding to achieve truly intense planes of beauty. 

One feels the need to make the grey colour melodic, to shake up the black and to sniff the dust in the air of the intelligence of this composer endowed with great sensitivity and a musical culture that is highlighted by the solutions he adopts throughout the nine tracks: whether instrumental or sung, there is always the certainty of being inside precise studies, electric cables and transistors tuned on the planet of enchantment, with a dreamy and slightly melancholic gaze.

Excellent, lightning-fast will be your adoration and you will forever thank this artist for his generosity...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

15th March 2023


https://chemicalwaves.bandcamp.com/album/trapped-in-the-past







La mia Recensione: Chemical Waves - Trapped In The Past

 Chemical Waves - Trapped In The Past


Marco Cattani è sempre nell’adorazione del vecchio scriba: l’artista romano continua a sfornare musica che profuma della sua città (la stessa, natale, dello scrivente), sempre volutamente in grado di perlustrare territori distanti dalla capitale italiana. È appena uscito l’ultima sua scorribanda amletica, il suo labirinto si è fatto ancora più coperto dalla sabbia, come musica che vive nelle catacombe e con i cromosomi moderni, accesi da guizzi immensamente decadenti ma mai pesanti. La sua Darkwave non è mai di ordinanza, bensì capace di camminare tra le vie scoscese di quella Coldwave che a Roma ancora non hanno perlustrato bene. I synth comandano spesso le operazioni, con gocce di chitarra a essere costantemente tenute per mano da una saggezza davvero notevole: mai abbondanza per il piacere di mostrare, per un tutto equilibrato con una bilancia efficace e ben tarata.

Si evitino paragoni, si vada oltre e si faccia assentare ogni pregiudizio o volontà di fare i maestri: sediamoci, alziamoci poi e balliamo, con il bloc notes sempre in mano, c’è tanto da imparare con questo album.

Che dire poi del Post-Punk, qui frustato, reso obbediente e servo della causa? Un fatto clamoroso che appare evidente soprattutto nei brani dove Marco vede collaboratori, ospiti, nuova linfa a rendere acceso il suo talento, diversificando e aggiungendo per poter raggiungere piani di bellezza davvero intensi. 

Si sente il bisogno di rendere melodico il color grigio, di scuotere il nero e di annusare i pulviscoli nell’aria dell’intelligenza di questo compositore dotato di grande sensibilità e da una cultura musicale che è evidenziata dalle soluzioni da lui adottate lungo tutte le nove scie: che siano strumentali o cantate esiste sempre la certezza di trovarsi dentro studi precisi, cavi elettrici e transistor accordati sul pianeta dell’incanto, con lo sguardo sognante e leggermente malinconico.

Eccellente, fulminea sarà la vostra adorazione e ringrazierete per sempre questo artista per la sua generosità…


Alex Dematteis 

Musicshockworld

Salford

15 Marzo 2023


https://chemicalwaves.bandcamp.com/album/trapped-in-the-past







La mia Recensione: Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP

 Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP


Il vecchio scriba adora Pete Burns: un veicolo di tensioni necessarie, il fedele suddito del Dio della bellezza sporca, il magnete che sviluppa la più dolce delle dipendenze.

Con lui si è sempre in attesa, come fatto primario, delle sue composizioni, per poter assaggiare il lato cittadino del vivere, dato dalla scia di acute osservazioni che sa trasformare in cupe danze.

Con l’EP The Sex Tape Sessions eccoci a godere della voce di Veronica Stich, come sempre la domatrice, che sa governare e plasmare gli istinti per trasformarli in atti di ardori incommensurabili. Lei e Pete stabiliscono un piano di attacco e prendono il mondo degli amplessi, delle frustrazioni, del contatto fisico, del registro delle emozioni e lo gettano in un riff elettronico che ha il compito di essere il loop magistrale sul quale la voce diventa un battitore libero, tra il cantato sensuale e dolcemente immalinconito e l’atto dell’inspirazione saggiamente perversa, che guida i nostri pensieri in un ballo sfrenato che, come da copione, ci trasforma in animali semoventi.

Ci troviamo così in una dark electro capace di suggestioni, una calamita che chiama a sé, in modo davvero attraente (non poteva essere diversamente), un filo con molecole ebm e un altro pregno di un synthpop lieve ma concreto. Si celebri un capriccio delizioso: un pensiero minimalista dentro una robotica sequenza che induce all’abbandono di ogni volontà, lasciandoci come unica possibilità quella di essere corpi in movimento alla ricerca di un contatto fisico, che probabilmente sarà all’interno di giochi mentali gotici.

I due creano una dolce e malata perversione: si entra in un ascolto continuo e tutto scompare, mentre davanti ai nostri occhi si installano immagini provocanti, nelle quali la canzone si tuffa per stabilire un contatto intenso. 

Abbiamo modo di ascoltare la complessità di creazioni che vestono i generi cercando di immergerli in un bagno che li renda perfettamente funzionanti, eterogenei, indipendenti e al contempo in grado di vivere insieme. Veronica e Pete si dividono i compiti, costruendo un muro elettronico che rende la musica un continente di suoni e di flussi in costante perlustrazione, con il compito di esaltare il trinomio Musica - Voce - Clima, riuscendo a far arrivare un’onda continua di meccaniche oliate e verificate. Ci si ritrova con pulsioni vertiginose: uno stordimento che la coppia artistica sa come procurare, senza sbavature. 

The Sinner è una collina erotica che cola con il suo andamento robotico fluorescente, con tracce di Ebm che pare arrivino dall’abbraccio ipotetico di Londra con Edimburgo nel finire del decennio scorso: amletica, conquista senza avere opposizioni. 

Il brano che dà il titolo all’EP presenta due versioni: gemelle dalla pelle diversa, entrambe in grado di scatenare una rissa orgasmatica dei sensi, perché è un diluvio di nubi sulle dance hall, un precipitare dentro il mistero della fisicità che parla con la mente. La versione Remix potrebbe essere la colonna sonora di un viaggio spaziale, dove tutto si fa assordante in un modo ineccepibile. 

Death Kiss è il trionfo: i generi musicali si buttano nella voce di Veronica ed è un mulino a vento, di forma sintetica, che ammalia e spinge la danza a farsi robusta, con un piano melodico dato dalle sue corde vocali, che si combinano perfettamente alla musica: due suicidi che fanno vivere emozioni accattivanti. Il Synthpop e la Dark Electro vengono uniti senza creare stupide gelosie, ed e delirio, ed è trionfo.

Con Resist la perfezione si legge, si ascolta, si vede, come un temporale elettronico che cerca poesia e la trova: schegge di Darkwave avanzano con lampi e bagliori che illuminano questo incanto che oltrepassa il cielo. Sul finire un synth pare voler far accomodare la Coldwave e si cede innanzi alla perfezione.


Concludendo: questo lavoro è un sublime trattato di elettrodi Dark Electro che accendono la luce del mistero: la voce di Veronica è una pellicola di seta che aspira l’aria, mentre l’onda musicale è in grado di portarci nella Germania degli anni ’80 e ’90, quando sbaragliava la concorrenza. E di proseguire la sua ricerca e la sua consequenziale consapevolezza che questa alleanza artistica abbia trovato l’oro nel buio dell’infinito…


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
15 Marzo 2023

L'EP uscirà il 17 di Marzo 2023




My Review: Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP

 Kill Shelter & Death Loves Veronica - The Sex Tape Sessions EP


The old scribe adores Pete Burns: a vehicle of necessary tension, the faithful subject of the God of dirty beauty, the magnet that develops the sweetest of addictions.

With him one is always waiting, as a primary fact, for his compositions, to be able to taste the city side of living, given by the wake of acute observations that he can transform into sombre dances.

With the EP The Sex Tape Sessions, we enjoy the voice of Veronica Stich, as always the tamer, who knows how to govern and mould instincts into acts of immeasurable ardour. She and Pete establish a plan of attack and take the world of complexities, frustrations, physical contact, the register of emotions and throw it into an electronic riff that has the task of being the masterful loop on which the voice becomes a free beater, between the sensual and sweetly woozy singing and the act of inhaling wickedly, guiding our thoughts in a wild dance that, as per script, turns us into self-propelled animals.

Thus we find ourselves in a dark electro capable of suggestion, a magnet that calls to itself, in a truly attractive way (it could not be otherwise), one strand with ebm molecules and another filled with a light but concrete synthpop. A delightful whimsy is celebrated: a minimalist thought within a robotic sequence that induces the abandonment of all will, leaving us as the only possibility to be bodies in motion in search of a physical contact, which will probably be within gothic mind games.

The two create a sweet and sick perversion: we enter into a continuous listening and everything disappears, while in front of our eyes provocative images are installed, in which the song dives to establish an intense contact. We get to listen to the complexity of creations that dress up genres by trying to immerse them in a bath that makes them perfectly functional, heterogeneous, independent and at the same time able to live together. Veronica and Pete share the tasks, building an electronic wall that makes the music a continent of sounds and flows in constant patrol, with the task of enhancing the Music-Voice-Climate trinomial, succeeding in delivering a continuous wave of oiled and verified mechanics. One finds oneself with vertiginous impulses: a stunner that the artistic couple knows how to procure, without smearing. 

The Sinner is an erotic hill dripping with fluorescent robotics, with traces of Ebm that seem to come from London's hypothetical embrace with Edinburgh at the end of the last decade: Hamletic, conquering without opposition. 

The EP's title track features two versions: twins with different skins, both capable of triggering an orgasmic brawl of the senses, for it is a deluge of clouds over dance halls, a plunge into the mystery of physicality that speaks to the mind. The Remix version could be the soundtrack to a space voyage, where everything becomes deafening in an unexceptionable way. 

Death Kiss it is a triumph: musical genres are thrown into Veronica's voice and it is a windmill, synthetic in form, that bewitches and drives the dance to become robust, with a melodic piano provided by her vocal chords, which combine perfectly with the music: two suicides that bring captivating emotions to life. Synthpop and Dark Electro are united without creating silly jealousies, and it is a triumph.

With Resist perfection is read, listened to, seen, like an electronic thunderstorm that seeks poetry and finds it: splinters of Darkwave advance with flashes and flashes that illuminate this enchantment that goes beyond the sky. At the end, a synth seems to want to make Coldwave sit up and give way to perfection.


In conclusion: this work is a sublime treatise of Dark Electro that illuminates the light of mystery: Veronica's voice is a silk film that sucks in the air, while the musical wave is able to take us back to the Germany of the 80s and 90s, when she was beating the competition. And to continue her quest and her consequential awareness that this artistic alliance has struck gold in the darkness of infinity...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

15th March 2023



The EP is no 17th March 2023


https://killshelter.bandcamp.com/album/the-sex-tape-sessions-ep




martedì 14 marzo 2023

La mia Recensione: Reitelaitis - Pavargom

 Reitelaitis - Pavargom


Un clamore esce dalla misteriosa terra Lituana, facendo sobbalzare la curiosità oltre le stelle: il progetto di un unico uomo che il vecchio scriba vorrebbe toccasse i cuori di moltitudini, in veloce progressione di quella abnegazione di fedeltà che contamina di gioia paludosa la volta celeste.

Straordinario insieme di sette brani, ruggiti gelidi e maligni, sostanzialmente in grado di far stralunare i pianeti: ci si ritrova innanzi a un miracolo pagano nel quale pulsa il battito di un cuore che atrofizza la bruttezza, per far suonare le campane al fine di festeggiare la nascita di un lavoro che può solamente veicolare lo scoppio del vuoto e condurre i pezzi dentro un'ampolla piena di classe e liquido elettrico, sbavante di morbida inquietudine. L’ipnosi calzante di questa elettronica coniugata alla Coldwave e al Post-Punk è l’ascesa di pensieri tristi che fanno vibrare, per poter annettere il vagabondaggio delle anime verso la prigione di una dipendenza che è prescritta dalla Dea della tristezza, quella che fa riflettere e non soffocare il respiro. Si balla con una artrosi mentale che fa schizzare il piacere verso le nuvole sotto i piedi: Pavargom miete vittime, conturba e sposta l’asse del piacere verso il pianto lento ma inesorabile, come una tragedia annunciata che tarda ad arrivare, ma poi è schianto dove si muore respirando ancora, anche dopo…

Come un robot pare non avere cuore, così è per la musica di Reitelaitis, ma tranquillizzatevi: dura pochi secondi, perché poi i fili, i transistor, le parti metalliche, gelide e aride, prendono la temperatura diventando sentimenti roventi.


Andiamo subito a sbattere la testa su questi pezzi di ghiaccio dal cuore caldo…


Song by Song


1 Laikui sustojus 


Si parte con un quasi Dark-Electro, una lenta espansione di synth che si sovrappongono come lamiere su un ghiacciaio sperduto, con il silenzio rotto dalla processione di questa meccanica marcia funerea.


2 Nori nenori


Scariche elettriche, il basso in zona Post-Punk, deciso e ribelle e grasso di terra profuga in grido sbilenco, la chitarra che fluttua sospetta, e la danza si fa obbligatoria, con la voce che semina mistero, rendendoci assorti, volando senza allegria mentre tutto si fa opprimente con melodica predisposizione.


3 Sunkus rytas


Probabilmente qui si esce dall’universo: la tristezza diventa un rito messianico, lento ma atroce, perché la canzone si scalda solo quando deve morire…

La linea vocale, piume di vetro in discesa libera, viene fermata dalla chitarra che rende il suono un burrone lento. Le strofe avanzano, come le lacrime, e la Darkwave e la Coldwave si stringono desolate, quindi felici e piene di se stesse, in questa meraviglia che il vocabolario non può definire: mancano le parole. Ed è mantra melanconico, la deflagrazione che ci rende piangenti, con la parte finale del brano che è un paio di mani che si stringono ai nostri fiati.


Už uždarytų durų 


Lo shock permane, ma vede questa canzone avanzare e schiaffeggiarci con i suoi synth che paiono uscire da una sinfonia elettrica con l’intenzione di dare lustro agli ’80 senza ferire, supplicando la chitarra e il basso di circondare il Post-Punk con una festa a base di pillole melodiche e sintetiche.


5 Saturnas


L’anima Industrial si presenta con la voglia di una elettronica feroce a tratti, con le sue scariche singole e poi, una volta che il basso prende spazio, è delirio ipnotico in rotazione, con sciami Synthwave a fare da supporto. 

La parte strumentale procede, copre tre decadi ed entra nella dance hall sino a quando la voce, come sgomento prezioso in turbolenza, marcia in modo robotico, colpendo il nostro delirio. Poi la danza si fa sfrenata e la lucidità si perde, nella gioiosa danza con le nuvole grigie.


6 Atlieka


Fottiamoci tutti: perdiamo la ragione, inutile volerla mantenere, qui siamo davvero inguaiati in quanto è un lento crocifiggere il bene, si diventa cattivi e feroci, con questa base granitica, una elettronica che arriva alla foce della Coldwave quasi furibonda, a due passi dall’Ebm. Non ha bisogno del cantato: ha tutte le grida assiderate nei suoi gelati transistor.



7 Išeitis


L’LP si conclude con un lento passo di Darkwave, con rimembranze Cure di Faith, ma il brano è più teatrale, più incline a far aprire i raggi di sole. Addirittura sembra una canzone che congeda la tristezza e pure noi e lancia scintille di Synth quasi come un sorriso per darci appuntamento per un futuro che vorremmo più prossimo possibile…


Un album semplicemente clamoroso: parola di un inebetito Vecchio Scriba…


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14 Marzo 2023


https://reitelaitis.bandcamp.com/album/pavargom







My Review: Reitelaitis - Pavargom

 Reitelaitis - Pavargom


A clamour emerges from the mysterious Lithuanian land, jolting curiosity beyond the stars: the project of a single man whom the old scribe would like to touch the hearts of multitudes, in rapid progression of that self-denial of loyalty that contaminates the celestial vault with swampy joy.

An extraordinary set of seven tracks, icy and malignant roars, substantially able to make the planets bewilder: one finds oneself before a pagan miracle in which the beating of a heart that atrophies ugliness pulses, to ring the bells in order to celebrate the birth of a work that can only convey the burst of emptiness and lead the pieces into an ampoule full of class and electric liquid, drooling with soft restlessness. The fitful hypnosis of this Coldwave and Post-Punk conjugated electronics is the rise of sad thoughts that make one vibrate, to be able to annex the wandering of souls towards the prison of an addiction that is prescribed by the Goddess of Sadness, the one that makes one think and not choke one's breath. One dances with a mental arthrosis that makes the pleasure splash towards the clouds beneath one's feet: Pavargom reaps victims, contorts and shifts the axis of pleasure towards slow but inexorable weeping, like an announced tragedy that is late in arriving, but then it is crashing where one dies still breathing, even afterwards...

Just as a robot seems to have no heart, so it is with Reitelaitis's music, but don't worry: it only lasts a few seconds, because then the wires, the transistors, the metal parts, cold and arid, take on a temperature of their own, becoming red-hot feelings.


Let's go right away and bang our heads on these warm-hearted pieces of ice....


Song by Song


1 Laikui sustojus 


It starts with an almost Dark-Electro, a slow expansion of synths overlapping like sheets on a remote glacier, with the silence broken by the procession of this mechanical funeral march.


2 Nori nenori


Electric discharges, the bass in the Post-Punk zone, assertive and rebellious and fat from refugee land in an unbalanced cry, the guitar floating suspiciously, and the dance becomes compulsory, with the voice that sows mystery, making us absorbed, flying without cheerfulness while everything becomes oppressive with melodic predisposition.


3 Sunkus rytas


Probably here we leave the universe: sadness becomes a messianic rite, slow but atrocious, because the song only warms up when it has to die...

The vocal line, feathers of glass descending freely, is stopped by the guitar that makes the sound a slow ravine. The stanzas advance, like tears, and Darkwave and Coldwave huddle desolate, then happy and full of themselves, in this wonder that vocabulary cannot define: words are missing. And it is melancholic mantra, the deflagration that makes us weep, with the final part of the track being a pair of hands clasping our horns.


4 Už uždarytų durų 


The shock lingers on, but sees this song move forward and slap us with its synths that seem to come out of an electric symphony with the intention of giving lustre to the 80s without hurting, begging the guitar and bass to surround Post-Punk with a feast of melodic and synthetic pills.


5 Saturnas


Industrial soul presents itself with the urge for fierce electronics at times, with its single blasts, and then, once the bass takes space, it's hypnotic delirium in rotation, with Synthwave swarms to back it up. 

The instrumental part proceeds, covers three decades and enters the dance hall until the voice, as precious dismay in turbulence, marches in robotic fashion, hitting our delirium. Then the dance becomes unrestrained and lucidity is lost, in the joyous dance with the grey clouds.


6 Atlieka


Let's all fuck off: let's lose our reason, it's useless to want to keep it, here we are really in trouble as it is a slow crucifixion of the good, we become vicious and ferocious, with this granitic base, an electronic that arrives at the mouth of the Coldwave almost furious, two steps away from Ebm. It doesn't need the vocal: it has all the screams frozen in its icy transistors.



7 Išeitis


The LP concludes with a slow darkwave pace, with Cure reminiscences of Faith, but the song is more theatrical, more prone to opening rays of sunshine. It even sounds like a song that bids farewell to the sadness and to us as well, and sends out sparks of synth almost like a smile to bid us farewell for a future we would like to see as soon as possible...


A simply sensational album: the word of an inebriated Old Scribe...


Alex Dematteis

Musicshockworld

Salford

14th March 2023


https://reitelaitis.bandcamp.com/album/pavargom




My Review: David Galas - A Dark Place To Hide

 David Galas - A Dark Place To Hide


We know David well: Lycia is a band you hold in your heart, immovable and precious.

But here he is the builder of a hypnotic, seductive palace, in a spectacular stage for a play of sensual sadness, manipulated and voluminous, to carry messages and make us taste, in a different way, the quality of his writing. Like a grandfather clock, he stands in the centre of a wall and marks the passing of time with a blanket full of gothic movements, on hardened but slow-moving slabs, with guitars that are frothy and delicate, but also capable of claws that flay the skin with every second. One travels with him in the mental hemisphere of great awareness, with his singing that takes everyday life and makes it blush, vomit, between the alternation of slow and fast tracks, where the rhythm that stands out the most is that of the images that his genial soul establishes that can be seen.

His uvula is a steam train, guiding silence and access, and taking the listener into the mystical zone, into Siamese twins that are the double-faced thoughts. He adopts continuous solutions of rhythm changes, of atmospheres, of musical references, in order to map immensity. The voice is yes baritone, but never heavy: it often seems to be less dramatic than his music, but, as only happens to great artists, he does not position himself on preferences and investigates modalities, ending up varying and, in doing so, astonishment is the first feeling we take possession of. The production, perfect, is the further element that governs this enchanting row of feathers that twirl in the lungs of nascent grey breaths, where crying is a gift and not a problem. An album that, at first nocturnal, ends up making us breathe in the nascent rays of daytime, with those hands that have bewitched us...


Alex Dematteis
Musicshockworld
Salford
14th March 2023





La mia Recensione: Midas Fall - Cold Waves Divide Us

  Midas Fall - Cold Waves Divide Us La corsia dell’eleganza ha nei sogni uno spazio ragguardevole, un pullulare di frammenti integri che app...